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Autore: Berry Depp    06/09/2013    0 recensioni
La vita di Gale Wasowsky, figlio di Mike e Celia, non è granché, soprattutto quando suo padre lo iscrive alla Monsters University, dove si trova sempre peggio, finché non incontra la bella Sunny e... tutto cambia!
dal quarto capitolo:
" -Questa è la tua camera. Dormirai con Sank, il che non dovrebbe recarti molti problemi, visto che non parla mai- Jem era fin troppo emozionato mentre faceva fare il giro turistico della casa a Gale, contento solo dell’ultima informazione: non avrebbe dovuto parlare per forza col suo compagno di stanza."
P.S. dedicata al grande Tonino Accolla, doppiatore del mostro più simpatico di questo mondo... e dell'altro! xD
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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  -No, papà! Ho detto no!
  -E io ho detto si! Non si discute!
  -Oh, si discute eccome! Io non ci voglio andare in quella gabbia di matti!
  -Non provare a chiamarla in quel modo! Ti rendi conto che hai la fortuna di avere due genitori che possono permettersi di mandarti a studiare in quella scuola?
  -Si, beh, questa fortuna potrebbe essere spesa in un altro modo, magari in una scuola di recitazione!
No, non di nuovo!, si ritrovò a pensare Celia. Fin da quando Gale era solo un mostriciattolo, suo marito Mike gli parlava della Monsters University come qualcosa di meraviglioso. Il figlioletto, però, non la pensava allo stesso modo e i due si ritrovavano a litigare non appena Mike apriva bocca. Il punto era che Gale voleva diventare un grande attore, famoso in tutta Mostropoli e dintorni, invece Mike voleva per suo figlio il meglio. E quindi che diventasse un esperto “spaventatore”.
Anche se non si spaventavano i bambini ormai da anni, il termine “spaventatore” era rimasto, purché, se scritto, fosse contenuto tra le due virgolette e, se pronunciato, tra le virgolette fatte con le dita. Poi, se c’erano mostri senza dita, era un altro discorso.
Celia andò in camera del figlio, dove la discussione si era spostata partendo dal salone per poi passare in cucina e anche in bagno e spalancò la porta.
Come se i due non avessero sentito il botto, continuarono a litigare e ad urlare come matti.
Gale ora aveva diciassette anni. Aveva un grosso testone tondo che ricordava molto il corpo stesso di Mike, corti serpenti in testa ingarbugliati fra di loro, come quelli di sua madre che però teneva ben in ordine, da cui si vedevano due corte corna ereditate da Mike, un corpo lungo e magro, come quello di Celia, che però presentava lunghi arti che terminavano in mani mostruose che presentavano corti artigli, come quelli di Mike e dietro le gambe cinque tentacoli viola scuro. Infine era completamente verde, poco più chiaro di Mike e i serpenti della testa erano di un viola scurissimo, quasi nero e un dentino, ereditato da nessuno, che gli spuntava dall’angolo sinistro della bocca e andava all’in su. Ed era sicuramente molto più alto di Mike, che per poco non gli arrivava alle ginocchia.
  -Basta, voi due!- sbraitò Celia, attirando l’attenzione dei due mostri della sua vita, che smisero di litigare e che, con gli indici puntati ancora contro, si voltarono e rimasero a fissarla perplessi.
  -Levatevi dalla faccia quello sguardo da ebeti, sapete che sono arrabbiata per un solo motivo!- continuò Celia urlando.
  -Scusa ma’...- disse Gale a testa bassa.
  -Scusa, amore- fece a sua volta Mike.
Celia alzò un sopracciglio verso Gale, che capì al volo cosa voleva la madre. Sbuffò.
  -Scusami, papà...- sussurrò, senza guardare il padre in faccia.
Mike, col suo solito modo di fare altezzoso, girò i tacchi e uscì dalla stanza. Celia, invece, si avvicinò al figlio, seduto su letto con la testa incassata tra le spalle.
  -Oh, tesoro- disse in un filo di voce –sai che tuo padre fa tutto questo per il tuo bene.
  -Quel poco affetto che vedo è verso i suoi sogni di “spaventatore”. In tutti questi anni non ha mai accolto le mie idee, i miei sogni, me stesso!- fece Gale.
  -Sai che non è così. E che fa così perché vorrebbe vedere in te quello che lui non è mai stato. Uno spaventatore- disse Celia, in tono apprensivo.
  -Non è mai stato uno spaventatore, ma ora è uno “spaventatore”!- quasi gridò Gale, facendo le virgolette con le dita solo la seconda volta –E io non voglio esserlo. Io voglio diventare un attore, mamma!
  -E questo lo so. Ma perché non diventi “spaventatore” come attore, intrattenendo i bambini con... tutto quello che fanno gli attori? Potresti diventare uno... “spaventattore”!
Gale assunse un’espressione corrucciata e incrociò le lunghe braccia, facendo capire alla madre che non solo la sua battuta era stata davvero pessima, ma anche che non aveva proprio intenzione di passare attraverso una di quelle stupide porte per intrattenere altrettanto stupidi bambini con barzellette, balletti e canzoncine.
Celia abbassò lo sguardo, disperata e rassegnata ed uscì dalla camera, non prima di aver dato un bacio in fronte al figlio che, non appena fu uscita, si sdraiò a pancia in su sul letto e portò le braccia dietro il testone, guardando il soffitto.
Passarono così circa dieci minuti, poi prese una decisione. Si alzò di scatto, afferrò la sua felpa verde scuro che appoggiò alla spalla e uscì dalla camera sbattendo la porta. Passò davanti la porta del salotto, facendosi notare da Mike che guardava un programma su come educare i mostriciattoli da compagnia a non fare la cacca incandescente.
  -Ehi- disse il padre, alzando quanto bastava la testa –dove vai?
  -Esco- fece Gale con voce atona e partì avviandosi per la strada.
Camminò per almeno un quarto d’ora e raggiunse una casetta azzurra. Andò a bussare alla porta che dopo pochi secondi si aprì facendogli ritrovare davanti un grosso mostro peloso, verde a macchie viola, che gli sorrise vedendolo.
  -Gale!- disse, allargando le braccia.
  -Ciao, zio Jimmy!- lo salutò con un cenno della mano e precipitandosi ad abbracciare quell’enorme armadio peloso.
  
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