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Autore: Kiki87    06/09/2013    4 recensioni
Ognuna di loro era una principessa e sapeva che le avrebbero insegnato qualcosa, seppur ancora non fosse abbastanza grande da considerarsi una di loro. Ma un giorno, le ripeteva la stessa melodica e soffusa voce, anche lei lo sarebbe stata e, finalmente, avrebbe compreso tutto.
Da sempre amante delle favole, Brittany deve affrontare una nuova realtà ben diversa da quella conosciuta e rassicurante. Con le presenze rassicuranti della madre e di Lord Tubbington, incontrerà nuove persone e inizierà una nuova vita. Sarà duro il cammino per sentirsi come le sue principesse preferite? Troverà, infine, quel principe di cui sognava da bambina?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Hunter Clarington, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premessa per la lettura: tra gli avvertimenti ho selezionato OOC, riferendomi alla caratterizzazione dei personaggi: non conoscendo nulla del passato di Hunter e avendolo visto così poco in azione, non si pone molto il problema; discorso diverso per Brittany la cui personalità nelle stagioni ha accentuato aspetti molto diversi (e a mio modesto parere spesso contraddittori). In alcuni  aneddoti vi ricorderà la ragazza di Glee, probabilmente, ma avrà un background completamente diverso e da lì la decisione di catalogarla come OOC.
Ringrazio di cuore la meravigliosa @therentgirl che mi ha dato un pretesto felicissimo per modificare questa introduzione, per la meravigliosa copertina che ha realizzato, ispirata a questa fanfiction. Se già è un’emozione vedere questo accostamento con la scelta di due fotografie perfette (nel caso di Brittany a coglierne l’essenza più innocente e infantile, nel caso di Hunter/Nolan usando una delle mie immagini preferite), il tutto diventa persino più meraviglioso  scorgendo la location ideale e una frase che è perfetto sunto di questa mia “favola”.
Sono ancora commossa e non smetterò facilmente di contemplare questa immagine *-*

 
 
  huntany
 
 
 
A chi crede nelle favole
e attende il suo “e vissero per sempre felici e contenti”.
A chi non si crede una Principessa,
perché scorga meglio il proprio riflesso.
A chi ancora cerca il suo Principe Azzurro,
perché talvolta è mascherato ma l'incanto
può sempre sprigionarsi.
 
 
“Le favole sono molto più di semplici racconti della buonanotte,”
continuò l'insegnante. “La soluzione a quasi tutti i problemi immaginabili,
può essere dedotta da una favola. Le favole sono lezioni di vita, camuffate da
personaggi e  situazioni pittoresche”.
(The Land Of Stories: The Wishing Spell” - Chris Colfer).[1]

 
 
 
Prologo.
New York.
 
La sua voce era una dolce rassicurazione: era il suono più piacevole che si potesse ascoltare prima di lasciarsi avvolgere dal torpore del sonno. Era come se tra loro vi fosse una magia: le parole recitate si traducevano in una piacevolissima ninna nanna parlata a cui era semplice abbandonarsi.
Chiudeva gli occhi e ogni singola volta, a poco a poco, i suoni sfumavano lentamente fino al nulla.
A volte si trovava nel castello di Biancaneve, a volte nella casetta dei nani in mezzo al bosco; a volte nella libreria preferita di Belle; nella cameretta in mansarda di Cenerentola o persino sulla Torre di Raperonzolo. Ognuna di loro era una principessa e sapeva che le avrebbero insegnato qualcosa, seppur ancora non fosse abbastanza grande da considerarsi una di loro.
Ma un giorno, le ripeteva la stessa melodica e soffusa voce, anche lei lo sarebbe stata e, finalmente, avrebbe compreso tutto.
“Anche io ho un Principe?” la vocina pigolante aveva interrotto la narrazione: il povero e vecchio padre di Belle stava vagando tra i boschi in una brutta notte di temporale, cercando un rifugio confortevole per la notte.
Suo padre, un vago sorriso sulle labbra e il viso inclinato di un lato, aveva socchiuso il libricino e l'aveva guardata: gli occhioni azzurri scintillavano alla ricerca di una risposta, le labbra schiuse ma l'espressione attenta a coglierne le parole per comprenderne completamente il significato.
Aveva sorriso, William, e Brittany comprese, apparentemente senza motivo, che quel particolare sorriso lo avrebbe ricordato per tutta la vita. Quasi come un dipinto da tenere sulla mensola del camino, l'angolo più luminoso della stanza nel quale rifugiarsi.
“Certo, ogni principessa ne ha uno. Deve solo crescere, moooolto lentamente, prima di incontrarlo” le aveva spiegato, parlando in un sussurro ed enfatizzando su come ciò non sarebbe avvenuto molto presto.
La risposta parve compiacerla ma il sonno sembrava completamente dimentico quella sera: al contrario, la conversazione sembrava aver catturato la sua attenzione, a dispetto della curiosità circa la sorte del povero padre di Belle, laddove la minaccia dei lupi rendeva la sua permanenza nel bosco ancora più pericolosa.
“E come si fa a sapere che lo hai trovato?” era stata la seconda domanda che aveva fatto impensierire suo padre.
Si era appoggiato maggiormente allo schienale della sua poltroncina e aveva scrutato la bambina, il viso inclinato di un lato mentre lo sguardo sembrava perso in un punto indefinito.
“Non esiste un solo modo: ognuno lo capisce quando è il momento giusto.” aveva esordito e aveva visto le sopracciglia bionde corrugarsi appena, la fronte incresparsi nel tentativo di seguirne il discorso. “Che sia il suo sorriso, o il suo sguardo o le farfalle nello stomaco” aveva allungato una mano verso il pancino della bambina, facendola ridere per il solletico.
Aveva sospirato l'uomo e si era di nuovo fatto serio. “Ma quando sarà il tuo momento, sarà impossibile non sentirlo qui dentro”. Le aveva indicato il cuore e la mano della bambina si era appoggiata contro quel battito regolare.
Non parve del tutto convinta. O almeno, sì, le sue erano belle parole ma c'erano ancora tante domande che le ronzavano nella mente.
“E dov'è adesso il mio principe?” domandò sospettosa. Aurora non era già destinata a Filippo, quando era ancora una neonata e lui aveva appena sette anni? Lei avrebbe compiuto sette anni la settimana dopo, dopotutto, o forse sette anni prima avevano già deciso per lei?
Suo padre aveva scosso il capo, il sorriso ancora sulle labbra. “Scommetto che lui sta già dormendo” l'aveva ammonita dolcemente, pizzicandole il naso. Aveva di nuovo aperto il libro ma l'aveva indotta a stendersi dopo aver posto le mani sulle sue spalle con una lieve e delicata pressione. “Sai chi è più importante del principe in persona?” le aveva chiesto e Brittany sgranò gli occhi.
“Chi?!” chiese evidentemente interessata.
“Il padre della principessa, ovviamente” era un sorriso più ironico quello che curvava le labbra di William e Brittany rise, complice di quell'esclamazione più scherzosa.
“Il re?”.
L'uomo annuì. “Il tuo re ti ordina di addormentarti  mentre riprende la lettura”.
La sua voce parve più distante rispetto all'inizio del racconto ma era proprio quell'intonazione soave e conosciuta che la fece rilassare e socchiuse lentamente gli occhi: cercò di immaginare le scene che lui raccontava, fino a quando la stanchezza non ebbe la meglio.
Non riusciva più a sentirne le parole, stava già fluttuando verso nuvole colorate e unicorni alati quando le labbra dell'uomo si posarono sulla sua fronte.
“Cerca un principe diverso da me”.
 

 
~
New York, dieci anni dopo.
 
 
Scosse il capo, le labbra serrate in una smorfia mentre carezzava la copertina del libro. Un libro mai concluso: ne conosceva la vicenda per sommi capi ma, anche molto tempo dopo quella notte, non aveva mai desiderato aprirne nuovamente le pagine. Si limitava a sfiorarne la copertina e, ogni tanto, lo schiudeva per soffermarsi sul frontespizio e leggerne la dedica impressa. L'inchiostro della penna stilografica sembrava sbiadirsi col tempo ma erano incise nella sua memoria. Ciononostante continuava a leggerle, quasi sperando che una volta o l'altra avrebbe compreso il loro arcano significato.
Sfiorava il punto in cui le sue grandi mani avevano impresso quelle lettere e quasi, socchiudendo gli occhi, riusciva a sentirne nuovamente l'eco della voce.
Ancora una volta, le dita tremanti, lasciò cadere lo sguardo sulla pagina.
 
Perché questo libro ti guidi alla ricerca del tuo principe. Un principe che questo re avrebbe voluto al tuo fianco. Perché ti ricordi che qualunque cosa accada, questo vecchio re non smetterà mai di amarti e tutto andrà bene. Te lo prometto.
Non smettere di leggere le nostre favole.
 
 
 “Britty Woman[2], ancora non hai finito con la valigia?”. La voce di sua madre, Shirley, la fece trasalire.
Si volse ad osservarla, Brittany: per quanto suo padre si fosse ostinato a chiamarla “principessa”, non era mai riuscita ad attribuirsi quel titolo. Non quando vi era un'unica figura fiabesca ai suoi occhi ed era proprio la donna che le stava di fronte: aveva sempre un'innata eleganza nelle movenze (sicuramente dovute al suo passato di ballerina) che ben si confaceva a quella dei lineamenti pregiati. Lo sguardo azzurro che brillava, spesso per grazia del sorriso più giocoso e dolce che le sfiorava le labbra. Il solo averla vicino lasciava scaturire il buon umore per quella sua esuberanza e allegria che sapeva conquistare l'attenzione e l'affetto di chiunque avesse attorno.
A volte immaginava quanto difficile dovesse esser stata la sua vita: la gravidanza imprevista quando era solo una liceale con il sogno di divenire una ballerina professionista, le nozze con un laureando in giurisprudenza e... tutto ciò che era seguito. Ma anche nei momenti più difficili, sembrava nascondere il suo dolore e mostrarle quel sorriso nel quale avrebbe sempre trovato conforto e fiducia.
Tenne il libro nascosto dietro la schiena e lo lasciò cadere nella scatola adagiata sul letto. Sorrise, il viso inclinato di un lato e uno sguardo appena più accattivante, come ogni qual volta che, da bambina, volesse sfuggire a qualche punizione, in seguito ad un guaio che spesso coinvolgeva un vaso di biscotti strategicamente appostato su uno scaffale alto della credenza.
“Ho quasi finito”.
La donna aveva annuito, lo sguardo aveva vagato sugli scatoloni nei quali avevano già impacchettato la maggior parte dei loro oggetti. Si era mossa in sua direzione e le aveva sfiorato la guancia con una carezza.
“So che sei preoccupata” aveva sussurrato e Brittany era trasalita seppur avrebbe dovuto sapere che fosse impossibile nasconderle la verità. “Ma non devi preoccuparti, Colorado Springs ti piacerà: avremo una nuova vita e Neal si prenderà cura di noi, lo sai, vero?” era parsa ansiosa di averne una risposta sincera e, ancora una volta, Brittany seppe che sua madre sarebbe stata disposta a sacrificare tutto. Un suo solo dubbio o timore e non avrebbe esitato a mettere da parte le sue esigenze o i suoi sentimenti e con lo stesso sorriso. Ma, altrettanto intensamente, sapeva di non poterglielo permettere. Non un'altra volta.
“Farei di tutto perché tu possa essere felice” aveva sussurrato in risposta, uno scintillio più dolce nello sguardo e Shirley l'aveva stretta tra le braccia.
Brittany aveva affondato il viso contro la sua spalla, lo sguardo velato nell'abbracciare le pareti di quella camera che l'avevano accompagnata fino a quel giorno.
Bastava crederlo, tutto sarebbe andato bene.
 
 
~
Colorado Springs.
 
Accarezzò la targhetta dorata, quasi faticasse a credere a ciò che stringeva tra la mani e ciò che significava trovarsi in quella stanza dalle ampie finestre che si affacciavano su campi d'addestramento. Era tutto silenzioso ma da lì a pochi giorni, l'Accademia sarebbe pullulata di studenti e la tromba avrebbe sancito i momenti peculiari della giornata.
Tutto sarebbe iniziato da lì e non soltanto la svolta nella sua carriera e la nomina di Preside. Uno sguardo all'orologio e un sorriso ne sfiorò le labbra prima di osservare l'anello e la promessa che esso racchiudeva in sé. Poche ore e pochi mesi e la sua vita sarebbe completamente cambiata.
Sospirò nel carezzare la cornice con la fotografia della fidanzata.
Si riscosse al sentire bussare alla porta.
“Avanti” sulla soglia vi erano un uomo e un ragazzo: entrambi alti e dal fisico possente, forgiato dall'allenamento quotidiano. Pur non indossando (ancora) la divisa, sembravano avere un particolare contegno nella postura dritta e vi era un'aria di riserbo sul volto del ragazzo i cui lineamenti apparivano rigidi. Un sorriso sfiorava, invece, le labbra dell'uomo, ammorbidendone i tratti. Avevano la stessa mascella pronunciata e lo sguardo di quella sfumatura chiara di verde.
Neal sorrise e si alzò dalla poltrona, facendo loro cenno di entrare e affrettandosi a circumnavigare la scrivania per stringere la mano dell'uomo e appoggiargli la mano sulla spalla.
Erano entrambi più alti di Neal: se con il giovane la differenza era di pochi centimetri, la figura dell'uomo sembrava dominare la stanza; probabilmente di primo acchito non si sarebbe creduto che Neal e Jonathan fossero coetanei. Se anche Neal avesse avuto lo stesso addestramento, era sempre stato più smilzo dell'altro uomo ma vi era anche un'evidente differenza di contegno. Con quel sorriso più gioviale e sbarazzino, infatti, Neal sembrava un eterno adolescente, pur avendo superato i quarant'anni. Il contrasto con l'aria compunta e seria del ragazzo che aveva di fronte era quasi stridente.
Dopo la stretta di mano, i due uomini si erano concessi un abbraccio più fraterno.
“Jonathan Clarington, è un piacere rivederti, finalmente”.
“Neal, finalmente hai accettato” ricalcò l'uomo con un sorriso: lo sguardo verde guizzò verso la targa sulla scrivania di mogano e Neal seguì il suo sguardo prima di annuire.
“Sì, è il momento di stabilizzarsi anche per me: Shirley e io ci sposeremo l'anno prossimo” lo informò e l'uomo sembrò colto da un lampo di sorpresa ma era evidente dal sorriso quanto quella notizia lo rendesse sinceramente felice.
“Congratulazioni, è una notizia meravigliosa: si trasferirà qui, quindi”.
Uno scintillio emozionato baluginò nello sguardo di Neal. “Sì, lei e sua figlia prenderanno il volo questo pomeriggio: non vedo l'ora di presentartele”.
Aveva continuato a sorridere Jonathan, il viso inclinato di un lato e le sopracciglia inarcate in un'espressione più complice e divertita. “Una figlia adolescente: non ti invidio per nulla”.
“Neppure dovresti: devo desumere che questo giovane uomo sia tuo figlio. Sembra passato un secolo dall'ultima volta che ci siamo visti” rispose Neal e, per la prima volta, si volsero entrambi ad osservare il ragazzo che era rimasto rispettosamente un passo indietro. Questi non esitò ad avvicinarsi: le sue labbra sembrarono curvarsi lievemente in una parvenza di sorriso ma i lineamenti sembravano ancora granitici. Quasi fossero stati scalfiti in quel cipiglio pensieroso.
Aveva sorriso Jonathan, una traccia di orgoglio mentre il giovane allungava la mano verso Neal.
“Signore” lo aveva apostrofato, il tono formale, le sopracciglia appena contratte ma Neal gli sorrise sbarazzino e ne strinse la spalla.
“Puoi chiamarmi Neal: l'anno scolastico non è ancora iniziato ma non dovrebbero esserci formalismi tra noi. Ero presente il giorno in cui sei nato”.
Nuovamente le sue labbra si erano increspate in quello che avrebbe dovuto somigliare ad un sorriso ma lo sguardo era distante, era parso persino irrigidirsi alla menzione di un ricordo così personale. L'attimo dopo annuì. “Sono venuto a ringraziarla per aver confermato il mio ruolo: non la deluderò” riconobbe nello sguardo verde la stessa determinazione che spesso aveva scalfito quello del padre e Neal annuì.
“Ne sono certo, sarai un ottimo Capitano, come lo era tuo padre d'altronde”.
Aveva annuito nuovamente il ragazzo, ma pareva ansioso di lasciare la stanza. “Con permesso, mi congedo, Signore”.
“Permesso accordato” rispose Neal, un vago divertimento nelle iridi. “Lieto di averti rivisto, Hunter” aggiunse ma il giovane aveva soltanto fatto un vago cenno ad entrambi e si era voltato: con ampie falcate aveva attraversato la stanza e, poco dopo, si era chiuso la porta alle spalle, lasciandoli soli.
“Devi esserne fiero” commentò Neal.
“Lo sono,” fu la spontanea risposta del padre. “ma sempre più spesso mi domando se non abbia proiettato su di lui le mie aspettative.” un lampo di sorpresa aveva attraversato lo sguardo di Neal e Jonathan stesso sembrò sorpreso di aver realmente pronunciato quelle parole. Scosse appena il capo e sorrise, quasi a sminuire l'importanza di quanto appena detto.
“Non fraintendermi: è un ottimo soldato e un ottimo figlio ma a volte temo ne abbia rimesso in spensieratezza. Più lo guardo e più mi sembra un uomo cresciuto fin troppo in fretta” la voce era parsa spegnersi sul finire del discorso e lui e Neal avevano sospirato. Seppur nessuno ne avesse fatto esplicita menzione, era evidente che il loro pensiero comune fosse volto ad una terza persona.
“Non dire così: sei stato un padre eccezionale e poi” aveva cercato di smussare i toni, il sorriso nuovamente giocoso. “conto su di te per i consigli da padre... patrigno, insomma” un vago cenno di imbarazzo nella specificazione e Jonathan aveva sorriso incuriosito.
“Come vanno le cose con la figlia acquisita?”.
Aveva sospirato, Neal. “Amo Shirley con tutto il mio cuore e Brittany è una ragazza molto dolce e molto legata a sua madre. Sa che non la ferirei mai ma è come se mi tenesse sempre a distanza: naturalmente non voglio forzarla e aspetterò i suoi tempi,” aveva precisato seppur un'ombra ne avesse oscurato lo sguardo. “ma credo che, malgrado tutto, continuerà a considerare William il suo unico e legittimo padre”.
Aveva annuito, Jonathan. “Devi solo aspettare che sia lei a fare il primo passo. E di questo William non si è più saputo nulla?”.
“No,” aveva scosso il capo, Neal e la mascella si era contratta. “mai una lettera o un tentativo di contattarle: se n'è semplicemente andato” era evidente il disprezzo nella sua voce ad alternarne i lineamenti e anche l'altro uomo aggrottò le sopracciglia.
“Che razza di uomo può agire in tal modo e reputarsi tale?”. Era stata l'aspra critica.
“Spero solo che, prima o poi, Brittany mi dia un'occasione” era stato il commento più sospirato di Neal.
 

 
~
 
Aveva contemplato le pareti della nuova camera con un sospiro: malgrado tutto il tempo impiegato  a svuotare gli scatoloni e decorarla perché fosse rassomigliante a quella di New York, non era certa che sarebbe stata la stessa cosa. Lo stesso ambiente personale nel quale sentirsi a casa.
Carezzò delicatamente il micio tigrato: Lord Tubbington si sfregò contro il suo mento ed emise un soffuso miagolio che la giovane interpretò come una sorta di consolazione. Ne baciò il musetto.
“Andrà tutto bene” gli disse, sfiorandone il capo tra le orecchie e continuando a stringerlo contro di sé, confortata dal suo calore e dalla sua presenza. “La mamma è  felice e lo saremo anche noi” sembrò voler convincere se stessa.
Depositò delicatamente il micio sul proprio letto e si alzò: Shirley e Neal l'attendevano in salotto. Lo sguardo si era concentrato sull'uomo che sedeva accanto alla mamma: un braccio avvolto intorno alle sue spalle e lo sguardo adorante nel rimirarla e quel sorriso speciale che lei esibiva soltanto per lui. Persino in una scena così quotidiana era evidente quanto fossero innamorati.
La prima impressione che aveva avuto di Neal era stata quella di un orso bruno da brava amante degli animali. O qualcosa di simile: era alto e, con la divisa, faceva davvero impressione ma aveva i capelli quasi sempre scombinati. La barba le pungeva la guancia quando cercava di baciarla ma aveva uno sguardo dolce e il sorriso da bambino. Ispirava un'innata simpatia ma spesso si sentiva a disagio quando erano soli e non sapeva come rompere il silenzio, se non con qualche chiacchierata superficiale e casuale.
“Britty Woman, Neal ha splendide notizie per te” aveva esordito la madre quando l'aveva scorta e Brittany si era seduta sul divano, in attesa.
Le aveva sorriso anche Neal, prima di volgersi alla donna. “Diglielo tu” sembrò esortarla ma ella scosse il capo, facendo mulinare i lunghi capelli biondi.
“No, è tuo dovere, Preside” gli ricordò, uno sguardo più allusivo e divertito e Neal tornò ad osservare la ragazza: improvvisamente non sembrava più molto sicuro mentre Brittany silenziava, educatamente in attesa di scoprire le cosiddette splendide notizie.
“D'accordo” era intervenuta la madre, allegramente. “Britty Woman, ricordi che Neal è diventato Preside di un'Accademia militare? Una delle più famose di Colorando Springs?[3]”.
Aveva annuito, Brittany: era quello, dopotutto, il motivo del loro trasferimento ma non riusciva a comprendere perché avrebbe dovuto sentirsi coinvolta, tanto meno che cosa vi potesse essere di meraviglioso per lei. A parte la felicità della madre, aggiunse tra sé, morsicandosi appena il labbro per un remoto senso di colpa.
“E visto che dovevamo cercare un college per te: che ne diresti di frequentare la sua Accademia?”.

 
To be Continued...
 
 
 
 
Credo sia doveroso ringraziare chiunque sia arrivato alla conclusione di questo prologo: ebbene sì, se ho già sperimentato una versione della coppia che si potesse svolgere nella versione ufficiale di Glee (e colgo l'occasione per ringraziare nuovamente chi ha letto e recensito la mia precedente one shot, “Addicted”); quest'estate ho cominciato a tessere le trame di un altro intrigo che avesse principale svolgimento a Colorado Springs.
Spero che questo prologo possa incuriosirvi abbastanza da continuare la lettura, ma ecco qualche anticipazione di quanto accadrà nel prossimo capitolo:
 
“Mi stavo nascondendo dal mio Capitano, è un tipo orribile!”
“Posso averla di un altro colore, per favore?” “Magari rosa e coi glitter?” “Rosa sarebbe bellissima ma senza glitter”. “Prendi la tua divisa e sparisci”.
“La nostalgia passerà prima o poi e se non passasse, dovrai fingere”.
 
Angolo dei presta-volto: sono solita, quando scrivo, immaginare le scene, ragion per cui mi sono facilitata nell'individuare dei volti a ricoprire i ruoli principali tra i personaggi inventati ed ecco le mie scelte, qualora vi aiutasse a visualizzare meglio gli eventi:
Gwyneth Paltrow come Shirley 
 
William Baldwin nella parte di William Pierce 
 
Jude Law nella parte di Neal Johnson. Ammetto che è stata la scelta più conflittuale, perché avevo immaginato molti altri volti ma alla fine, sia per fisicità che per simpatia, credo sia l’alternativa migliore e scusate se è poco :D Neal
 
Ed ecco la felice coppietta :D Neal & Shirley

E, infine, ma non per importanza (io già lo adoro *-*), Sasha Roiz nella parte di Jonathan Clarington
 
Grazie ancora a tutti dell'attenzione e vi auguro un buon weekend :)
Kiki87
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


[1]    Non ho (ancora) comprato la traduzione in italiano del libro di Chris, per cui è una traduzione personale e a senso di quelle righe; la traduzione può differire (sicuramente) da quella “originale” ma non mi sono discostata dal significato della frase :)
[2]    Se non si fosse capito, è un nomignolo scherzoso che si rifà a “Pritty Woman” ma usando Britty, come diminutivo del nome Brittany :D
[3]    In effetti la città è nota per le sue Accademie ed è l'unica notizia degna di interesse che Murphy ci ha fatto sapere circa il passato di Hunter. Ho cercato di documentarmi al riguardo ma non è stato molto semplice, ragion per cui ho preferito non citare nomi di Accademie e basarmi soprattutto sulla mia fantasia ed esigenze di copione, ogni volta che si alluderà all'Accademia stessa :D
   
 
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