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Autore: Akemi_Kaires    06/09/2013    5 recensioni
[Dangan Ronpa]
{Celestia Ludenberg Centric}
Così abituata a mentire agli altri, non trovò alcuna difficoltà ad oscurare le sue emozioni, annullarle, plasmarle con le sue mani fino a costruire altre maschere finte. Giocare d'azzardo con il suo cuore si rivelava ogni volta interessante - una dipendenza della quale non poteva proprio fare a meno, l'unico modo per cancellare dal suo essere ogni traccia di imperfezione. E così fece: iniziò mentalmente a mescolare le sue carte, sconfiggendo se stessa e il terrore, il tutto con un sorriso rilassato dipinto sulle labbra.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non sono più abituata a scrivere su altri Fandom, lo ammetto serenamente e candidamente. Eppure ci ho voluto provare, perché desideravo con tutto il cuore dedicare qualcosa a uno dei miei personaggi preferiti di Dangan Ronpa. Se devo essere sincera, Celestia ha catturato la mia attenzione sin dal primo momento in cui l'ho vista e, da allora, non ho fatto altro che affezionarmi sempre più a lei e al suo carattere.

Questa breve storia è ambientata nella Sala Visioni, precisamente nel momento in cui tutti gli studenti si sono ritrovati a guardare un video che Monobear ha creato apposta per ognuno di loro. Mi sono sempre chiesta per quale motivo Celestia non si fosse disperata, a differenza di molti altri. Diciamo che ho cercato di darmi una risposta, prendendo in considerazione anche il suo odio nei confronti della vera se stessa e ciò che ha detto prima della sua uscita di scena: “I can trick not only others; but even my own heart”. Si tratta solo di mie supposizioni, però spero che questa storia sia ugualmente di vostro gradimento!

Detto questo, vi auguro buona lettura!

 

 

Distanti tracce di imperfezione

 

 

Menzogna. Si trattava sicuramente di una bugia, di un ignobile scherzo del destino, di un'immagine complessa che la sua mente stanca aveva elaborato in quel momento di tensione; non vi era altra spiegazione in grado di giustificare ciò che Celestia stava guardando in quel preciso istante.

Portò istintivamente le mani alle cuffie che coprivano le sue orecchie, spinta dall'irrefrenabile desiderio di toglierle immediatamente e lanciarle lontano, quasi come se scottassero come brace bollente. Eppure, con tutta l'eleganza e il regale portamento che si addicevano a una persona del suo calibro, si limitò a posarle sul piccolo banco dinnanzi a sé. Sul suo volto, solo un'espressione serena e per nulla turbata – dentro di sé, un uragano di emozioni complesse e indecifrabili, impossibili da comprendere a prima analisi.

I suoi occhi cremisi si posarono un'ultima volta sull'orrida scena stagliata sullo schermo del computer, in un atto di puro masochismo. Trattenne il respiro, non appena scorse nuovamente i visi dei suoi genitori arsi dalle fiamme, la sua bella casa avvolta dal fuoco, il suo mondo divenuto cenere al vento. No, purtroppo era tutto dannatamente vero, non si trattava di un raggiro – lei, così abituata a mentire, sapeva distinguere perfettamente la realtà dalla finzione, per quanto questa fosse difficile da accettare.

Concentrata sulla morte che si era presentata al suo cospetto in tutta la sua crudele maestosità, non realizzò neppure ciò che stava succedendo nel frattempo in quella piccola stanza, ove aleggiava aria viziata pregna di terrore. Le urla agonizzanti dei suoi compagni giungevano confuse e distorte, grida mute che lei non poteva – e non voleva – udire.

«Non ora» mormorò piano a se stessa, non appena i suoi occhi si velarono di lacrime mal represse. Fece affidamento a tutto il suo buon autocontrollo e alla sua forza, pur di ricacciarle indietro con rabbia, pur di reggere ancora il gioco e di recitare la parte della regina incorruttibile. Si portò una mano alle labbra, nel tentativo di nascondere a occhi indiscreti quella smorfia imperfetta, prova di debolezza capace di mettere a nudo la sua vera natura – Taeko Yasuhiro, così insulsa, così povera, così fragile, così sbagliata.

Abbandonarsi al dolore non sarebbe stato degno di una signorina perbene qual era Celestia Ludenberg. Aggregarsi a quel corteo di morte sarebbe stato disonorevole da parte sua, perché l'avrebbe resa uguale a tutti quei plebei che la circondavano. No, lei non era come loro, lei era superiore e come tale doveva comportarsi. Doveva assolutamente uscire vittoriosa da quella situazione e mostrarsi indifferente all'evidente provocazione di Monobear, perché solo in quel modo avrebbe dimostrato all'intera accademia quanto lei fosse veramente perfetta.

Sul suo volto delicato si dipinse l'ombra un pallido sorriso, a dimostrazione di quanto non fosse sconvolta o toccata da ciò che aveva appena visto - poco importava quanto questo fosse falso, quanto la maschera di impassibilità che aveva appena indossato fosse solo di plastica e non di porcellana fine come la sua pelle candida, quanto fosse difficile reprimere le emozioni che vorticavano furibondamente nel suo cuore: si trattava di un buon prezzo e lei era disposta a pagarlo, pur di poter vivere negli agi della sicurezza e della gloria.

Così abituata a mentire agli altri, non trovò alcuna difficoltà ad oscurare le sue emozioni, annullarle, plasmarle con le sue mani fino a costruire altre maschere finte. Giocare d'azzardo con il suo cuore si rivelava ogni volta interessante - una dipendenza della quale non poteva proprio fare a meno, l'unico modo per cancellare dal suo essere ogni traccia di imperfezione. E così fece: iniziò mentalmente a mescolare le sue carte, sconfiggendo se stessa e il terrore, il tutto con un sorriso rilassato dipinto sulle labbra.

Celestia Ludenberg si mostrò impassibile e quanto mai rilassata, in quella partita a carte con la disperazione. Taeko Yasuhiro, dentro di sé, urlava a gran voce la sua sofferenza e versava lacrime bollenti – ma forse, anche quel dolore era solo una mera menzogna, perché si era talmente impratichita a mentire a se stessa da non riuscire a riconoscere quanto vere fossero lei emozioni che lei stessa provava.

  
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