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Autore: Drew Bieber    06/09/2013    0 recensioni
Jaydan è una ragazza di 16 anni. Lei è molto ricca e vive in una enorme villa ad Atlanta con i suoi fratelli Noah e Jake. I suoi genitori sono morti entrambi in un incidente aereo e quindi è lo zio a prendersi cura di loro. Ma nonostante tutto il destino la parta nelle parti povere della città dove conoscerà una nuova vita.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come al solito ero alle prese con le mie lezioni private con Noah e Jake, i miei due fratelli maggiori ed era una vera noia. Non uscivo mai di casa solo se dovevo andare a qualche party elegante per le persone d’alta classe. Quella non è mai stata la vita che mi sarebbe piaciuto l’avrei sempre voluta più semplice. Ero davvero stanca di tutte persone false che ti sfruttano per i proprio comodi e che si credono importanti e meglio di tante altre solo perché cono ricche. Avvolte per sfuggire a questo mondo mi bastano un paio di cuffie ma è da un po’ che ho voglia di uscire e di vedere cosa c’è al di fuori di tutto questo. Sono poco più di due settimane che esco di casa senza dire niente a nessuno travestita da ragazzo per fare un giro, per capire come vivono le persone normali come chiunque ieri ad esempio quando sono uscita ho visto un gruppo di ragazze passeggiare e parlare di ragazzi, io non l’avevo mai fatto, io non ho amiche, perché quelle che potrei avere preferisco fare finta di non conoscerle perché conoscono solo la vanità e l’invidia allora con persone così meglio tenersele lontane. Ora  che la lezione è finita vado a farmi una doccia e vado da Noah a chiedergli se può prestarmi una maglia e un paio di jeans che non gli vanno più, loro hanno delle taglie troppo grandi per me, ma come al solito lui mi chiede a cosa mi servano, giustamente è strano che una ragazza chieda ai suoi fratelli i loro vestiti, ma non ho la minima intenzione di dirgli tutto, non mi lascerebbero più uscire. Dopo quello che è successo ai nostri genitori io sono tutto ciò che gli è rimasto. Comunque mi vesto ed esco. È sera e ci sono molti ragazzi e ragazze per le strade e negozi. Decido di andarmene al cinema ho voglia di film e pop corn. Mi siedo e mi metto gli occhiali 3D e la proiezione inizia. Il film è quasi finito, manca poco. Abbasso per qualche istante lo sguardo dallo schermo e noto un ragazzo e una ragazza seduti vicini, saranno sicuramente fidanzati. Io non so come è essere innamorati perché non ho mai amato nessuno. Deve essere bello avere qualcuno che darebbe la vita per te, che non ti abbandona mai e che c’è sempre. Esco dal cinema e cammino senza una meta, seguo solo i passi che faccio senza rendermi conto di dove stia andando, intanto penso e ripenso, tutto ciò che ho e tutto ciò che non ho. Dicono che i soldi rendono felici perché puoi avere tutto quello che vuoi, ma io non ho niente di quello che voglio. Non ho amici, non ho amore, non ho libertà, non ho persone vere che ti vogliano davvero bene o meglio ne ho tre, non ho un padre né una madre, non ho sogni, non ho la forza di vedere un nuovo giorno. Ho la solitudine, ho la tristezza, ho le lacrime, ho la prigionia, ho la falsità e ho la vita, cosa di cui farei davvero a meno perché non ho felicità. Tutto ciò che non ho non si può comprare e tutto ciò che ho non può essere dato perché nessuno lo vorrebbe. Mi fermo qualche secondo e delle lacrime mi rigano il viso e il vento freddo mi graffia le guance. Quanto volevo qualcuno con cui parlare e mi comprendesse era tutto ciò che volevo avere. Prendo il telefono che avevo spento prima di uscire. Come pensavo, ci sono chiamate perse e messaggi nella segreteria, ovviamente sono di Noah e Jake, loro sono gli unici a preoccuparsi di me, si perché nonostante mio zio mi voglia molto bene e io lo consideri come mio padre non c’è mai, non li richiamo, non voglio parlargli, mando solo un messaggio ad entrambi “per sta sera non voglio esistere” volevo far finta di non avere la mia vita e voglio stare sola per sta sera devono far finta che non esisto. Sono le 23.18, poso il telefono nella tasca nel giubbino e continuo a camminare ancora con le lacrime agli occhi che poi si asciugano dopo qualche lungo minuto. Inizia a piovere leggermente e mi riparo in un parcheggio al coperto poco distante. Resto alzata abbastanza lontana dalla pioggia per ammirarla, mi è sempre piaciuta questa cosa, mi conforta soprattutto quando piango perché è come se il cielo piangesse e penso che non sono l’unica che si sente triste avvolte penso che il cielo pianga quando piango anch’io proprio per confortarmi e mi sento meglio, lo so è una cosa strana, ma per me è così. Sento una voce alle mia spalle, mi giro per vedere a chi appartiene, è un ragazzo. Mi si avvicina e mi chiede cosa ci facevo lì e gli dissi che era per la pioggia. Si andò a sedere su una delle macchine che erano parcheggiate e mi chiese di avvicinarmi. Mi domandò come mi chiamassi, per fortuna che il mio nome era anche per ragazzi se no avrei dovuto inventarmene uno al momento facendo una figuraccia.  E gli risposi improvvisando una voce da maschio che potesse essere credibile. Lui si chiamava Justin, che bel nome. Gli chiesi se anche lui era lì per la pioggia ma lui mi risposi che lì ci abitava. Chissà perché non aveva una cosa e una famiglia? E se invece era scappato di casa come ho in mente di fare anch’io? Può darsi. Poi mi chiese perché ero fuori per la strada a quell’ora invece di stare a casa. Io ovviamente non potevo dirgli tutta la verità e gli dissi “per sta sera non voglio esistere”, lui si mise a ridere e mi chiese cosa volevo dire, semplicemente che non volevo esistere per la mia famiglia. Parlammo per un po’, è un tipo davvero simpatico. Poi smette di piovere. Sono le 24.55 forse dovevo tornare. Salutai Justin e tornai a casa. Aprii la porta senza farmi sentire, le luci erano spente e feci un respiro di sollievo perché Noah e Jake erano a dormire o almeno così credevo erano entrambi nella mia stanza ad aspettarmi ovviamente furiosi e pronti a farmi la ramanzina non li ascoltai neanche per mezzo minuto e li cacciai fuori e mi misi a dormire.
  
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