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Autore: GreenBlood_    06/09/2013    3 recensioni
[One-shot] [Triste] [Missing Moments]
Ebbene, ve l'avevo detto che sarei tornata! Anche a tempo record potrei aggiungere. Dunque, noi tutti sappiamo come Grell e William hanno svolto il loro Esame Finale, e quindi mi sono chiesta come invece Ronald lo avesse superato. Ecco, questa storia parla proprio di questo.
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{Estratto...
«Fermatela! Ladra, ladra!»
Un grande frastuono risuonava tra le strade. Una bambina teneva stretta fra le mani un tozzo di pane, non più grande di quindici centimetri, giusto la quantità minima da ingerire come pasto. [...] «Tu chi sei?»
«Mi chiamo Ronald Knox.»
«Briane Thompson, felice di conoscerti!»
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ronald Knox
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Final Exam
 
 
Giorno 1; ore 13:00
Tecnica pratica: B
Scritto: C
Etica: B
Media: B

 
Ronald Knox osservava meglio la zona. Un villaggio sporco, malridotto e, come se non bastasse, non si poteva di certo dire che i suoi abitanti rispecchiavano l’esatta copia dell’educazione e della pazienza. Era li da solamente un paio d’ore e già desiderava ardentemente di andarsene. Anche se, per la verità, lui era sempre stato un tipo alquanto frettoloso e spavaldo; questo era il suo esame finale e lo avrebbe svolto come si deve, alla perfezione, così da terminare con il massimo dei voti, alla faccia dei suoi insegnanti.

Riprese in mano il fascicolo della sua futura vittima ed iniziò a sfogliarlo:


Nome: Briane Thompson
Età: 13 anni appena compiuti.
Peso: 25 Kg
Altezza: 1,26 Metri.


Una bambina, questo gli avevano assegnato.
Anche per questa ragione se ne occupava da solo, senza un compagno, somministrare l’anima di una ragazzina non risultava un compito complicato. Prima di passare ai fatti, doveva prima scoprire se meritava di morire o meno. Dopotutto era quello l’obbiettivo per un vero Shinigami, e anche per superare l’esame.
«Sarà un gioco da ragazzi, ne sono certo!»
Rideva tra se, soddisfatto, forse possedeva uno dei compiti più facili per un Dio della morte.
 
Giorno 1; ore 16:35
«Fermatela! Ladra, ladra!»
Un grande frastuono risuonava tra le strade. Una bambina teneva stretta fra le mani un tozzo di pane, non più grande di quindici centimetri, giusto la quantità minima da ingerire come pasto.
«Ma che schifo, quale vergogna per questa città!»
«E pensare che è solo una ragazzina»
Lamentele ovunque, accompagnate da espressioni apparentemente disgustate. La piccola non ci fece caso, correva e correva, come un piccolo topolino in una gabbia senza fine. I suoi piedi nudi parevano consumati, completamente lerci. Vestita con degli stracci, rovinati e pieni di strappi.
Anche se piccola e gracile, restava in piedi, e come se non bastasse correva velocemente, senza problemi, il panettiere non riusciva a raggiungerla.
«E’ lei» Pensava lo Shinigami, mentre scrutava la scena da sopra un tetto. Il compito non poteva migliorare più di così, una bambina, sporca e malridotta per di più una ladra di cibo e bevande. Poteva benissimo mettere fine all’esame dopo un paio di giorni. Niente glielo impediva.
Continuava a ridere sotto i baffi, godendosi la scena che gli si parava d’avanti, la piccola correva ancora, ansimando, nel suo sguardo si poteva notare la paura che possedeva, anche la sua anima era circondata da quel sentimento.

Giorno 10; ore 22:00
La bambina si era rifugiata dentro un vicolo, mangiava una focaccia che teneva conservata da ben due giorni, per non morire di fame. Anche se giovane e inoffensiva mostrava abbastanza maturità. Ma non bastava, non sarebbe mai bastato.
«Piccola Bibi, mi fai compagnia almeno tu?» Accarezzava una micia color miele e quest’ultima produceva delle fragorose fusa. «Stanotte non te ne andare …» Ripeteva.
In quel momento, oltre al miagolio della micia si udivano dei singhiozzi. La bambina smise di accarezzare il gatto per strofinarsi gli occhi, cercando vagamente di non piangere.
«La mamma diceva sempre di sorridere» Mugugnava. «Così succederanno cose belle». Cercava palesemente un motivo per rallegrarsi, ma niente. La sua vita era andata completamente in frantumi. Il suo mondo non era altro che uno spazio vuoto, buio e lei ci doveva vivere completamente sola.
Non andava mai in giro, lo faceva solo per procurare provviste. Si vergognava del suo aspetto, malconcio e disordinato, anche del suo modo di fare. Le persone intorno a lei erano sempre talmente disgustate da non volere nemmeno incrociare il suo sguardo. Ma cosa aveva fatto di male? Tutto quello che faceva era ‘guadagnarsi’del cibo, non era colpa sua se i suoi genitori non c’erano più. Nessuno si prendeva la responsabilità di accudirla. «Perché nessuno vuole stare con me? Sono davvero così cattiva?» Le lacrime uscivano copiosamente. La micia se ne era andata.
«Ciao bambina.»
Un saluto echeggiò al interno di quel piccolo vicolo buio. Distolse ogni pensiero, la piccola non si ricordava bene cosa fosse un saluto, da anni nessuno si rivolgeva a lei in quel modo, così … delicato. Un sogno? Eppure, li con lei c’era veramente qualcuno.
Ronald tese il braccio dentro la sua giacca, impugnando la piccola falce che regalavano ai dilettanti. Credeva di fare la cosa giusta, la ragazzina non avrebbe fatto niente di così eccezionale nella sua miserabile vita.
«No! Non farmi del male anche tu, basta!» Un’implorazione. Briane si rimise a piangere, le lacrime amare le rigavano il viso, leggermente rosato per il freddo di quella notte. La bambina si trascinava al indietro, tremando e graffiandosi la pelle con il suolo. In quel breve istante, Ronald esitava non poco.
«Durante un esame la cosa importante è la calma e la compostezza. Non essere mai precipitoso.» Le parole del Senpai risuonavano nei pensieri dello Shinigami.
Ronald inarcava un sopracciglio, sistemandosi gli occhiali, sapeva bene quello che doveva fare «No.» Disse «Volevo solo sapere cosa ci facesse una bella bambina in posto simile.» Il tempo della mietitura non era quello.
Briane apriva lentamente gli occhi, un tonfo al cuore. Si alzava da terra cautamente per osservare meglio l’uomo in questione. Assisteva ad una scena che mai si sperava, due teneri occhi verdi smeraldo rivolti verso di lei abbelliti con uno splendido sorriso a trentadue denti. Per la prima volta, dopo un intero anno, finalmente qualcuno che la guardava felicemente, trattandola come un essere umano.
Non c’era bisogno di tante parole, la piccola sorrise, allargando gli occhi che risplendevano di gioia.
«Tu chi sei?»
«Mi chiamo Ronald Knox.»
«Briane Thompson, felice di conoscerti!»
Quella notte non era buia come al solito.

Giorno 25; ore 12:45
«Ti piace?»
«Questo panino è squisito!»
Quella era la seconda volta che si incontravano, però in un parco soleggiato, Luglio era alle porte. Di certo anche se aveva incontrato Ronald la sua vita era sempre la stessa, vestiva male e pativa ancora la fame. Una cosa buona c’era però, andava in giro tranquillamente dopo quella famosa sera, anche se la gente le voltava le spalle e continuava a sparlare di lei, era comunque più tranquilla.
Gustava del caldo pane appena sfornato, che gli aveva offerto lo Shinigami biondo pochi minuti prima, il loro incontro era stato puramente casuale.
Ronald non se la cavava con i bambini, ma già vederla serena era qualcosa. Ovviamente non poteva mietere la sua anima così presto, senza fargli godere un pizzico di mondo umano, lui era pur sempre un Dio, anche se della morte, voleva regalargli un po’ di bontà, ma era certo che dopo questo non avrebbe più tentato per altri millenni.
«Sono contenta di riaverti incontrato, signor Knox!»
«Chiamami semplicemente Ronald, piccola Briane.»
Era bellissimo poter sentire il canto soave degli uccellini, Briane si era fermata ad ascoltarli poche volte nella sua vita. Anche lei sapeva bene di aver fatto poco dalla sua nascita fino ad allora, ma da quel giorno in poi si era promessa a se stessa che avrebbe vissuto.
Fino alla fine.
«Mi godrò ogni singolo giorno della mia vita, vivrò a lungo per farlo!»
Ronald deglutì appena, lui sapeva perfettamente cosa l’attendeva in realtà. A meno che … non avesse avuto un ruolo importante nel mondo umano. Le possibilità erano poche.
«Cosa ti piacerebbe fare? Hai talento in qualcosa?» Il biondo colse l’attimo per studiarla meglio, ogni attimo che passava con lei era fondamentale per il suo esame.
«Devo scoprirlo. Anche se per adesso non sono capace di fare nulla, mi hanno istruita troppo poco.»
Completo fallimento. Ronald stava sprofondando nei suoi stessi pensieri, forse il compito risultava abbastanza difficile, era pur sempre una bambina, difficilmente si poteva prevedere il futuro di tali esseri così giovani.
La ragazzina emise una leggera risatina «Questo argomento mi ricorda una vecchia leggenda Giapponese!»
«Quale leggenda?» Ronald era incuriosito.
Briane sedeva di fianco a lui su un muretto «Gli Shinigami.» Sorrise la piccola «Li conosci?»
Ronald esitava ancora, quella bambina davvero li conosceva? «Certo che li conosco!» Una risposta secca.
«Si narra che gli Shinigami badano per almeno un mese ad un essere umano che sta per morire, e se ha talento in qualcosa lo lasciando vivere, se no muore.»
Forse era un po’ inutile spiegarlo al ragazzo seduto al suo fianco, ma Ronald, stranamente, apprezzò questo suo interesse.
«Sei ben informata, vedo.» Adesso anche lui sorrideva.

Giorno 30; ore 19:00
Il sole era tramontato, tra un paio d’ore l’esame sarebbe giunto al termine e Ronald doveva recuperare il tempo perso. Quella era l’ultima notte di Briane. Lo Shinigami comunque era contento, aveva fatto passare alla bambina giornate buone, senza rimpianti o altro. Anche se lo scopo di Ronald era scoprire qualche lato utile di lei, ma niente da fare, per quanto poteva essere triste, la ragazzina non meritava di vivere. Era su un tetto, come il primo giorno, li vi era una perfetta visuale sul vicolo dove Briane riposava.
«Tutto quello che devo fare adesso è aspettare.»
La bambina sentiva freddo, anche se quella era una notte d’estate. Si rigirava più volte sul suolo, ma era completamente impossibile dormire così, ogni notte faceva fatica a dormire e quasi sempre passava le notti in bianco. Si alzava piano, voleva rimanere sveglia ancora pochi minuti. Osservava le sue mani, nere e pieni di graffi, come del resto anche il suo corpo. Sperava di trovare un lavoro, così poteva curarsi anche da sola, voleva migliorare la sua vita da cima a fondo, ed aveva incominciato bene, si era già scordata delle persone cattive che parlavano male di lei.
«Ma guarda un po’, sei tu la bambina che ruba?» Una voce sconosciuta si faceva avanti.
«Certo che è lei, non vedi che è una pezzente?» Se ne aggiunse un’altra. Non erano solo in due, di ombre ce ne stavano sulla decina. Si unirono dei farfugli fastidiosi, Briane sapeva bene di dover far finta di niente.
«Ebbene, questo è il modo di accoglierci?»
Accoglierli? Quella non era nemmeno una casa, solo un pezzo di strada. La piccola incominciava ad avere timore.
«Allora? Com’era il pane di mio padre?!» Non era una domanda, era una provocazione bella e buona. Quella era un voce femminile, molto dura e acida. Sicuramente aveva sui diciassette anni. L’età giusta per essere la figlia del panettiere.
Briane cercava di allontanarsi lentamente, senza farsi notare. Non sapeva chi erano quegli individui, ne cosa volessero da una povera bambina infreddolita e sola.
Una mano gli si attorcigliava intorno al braccio, bloccandola.
«Dove pensi di andare?»
Il timore si era trasformato un vera e propria paura, anche terrore. Non sembrava avessero buone intenzioni e lei gracile com’era non poteva difendersi.
«I-io avevo solo fame» Balbettava.
«Allora ci pensiamo noi a farti smettere di patire la fame. Ladra.»
La ragazza più grande si mise alle sue spalle, tenendola ancora bloccata, gli altri presero il sopravvento iniziando a dare calci e pugni a ripetizione, mostrando il vero lato selvaggio dell’essere umano. Neanche un po’ di pietà, neanche per una ragazzina di soli tredici anni. Briane urlava dal dolore,  si dimenava. Ma la sofferenza era troppa.

Giorno 30; ore 20:00. Atto finale
Ronald aveva osservato la scena per tutto il tempo, disgustato. Adesso aveva un altro motivo per odiare l’umanità.
I vandali se ne erano andati proprio in quel momento, non perse neanche un istante, doveva andare a raccogliere la sua prima anima.
La ragazzina giaceva a terra, ansimando dolorante, perdeva sangue sia dal labbro che dal naso. I suoi occhi, completamente circondati dalle lacrime stavano pian piano perdendo il loro luccichio naturale. Scorse un’ombra, a lei famigliare.
«R-Ronald?»
Chiamava il suo nome, più e più volte. Cercava soccorso.
Costole inclinate, braccio destro spezzato ed anche la gamba sinistra. Così non avrebbe potuto procurasi da mangiare. Rimasta il quelle condizioni sarebbe morta presto, senza che nessuno si ricordasse di lei, il suo compito era di fare qualcosa di grande. Ma la sua vita doveva già giungere al termine?
«Ti prego … aiutami.»
Lo Shinigami scosse la testa, doveva rifiutare. Quell'esile fiamma di speranza si era spenta, completamente.
«Adesso, io prenderò in custodia la tua anima, Briane.»
Visto che era la sua prima volta, a Ronald piaceva l’idea di smembrare il suo innocente corpo, facendo uscire ogni goccia cremisi dal suo corpo, senza pietà, avrebbe voluto giocare con le sue budella.
Ma, esitò, ancora una volta. Si sentiva buono, per quella bambina solamente un trattamento normale.
«Come gli Shinigami?» Domandò Briane.
Ronald annuì.
Alla ragazzina non servivano spiegazioni per capire cosa stesse accadendo in quel momento. Comunque, era felice, quindi era sicuro che la sua vita non avrebbe avuto nessuna svolta. Se doveva morire, lo avrebbe fatto seneramente; la gabbia dove era sempre stata rinchiusa stava per aprirsi.
Non provava paura, si trattava di Ronald, il suo unico amico.
Lo Shinigami le accarezzò la testa, affondando le dita sui suoi capelli scuri come la cenere. Sfoderò la sua piccola falce e con un colpo secco lo conficcò nel petto della giovane ragazza. Essa sputava liquido scarlatto e le sue ultime lacrime rigavano le guance, man mano che si sbiancavano.
I Cinematic Record comparvero da dentro il suo petto, erano molto corti, una vita lieve. Vedendo la pellicola che risplendeva fragorosamente adesso Ronald poteva comprendere la sofferenza di quella bambina. I suoi genitori erano brave persone, morte di malattia. Quella ragazza non meritava di stare sola, neanche di soffrire.
«Grazie, Ronald.»  Bisbigliava Briane «Grazie per avermi reso felice, almeno tu.»
I suoi occhi avevano smesso di lacrimare. Persero la loro lucentezza naturale del tutto.
«Sei una brava bambina. Riposa adesso.»
Finalmente lo Shinigami poteva timbrare il suo fascicolo.

 
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«Ecco Ronald, questi sono i tuoi occhiali personali, e ancora congratulazioni per aver superato l’esame.»
«Grazie, ‘Padre’»



 
 
 
 
 
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Angolino di Greenblood:
Allora ... come va? Io ho fatto del mio meglio. Questa idea mi è venuta mentre mi stavo disperando ed ho voluto subito realizzarla! E' pazzesco come vengano certe idee ...
Dunque, prima sono arrivata con una Flashfic comica e adesso ritorno con una triste, sono cattiva yeeeee! Ehm vabbè neanche ci fossi riuscita a dare l'effetto triste ._. io però ci ho provato e ho dato del mio meglio!
Secondo me il personaggio Ronald Knox non l'hanno sviluppato molto (dico nell'anime, per il manga non posso dirlo visto che sono ancora al terzo volume) e quindi ho voluto scrivere questa shot in suo onore, spero di aver fatto un buon lavoro, grazie di cuore a chi a letto fino a qua
!
  
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