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Autore: Gio_Snower    07/09/2013    5 recensioni
Zoro è immerso nella pace di una giornata tranquilla e con il suo solito modo rilassato, ma allo stesso tempo vigile, è seduto sul molo.
Chopper s'avvicina a lui e per un po' gli parla, poi se ne va, chiamato dagli altri.
Zoro viene raggiunto da Nico Robin, la splendida archeologa e qui ripensa al loro incontro, pensa a Robin e a com'è adesso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro, Zoro\Robin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LE PAROLE NON SERVONO
Lo spazio fra le nostre labbra
 




Nico Robin camminava sul ponte. Il passo silenzioso, le movenze di natura seducenti, i lunghi capelli del colore delle ali di un corvo che splendevano alla luce del sole.
La vita della ciurma era movimentata.
C’era tanto tempo per riflettere tra un’avventura e l’altra, eppure qualcosa cambiava ogni volta.
Ognuno maturava, cambiava, si trasformava in qualcuno che non avrebbero mai pensato di poter diventare.
Anche lei era cambiata. Robin se ne rendeva conto.
E pensava di essere cambiata solo come persona.
Invece, non si era resa conto, di essere cambiata anche come donna.
Poi però…sì, quell’incidente. E’ strano che un piccolo scherzo del destino, ti faccia rendere conto di tante cose tutte su una piccola frazione di tempo, vero?
Un piccolo bacio. Un bacio rubato, un bacio dato per caso, e sempre per caso dato a Zoro.
Perché lui fra tutti? Robin l’aveva evitato. Non c’erano state bisogno di parole dopo quel bacio. Perché? Perché fra tutti, loro due erano i più simili, eppure, ora Robin notava anche la loro diversità.
E non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista psicologico.
Zoro non sembrava imbarazzato. Lei invece si sentiva…strana?
Era per questo che in questi giorni aveva cercato di non trovarsi vicino a lui?
Quelle labbra sulle sue. Era sembrato così perfetto…per un secondo. Come se non ci fosse niente di sbagliato.
E forse non c’era davvero niente di sbagliato in questo.
Robin lo vide. Zoro. Disteso come suo solito, le mani usate a cuscinetto per la testa, una spada in grembo, due affianco. Gli occhi chiusi.
Robin sapeva però che la percepiva.
Tum Tum.
Possibile? Il batticuore a trent’anni?
Sorrise di sé stessa. Qualunque cosa fosse, l’avrebbe affrontata.
Si avvicinò a Zoro. Le parole fra loro non servivano, lo aveva capito. Lui non aprì gli occhi né aprì bocca.
«Zoro.» due sillabe. Una sola parola. Lui aprì gli occhi.
Lei lo fissò, i suoi occhi pieni di volontà e forza in quelli profondi e sfuggenti di lei.
Si guardarono per un secondo, dicendosi tutto e niente con uno sguardo.
Poi lei sorrise e lui si rilassò.
Avevano detto tutto.
Le parole fra loro, come al solito, non servivano.
Robin si sedette vicino a lui e lui richiuse gli occhi. A loro bastava star lì; fermi, senza parlare ad ascoltare le parole del mare portate dal vento, in una pace assoluta.
Trascorrevano quei momenti insieme, perché da soli era piacevole, insieme era un unico spazio, che si ritagliavano loro dal mondo.
Robin osservò la distanza fra lei e Zoro.
Lo spazio fra le nostre labbra. Pensò.
Era tanto ed era poco allo stesso tempo.
Forse, quello spazio fra i loro due corpi, fra le loro due labbra, rappresentava la strada che dovevano ancora fare.
Zoro aprì gli occhi, sorprendendola.
La osservò, senza emettere suono, poi, sorrise.
Il suo sorriso che poteva apparire un ghigno. Robin lo apprezzò dal profondo e sentì un calore familiare nel cuore. Ricambiò il sorriso.
Le parole non servivano ed un giorno, lo spazio fra le loro labbra, sarebbe stato colmato.
Era solo una questione di tempo.
 
 
Zoro scese in cabina. Il passo fermo, il volontario martellare degli stivali neri sulle tavole di legno, le spalle all’infuori e la schiena dritta.
Robin aveva accettato quel bacio e lui ne era felice.
Non sapeva se dargli troppa importanza o troppo poca. Era così difficile…questioni con le donne? Lui non ne era il tipo. Sanji era un donnaiolo, non lui!
Certo, aveva avuto una o due ragazze con cui era uscito…e s’era baciato, ma questa gli sembrava una cosa diversa.
Era stato un secondo, un tocco di labbra (quelle di Robin erano così morbide…), e i suoi pensieri erano volati e la cosa gli era sembrata…naturale.
Sì, come bere dell’acqua o respirare. Una cosa del tutto naturale.
Eppure, sebbene quell’agitazione momentanea, ora si sentiva calmo e sereno.
La tranquillità era una delle parti che più gli piacevano del suo carattere.
Robin era in cabina e parlava con Nami, o meglio, più che parlare, ascoltava Nami ed annuiva in momenti strategici.
«Nami, Robin.» disse Zoro. Brusco e pragmatico come al solito.
La voce profonda di uomo.
«Zoro! Sei uscito dal tuo guscio?» gli chiese Nami. Quella piccola ragazza provava sempre a provocarlo.
«No, non ancora.» Zoro sorrise. Si sentiva un fratello maggiore nei suoi confronti e la piccola navigatrice, a volte, era una delle poche persone che riuscivano a regalargli un sorriso.
Robin lo stava guardando. Lo sentiva.
«Peccato. Bè, ora ho da fare. Scusa Robin.» disse Nami alzando una mano in segno di scusa. Poi se ne andò sul ponte. Probabilmente voleva raggiungere Rufy per parlare della rotta.
Zoro si sedette al tavolo, le gambe larghe, le spade al fianco.
Chiuse gli occhi e si rilassò.
Pensò a quel bacio dato casualmente, a quell’incontro di labbra che era durato solo qualche secondo ed alla vicinanza di Robin.
Quanto spazio c’era fra loro adesso?
Quanto spazio c’era fra le loro labbra?
Sentì la sedia strusciare sul pavimento.
Non aprì gli occhi.
Sentì Robin chinarsi.
Non aprì gli occhi.
Sentì le ciocche sul volto e sulle spalle.
Aprì gli occhi.
Robin era a pochi centimetri da lui e lo fissava. Una domanda in quello sguardo.
Oh, al diavolo.
Zoro le prese il mento e la baciò. Schiacciò le sue labbra dure contro quelle morbide di Robin.
Lei chiuse gli occhi. Zoro spinse la lingua nella sua bocca e Robin fece lo stesso, rendendolo un bacio più profondo.
Dopo qualche secondo si staccarono.
Robin sorrise, un sorriso largo e soddisfatto, mentre quello di Zoro era un sorrisetto soddisfatto. Era tutto come al solito, eppure era tutto diverso.
Quello spazio fra le loro labbra era stato colmato e le parole non servivano.
 
   
 
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