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Autore: _Rainy_    07/09/2013    2 recensioni
Una demenziale storiella scritta quando non si sa cosa fare xD
Heather vivrà una giornata divertente, descritta in modo (spero) comico, che vi strapperà almeno un sorriso, al termine della quale conoscerà l'amore della sua vita... Chissà chi sarà U.U
E' incompiuta, potete completarla come volete ^_^
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale
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Quando le barriere elettroniche della metropolitana non si aprono all’inserimento del biglietto per uscire, e vi mangiano quest’ultimo senza ridarlo, qualcosa dovrebbe farvi intuire che non è giornata. E sempre queste ultime, quando vi costringono ad acrobazie degne del migliore saltatore d’asta olimpico (che ovviamente non riescono sempre al primo colpo...), trasformando il ritardo di 15 minuti per l’appuntamento della vostra vita, in una colossale “buca”, che il vostro partner pensa gli abbiate fatto dopo 2 ore passate ad aspettarvi inutilmente, dovrebbero farvi intuire che forse c’è qualcosa che dirige la vostra vita e vi permette o no di andare agli appuntamenti (o di inventare un’ottima, solenne, balla per evitare di venire linciati da padri ansiosi, madri preoccupate o fidanzati impazienti).

Sta di fatto che, però, Heather Wilson non credeva in questa forza misteriosa, chiamandola addirittura “cavolata-di-un-amica-ansiosa”, quando la sua degna compare Courtney le parlava di come fosse andato l’ultimo raduno per aspiranti sciamani. Che poi, solo l’idea di una sciamana come Courtney, senza peli sulla lingua e senza tatto, in una tunica azzurrina con turbante e tarocchi, in un minuscolo appartamento nel bel mezzo di New York, la faceva ridere.
Il fatto che Heather non ci credesse la portava a sbuffare ogni volta che si creava una catena di eventi che le impediva di fare quello che voleva. Il giorno in cui, effettivamente, le barriere elettroniche della metro rimasero immobili, statuarie, davanti a lei e non si impietosirono davanti alla sequela di “Merda!” usciti dalla bocca della ragazza, che si capiva dovesse andare ad un appuntamento importante, una grazia divina accorse in suo aiuto, sotto forma di un ragazzo che, divertito, le sorrise, prestandole il suo abbonamento, dicendo:
“Se devi andare vai chica, ma non portarmelo via per la fretta!”

Heather sulle prime, rise, sprezzante, e lo fissò con odio, ma a furia di battere ritmicamente con le unghie sulle barriere decise che forse non era così terribile accettare quella tessera magica che poteva salvarle la vita (almeno lavorativa). La afferrò, dunque e la passò sul lettore magnetico, e le barriere si aprirono cigolando, come se stessero sbuffando perché la loro principale fonte di divertimento giornaliera se ne stava andando.

Sibilando un “Grazie!” al ragazzo e un “Ci vediamo oggi!” alle barriere (che risposero richiudendosi lentamente, come a ribattere “Ti aspettiamo, cara!”), che suscitò non poco divertimento nel primo, Heather sgusciò via dall’odiata stazione della metropolitana, e corse in fretta su per le scale, quasi cadendo, per entrare trafelata negli uffici del tribunale dove era avvocato e raggiungere la sala riunioni, dove il suo cliente era già impaziente e in procinto di andarsene.

Sarebbe stato tutto perfetto, se, all’entrata del tribunale non avesse dimenticato la grata che accoglieva i visitatori, e dove il suo tacco destro si era, deliziosamente, piantato (e spaccato...); barcollando raggiunge la sala riunioni, e il suo cliente (sfortunatamente una donna con delle decolleté beige impeccabili) guardò con sprezzo la scarpa, prima di salutarla e iniziare il colloquio, dove Heather si giocò il tutto per tutto per poter recuperare qualche punto sulla sua professionalità, agli occhi del cliente crollata quando l’aveva vista entrare con un tacco rotto.

La vera sorpresa, però, fu la persona che siedeva accanto alla cliente, evidentemente il figlio data la somiglianza. Un ragazzo alto, con la pelle nocciola, gli occhi verdi e i capelli tagliati ad altezza spalle. Bello che più bello non si poteva.

“Ah, l’amica delle barriere della metro...”

“Oh no...” Pensò Heather. Perché il ragazzo altri non era che la gentile persona che l’aveva salvata poco prima da un increscioso ritardo, il tizio della metro, per farla breve.

Era, dunque, destino, oh padron, Heather non ci credeva, che venisse ricordata come “l’amica delle barriere”.

Sfoderò un bel sorriso e il colloquio proseguì senza intoppi, ad eccezione di qualche frecciatina del gentil signore color mandorla.

All’uscita quest’ultimo, salutò la signora in beige, e si affrettò a raggiungere Heather, fermamente decisa a buttarsi sotto la doccia per dimenticare la giornata.

“Ottima performance, signorina!”

Heather si girò a guardarlo, incerta se sorridergli o sghignazzargli in faccia, ma ricordandosi che comunque era un cliente, optò per la prima opzione, e rispose:
“Oh, grazie, e non si preoccupi, vinceremo sicuramente la causa!”

Il bel giovine, ghignò, malizioso:
“Ah me non interessa una causa del genere, mio padre non l’ho mai sopportato, e lei è una brava divorzista... Quello che volevo sapere è cosa fa stasera!”

Lei lo guardò, incredula.

“Come prego?”, prese tempo. Si, adorava il suo modo di manipolare le persone nel farsi dire quello che voleva sapere.

“Ho chiesto, amica delle barriere e evidentemente sorda, se stasera è libera...”

Ah, faceva anche del sarcasmo!

Heather, continuando a sorridere al punto che i muscoli della mascella cominciavano ad intorpidirsi, rispose che si, era libera, notando che un maggiore affiatamento con il cliente non avrebbe potuto che giovare alla causa.

Lui sorrise, lasciando Heather senza parole per la prima volta in vita sua, e chiese, sarcastico:

“Bene, io sono Alejandro, ma lei, signorina Wilson, vuole anche dirmi come si chiama e dove abita o spera che suoni tutti i campanelli di Queens per scoprire quale corrisponde al suo appartamento?”

Il sorriso di Heather si irrigidì, quindi decise di abbandonare la facciata da bravo avvocato, e di lasciare posto alle sue risposte secche preferite:
“No, certo, ma la cosa sarebbe divertente signor Alejandro!”

Lui, inaspettatamente, ribattè, spiazzando Heather:
“Ah si? Bè, se la può rendere felice... Ma magari la aspetto, così facciamo insieme e non devo fuggire dalle vecchiette del VII° di Murray Street, che ne dice?”

Senza pensare alle conseguenze Heather scoppiò a ridere, consegnandogli un biglietto con il suo numero di telefono e il suo nome completo. Lui ridacchiò.

“Heather Libera Rose Wilson? I suoi erano patriotici?”

“Oh, eccome, e non ha idea di come hanno chiamato i miei fratelli, ma forse stasera glielo racconterò, sempre ammesso che si presenti alle 20 al numero VII° di Murray Street...”

Alejandro sgranò gli occhi...

“Eh già signor Burromuerto, anche io abito lì, non solo le vecchiette...”
Recuperata la sua aria da latin lover, Al ghignò:
“Avrei dovuto controllare meglio i miei vicini quando ho deciso di andare ad abitare lì, allora...”
Stavolta fu Heather a sgranare gli occhi.

***

Quella sera Al scese puntualissimo dal terzo piano e bussò al secondo. Heather comparve, bellissima, e gli sorrise.

Insieme partirono in macchina e raggiunsero il “Friedrick’s”, il miglior ristorante spagnolo di Manhattan. Passarono una serata meravigliosa e dopo più di un cocktail alcolico sapevano praticamente tutto l’uno dell’altra.

Lei gli aveva raccontato di come da piccola si fosse buttata nella vernice verde per obbligo o verità, e di come quando avesse letto il suo primo brano biblico in chiesa, avesse declamato a gran voce “spiritoso santo”, anziché “Spirito Santo”.

Lui, dal conto suo, raccontò che al suo primo appuntamento al buio aveva baciato una signora di 80 anni ancora in crisi di mezza età, e di quando avesse fatto il bagno nel fango cadendovi mentre giocava con il suo adorato cagnolino.

La serata era volata, ed era tempo di tornare ognuno alla propria casa, quantomeno per calmarsi un po’.

Durante il tragitto in macchina, che Alejandro allungò un po’, cantarono a squarciagola tutte le canzoni che sapevano alla radio, e intonandone alcune di loro invenzione.

I capelli di Heather, inizialmente legati in uno chignon, le si sciolsero, librandosi nel vento provocato dallo spostamento della macchina, e Alejandro ne rimase incantato.

Arrivati sotto casa Heather scese, barcollando, e Alejandro si offrì di darle una mano a camminare, che lei prontamente rifiutò, non prima di accasciarsi tra le sue braccia. Lui ghignò, e lei si rialzò, sdegnata, in un attimo di lucidità. Una volta davanti alla porta di Heather, lei si girò e esclamò:
“Hei, grazie per la serata, mai divertita più di oggi!”

“Non ne dubito, cara la mia amica delle barriere...” Sogghignò lui.

“Ma è stato un incidente...” Tentò di giustificarsi lei.

“Bè, un fortunato incidente direi...” Divenne improvvisamente serio lui.

Lei non se ne accorse, e continuò a parlare a ruota libera:
“Bè, c’è ancora qualcosa che vorresti fare o posso andare a dormire? Mi hai fatto ubriacare ben bene eh! Devo dire che mai qualcuno mi aveva convinta a bere tanto liquore in una sola serata, un cliente per di più e... Ehi!”

L’esclamazione di Heather era di sorpresa, perché Al dopo aver risposto “Si, a dire la verità ci sarebbe ancora qualcosa che vorrei fare...”, le aveva preso il viso tra le mani, baciandola dolcemente.

Quando Al si “staccò” e sorrise, lei ghignò e esclamò:
“Non pensare che questo cambi qualcosa nella parcella della signorina Wilson!”

Al ridacchiò e rispose:

“Oh, adesso sei la signorina Burromuerto...” 

 

 

-Angolo della Neo-Autrice-
Ciau a tutti, vi rassicuro, questo “Neo-Autrice” durerà ancora poco xD
Comunque questa è una (demenziale) storia inizialmente scritta per un contest, ma che alla fine ho dovuto accorciare, pubblicandola sul mio fan-club... La versione “completa” è questa schifezzuola, che spero vi abbia strappato quantomeno un sorriso, mi sono divertita a scriverla!
Vi saluto, non linciatemi, leggete e recensite o fate solo una delle due cose (possibilmente solo la prima, perché solo la seconda la vedo dura xD), ciau!
_Rainy_ (chi prova a chiamarmi così senza permesso è morto “-.-)

   
 
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