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Autore: FairLady    07/09/2013    9 recensioni
La storia è post Iron Man 3. Tony è sempre più preoccupato per l'incolumità della sua Pepper e tira fuori una delle sue bizzarre idee, che però la sua bella rossa sembra apprezzare molto.
É la prima volta che mi cimento in questo fandom, siate buoni.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dummy, Jarvis, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ferro Vecchio se ne stava colpevolmente appollaiato in un angolo, a pochi metri dal tavolo di lavoro dove il suo padrone stava armeggiando. Era stato messo di nuovo in castigo dopo averne combinata un’altra delle sue, e non gli era permesso muoversi.
In realtà, non è che avesse fatto chissà cosa per scatenare la punizione, ma Tony quel giorno era particolarmente agitato, iperteso – ergo, su di giri come solo lui sapeva essere. In quei momenti si chiudeva nel garage a creare qualche nuova diavoleria: le crisi di nervi alla Stark erano famose per aver dato alla luce le sue invenzioni migliori.
“Signor Stark, la signorina Potts sta scendendo nel garage.”
Tony era così concentrato che nemmeno sentì il primo avviso di Jarvis.
“Signore, aveva detto di avvisarla di qualunque movimento: la signorina Potts la sta raggiungendo.”
“Oh, Cristo! J, ma non ti avevo detto di avvisarmi di qualunque movimento?” gridò completamente nel panico, mentre cercava di nascondere tutti i suoi aggeggi e una scatola che, era chiaro, conteneva qualcosa che Pepper non avrebbe dovuto vedere.
“Appunto, signore. Cosa devo fare?” Jarvis e i suoi modi pacati lo irritavano ancor di più.
“Bloccala, blindala. Legala! Non può entrare adesso!”
“Tony!” la voce asciutta – anzi, un po’ seccata, a dirla tutta – della rossa vibrò nell’aria e gli perforò un timpano. Tony l’aveva trascurata più del solito, negli ultimi giorni.
“Lo so, lo so. – alzò le mani in segno di resa – Ma credimi, è stato per una buona causa!”
“Di cosa stai parlando, scusa?”
“Sto parlando del fatto che in questi giorni ti sto trascurando, e del fatto che…
 fissò un punto imprecisato sopra di loro con uno sguardo da pazzo devo decidermi a settare un nuovo maggiordomo.”
“Cos’ha fatto Jarvis per meritare la tua ira?” gli domandò lei, con la flemma classica di chi sa di stare parlando con un matto patologico.
“Niente, signorina Potts. Assolutamente niente.” le assicurò la voce metallica con tono ovvio.
Pepper incrociò le braccia sul petto e fissò il suo nevrastenico compagno dritto negli occhi, in attesa di una qualsiasi spiegazione. Per il suo strano comportamento, per il modo in cui trattava il suo fedele amico Jarvis. Per tutto, in verità.
Ma Tony sudava freddo e si ritrovò a puntare il dito verso il soffitto con una smorfia da schizofrenico dipinta sulle labbra perfettamente disegnate.
“Tu,
s’impuntò verso l’entità astratta che accompagnava le sue isterie da anni, ormai – mi dici da che parte stai?”
“Dalla sua, signore, ovviamente. Lei mi aveva chiesto di avvisarla di qualsiasi movimento e io l’ho fatto. Malauguratamente, era troppo concentrato per sentirmi e se n’è reso conto solo quando la signorina Potts era già in laboratorio.”
“Wow.” Pepper era sbalordita. “Non ti ho mai sentito parlare tanto, Jarvis.”
“Sì, e se continua così non lo sentirai parlare più per un bel pezzo!” stizzì sarcastico Tony, continuando a fulminare l’aria con lo sguardo. “Adesso, mia adorata signorina Potts, luce delle mie fosche pupille, sarebbe così gentile da tornare in un ambiente più sicuro?”
La pregò, poggiandole poi le mani sulla schiena ed accompagnandola gentilmente alla porta che l’avrebbe condotta al piano di sopra.
“Ma… Tony – lo guardò con un espressione stranita in volto – io, dovevo…”
“Me lo dirai dopo, mio dolcissimo fiore del deserto. Qui è pericoloso, non vorrei mai che ti succedesse qualcosa di brutto, lo sai…” le ruffianerie erano quelle che gli venivano meglio.
Gli occhi di Pepper facevano scintille e, come accadeva molto spesso, non era certo sintomo di passione e voglie carnali: in quel momento gli avrebbe volentieri infilzato un occhio con un cacciavite, ma ormai ci aveva fatto il callo. Di solito funzionava che lui la mandava in bestia fino a farle provare un forte istinto omicida, per poi uscirsene con qualcosa di fantasmagorico – o Starkiano, come aveva recentemente battezzato tutte le sue trovate assurde – e spegnere totalmente la sua collera. O fomentarla. In entrambi i casi, comunque, riusciva sempre a passarla liscia.
“Noi due dobbiamo parlare!” sibilò la rossa, mentre saliva lentamente i gradini che l’avrebbero portata ai piani alti della villa.
Quando Pepper fu a distanza di sicurezza, Tony si afflosciò sul tavolo da lavoro come un palloncino bucato.
“Jarvis, c’è mancato poco! Avremmo dovuto saldare la porta!”
“Signor Stark, è tutto a posto. Ma credo sarebbe meglio sbrigarsi, prima che la signorina Potts possa arrabbiarsi sul serio. Non è consigliabile tirare troppo la corda.”
Un’altra occhiata al vetriolo saettò dallo sguardo scuro di Tony, ma si trattenne dall’esternare tutto il suo sarcasmo. In fondo, quel giorno, il problema era proprio lui e il limite sempre più basso della sua irritabilità. Si sarebbe dovuto dare una calmata o non sarebbe arrivato alla fine della giornata.

Qualche ora dopo…

“Ferro Vecchio, abbiamo finito. È qui che devi far vedere di cosa sei capace!” Tony era riuscito a calmarsi quel tanto che bastava per togliere il suo fedele amichetto dal castigo cui l’aveva messo quella mattina. Gli sorrise quasi paterno, quando lo vide zigzagare verso di sé.
“Pulisci qua, e qua – gli indicò le parti di pavimento che andavano rassettate – e poi sistema gli attrezzi” e tornò a fissare l’ente astratto che era Jarvis.
“J, io e te andiamo in scena.”

 
*****

Pepper camminava nervosamente su e giù per l’ampio salone della nuova villa che Tony aveva fatto costruire a Beverly Hills. Da quando il Mandarino, o meglio, Killian, aveva distrutto quella di Malibù lei non si era più sentita al sicuro in alcun luogo; quel posto, ben nascosto tra le colline Hollywoodiane, era il primo che riuscisse a farla sentire tranquilla. Peccato per il suo fidanzato/coinquilino che, nonostante avesse promesso di accantonare per un periodo armature e gingilli vari, continuava a lavorare a mille cose – e non era molto sicura si trattasse di velieri in bottiglia o aquiloni.
Fu proprio in quel momento, mentre progettava la prossima punizione perfetta per quel suo compagno sempre troppo impegnato, sempre meno presente – benché sapesse che poi l’amore che la univa a lui, l’avrebbe fatta desistere da ogni attacco distruttivo –, che Tony risalì le scale a due a due, piombandole di fronte. La rossa inclinò il viso di qualche grado sulla destra, guardandolo negli occhi e studiando a fondo la sua espressione; quel che vide le mise ansia: sembrava ancora più eccitato del solito, più esaltato. Più… pazzo.
“È tutto… ok, Tony?” gli chiese, impaurita dai suoi occhi spalancati e dal sorrisetto da psicopatico.
“Certo? Perché? Ho qualcosa che non va? Gli occhiali storti? La maglietta sporca?” le chiese, rassettandosi distrattamente – e inutilmente – sempre con la sua tipica smorfia da “sono un fottuto genio e adesso te ne darò l’ennesima dimostrazione” stampata in faccia.
Poi, finalmente, si arrese. Forse per via dell’espressione corrucciata, a tratti rassegnata, a tratti furibonda della sua donna. Prese un bel respiro e le strinse le mani.
“So che gli ultimi giorni sono stati un totale…” ovviamente, non riuscì a finire la frase, perché Pepper-dal-dente-avvelenato-Potts era pronta a mandare all’aria qualsiasi tentativo di scuse.
“…schifo!” completò lei per lui, incrociando le braccia al petto e guardandolo con aria di sfida.
“Sì, beh… io non avrei usato proprio quella parola, ma…”
“Tony! Quale parola avrei dovuto usare? – berciò, puntandogli un dito contro, ma restando comunque, incredibilmente, la donna composta di sempre – Disastro? Vergogna? Una totale mancanza di risp…” lui le poggiò delicatamente un dito sulle labbra, zittendola all’istante.
Quando i loro corpi entravano in contatto, tutto il resto spariva. E anche quella volta, in cui lei era davvero fuori di sé dalla rabbia, bastò quel semplice, naturale sfioramento per mandare immediatamente a ramengo tutta l’ira che covava per essere stata messa nuovamente da parte.
“Fammi finire, per favore” la pregò con un sussurro e tuffando i suoi caldi occhi scuri in quelli di lei, cerulei e guardinghi.
“Dicevo, prima che tu m’interrompessi, che… sì, so che negli ultimi giorni non ti ho dato tutte le attenzioni che ti avevo promesso, ma – fece una breve pausa per darsi il tempo di fissarla più intensamente, nella vana speranza che lei riuscisse a carpire dalle sue iridi tutte le parole che custodiva, ma non sempre era in grado di dire a voce alta – spero che tu vorrai perdonarmi ancora un volta perché…”
“Oh, Tony, per favore, falla finita! Arriva al punto…” le braccia di Pepper restarono chiuse sul suo petto, segno che non era ancora aperta a nuove trattative, così fece l’unica cosa che andava fatta.
“Ok, J, si parte!” sussurrò lui in direzione del suo maggiordomo tutto fare, come se la rossa non fosse in grado di sentirlo, vicina com’era al suo viso. Ma nulla si mosse.
“Jay! Si parte!” ripeté, quindi, con le pupille dilatate e l’espressione dubbiosa. Sembrava addirittura che stesse iniziando a sudare, il che non era propriamente una cosa rassicurante per la sua donna, sempre troppo preoccupata delle idiozie che il suo compagno riusciva ad inventarsi.
Di Jarvis nemmeno l’ombra, ma finalmente, dopo secondi che a Stark parvero un’eternità, dalla scala che conduceva al laboratorio sentì provenire i primi rumori rinfrancanti – per lui. Sorrise e tornò a fissare Pepper.
“Dovresti chiudere gli occhi e – la redarguì con un’occhiataccia – devi giurare di non sbirciare. E soprattutto, non dare di matto.”
La rossa arcuò tanto le sopracciglia da fare quasi un tutt’uno con l’attaccatura dei capelli.
“Partiamo con i migliori presupposti, devo dire…” sentenziò, già sicura che dopo quell’ultima trovata sarebbe stata ancora più arrabbiata.
“Non partire prevenuta – la pregò lui – ti si formano delle spiacevoli rughette proprio qui – le disse, disegnandole con un dito l’impercettibile solco sulla fronte, anche se poi lo sguardo in tralice che gli regalò lei lo fece desistere dal proseguire lo spettacolino di cabaret – ok, basta… tu chiudi gli occhi, per favore.” Si limitò a concludere.  
Pepper, rassegnata al fatto che non lo avrebbe certo convinto a lasciar perdere, fece come le aveva chiesto e abbassò lentamente le palpebre, emettendo un profondo sospiro leggermente frustrato.
Tony le prese le mani e gliele abbassò ai lati del corpo. “Rilassati e non preoccuparti di nulla” la invitò. Lei sospirò ancora e, per la prima volta quel giorno, cercò di farsi scivolare via di dosso lo stress e il nervoso che l’avevano accompagnata in quelle ultime ore.
Poi, dal nulla, si sentì stringere i polsi e le caviglie da qualcosa di freddo, di metallico e, in men che non dica si ritrovò fasciata in un’armatura di ferro.
Lo stupore prese completamente il posto dell’ira e quando Pepper aprì gli occhi si specchiò nel metallo lucente di Iron Man. Anche lui aveva indossato la sua.
“Ciao tesoro…” sentì quelle parole echeggiare all’interno del suo casco.
Era confusa, ma strabiliata. Cosa stava cercando di fare il pazzoide?
“Ciao. Ma…” non riusciva a trovare la domanda giusta da fare, le parole adatte da dire.
“Vieni – la invitò lui, prendendola per mano. A vederli da fuori sarebbero potuti sembrare due matti, due fenomeni da baraccone, e, sì, forse un po’ lo erano. Ma quando lei si guardò nell’enorme specchio del salone e vide cosa aveva indosso, una sensazione di sbigottimento, mista a commozione, mista ad eccitazione, si propagò all’interno del suo corpo.
“È un’armatura da…” soffiò fuori, incredula.
“…da Pepper. – le spiegò, guardandola attraverso il riflesso – Vedi, beh, io non sono bravo con le parole, lo sai, ma voglio dirti che ti amo e che ho messo già così tante volte la tua vita in pericolo, in mano a psicopatici – si fermò un istante e alzò gli occhi al cielo – sì ok, non fare commenti…”
Le sorrise, anche se lei non avrebbe potuto vedere quelle labbra incresparsi nello speciale sorriso alla Stark che tante volte le aveva fatto piegare le ginocchia, ma Pepper sapeva che era lì.
“Così, ho deciso che dovevo trovare un ulteriore modo per mettere al sicuro la tua preziosa vita, ed è nata Rescue .”
“Sei… - mugulò lei – sei stato in piedi tutte queste notti per costruirmi questa?” gli domandò, totalmente dimentica delle discussioni di solo pochi minuti prima.
“Sì” rispose semplicemente. “Ti ho vista combattere contro Killian e, lo ammetto, ero preoccupato per la tua incolumità, ma anche affascinato dalla tua grinta e spaventato, di brutto. Soprattutto quando gli occhi ti sono diventati di un inquietante color cremisi e bollivi come una caldaia.”
In tutta risposta Pepper gli puntò il palmo della mano contro.
“Ehi, non te ne approfittare” le intimò, continuando a sorridere affascinato. Riusciva ad essere tremendamente sexy anche nascosta in chili di ferraglia.
“Non si preoccupi, signor Stark, non è ancora armata.”
“Perché? – sbalordì la rossa – è un’armatura che può combattere?” gli chiese, già fin troppo eccitata all’idea.
“Calma, principessa guerriera. Se fai così la caricherò a profumo e sali da bagno” le promise, togliendosi la maschera. “Jarvis!” a quel comando inespresso anche la maschera di Pepper si aprì e finalmente si guardarono negli occhi nuovamente.
“Sono stato sul punto di perderti così tante volte, Pepper. E mi rendo conto che non sono onnisciente – anche se sono un fottuto genio, diciamocelo – per cui, penso che starei più tranquillo se fossi in grado di proteggerti, in qualche modo. Anche solo il tempo necessario perché io ti raggiunga, ovunque tu sia.”
La donna guardò negli occhi l’uomo e sorrise mentre una lacrima furtiva le scorreva su una guancia, per poi cadere sopra l’armatura da donna, in tutto molto simile a quella di Iron Man.
“Questo è il miglior regalo con le tette che tu mi abbia mai fatto…”*

 
 
*faccio riferimento al coniglio gigante con il seno che Tony ha regalato a Pepper per Natale.
 
Note dell'Autrice

Ok, se siete arrivati sin qui vi ringrazio con il cuore in mano.
É la prima volta che mi cimento con Tony Stark/Iron Man, mio personaggio preferito, e temo di aver fatto una enorme, incredibile cavolata.
Mi mette soggezione forse proprio perché lo adoro tanto e non credo di esserne all'altezza, ma avevo proprio voglia di fare un tentativo. Penso che, comunque, non scriverò tanto presto qualcos'altro. Buttare giù queste poche righe è stato peggio di partorire
 e io sono cosa significa, giuro! 
Anyway, spero vivamente che qualcuno di voi si faccia vivo, anche solo per insultarmi.
Scappo a stirare
 il riferimento ad Iron è davvero casuale :)  a presto.
Fair
 
   
 
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