“497… 498… 499… 500”
Zoro posò per terra l’enorme manubrio da 200 kg che stava sollevando, prese un asciugamano, si frizionò il petto scolpito grondante di sudore e, dopo aver sistemato l’asciugamano sulle spalle, uscì dalla palestra.
Aveva una sete pazzesca, quello che ci voleva era proprio una bibita fresca.
Si avviò verso la cucina, sicuro di trovare il cuoco intento a preparare qualcosa da metter sotto i denti per cena o qualche bevanda per le ragazze.
Con sua grande sorpresa, invece, non trovò nessuno.
Ma com’era possibile? Di solito, a quell’ora Sanji era sempre in cucina, e magari anche Rufy, nella speranza che Sanji lo sfamasse con qualche stuzzichino, anche se la maggior parte delle volte riceveva solo calci sui denti.
Ma quel pomeriggio la cucina era deserta.
Le ragazze erano fuori a prendere il sole, Chopper era in laboratorio a creare qualche nuova medicina, Rufy e Usopp stavano aiutando Franky a costruire una nuova arma a base di cola e Brook gironzolava per il prato suonando il violino.
Ma di Sanji neanche l’ombra.
Lo spadaccino uscì confuso dalla cucina e, pensando a dove potesse essersi cacciato quel dannato, andò al dormitorio maschile.
Aprendo la porta, ci trovò proprio Sanji raggomitolato sul letto e con le braccia conserte.
“Cuoco, ma dove ti eri cacciato? Forza, alza il culo e preparami una bibita, ho una sete bestiale” ordinò il verde, guardandolo.
Sanji si girò verso di lui, guardandolo infastidito.
“Non mi rompere, marimo”
Zoro lo guardò meglio. Non aveva una bella cera, e gli sembrava leggermente più pallido del solito.
“Ma che hai?” gli chiese, cercando di non mostrare troppo interesse nei confronti del biondo.
“Mal di stomaco” rispose Sanji afferrando un cuscino e mettendoselo sul punto dolente. “Devo aver mangiato troppo a pranzo”
Zoro ammutolì. Rimase per qualche secondo a guardare Sanji e la sua espressione sofferente, poi appoggiò l’asciugamano sudato sul suo letto, e sentì il cuoco biondo gemere leggermente e girarsi dall’altra parte, dandogli le spalle.
Zoro rivolse di nuovo il suo sguardo verso di lui, in silenzio e immobile.
Poi, senza troppe cerimonie, si tolse il suo prezioso haramaki, andò verso il ragazzo e glielo porse.
Sanji volse uno sguardo perplesso prima all’indumento verde e poi al suo proprietario, chiedendo una spiegazione.
“Mettitelo sullo stomaco, vedrai che ti passerà. Vado a farmi una doccia”
Sanji prese in mano l’haramaki, seguendo con lo sguardo lo spadaccino uscire dalla stanza e allontanarsi verso la stanza da bagno.
E, chiedendosi ancora il perché di quel gesto insolitamente gentile da parte del verde, se lo appoggiò sullo stomaco, percependone il caldo contatto.
Non sapeva perché, ma stava già decisamente meglio.