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Autore: BeeMe    07/09/2013    1 recensioni
L’erba fresca le accarezzava i piedi e il vento le intrecciava i capelli, ma lei era troppo felice di essere tornata per notarlo. I piccoli dettagli scomparivano in quel mondo nuovo che le ricordava la Grecia, che la faceva pensare a casa e a tutti quelli a cui aveva dovuto dire addio.
Li aveva ritrovati tutti, alla fine. Fantasmi pallidi, ombre di quelli che erano stati, che vagavano per l’Ade senza ricordarsi nulla della loro vecchia vita.
Quando sei destinato a passare l’eternità nell’Oltretomba non ti importa più sapere chi eri, vuoi solo annullarti in quel torpore che sembra avvolgere ogni cosa.
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AMBIENTATO IN 'THE MARK OF ATHENA' non è direttamente legato alla trama del libro.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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All’inizio era stata felice di ritornare a camminare sulla terra. Si era dimenticata di quanto fosse bello, di quanto fosse caldo il sole.
Era riemersa in una valle verde, sulla piccola spiaggia di un laghetto trasparente. Era sola, ma non le importava, non davvero.
Qualcosa le sussurrava di cercare altre ninfe, di andare in un luogo affollato e di stabilirsi lì. 
Non puoi vivere senza gli altri, piccola Echo
Lei aveva scosso la testa, allontanando quei pensieri cupi ed era tornata a correre fra i prati.
L’erba fresca le accarezzava i piedi e il vento le intrecciava i capelli, ma lei era troppo felice di essere tornata per notarlo. I piccoli dettagli scomparivano in quel mondo nuovo che le ricordava la Grecia, che la faceva pensare a casa e a tutti quelli a cui aveva dovuto dire addio.
Li aveva ritrovati tutti, alla fine. Fantasmi pallidi, ombre di quelli che erano stati, che vagavano per l’Ade senza ricordarsi nulla della loro vecchia vita.
Quando sei destinato a passare l’eternità nell’Oltretomba non ti importa più sapere chi eri, vuoi solo annullarti in quel torpore che sembra avvolgere ogni cosa.
Quando ritornò allo stagno, vide che vi si era formata attorno una piccola folla di ragazze urlanti.
Erano ninfe come lei, lo capì subito. Indossavano tutte magliette troppo grandi per loro, fosforescenti a tal punto da far male agli occhi, e ognuna di loro stringeva in mano una penna.
“Fammi un autografo, ti prego!”
“Io ti amo di più, fallo a me!”
“Non ascoltarle, sono la tua futura moglie!”
Circondavano qualcuno, Echo non riusciva a vederlo, ma la voce nella sua testa le intimava di stargli lontano.
Ti porterà solo altra disperazione, scappa lontano.
Non poteva andarsene, neanche se avesse voluto. Era attratta da quella persona misteriosa come da una calamita, era impossibile resistergli. 
Fece qualche passo nella direzione delle ninfe, domandosi chi ci fosse nascosto dietro quella cortina di capelli colorati e enormi poster che i suoi occhi si rifiutavano di mettere a fuoco.
L’aveva già conosciuto? Era tornato anche lui alla vita?
Era strano, non riusciva a considerare il personaggio misterioso una donna, sapeva che era un ragazzo.
Superò sgomitando la barriera vivente di ninfe e d’improvviso si ritrovò sola nel cerchio che avevano formato attorno al loro idolo. Nessuna di loro osava avvicinarsi più di così, un’aura di timore reverenziale le separava dalla figura china sullo stagno.
Era un ragazzo, proprio come Echo aveva immaginato, e sembrava stesse bevendo, ma la sua mente non riusciva a concentrarsi di più.
Il suo sguardo percorreva la linea curva della sue spalle ricordando il tempo in cui quelle braccia l’avevano stretta forte, i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dai suoi capelli chiari, perfetti in ogni minimo dettaglio.
Trattenne il respiro per qualche secondo, persa nella visione di quel che era certamente il ragazzo più bello che avesse mai visto.
Vattene!
Non poteva andarsene, non prima di aver rivisto il suo volto. Era perfetto, ne era sicura. L’aveva già visto, ci aveva già parlato, era già stata innamorata di lui.
Avanzò ancora fino ad accucciarsi accanto al ragazzo che, ora lo vedeva chiaramente, non stava bevendo.
Fissava il suo riflesso, perso nella contemplazione del suo stesso volto. Sulle sue labbra aleggiava lo stesso sorriso che, Echo ne era certa, era lo stesso che aveva anche lei.
Mentre osservava il suo viso, la ninfa si chiese come aveva fatto a dimenticarsi di Narciso, dell’unica persona che avesse mai amato. I suoi occhi azzurri scrutavano lo stagno con la stessa intensità con la quale un tempo avevano guardato lei, ora si ricordava di come si fossero trovati, pronti ad affrontare insieme il mondo intero.
La forza del suo amore per il ragazzo la travolse e lei si lasciò trasportare da quella sensazione così spiacevolmente agrodolce. Non si ricordava ancora tutto, la sua mente si rifiutava di lasciarle vedere cosa fosse successo dopo.
Non ha importanza, si disse, ciò che conta è che ora lui è qui con me.
Rise, euforica, ma il vento catturò la sua voce lasciando in cambio una piccola brezza che scompigliò i capelli di Narciso.
Il ragazzo si girò, dimenticandosi per qualche istante del suo riflesso. Una parte di sé stesso di cui perfino lui si era dimenticato lo stava esortando a guardarsi intorno, a ritrovare ciò che aveva perso millenni prima.
Sono qui!” urlò Echo quando lo vide guardare nella sua direzione, ma anche questa volta le sue parole scomparirono non appena le pronunciò.
Agitò la mano davanti al viso di Narciso e un urlo uscì dalle sue labbra quando vide le sue dita cambiare velocemente colore adattandosi al nuovo paesaggio.
Sembravano trasfigurarsi ogni secondo, sfumando i contorni della ninfa in un’impercettibile vibrare, rendendola simile un’ombra.
Non sono più nessuno.
Se ne rese conto nel modo peggiore, osservando lo sguardo di Narciso passarle attraverso cercando qualcuno che sembrò non trovare.
“C’è nessuno?” sussurrò a voce troppo bassa per farsi sentire dalle sue ammiratrici che nel frattempo si erano sedute sul prato per intrecciarsi i capelli a vicenda.
“Nessuno.” ripeté Echo e stavolta le sue parole risuonarono chiare fra le urla delle ninfe.
Narciso sembrò sorpreso e strizzò gli occhi cercando di vedere chi gli avesse mai risposto.
“Non sto impazzendo, vero? Eppure sembravo a posto.” disse dopo qualche istante indicando il laghetto col pollice e per un attimo Echo temette che si perdesse di nuovo ad osservare il suo riflesso.
“Sembravi a posto.” disse invece non appena si rese conto che aveva ancora la sua attenzione.
Narciso rise e le ninfe si zittirono, perdendosi nella purezza di quel suono. Nessuno sapeva ridere come lui, lo sapevano tutti.
Era una risata perfetta in ogni suo aspetto, esattamente come Narciso stesso. Più lo guardava più Echo si innamorava di lui e così probabilmente i restanti sette miliardi di persone presenti sulla Terra.
“Chi sei?” domandò il ragazzo non appena le sue ammiratrici ricominciarono a ridacchiare fra loro, attento a non farsi sentire.
“Chi sei?” ripeté tristemente la ninfa, rimpiangendo il tempo in cui avrebbe potuto rispondergli. I ricordi tornavano poco alla volta e lei stava lentamente annegando in un mare fatto di flashback in cui lui le diceva che niente avrebbe mai potuto separarli.
“Io sono Narciso.” rispose lui raddrizzandosi in tutta la sua altezza. Una volta Echo aveva pensato che da solo avrebbe potuto oscurare il sole, ma in quel momento si rese conto che lui era molto meglio, illuminava la sua giornata in una maniera totalmente diversa.
“Narciso.” Il suo nome era come zucchero, ogni sillaba le si scioglieva sulla lingua lasciandole in bocca un retrogusto lievemente stucchevole.
“Esatto. E tu come ti chiami?” le chiese di nuovo, ma lei non aveva una risposta da dargli.
Rimase in silenzio, le lacrime agli occhi. Lui non si ricordava di lei, non riusciva neanche a vederla. Si chiese se qualcuno potesse effettivamente riconoscerla, probabilmente nessuno avrebbe mai potuto distinguere una roccia da quella che un tempo era una ninfa più che rispettata.
“Stai parlando con qualcuno?” urlò una ninfa da lontano, incuriosita dalla strana conversazione che Narciso stava intrattenendo.
Lui scosse la testa con un sorriso, ma poi il suo sguardo venne di nuovo catturato dal suo riflesso e Echo si rialzò in piedi, pronta ad andarsene.
Aveva bisogno di pensare, doveva trovare un modo per fargli ricordare di lei.
Passò in mezzo alla ninfe stese sul prato e per poco non inciampò in una dai capelli verdi che si mimetizzava alla perfezione con l’erba.
“Ehi fai attenzione!” esclamò sollevandosi su un gomito “Sei appena tornata alla vita, no? Te lo si legge in faccia.”
Echo annuì piano, stupita dalla piega che avevano preso gli eventi. Poteva vederla!
La sua maledizione era legata a Narciso, iniziò a ricordarsi. Solo lui non l’avrebbe mai distinta da una folata di vento, solo per lui non sarebbe mai stata nessuno.
Era la sua condanna personale, accompagnata da quella di poter solo ripetere le ultime parole degli altri.
Le tornarono in mente i millenni passati nell’Ade a cercare una persona di cui non si ricordava nemmeno il nome, spinta da un’istinto che non riusciva a spiegarsi.
L’aveva cercato per così tanto che alla fine si era perfino dimenticata di star cercando qualcosa.
“Non puoi stare un po’ ferma?” le chiese l’altra infastidita “Non ti si riesce neanche a vedere! Santo cielo, neanche fossi Echo!”
Era il suo nome! Iniziò a correre verso Narciso, ripetendo quell’unica parola come se fosse la sua ancora di salvezzza.
Echo, Echo, Echo.
Lui si sarebbe ricordato di lei. Gliel’avrebbe detto lei stessa, doveva solo arrivare abbastanza vicina. Già sentiva il vento portare via le sue parole, doveva sbrigarsi.
Echo, Echo, ECHO!
Mise tutta la sua voce nell’urlare per l’ultima volta il suo nome. Narciso sembrò non accorgersene, restò chino sullo stagno giocherellando con l’acqua con un dito, attento a non sfuocare il suo riflesso.
La ninfa ritornò al suo fianco, non avrebbe mai potuto andarsene. Per quanto lui fosse innamorato di sé stesso, lei avrebbe dovuto tentare, non si sarebbe mai arresa.
Si sedette nuovamente al suo fianco e il suo sguardo cadde nuovamente sul suo viso così bello da mozzare il fiato. Le sue labbra si stavano muovendo, sussurrando qualcosa che lei non riusciva a sentire.
Lentamente Narciso sollevò lo sguardo dallo stagno e i suoi occhi si fermarono proprio dove era la ninfa.
“Echo.” ripeté dopo qualche istante e la ragazza si rese conto che non aveva fatto altro che ripetere il suo nome, che quello che stava sussurrando fino a qualche minuto prima non erano altro che quattro piccole lettere ripetute all’infinito.
“Echo.” disse lei, le lacrime che ormai le scendevano lungo le guance.
“Non ti vedo.” disse Narciso dopo qualche attimo passato a guardarsi intorno “Ma mi ricordo di te, mi ricordo di noi.”
“Mi ricordo di noi.” Non avrebbe potuto renderla più felice. Era esattamente quel che voleva sentire, le bastava sapere di essere di nuovo tornata ad essere qualcuno.
“Ti troverò, però. Mi hai sentito, Echo? Ti ritroverò e a quel punto potremmo tornare a stare insieme. E’ una promessa.” giurò Narciso, i suoi occhi color del cielo che scintillavano per l’emozione.
Non sarebbe durata quella situazione, glielo diceva qualcosa nella sua testa.
Torna a guardare nello stagno, gli ordinò una voce possente che sembrava provenire dalle profondità della terra e il ragazzo non poté fare a meno di obbedire.
Echo lo vide girare la testa e capì che c’era qualcosa di più potente in gioco, molto più pericoloso di una ninfa innamorata e di un ragazzo bellissimo.
“E’ una promessa.” ripeté mentre Narciso si perdeva ad osservare il suo riflesso perfetto e si dimenticava di colpo del mondo che lo circondava.
La storia non sarebbe finita come la volta scorsa, non l’avrebbe permesso. Questa volta ci sarebbe stato un lieto fine, avrebbe lottato per averlo.
All’orizzonte una gigantesca nave stava lentamente poggiandosi a terra e Echo capì che non sarebbe stato un male.
Forse a bordo c’era qualcuno in grado di aiutarla, pensò avvicinandosi alla gigantesca imbarcazione, o forse se la sarebbe dovuta cavare da sola.
La ninfa era decisa come mai prima di quel momento: non avrebbe mai permesso a nessuno di impedirle di realizzare il suo sogno.
Lui l’avrebbe trovata, sarebbero tornati insieme.
Era una promessa.


Angolo Autrice:
Non ho mai scritto di Percy Jackson, nonostante io ami alla follia le opere di Rick Riordan.
Eppure volevo disperatamente scrivere di Echo (non chiedetemi perché) e questo è quel che è uscito fuori.
Non è esattamente uno spoiler dato che, beh, praticamente è una storia a sé, ma ho il terrore di aver detto qualcosa di sbagliato adatto a rovinare il finale a tutti. :(
Ditemi se vi piace <3
A presto!
Baci
Bee

 

  
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