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Autore: _Branwen_    07/09/2013    2 recensioni
“In cuor mio la mia risposta è una sola e la so bene. Voglio solo che tutto questo finisca, che tutto sparisca e si perda nei flutti del fiume che scendiamo e non scendiamo, simbolo di costante mutare e divenire”. Una piccola storia in due capitoli con un personaggio di mia invenzione che si ritrova a dialogare e a confrontarsi, in una particolare circostanza, col suo preside ed eroe, Wolverine.
Buona lettura.
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Ma, Logan, ti pare il modo di entrare qui, nel mio, e sottolineo mio, bagno? Potevo non avere nulla addosso!» scatto a dire terribilmente imbarazzata stringendo la morbida spugna all'altezza del seno.
Con facilità, il mio amato preside entra nel bagno della mia camera e si pone davanti a me, non smettendo di fissarmi, solo che stavolta, i suoi occhi sono giusto un po' più dolci di prima. Mi guarda ancora, sorridendomi in modo bastardo.
«Se è per quello ti ho già vista nuda, non c'è bisogno che tu ti nasconda e, per quanto tu appetibile possa essere, non mi permetterei mai di importunare una mia studentessa, specie se si tratta di te» commenta avendo notato il mio rossore, ora più manifesto. Dimentico sempre che in una missione persi i sensi – e gli abiti – e fui soccorsa proprio da Wolverine, il quale si premurò di portarmi immediatamente al sicuro, ma ero nuda come un verme.
«Oh, certo, per zia, dico bene? So che tra voi c'è stato qualcosa tempo fa...» ribatto, ben sapendo che quello che ho appena detto risponde al vero.
«Sì, diciamo così. Però tu hai più curve di lei, fattelo dire» dice lì per lì indirizzando un'occhiata al mio “balcone”, constatando l'effetto che mi fa questa sottospecie di confessione.
«Maledetto bastardo...» bofonchio a denti stretti. Non può dirmi questo, in virtù del fatto che per ben venti anni circa il solo pensarlo mi faceva inabissare spirito e cuore; non mi aspettavo questa cattiveria gratuita, non da lui.
«Oh, grazie, però dovresti chiamarmi preside, sai com'è, siamo a scuola...» il tono burbero questa volta è malcelato dal suo fare confidenziale che ha con me in tutta libertà.
«E in una scuola normale il preside si intrufola in camera delle allieve ignare e innocenti, vero?» incalzo allo stesso modo.
«Ignara, tu? Okay, posso concedertelo, ma innocente... no, decisamente no, non lo sei. Per me non lo sei mai stata» non riesco a fare a meno di strabuzzare gli occhi, stupita per quanto ha appena detto. È pur vero che non mi sono mai tirata indietro nel fare battute salaci, commenti maliziosi e quant'altro in sua presenza e con lui che, a suo modo, ha sempre accompagnato i miei scherzi non proprio da brava ragazza, atti a sedurlo, come mi sarebbe piaciuto fare.
Sì, prima di incontrare lui...
«Paloma, sei su questa Terra?» mi chiede Logan. Ero assorta nei miei pensieri, come mio solito.
«Ehm, sì, ora ci sono. Dimmi.»
«Sai perché sono qui?» mi chiede con un cipiglio dedicato tutto a me.
«Volevi vedermi nuda di nuovo, vero?» ironizzo.
«No, carina, passo. Rachel ha letto le tue intenzioni» afferma, sicuro di quello che ha appena detto.
«E così alla prof non passa il vizio di curiosare nelle menti altrui...» ribatto sarcastica, dopo aver metabolizzato che lui sa. Logan sa.
«Gliel'ho chiesto io in realtà» notando il mio stupore prosegue «è da alcuni giorni che sei strana, più pensierosa del solito, sentivo che non me la raccontavi giusta.»
Bene. Colta in flagrante. Traggo un profondo sospiro.
Wolverine mi conosce, mi conosce più di quanto lui non creda e forse è per questo che il mio ragazzo è geloso di lui.
Mi sembra di sentirlo parlare proprio ora: «Sai, non sopporto che Logan possa starti vicino più di quanto non possa farlo io. Ogni volta che stai male e soffri, lui è come se fosse un porto in cui tu dimori sicura. Lo invidio non poco.»
Non ha tutti i torti, alla fine.
«Oh, ho capito» mormoro senza troppa convinzione.
Il direttore della Jean Grey School cammina dritto per il piccolo corridoio tra il bagno e il letto, prendendo la sedia accanto alla scrivania e accomodandosi senza dir nulla, anzi, prendendo un libro che non avevo più letto a partire da due giorni prima.
«Le basi patologiche delle malattie, volume uno. Ce ne sono altri quindi?» chiede, sfogliando un po' il pesante volume, notando i segni degli evidenziatori colorati che utilizzo per sottolineare più appunti vari e post-it inseriti a più non posso in un'unica pagina.
«Sì, ce n'è un altro, più grosso di questo...» indico il secondo volume e sento un inequivocabile fischio.
«Se hai la pazienza di studiare tutta quella roba, buon per te, insomma. Hai una certa predisposizione allo studio, perché non lasci che lo studio ti aiuti se questo è un momento difficile?»
«Ci ho provato, quanto meno ho provato ad agire come hai detto tu, giuro. Ma la situazione a casa è ingestibile. Non mi capiscono, non lo hanno mai fatto e quindi, se vuoi tutta la verità, nient’altro che la verità, mi sento in gabbia.»
«E l'unica soluzione che vedi è tirare le cuoia? Ti facevo più intelligente!» mi aspettavo un rimprovero da lui, ma sentirlo davvero, con quella voce più simile a un ringhio, mi ha fatto più male che bene.
«Tu...» inizio «tu, non hai idea di come ci si senta! Non hai idea di quello che significa andare a tavola con gente che si pensi ti vogliano bene e che desiderino il meglio per te e vedere che, quando sei felice, ti affossano! Ti giudicano e non capiscono che ti sei innamorata e fanno del male con delle semplici parole e con gesti ancor peggiori, volti solo a separare chi, dopo tanto tempo, ha capito cosa voglia dire la parola amore o, se non altro, aspetta di scoprirlo con qualcuno che ora è al proprio fianco!» i suoi occhi azzurri saettano subito al mio viso e si specchiano nei miei, forse con quel sentimento che si può chiamare... compassione? Con Logan non si può essere mai sicuri, visto che è imprevedibile.
Esattamente come me.
«No, hai ragione, non lo so, non ne ho idea, ma se posso fare qualcosa... uhm, questo pomeriggio andiamo a trovare la strega e lo stregone, so che li chiami così.
Magari, chissà, sapendo che vi controllo, vi lasceranno in pace. Tanto vale tentare, no?» i miei occhi s'illuminano nel sentire questa sua proposta, inaspettatamente gentile e così tremendamente angosciante.
«Grazie» è tutto quello che riesco a mormorare, mentre la mia mente pensa tutt'altro.
But in this heart of darkness
Our hope lies lost and torn;
All flame like love is fleeting
When there's no hope anymore”.
Se Rachel ascolta anche questo mio pensiero in musica, allora sì che sono spacciata.
«Figurati. Preparati che dopo la lezione andiamo dai tuoi, forza. Le cose migliorano se si ha la volontà di agire e di mettercela tutta.»
Beato te, che ne sei così convinto.
Non mi resta che annuire e il preside va via dalla mia camera, questa volta utilizzando la porta.
E io utilizzerò un'altra porta, sì, per sparire di scena.
Non andrà tutto bene, lo so.
Certe cose le senti a pelle, come in preda a un istinto, quello di una belva che sa di dover attaccare per non soccombere oppure...
Le parole non servono più.
Credo proprio che onorerò il mio nome e sarò coerente fino alla fine. Com'è giusto che sia.
Finisco di scrivere queste piccole righe sulle quali stavo meditando a lungo e prendo le altre compresse, sono stata attenta e ho fatto i dovuti calcoli.
E raggiungerò la me stessa felice, quella che ha capito che la serenità in questo mondo non le appartiene e mai le apparterà.
La Paloma testarda e fiera sarà se stessa in questo ultimo tentativo di chiedere di essere ascoltata e forse capita per davvero.
Prendo dal cassetto della scrivania il wakizashi, prendo la piccola lettera scritta con una bella grafia e mi siedo sulla poltrona.
Sono pronta, magari un po' teatrale come Yukio Mishima, ma va bene così.
Un colpo solo, secco deciso. Seppuku, e sia.
Aspetto che un corvo mi venga a prendere e che nell'aldilà, almeno qualcosa mi appartenga.

Let the wind carry you home,
Blackbird fly away
May you never be broken again.

Beyond the suffering you've known
I hope you find your way
May you never be broken again
May you never be broken again”.

Caro Logan,
avevi ragione, spesso l'amore è l'illusione che noi costruiamo su di esso e lo trasferiamo a persone che o non ci capiscono oppure che non sono quelle che alla fine amiamo davvero.
Nel mio caso, però, sappi che ti ho amato davvero e una piccola parte di me continua a farlo ancora, con tutto che il mio cuore appartenga a Jimmy.
Il nonno, Jimmy e tu siete gli unici uomini per me insostituibili, ma, credo che questa volta sarà l'altra mia forma di coraggio a parlare e quindi tornerò tra le braccia di chi mi ha visto crescere.
Non vedere la mia come una debolezza.
Credo che solo compiendo le mie scelte possa essere davvero libera.
Libera di pensare, di agire, di amare.
Per me non è una fine, semplicemente un nuovo inizio. Chissà, magari, in una nuova vita, in un altro mondo, potrò davvero essere felice come voglio, con chi voglio e come credo.
In questa, purtroppo, non è stato così, ma non ho rimpianti.
Sono soddisfatta, se posso permettermi di dire tanto, sono Paloma di nome e di fatto, mi sa.
C'è un'altra lettera a parte la tua, l'avrai vista di sicuro, per favore, consegnala al destinatario.
Digli che l'amo.
Grazie di tutto,
Paloma.







L'angolo di Layla.


Salve, come promesso, sono riuscita a postare nella settimana.
La canzone che fa da colonna sonora è "Blackbird" degli Alter Bridge, parla della morte e beh, è una delle mie canzoni preferite.
Quella che canta la protagonista invece è "Hope vol.2" suonata dagli Apocalyptica e cantata da Matthias Sayer.
Mi spiace molto di avervi propinato una storia che parla di un suicidio e che nemmeno l'eroe di tutta una vita della ragazza (il cui nome è preso da "L'eleganza del riccio" e se conoscete Paloma capirete subito i riferimenti) sia riuscito a far qualcosa.
Ma l'avevo scritta a marzo e ora mi sono sentita pronta per farvela leggere.
Cosa posso dire?
Spero che non giudichiate negativamente quanto dica il contenuto della storia, posso accettare che sia scritta in un pessimo italiano, coi piedi, con orrori vari ed eventuali, ma avevo bisogno di esternare ciò che sentivo, affinché io possa rinascere ancora una volta.
Scriverla ai tempi fu terapeutico. Rileggerla e correggerla altrettanto.
L'ho fatto solo per questo, perché, sapete, anche a me piacciono le storie a lieto fine, ma nella vita non è tutto bello o allegro, anzi, spesso è esattamente il contrario.
Mi auguro che capirete e se non è così non esitate a chiedere.
Grazie per l'attenzione,
Barbara.
   
 
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