See you later
Sanji venne spintonato a terra con
tutti i piatti vuoti che
aveva appena recuperato da un tavolo poco distante, facendo un immenso
rumore
nello scontrarsi in terra. Il biondo provò immediatamente ad
alzarsi, ma l’uomo
che lo aveva fatto cadere gli posò un piede sul petto,
costringendolo a
rimanere lì sdraiato sotto gli occhi di tutti i presenti.
-Non te l’hanno mai detto, ragazzino, che è
pericoloso
lavorare in certi posti? Devi sempre toglierti di mezzo quando passano
le
persone importanti.- sghignazzò
con aria di sufficienza. -Io sono Calico
Jack1!
Uno dei più temuti, la mia taglia ammonta
a 7.000.000 Berry.- si fece grosso a quel modo, e nel sentirlo lo
spadaccino si
portò davanti a lui per puntargli la lama
dell’Ichimonji alla gola,
pungolandola.
-Bene,
così finalmente potrò incassare qualche soldo che
mi fa comodo.- disse il
ragazzo dalla capigliatura verde, mentre il biondo, senza tanti
complimenti, si
scrollò l’altro di dosso per farlo cadere in terra
con un potente calcio che
gli tirò dietro la schiena,
prima di
rifilare un’occhiataccia al coetaneo.
-Non ho
bisogno dell’aiuto di uno come te. So cavarmela benissimo da
solo.- gli ringhiò
contro, certo che l’altro lo avesse fatto non credendolo un
vero uomo.
A dirla
tutta aveva reagito male verso di lui semplicemente perché
gli bruciava di
essere stato scoperto, la sera
precedente, a nascondere riviste poco
pulite senza ammettere che in effetti, a differenza
dell’altro, non aveva mai
provato dal vivo la sensazione del corpo di una donna, o nel suo caso
una
ragazza. Fraintese quindi il gesto dell’amico come un idiota,
tanto che quello
si accigliò, incurante dell’uomo a terra.
-Ma sei
imbecille?- chiese. -Voglio solo la taglia, così vi
ripagherò.-
-Come
se il padrone di questo posto non ti avesse offerto di rimanere qui
gratis.-
rimbrottò immediatamente il giovane cuoco, giusto un attimo
prima che
l’avversario atterrato si scagliasse verso lo spadaccino con
un pugnale, colpendogli
la coscia destra.
Sanji
si avventò contro di lui, calciando via l’arma
dalla mano, ma aveva reagito
troppo tardi: il sangue colava dalla ferita e il giovane spadaccino si
ritrovò a
terra, non riuscendo a reggersi in piedi come voleva. Ciò
sembrò far infuriare
maggiormente l’amico, tanto che afferrò
l’uomo per il colletto, portandolo
davanti a sé.
-Io non
sono un moccioso. Sono il Vice Cuoco, e tu
sei solo uno dei tanti di passaggio che non mangeranno qui
finché non mi verrà
portato rispetto.- lo informò, prima di voltarsi verso Zoro.
-Inoltre devi
chiede scusa al mio amico.- soggiunse.
-Va’ al
Diavolo, moccioso. Questo posto non vale così tanto.- volle
insistere quello,
mentre i camerieri, prontamente, andarono a chiamare gli altri cuochi e
il Capo
in cerca d’aiuto.
-Andiamo,
Sanji, devi sempre metterti a fare a botte con i clienti?- chiese
Carne, cercando
di tirarlo via con l’aiuto di Paty.
-Non è
cliente. Mi ha aggredito!- obiettò il ragazzo, gettando
un’occhiata a Zoro.
-Guardate a lui cos’ha fatto!- insistette.
-Già,
ma se paga...- iniziò Paty, venendo immediatamente
interrotto dalla voce tonante
di qualcun altro.
-Eccolo,
Capo! Fa’ smettere Sanji.- urlò indicando i tre,
prima che il suddetto ragazzo
venisse colpito dalla gamba di legno del proprietario.
-Piantala
di fare a botte!- lo redarguì a suo modo, vedendo il
biondino scivolare un po’
verso il basso.
-Ma che
fai, brutto vecchio? Ha iniziato quello! Guarda Zoro!-
s’infuriò, e Zeff,
gettata un’occhiata al ragazzo che non aveva minimamente
notato, cominciò a
prendere a calci il pirata.
-Tu!
Non dar fastidio a miei uomini!- strillò, vedendo quello
collassare sotto al
suo colpo.
-Capo!
Ma cosa fa, difende Sanji?!- chiesero all’unisono gli altri,
senza capacitarsi
del perché il Padrone stesso cercasse di cacciare un cliente
che forse avrebbe
potuto pagarli.
-Non
sopporto i cialtroni.- si giustificò, per poi indicare lui
Zoro. -Portatelo in
camera di Sanji, e che qualcuno gli dia un’occhiata.-
ordinò, e le polle
smeraldine lo fissarono.
-Perché
non ci pensi tu?- osò chiedere il malcapitato con impudenza,
cercando di
comunicare all’altro con il solo sguardo; ma Sanji gli diede
bellamente le
spalle, facendo finta di niente.
-Andiamo.-
rispose semplicemente, lasciandosi indietro un ammonimento. -Sanji,
vedi di
andartene se non vuoi che altri ti diano dei fastidi. In fondo
è solo a causa
tua che si prendono certe libertà e interrompi il nostro
lavoro.- disse al
ragazzo dirigendosi verso al scala sentendolo riversare tutta al sua
rabbia per
quel commento.
Zoro
era stato portato in camera del giovane cuoco e, seduto su una sedia
con la
gamba dolorante, osservava i movimenti del Padrone del locale nel
preparare con
cura tutto ciò che gli serviva per aiutarlo a liberarsi
di quella cavolo di lama conficcata nella sua carne.
Gli
occhi verdi del giovane spadaccino guizzavano dietro a quella larga
schiena,
cercando di attirare a suo modo l'attenzione, convinto che l'altro lo
stesse
ignorando solo per un suo principio, l’orgoglio. Lo stesso
motivo che spingeva
il ragazzo a rimanere in silenzio e attendere pazientemente il maggiore.
Zeff si
voltò solo tempo dopo con un paio di bende tra le braccia e
poco altro, segno
che aveva semplicemente perso tempo, prima di prendere posto a sua
volta sulla
sedia di fronte al sedicenne. Aveva da subito notato quello sguardo
serio e
poco incline ad una conversazione che non fosse una lamentela. Lo
stesso sguardo
che animava il suo ragazzo biondo, tanto da far scoppiare una lite ogni
qualvolta ce ne fosse l'occasione. In poche parole, Zoro sembrava sul
punto di
discutere con il Padrone del locale, il quale sembrava non avere la
stessa
voglia.
-Dovresti
dirglielo ed essere più gentile con lui.- disse infine il
ragazzo, cedendo suo
malgrado. -In
-Sta’
zitto, moccioso. Tu non puoi capire...- fu l'unica risposta che
ricevette. -Sei
qui solo da poco e quel marmocchio non lo hai ancora capito.-
-Io lo
conosco bene, invece. Dormo con lui e so molte cose.-
rimbeccò lo spadaccino con
fare risentito, rimediandoci uno sbuffo ilare e un po' scocciato da
parte del
suo interlocutore.
-Dormire
per un po’ con qualcuno non vuol dire conoscerlo. Noi siamo
pirati, cose come
il sentimento non esistono. Sanji deve crescere e andarsene, e tu con
lui.-
insistette Zeff, tirando via il manico di quel pugnale dalla gamba
senza tanti
riguardi, e Zoro strillò, impreparato, rendendosi conto di
non essere ancora
temprato nel corpo come avrebbe voluto.
-Mocciosi...
dopotutto non sei stata la mia scelta migliore.- commentò
l’uomo a quella
reazione. -Un uomo impara a sopportare.-
-Che
vuoi dire?!- chiese prontamente il sedicenne, con la voce tremante
nonostante
il tono alto. Gli occhi erano divenuti lucidi per un istante, e il
sangue tamponato da bende colava verso il basso in rivoli rossastri
fino a cadere in
terra, dove piccole gocce si riunirono formando una chiazza per qualche
secondo, prima che il pavimento in legno lo assorbisse senza dargli la
possibilità di divenire rappreso.
-Sanji
è un adulto.- ottenne solo in risposta. -Faresti meglio a
tenere il passo, se
veramente vuoi averlo con te.-
-Che
cavolo vuoi dire?!- domandò nuovamente lo spadaccino senza
riuscire a capire.
-Tsk.
Non devo di certo aiutare io dei mocciosi. Piuttosto impara da lui.- insistette il
maggiore. Le sue mani si mossero
verso un bottiglia di alcool prima di scoprire la ferita e versare
sopra il
liquido per poterla disinfettare a quel modo. Stavolta il grido di
dolore venne
azzittito prontamente dal minore, il quale si morse il labbro inferiore
che
rilasciò solo quando il bendaggio venne concluso.
-Resta
qua per oggi e, non appena starai meglio, vattene. Non posso mandare
via quel
ragazzo se deve occuparsi di uno come te. Sei grosso a parole, ma siete
su due
livelli diversi.- asserì il Padrone nell’alzarsi
dalla sedia, sentendo su di sé
lo sguardo smeraldo bruciante di rabbia.
-Dammi
ancora un mese.- rispose di rimando lo spadaccino. -Ti
dimostrerò che valgo e
Sanji verrà con me.-
-No. Tu
per lui rappresenti un ostacolo.-
-Non
vedo il motivo per cui tu debba offendermi così. Io
diventerò lo spadaccino più
forte del mondo!-
-Mihawk
non sarà contento. Farà fuori un rammollito come
te.- sospirò il cuoco. -Va’
via di qui appena puoi e lascia in pace Sanji.-
-No.
Sanji mi terrà con sé.- si ostinò.
-Sanji
non decide nulla. Questo posto è mio.- Zeff concluse
così il suo discorso,
prima di raggiungere la porta e fermarsi su di essa.
-D’accordo. Ti do un solo
mese. Se entro quel tempo limite non sarai maturato e Sanji non
vorrà venire
con te, te ne andrai senza fare storie.-
Sanji,
che di solito saliva almeno per la pausa pomeridiana, non si era fatto
vedere
per nessun motivo, al contrario, lo aveva ritrovato sulla piattaforma a
fumare,
mentre il Capo Zeff cercava inutilmente di attirare la sua attenzione
con
qualche allenamento, ritrovandosi a calciarlo di continuo e a
redarguirlo per
quel suo vizio che non piaceva nemmeno a lui. Eppure, nonostante tutto,
si
ritrovò a seguire quei movimenti delicati e la cura
involontaria che ci
mettevano le labbra del Giovane Cuoco nel buttare via il fumo dalla
bocca.
Lo
trovava quasi sensuale, ma non lo attirava minimamente quel
particolare, era
solo l’insieme: la postura, i gesti e il suo modo di fare
genuino che lo
facevano sembrare quasi etereo quanto stupido, con quel sopracciglio di
cui non
sopportava minimamente la vsita. Si ritrovò persino a
chiedersi, quasi scioccamente,
il motivo per il quale il biondo non avesse cercato di tirarselo via.
“Non lo
irrita?” si domandò mentalmente prima che
l’ennesimo calcio colpisse il ragazzo,
facendolo cadere rovinosamente in terra; strillò per
l’ennesima volta il suo
disappunto e, gattonando, si allungò verso la sigaretta per
recuperarla,
facendo sbuffare ilare lo spadaccino, il quale si chiese come facesse
quell’idiota
ad essere più maturo di lui. A vederlo, difatti, sembrava
proprio un bambino a
cui era stato portato via il giocattolo, o forse ancor
‘peggio’ il ciuccio,
visto il modo in cui mordeva nervosamente il filtro e fumava di
continuo per
ottenere uno stato di pace con se stesso. Fumava talmente tanto che lo
si sentiva
arrivare a distanza anche senza cicca in bocca; ormai la sua pelle era
impregnata di quell’aroma di tabacco maleodorante.
Ci volle
un po’ prima che la simulazione di un combattimento prendesse
il via, per
quanto Sanji avesse deciso di non mettere via la stecca, che si
ostinava ancora
a fumare nonostante gli venisse sfilata via ad ogni colpo ricevuto.
Zoro dovette
constatare che il ragazzo sapeva prenderle bene, ma anche i suoi colpi
non
erano niente male. Vedeva entrambi ballare quella danza sfrenata fatta
di calci
e sangue che di tanto in tanto li accompagnava, senza che se ne
curassero.
Nessuno dei due sembrava voler cedere; erano svelti, i colpi si
facevano sempre
più duri e il Capo impartiva ordini e redarguiva il suo
allievo, incitandolo a
fare meglio senza però elogiarlo. Il suo metodo consisteva
semplicemente nel
provocarlo, sapeva che il ragazzo era arrabbiato con lui, proprio
perché per la
prima volta aveva espresso il desiderio reale di cacciarlo da quel
locale. E
Sanji non voleva
accettarlo.
Nel
continuare a guardarli, Zoro sospirò. Dovette convenire che
entrambi erano molto
simili, testardi, e poco inclini alla conversione. Non che lui fosse
più
espansivo, ma di certo da nessuno dei due avrebbero mai cavato un ragno
dal
buco.
Nel
frattempo, nel mentre i pensieri dello spadaccino avevano preso il
sopravvento
tirando le sue conclusioni, il giovane cuoco guardava malamente il Capo
Zeff.
Non
riusciva a capirlo. Sapeva di essere un peso per lui, ma non aveva mai
voluto mandarlo
via realmente da quel posto e ciò non gli stava bene. Non si
sentiva pronto ad
andarsene in giro per i mari per coronare il suo sogno, era convinto di
dover
rimanere lì per tacito accordo e ripagarlo del suo grande
debito, ma quello
sembrava ignorarlo. Non aveva mai tollerato molto quando qualcuno lo
guardava
con aria di sufficienza senza pensare ai suoi sentimenti, chiedendosi
come mai
l’uomo volesse sciogliere quella promessa fatta tempo
addietro e che lui aveva
tutta l’intenzione di onorare.
Tenne
la mano sinistra fissa sulla sigaretta mentre con la gamba destra
cercò di
colpire Zeff con scarso successo nonostante lo avesse sfiorato, eppure
la gamba
di legno, meno flessibile di lui, lo aveva raggiunto dal
l’alto
per calarsi sul suo capo. Incassò il colpo e chiuse gli
occhi nel tentativo di
sopportare il dolore come aveva fatto la prima volta da bambino, ma non
diede
la possibilità alle proprie gambe di cedere, non glielo
avrebbe permesso; si
piegò di poco per sostenersi e, con una nuova spinta verso
l’altro, cercò di
imitare il suo insegnante. Voleva raggiungerlo, era certo di poterci
riuscire,
e sperava che, una volta dimostrate le sue abilità, lo
avrebbe apprezzato di
più, ammettendo magari anche le sue doti culinarie. Ma fu
proprio a causa di
quei pensieri che si distrasse un attimo, giusto il tempo di permettere
all’altro di farlo indietreggiare e farlo cadere in terra con
un veloce De Ashi Harai Barai 2.
Sanji non si lasciò scoraggiare, al
contrario tornò in piedi e cercò di
contrattaccare, ma ancora una volta venne
fatto cadere indietro, finendo persino in mare. La rabbia
montò sempre più,
facendo presa sul suo animo senza che la calma lo facesse ragionare. Si
mosse
senza pensarci su, e, tornato sulla piattaforma, scalciò
agitato non riuscendo
più a sfiorare il suo avversario, figurarsi colpirlo.
Difatti quest’ultimo lo
spinse a terra con facilità prima di bloccarlo con la
schiena sulle assi e
chinarsi su di lui per dirgli qualcosa e mollarlo lì, forse
anche nella
speranza che si calmasse. Ma Sanji non era tipo da lasciare tanto
facilmente,
era testardo e mai come quella volta si era sentito ferito
nell’orgoglio.
Solitamente sapeva cosa faceva e l’essere guardato non era un
problema, ma un
paio di occhi penetranti sembravano quasi distrarlo e aveva finito con
il
pensare a tutto fuorché al suo allenamento. Aveva fatto la
figura
dell’incapace.
Quando comprese di aver fissato la
piattaforma per troppo tempo, si portò una nuova sigaretta
alle labbra e si
alzò. Solo in quel momento si accorse di aver rovinato il
vestito che fino a poco
prima indossava, l’acqua del mare non era l’ideale
per immergerlo, ma ormai, la
frittata era fatta. L’unica cosa a cui avrebbe dovuto pensare
per i minuti
successivi era il doversi cambiare e tornare ai fornelli. Lui era il
cuoco, il
suo aspetto avrebbe aspettato.
La
rabbia provata dal ragazzo durante
l’allenamento era ancora in agguato nel suo petto.
L’aveva sopita, ma sembrava
fremere ancora in lui.
Avrebbe voluto piangere e strillare, se
solo ciò non fosse risultato ridicolo e argomento derisorio.
E poi, le bellezze
che aveva davanti agli occhi avrebbero dovuto conoscerlo per il cuoco
fiero ed
elegante che avrebbe potuto capire i loro cuori meglio del babbaleo che
le
aveva portate in quel ristorante. E chissà, magari uno di
quelli avrebbe
reagito male e ingaggiato uno scontro con il quale rovinarsi
l’immagine, mentre
lui, irritato com’era, avrebbe colto due piccioni con una
fava: in primis si
sarebbe sfogato, e poi avrebbe rimediato una donzella da accompagnare e
chissà... magari sarebbe stata la volta buona. Specialmente
con quel ragazzo
fuori dai piedi, da quando era entrato nella sua vita sembrava avere
meno
opportunità.
Volteggiò nel locale per raggiungere una
moretta dai capelli mossi e presentarsi a lei con un vassoio con un
dolce. Un
semplice sorbetto e nulla più, ma curato in tutti i
dettagli; a partire
dall’ombrellino, la cannuccia, i colori perfettamente
mescolati e persino il
cucchiaino con il flute stesso erano una vera opera, mentre lo stesso
ordinato
dal ragazzo con cui era al tavolo, era solo un bicchiere dalla stesse
fattezze.
-Per te, My Lady.- disse lui nel
servirglielo con la cura più totale, mentre
all’altro sembrò quasi sbatterlo
sotto al suo naso. -Tieni.-
-Oooh!
Ma è veramente delizioso!- lo elogiò la ragazza,
anche se il suo accompagnatore
sembrò quasi grugnire.
-E
questo sarebbe l’ottimo servizio?- chiese. -Cerchi di
soffiarmi la ragazza.-
-Sta’
zitto, asino.- rispose il cuoco a quel dire, mentre la moretta
sembrò prendere
le sue difese.
-Andiamo,
non essere ridicolo.- cercò di placarlo lei. -A me questo
posto piace.-
-Beh,
ricordatelo, qui non ci torneremo più.- commentò
lui, adocchiando il biondo.
-In quanto a te, farò in modo che tu venga cacciato.-
-Ti
faccio i miei auguri.- rispose Sanji con non curanza, portandosi una
sigaretta
alle labbra. -È da quando è stato costruito
questo posto che il Padrone mi
vuole cacciare, ma non c’è ancora riuscito.-
concluse prima di allontanarsi con
il vassoio sotto il braccio.
Sarebbe
stata una buona occasione, ma non poteva iniziarla lui la rissa, o
almeno non
davanti a una delle possibili candidate che gli offriva quel posto. In
poche
parole, prima o poi qualcuna sarebbe rimasta lì con lui e
non poteva
permettersi di fare sbagli.
-Sanji!
A cosa devo l’onore del tuo ritorno così
tempestivo?- lo accolse il Capo non
appena lo vide tornare nella cucina. -Non hai mai perso
l’occasione di poterti
intrattenere con una ragazza.- lo prese in giro.
-Allora
dovresti ringraziarmi. Vorrà dire che potrai tenerti un
tavolo e una sedia in
più.- rimbeccò con tono piccato il biondo.
-Voglio
sperare che avrò anche le quote del tavolo sei, quello pieno
di ragazze.-
-No.-
asserì con semplicità il biondo, voltandosi verso
l’uomo per fargli una
linguaccia. Lo aveva appena superato per raggiungere i fornelli e
riprendere il
suo lavoro, sapeva che un altro tavolo presto avrebbe concluso il suo
primo e
reclamato il secondo. -Sarei un mostro se non offrissi la cena a tali
bellezze.-
-Avranno
almeno il doppio della tua età.- s’intromise uno
dei cuochi, facendo ridacchiare
gli altri. Non che al giovane cuoco importasse particolarmente se
venisse
sfottuto, ma non gli avrebbe dato l’agio di divertirsi alla
sue spalle, così si
avvicinò svelto a lui per assestagli un calcio sul volto.
-Prova
a ripeterlo, cuoco di quinta categoria!- obbiettò.
-Sta’
fermo, Sanji! In fondo ha ragione, non uscirebbero con te, puoi anche
farle
pagare.- asserì il Padrone del locale.
-E
allora? Ho messo tutto sul conto di un tizio che mi è
antipatico. Dovrebbe
ringraziarmi. Gli farò fare bella figura con la sua ragazza.-
-E
allora fa pagare le donne e chiedi a lei di restare con te.- risolse la
questione il maggiore dei due, ridacchiando a quel malumore peggiorato
dalla
gelosia del non avere nessuna curva da stringere.
-Tsk,
quando vedrà la cifra non vorrà pagare. E la
figura da tirchio farà il resto.-
-Sei un
mostriciattolo, marmocchio. Io non ti ho insegnato questo.- fece notare
il Capo,
mettendo su un ghigno sarcastico. -Vedi solo di non combinarmi altri
casini.-
-Che
c’è? Paura di veder spazzata via una sedia o due?-
chiese Sanji, ricevendo
un grugnito poco cordiale.
-Bada
bene, moccioso... se mi fai fuori l’ennesimo servizio,
compreso tavolo e tutto
il resto, ti getto a mare legato come cibo per pesci.-
-E tu
getteresti via il tuo miglior elemento?-
-Sei un
pessimo soggetto.- affermò il maggiore, decidendo di
raggiungere l’esterno
della cucina per poi sparire, seguito da un borbottio molto simile a un
“Detto
dal primo di noi che ha la peggior fama non fa effetto”.
Già, un brutto vizio
quello di voler avere l’ultima parola, cosa che non era
privilegio di molti. Ma
solo lui riusciva a tenergli testa senza remore, anche se non era raro
che il
Padrone lo mettesse a tacere con qualche ponderoso calcio.
La serata
passata non era stata delle migliori, per Sanji.
Esausto,
aveva fatto ritorno alla sua stanza dopo aver lavorato e sistemato
l’intera
cucina da solo, come penitenza per aver fatto avverare le
più oscure previsioni
del Padron Zeff: far fuori tavolo, sedie e tutto il servizio solo per
poter
mandare a quel paese un cliente con il quale aveva preso a discutere
fino a passare
all’azione. Ora tutto ciò che voleva era gettarsi
sul letto dopo fatto un bel
bagno ma, aimè, purtroppo quel morbido materasso che aveva
sognato di toccare
era stato occupato da una presenza non molto gradita, con la quale
aveva dovuto
discutere per poi ritrovarsi a riposare fianco a fianco pur di non
cedere. E
così fu anche per le sere successive, dove pian piano
dovette accettare
quell’assurda presenza a causa del freddo a cui era stato
ceduto il passo dal
caldo estivo.
Un
tremore scosse il corpo del cuoco, rifugiato sotto il piumone messo a
rivestire
il letto, mentre il suo ‘coinquilino’, fresco di
doccia, lo osservava con un
asciugamano al collo e una maglia a maniche corte rubata al biondo.
-Ohi, com’è
che stasera hai perso tutta la tua vitalità?- gli chiese
ironico Zoro,
avvicinandosi di qualche passo per potersi sedere al bordo del letto e
alzare
le spalle. -Se non altro, non correrò il rischio di
ritrovarti al mio fianco
ingrifato.-
-S...
sta’ zitto, idiota...- obbiettò tremulo il suo
interlocutore. -P... p... per
chi... mi.... mi hai preso?-
-Per il
maniaco che sei.- affermò come se nulla fosse lo spadaccino,
voltandosi di poco
verso di lui e sorridergli affabile. -Di’ un po’,
vuoi che ti tenga al caldo?-
-Ma
no... non ci p... pensare p... proprio... idiota.-
-Idiota
sarai tu, stai morendo di freddo e ancora riesci a trovare il fiato per
insultarmi.- constatò, scuotendo la testa con fare divertito
nell’alzarsi e
raggiungere le sue katane, riponendole al fianco del letto. -Credo che
mi
allenerò un po’, questo freddo è
l’ideale per temprare il corpo e lo spirito.-
-E... e
poi ti... ti chiedi p... perché vieni in... insultato.-
constatò il biondo alle
sue spalle.
-Hai
un’idea migliore?- chiese l’altro.
-Si...
t... ti avevo dato un compito.- asserì rimediandoci
un’occhiata indagatoria
dall’altro prima di chiedere spiegazioni. -Do... dovevi
solo... dare fastidio
a... ad altri.-
-Quanto
sei permaloso.- fu l’unico commento che ricevette.
-Di’, non è che volevi solo
la compagnia di un coetaneo? Non sarebbe poi così strano,
qui.-
-N.. no,
io... se a... anche fosse?- venne spontaneo domandare dal biondo che,
colto un
pochino sul vivo, si era immediatamente messo a sedere, sentendo il
calore
fluire nelle sue guance sino alla punta delle orecchie, quasi certo,
però, che
il freddo gli sarebbe stato amico e non lo avrebbe tradito.
D’altro
canto Zoro si accigliò, lui aveva detto solo
così, per dire... ma a quanto
pareva quel ragazzo era quel genere di persona imprevedibile, che
sarebbe arrivato
a fare qualcosa di stupido e lo avrebbe negato a se stesso pur di
ottenere
qualcosa di voluto, seppur imbarazzante. Certamente gli era costato
molto
dirlo, ma non gliel’avrebbe fatto notare; era vero che si
divertiva a
infastidirlo, ma era altrettanto vero che non sarebbe mai riuscito a
dargli
contro. Insomma, vivere per anni a stretto contatto con quei brutti
musi doveva
essere veramente stancante, così, senza preavviso,
ignorò i suoi esercizi per
alzare le coperte di quel letto mentre le iridi bluastre si sgranarono
e una
pronta protesta si fece sentire, ma incurante di ciò prese
posto e, passato un
braccio alla vita del biondo, lo tirò con sé
verso il materasso, avvicinandolo
al suo petto.
-Sei tu
un idiota.- fu l’unica risposta che ricevette alla domande
sconnesse e forse un
pochino imbarazzanti, prima che una curiosità si facesse
largo tra le idee del
giovane spadaccino. -Ohi, ma è mai possibile che non appena
qualcuno ti si
avvicina tu dia in escandescenza?-
-Dove
cavolo vuoi andare a parare?- domandò l’altro
senza capire e, dal suo punto di
vista, non aveva tutti i torti. -Se un maschio mi abbraccia,
è naturale che io
me la prenda.-
-E se
lo fa una ragazza?- insistette. -Probabilmente ti ritireresti anche con
le,
sembra come se nessuno ti avesse mai abbracciato.-
-Ohi,
testa verde, ma ti ascolti quando parli?- insistette il giovane cuoco.
-E meno
male che dicevi di non interessarti al mio culo.-
-Non
vedo il nesso tra questo e il tenerti al caldo. Sei un ingrato, potevi
mettere
una coperta più pesante.-
-Imbecille,
allora che cavolo te ne frega di quello che faccio?-
-Sei un
amico, no? Allora ringraziami, perché non stai
più tremando.- fece notare Zoro.
-Strilli e strepiti ogni sera, ma alla fine resti sempre qui.-
-.È
solo perché tu me lo hai imposto.-
-Ci
credo, il tuo letto è così comodo.-
ghignò lo spadaccino. -Ma devi ammettere
che in due è anche più caldo ed è
servito a non farti lamentare nel sonno.-
-Io non
mi lamento nel sonno come i bambini.- bofonchiò il biondo a
quel dire, tirando
un calcio a Zoro sotto le coperte e rimediandoci in risposta un pugno
sul capo.
-Se non
la pianti di fare i capricci sembrerai un vero e proprio bambino.-
constatò,
ricevendo una pronta replica dai toni troppo forti che si
ritrovò costretto a
sopire posando una mano sulla bocca del suo interlocutore.
Fu
strano, per la prima volta aveva toccato le sue labbra e un brivido,
quasi un
solletico, lo aveva percorso in tutto il corpo turbandolo per un
secondo,
giusto il tempo utile per parlare al suo posto e mettere le cose in
chiaro,
anche se per un attimo aveva quasi tentennato. -È vero, tra
noi due sei tu
quello più forte, e io, mi costa ammetterlo, non sono
così preparato perché sin
ora ho combattuto solo in un dojo. Quindi adesso ti lascio libero, ma
sta’
zitto.- e nel dire ciò fece come era stato detto, ovvero
tolse la mano dalla
bocca di Sanji mentre un misto di dispiacere, appena accennato, aveva
toccato i
petti di entrambi.
-Cos’era
questa? Un’ammissione?- chiese il giovane cuoco. -Non eri tu
quello che non si
rassegnava mai?-
-No, ho
deciso di maturare.- fu l’unica risposta che ricevette. -E
poi hai poco da
parlare, perché i tuoi sorrisi e la tua sicurezza sono solo
falsi, io non ho di
questi problemi.-
-Ehi!
Vuoi forse litigare?-
-Non
chiedo di meglio, ma ora è troppo tardi. Dormi, ricciolo.- e
con quelle
semplici parole mise a tacere il discorso, per quanto quel quesito
irrisolto fosse
rimasto tacito nella sua mente: “Sanji aveva mai dormito
abbracciato a
qualcuno?”
Forse
era vero, non mirava al suo fondoschiena ma a ben altro, e non riusciva
a spiegarselo.
1 John
Rackham, o Calico Jack, così chiamato per i pantaloni a
righe e la giacca, si
trasformò da quartiermastro a pirata quando assunse il
controllo della nave del
suo capitano. Charles Vane, lo sfortunato capitano dei pirati della
nave
Treasure, non aveva attaccato una nave da guerra francese, facendo
montare su
tutte le furie Calico Jack, che organizzò una protesta e,
spalleggiato dal
resto della ciurma, sbarcò Vane e i suoi fedelissimi su di
una piccola
scialuppa e li lasciò alla loro sorte. Tempo dopo Calico
Jack incontrò Anne
Bonny sull'isola di New Providence. La convinse ad abbandonare il
marito e a
unirsi a lui sulla nave, vestita da uomo. Nella ciurma di Calico Jack
c'era già
un altra donna pirata, Mary Read, anche lei, come Anne, vestita da
uomo. Anne e
Mary erano entrambe a bordo quando, nel 1720 un cacciatore di pirati
attaccò la
loro nave per ordine di Woodes Rogers, governatore reale. Durante il
combattimento Calico Jack si nascose nella stiva insieme all'equipaggio
lasciando Anne e Mary a combattere gli attaccanti sul ponte. Persero la
battaglia e Calico Jack fu giustiziato e poi impiccato.
N.B.: Ho volutamente usato un espressione del Judo, perché
mi sono accorta che
Zeff nel ristorante nel redarguire Sanji alle prime puntate, tira la
tecnica
“Ippon Seoi Nage”, una tecnica di braccio che
carica sul dorso l’avversario per
lanciarlo in terra – Come faccio a esserne sicura?
E’ la mia tecnica di braccio
(Te Waze) che non visto a spiegare se no non finiamo più XD
Ma ho motivo di credere per vari motivi che il Judo c’entri
molto con Sanji e
Zeff
Che
dire, dopo una luuunga pausa estiva, anche se con poco, mi ccio
risentire XD Ok
dubito che a qualcuno interessi ancora ma io sono tornata per
concludere lol
Spere
sarete in molti a recensire igh T__T *Ultimamente a crisi XD*
My Pride: Ziaa
eccolo
inalmente il cappy XD (Ke ai letto ebetato staani <3) allora
Devy leggo
ecommento appena genny parte XD visto che già conosci la
storia ecco una
domanda importante: Ci vieni alla festa di Ady? XD e punto 2: Genny
dice che
qlk dice che a Lucca nevica bha -.- al massimo piove e io mi
morirà dal freddo
con i cosplay <3
SanjiReaChan: E
rieccola
tra noi yeee XD Ahahaha bellissimo que commento sklerotico spero che
anche se
poco anche qusto cappy ti piacerà <3
orbit: Salveeeee
finalmente torno a casuccia attiva e anke su b si spera lol ma ci son
osempre
per pensare a voi recensori <3, visto che chi legge e basta non
lo conosco
se non ci sentiamo su fb…. ci vieni a Lucca o haida fare? XD
Laura B:
Salve anche a
te! Vedrai che non c’è sempre tutto scritto anche
tu se vorrai potrai scrivere
prim ao poi XD per adesso mi accontento di un tuo giudiio ne
avrò altri? <3
metticela tutta ^^^
Dona
l’8% alla causa pro
recensioni
Farai
felice un milione di scrittori
E
me XD!!