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Autore: hp_in_my_heart    08/09/2013    4 recensioni
Salve a tutti! Eccomi qui col mio primo tentativo di originale. Vista la fissa per i cavalieri che mi sono presa leggendo Martin, questa storia non potrà che parlare di... un cavaliere, ovvio! Verrà raccontata la sua vita, ispirandosi ai temi del contest al quale la storia partecipa.
[Questa storia partecipa al contest ''Autunno Originale'', indetto da Faejer sul forum di EFP]
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Aslinn Sunbright- professione cavaliere

 

 

 

Buonasera a tutti! Eccomi qua a pubblicare la mia prima originale! Per le note, come sempre, ci vediamo in fondo alla pagina! Enyoj!

 

 

Cap 1- Presentazione

 

La consistenza fredda e dura del pavimento di pietra andava poco d'accordo con le mie povere ginocchia, al momento appoggiate su di esso. Peraltro, l'armatura che indossavo impediva il contatto completo tra i miei arti inferiori e il pavimento, risparmiandomi parte del dolore.

Comunque, non mi ero azzardato a emettere un lamento, che fosse di noia, di dolore o di fame, per tutta la notte. Infatti, questo avrebbe notevolmente ridotto il prestigio ottenuto, con anni di allenamento, tra i miei compagni. Di certo, il mio aspetto aveva fatto una parte del lavoro: alto quasi come il maestro d'armi, un uomo sottile e dritto come una lancia, biondo e con gliocchi azzurri, il mio fisico sembrava piacere molto alle ragazze.

Ma questo non era di certo il momento di pensarci; un ragazzo che sta per diventare cavaliere dovrebbe avere tutt'altro in mente, durante la notte di purificazione che precedeva l'investitura. Avrei dovuto immaginare duri e cruenti scontri guerreschi, di morire anche, per la patria, e non calde e mprbide fanciulle, o di gettarmi, privo di volontà, tra le loro braccia. Comunque fosse, la veglia era iniziata solo da poco, e dovetti cercare un modo per trascorrere la notte fino all'alba, possibilmente senza addormentarmi.

Altrimenti, il mio ego ferito ci avrebbe messo un bel po' a riprendersi dallo smacco. Potevo sonnecchiare durante la notte, se volevo; tanto, col buio che c'era in chiesa non se ne sarebbe accorto nessuno. Ma sarebbe stato meglio che l'officiante, che sarebbe venuto da noi con i primi raggi del sole, mi trovasse sveglio. Per quanto, non sarei stato di certo il primo futuro cavaliere che si addormentava durante la veglia.

Il posto prestigioso che occupavo, però, mi impediva qualunque azione anche solo vagamente deprecabile. Ero un abile combattente, avevo qualità di leader; il maestro diceva che non ci avrei messo molto a fare carriera. Per questo dovevo dare il buon esempio.

Combattere era stato semplice fin dall'inizio, per me; forse a causa delle doti fisiche che avevo sviluppato nel corso degli anni, o forse perchè avevo giocato con le spade, e con le armi in generale, da quando ero stato in grado di portare una spada di legno adatta per un bambino alla cintura. O forse, da prima ancora. Non sapevo con certezza da da quando avessi cominciato; i miei ricordi non arrivavano così lontano. Secondo i racconti di mia madre, però, dovevo avere tre, quattro anni. Non era così insolito: i figli dei nobili, destinati a diventare dei guerrieri, vebivano addestrati all'uso delle armi da quando erano in grado di camminare da soli.

E io appartenevo a una casata nobiliare famosa in tutto il paese, i Sunbright, il cui stemma, molto opportunamente, era un sole brillante in campo azzurro cielo. Il nostro motto era '' più brillanti del sole''. Io, per il momento, ero stato abbastanza soddisfacente.

Potevo sembrare il rampollo perfetto, ma non lo ero affatto: da bambino ero un ribelle e, anche adesso che ero cresciuto, man,tenevo alcuni tratti di questa caratteristica caratteriale: l'impulsività, ad esempio. Il che non era necessariamente un bene, visto che spesso nei duelli non vinceva il più forte o il più esperto, ma quello che sapeva alaborare la tecnica di combattimento migliore, la più adatta, cioè, all'avversario che ci si trovava di fronte. A volte, avevo visto uomini esili abbatterne altri che sembravano montagne, semplicemente stancandoli con attacchi appena accennati ai quali loro reagivano furiosamente, e attaccandoli sul serio quando non avevao più la forza di difendersi. Io stesso ero più volte stato battuto con questo trucco; perciò l' impulsività poteva essere un grosso difetto.

Per fortuna, imparavo rapidamente, ed ero già più bravo di tutti gli altri miei compagni. Però, in un duello con un avverserio di livello avanzato, avrei anche potuto finire molto male. Tuttavia, la mia abilità era sotto gli occhi di tutti, e per questo ero stato scelto per il cavalierato.

Sbadigliai; i pensieri monotoni chestavo facendo non mi aiutavanodi certo a rimanere sveglio, ma a cos'altro avrei potuto pensare? Anche il mio stomaco cominciava a mostrare qualche problema; non mangiavo dal giorno prima, il gorgoglio che emise fu così forte e distinto che temetti che fosse udibile.

Scossi la testa per snebbiarla, e cercai di pensare ad altro: alla soddisfazione che avrei letto negli occhi di mio madre e di mio padre la mattina dopo, per esempio all'emozione che io stesso avrei provato nel sentire il piatto della spada dell'officiante sulla mia spalla; alla gioia dei miei compagni, snch'essa leggibile nelle loro espressioni soddisfatte; allo sfarzo della chiesa gremita di pubblico ed addobbata a festa. Perso tra questi pensieri, fu più piacevole aspettare l'alba.

Nel giro di poco tempo- o, almeno, così mi sembrò- i primi raggi del sole nascente colpirono i vetri colorati della finestre, creando pozze di luce colorata e cangiante sul pavimento.

Si sentì bussare alla porta; mi alzai io stesso ad aprire, e l'officiante entrò. La cerimonia sarebbe presto iniziata.

 

 

NDA

 

Eccoci arrivati ai commenti del primo capitolo di questa storia! Non mi vergogno ad ammettere che (quasi) tutto quello che so sui cavalieri me l'ha insegnato George R.R Martin, autore de ''Le cronache del ghiaccio e del fuoco''. Se non le conoscete, leggetele, perchè meritano davvero, al di là dell'orrenda traduzione italiana. Tuttavia, questa storia, casate e personaggi compresi, è tutta farina del mio sacco, per cui la colloco nelle originali. Per wuanto riguarda il contesto storico, l'araldica si sviluppa nel XII-XIII secolo, perciò questa storia è sicuramente posteriore. Detto questo, alla prossima!

  
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