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Autore: missimissisipi    08/09/2013    9 recensioni
“Elena”
Il suono della sua voce mentre pronuncia quel nome che non sembra appartenermi del tutto non fa altro che testimoniare il voler allontanarsi da me. Eppure è qui, così vicino. E’ distante con le parole ma a qualche decina di centimetri con le promesse.
“M’importa.” Esclama non sbottonandosi troppo con i suoi pensieri.
“Lo hai già detto.”
Le sue nocche diventano quasi bianche. “Ma tu non sembri capirlo”

Elena, Damon, Katherine, Caroline: l'importanza di avere un qualcuno al proprio fianco anche mentre le certezze si frantumano in un crescendo di eventi capaci di far traballare ogni convinzione.
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine, Elena/Stefan
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Lo strano caso delle Petrova

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Prologo - Like a stranger
 

“Oh mio Dio! Ma è un anello di Tiffany!” constata Bon Bon con gli occhi puntati sul mio anello. Le sue mani ambrate stringono la mia mano sinistra quasi come fosse di cristallo, a causa dell’enorme e costoso diamante da Tiffany che sarà costato, al mio fidanzato,…
 “…Un occhio! Sarà costato un occhio a Stefan!” urla Bonnie, portandosi le mani alla testa e continuando a guardare il mio gioiello con occhi sgranati. Sospiro, capendo la disperazione di Bonnie ed allora allungo la mano per osservare quell’enorme pugno nell’occhio per l’ennesima volta. Non posso assolutamente dire che non mi piaccia, sarei pazza, solo che… E’ strano, suona strano sentire che sono ufficialmente fidanzata, vedere questo diamante alla mia mano come se non fosse veramente mio. Probabilmente è solo shock pre-matrimonio, giusto? Prima bisogna credere davvero di stare per sposarsi e poi ci si immerge nei preparativi delle nozze, con la costante ansia e le preoccupazioni all’ordine del giorno.
“Ho visto Stefan uscire due minuti fa e sembrava avesse ancora entrambi gli occhi.” Annuncia sarcastica Rose, dopo essere entrata nella mia camera come se niente fosse ed essersi seduta sul letto come se stessimo facendo una normale riunione di amiche. “Comunque, congratulazioni bella.” Afferma voltandosi verso di me e lasciandomi un leggero bacio sulla guancia. Il sorriso di rimando è spontaneo, ma la verità è che, di spontaneo, non provo niente, nada, nothing.
Deve averli. Domani partiamo per Las Vegas, mi porta con sè in uno dei suoi numerosi viaggi di lavoro, perché vuole avermi vicina dopo la festa di fidanzamento di questa sera. Pensa che zia Jenna o voi due mi rapiate per la scelta della location o del vestito.” Annuncio con un sorriso, ma quasi annoiata all’idea. Averlo vicino sarà un bene, ma stiamo pur sempre parlando di un noioso viaggio di un avvocato.
“Non sembri felice.” Rose si rivolge a me, aggrottando le sopracciglia e spostando il ciuffo dalla fronte, lasciando che il suo sguardo e quello di Bonnie si soffermino su di me.
“Lo sono…” inizio incerta, ed è la verità, forse lo sono, sono felice dentro; in profondità, nel mio cuore, c’è la felicità, ma mi sembra così ben rinchiusa e nascosta che queste future nozze mi rendono solo scocciata, annoiata, e forse un po’ triste, ma felice no.
“Se tu lo fossi veramente, staresti saltellando per tutta la stanza, avresti un sorriso grande da un orecchio all’altro, guarderesti di continuo quella pietra gigante, e… devo continuare oppure ho reso il concetto?” quasi mi rimprovera Rose, e dopo queste parole giuro di odiarla. Perché è così intuitiva, perspicace, e mi deve conoscere così a fondo?  Non potrebbe essere una di quelle false amiche che non danno mai peso alle emozioni altrui? Sì, insomma, se Bonnie e Rose fossero altre due persone, in questo momento potrebbero non far caso a me, ma solo al mio anello. Ed è esattamente quello che vorrei adesso.
“Non sprizzi felicità da tutti i pori, Elena.” questa volta è Bonnie a parlare ed a esprimere il suo parere. “Quando io mi sono fidanzata ero totalmente fuori di testa, ricordi? Invece più ti guardo e più mi convinco che tu non voglia sposare Stefan.” Queste parole le sono uscite di bocca in una maniera così semplice che solo adesso giunge a quella conclusione. Quella conclusione giusta, eppure così sbagliata, perché no, non voglio sposare Stefan, eppure mi appare giusto il contrario e non voglio dirlo né pensarlo perché renderebbe l’idea qualcosa di reale, una convinzione.
“O mio Dio! Tu non vuoi sposarlo!” urla nuovamente Bonnie, questa volta con il dito puntato contro di me ed il suo sguardo totalmente spalancato, mentre Rose si limita a sospirare, come se già fosse a conoscenza di tale affermazione, solo avendomi osservata per qualche secondo.
“E’ davvero con lui che voglio trascorrere il resto della mia vita? Uniti per sempre da un vincolo così sacro ed indistruttibile? Vivere solo per lui?” domando esasperata, dando voce a quelle domande che da due giorni mi tormentano e mi offuscano la mente fino a farmi venire il capogiro. Ieri sera, ad esempio, mi sono rinchiusa in bagno cercando di capire cosa lo avesse spinto a farmi questa proposta. La nostra convivenza? Questo vivere insieme da poco più di due anni? Oppure sta pensando a metter su famiglia?  Magari presume che io aspetti un bambino da lui. Che so, i miei continui sbalzi d’umore possono avergli dato un’idea sbagliata. E se, dunque, volesse sposarmi solo per uno sbaglio del genere? Non me lo perdonerei mai. Per questo ho controllato accuratamente per tutta la casa, in caso qualcuno, o il destino, avesse depositato dei test di gravidanza, ma niente. Niente di niente. Anche perché sarebbero stati del tutto inutili: non sono incinta.
Se fosse solo… per amore?
“E’ tutto così affrettato, non pensate? Come ha…” cerco di domandare, ed allora sospiro cercando le giuste parole. “Perché adesso? Sì, e… me? Chi gli ha detto che voglio…” mormoro in preda alla disperazione, non sapendo nemmeno cosa dire, come esternare il vuoto ed il senso di pura instabilità che provo dentro, perché no, non sono semplicemente preoccupata per le nozze, sono terrorizzata, e non dai preparativi: da quel monosillabo che cambierà la mia vita per sempre.
Scoppio in un pianto isterico ed incontrollato, portando entrambe le mani agli occhi, coprendoli del tutto e tremando appena. Non voglio sposare Stefan.
Allora perché ho detto di sì?

 

 

“Non seguirò un caso del genere, Klaus! Voglio qualcosa di importante e che frutti qualcosa, non credi?” sbotto acida, con una punta di orgoglio nel tono di voce. Sono un avvocato di una certa fama, non posso né voglio seguire un caso che perfino dei principianti potrebbero risolvere.
“Katherine, questo serve per crearti una certa immagine, quella dell’eroina! Un avvocato come te che tra tutti i casi trova del tempo per la gente comune, perché ci tiene al popolo!” urla Klaus seguendomi, mentre io, invece, entro ed esco dagli uffici nella nostra struttura per lasciare delle pratiche ai segretari. Le sue parole, però, mi colpiscono particolarmente.
Non voglio essere un’eroina, ma una professionista.
“Niklaus Mikaelson!” urlo a mia volta, voltandomi improvvisamente e facendolo fermare dalla sorpresa. “Solo perché lavoriamo insieme non hai il diritto di dirmi cosa devo fare nel mio lavoro! Per tua informazione, sto già creando la mia immagine. Domani parto per Las Vegas, dove un povero miliardario ha fatto causa ad un casinò per esser stato raggirato. Sai quanto vale salvare un tipo del genere?” domando retoricamente. “Molto più di un uomo che vuole semplicemente divorziare!” rispondo senza dargli il tempo per ribattere. Mi infilo nell’ascensore prima che egli stesso possa valicare le porte, e continuo a spingere impazientemente la pulsantiera.
Mi lascio andare esausta alla parete specchiata, socchiudendo gli occhi per riposarmi.
Dopo anni di studio e lavoro sodo mi sono costruita una carriera di cui vado fiera, e per questo non voglio dedicarmi a dei semplici divorzi, ma bensì qualcosa per cui la mia famiglia possa essere orgogliosa di me, qualche lavoro serio ed impegnativo.
Las Vegas è la mia occasione: ovviamente è una città piena di casi del genere, ma un miliardario ha chiesto di me, e questo non è affatto poco. Certo, questa potrebbe sembrare la storia cliché di un film, dove la protagonista pensa solo al lavoro ed alla prima occasione lo mette a dura prova perché incontra l’amore, ma non è così. Io non penso all’amore, o ad una qualsiasi sistemazione: quello è l’ultimo tassello della mia vita, l’ultimo dei miei problemi.
Damon Salvatore ne è la prova.
Non avevo notato la sua presenza in ascensore prima di qualche secondo fa.
“Tutto okay? Questa volta tu e Klaus avete esagerato con le urla.” Afferma con le sopracciglia aggrottate, quasi voglia sembrare davvero preoccupato per me. Uomini, beato chi li capisce.
“Damon, la nostra è una relazione aperta. Ti ho mai chiesto se qualcosa fosse andato storto a lavoro?” domando retoricamente un’altra volta, la seconda nel giro di dieci minuti. Possibile che nessuno mi capisca? “Bé, ovviamente no. Noi due passiamo subito al sodo, e deve essere sempre così, quindi lascia queste stupide domande alla tua prossima preda, okay?” tiro le labbra in un sorriso di circostanza, e sparisco dalla sua visuale non appena raggiungo il piano terra. Se lui ha necessità o semplicemente voglia di una fidanzatina a cui fare domande futili, che se la cercasse! Io non ho intenzione di cambiare il nostro rapporto, tantomeno per inguaiarmi con frasi fatte e sdolcinate dal ‘Buongiorno’ alla ‘Buonanotte’.
Chiudo la porta alle mie spalle, e contemporaneamente rispondo alla chiamata in arrivo sul mio iPhone nero. “Sì?” domando svogliatamente.
Tesoro? Sono mamma!” subito cambio espressione, perché è pur sempre Isobel, mia madre, quella che mi ha donato la vita ma non un college prestigioso. La stessa che ha partorito solo me, figlia unica, nonostante avessi tanto desiderato un altro fratello o un’altra sorella.
“Ehi, mamma! Dimmi tutto” le dico, sorridendo istantaneamente ed addolcendo il tono.
Ho saputo che domani parti per Las Vegas, Kate. Perché non hai detto niente a me e a tuo padre?” alzo gli occhi al cielo, infastidita dalle solite domande che mi rivolge.
“Non ho avuto tempo, ultimamente. Perdonami.” Chiedo scusa, pur sapendo che non se la sono davvero presa, perché sono i miei genitori.
Lascia stare, l’importante è che tu faccia attenzione alla guida! Sii prudente!” Mamma si raccomanda sempre, sembrando anche oppressiva, alle volte. Lo ammetto, non ho un felice passato da guidatrice, sono stata coinvolta in qualche incidente di troppo da quando ho preso la patente, ma si tratta di raggiungere quella città con l’aereo, e poi di noleggiare un’auto. Niente di più.
“Lo sono sempre.” Ribatto convinta, alzando una mano per chiamare un taxi nero. Uno subito si avvicina ed io allora spalanco la portiera infilandomi dentro.
“Trafalgar Square, grazie.” Annuncio gentilmente al tassista che fa un cenno di assenso con il capo.
Farò finta che tu non abbia detto niente. John mi chiama, devo scappare. Ci sentiamo presto, ma fai attenzione!”
“Si, lo prometto. Ciao” concludo la conversazione scocciata. Farò attenzione, ho ormai ventisette anni, sono grande e vaccinata, non una sedicenne alle prese con la nuova macchina e la patente.
Attraverso i vetri dell’auto, osservo i grandi paesaggi di Londra: una città che mi ha sempre affascinata, e non solo per i numerosi monumenti, ma soprattutto per i piccoli posti, piccoli negozi o piccole esperienze che mi hanno indissolubilmente legata alla capitale britannica. Mi sono trasferita qui dopo il college assieme ai miei genitori, perché riuscissi a trovare un mestiere gratificante. Infatti sono nata a cresciuta a Mystic Falls, città nativa di mia madre e città nella quale mio padre ha vissuto da giovane.
Mi vedo circondata dalla fontana e dalla pubblicità di Trafalgar Square sempre gremita di turisti di ogni nazionalità, e, dopo aver pagato la corsa, scendo dall’auto raggiungendo il mio appartamento.
L’ultima luce della giornata, quella del tramonto, illumina la strada e la mia borsa LV. Quest’aria prettamente autunnale mi circonda ed io mi stringo maggiormente nel mio foulard. Siamo a metà settembre, ed il freddo inizia a far sentire la sua rigida presenza. Ma io resisto, lo faccio sempre.
In fondo, sono una Petrova.

-
Dico davvero, non so perché diamine sto pubblicando il prologo, questo prologo di questa long. Tanto per farvi capire, ho iniziato una long tempo fa, e ne sto scrivendo il sesto capitolo. Ad un certo punto mi manca l’ispirazione, ed allora apro la cartella con tutti i Prompt, ovvero tante mie fan fiction neanche iniziate, piene di prologhi, banner e appunti vari. Di una scrivo tipo tre capitoli, e mi escono di getto, capito? Neanche a programmarli! Di questa ne scrivo quattro in due giorni, sto proprio adesso finendo il quinto capitolo e sto letteralmente impazzendo. Sembra quasi che non riesca a scrivere senza pubblicare, ma ho voglia di pubblicare una long da fine luglio, in più ho bisogno del vostro parere, cari lettori.
Probabilmente aggiornerò una volta a settimana, e per le prossime quattro settimane i capitoli sono assicurati, ma sono piuttosto sicura di riuscirne a scrivere altrettanti in quest’arco di tempo… quindi siamo okay. Ma nulla è okay, perché io avevo intenzione di pubblicare un’altra long che amo… e vabbè, sarà per questo inverno. Sempre se ci riuscirò.
Non potete neanche immaginare quanto sia eccitata!
Il primo punto di vista è di Elena Gilbert, il secondo di Katherine Petrova. Alcuni nomi ed alcune relazioni sono state modificate per motivi che conoscerete leggendo, in più i punti di vista varieranno continuamente, ma dal prossimo capitolo scriverò chi delle due sta vivendo, perché arriverà un momento in cui impazzirete del tutto.
Sono entrambe a Londra, due sorelle gemelle separate alla nascita, ma non vi dirò di più…  Non adesso, perlomeno. E no, prima che lo pensiate, non si incontreranno per pura casualità e decideranno di vivere la vita dell’altra, no way.
Vi ho confuso abbastanza? Bene, era quello il mio intento ahah
Il banner l’ho fatto tempo fa, mi piace e spero piaccia anche a voi!
Cos’altro devo dirvi… uhm…
Ah si!

 Se vi piace la long, cioè il prologo, se volete darmi consigli, non fatevi scrupoli. Pubblico su questo sito per divertimento ma soprattutto per migliorarmi, dieci parole non sono nulla ma mi renderebbero felici come nessun’altro! 


Bene, dopo aver detto questo, sono sicura che nessuno recensirà, ma vabè, devo pur farmene una ragione. E sì, oggi sono particolarmente pessimista barra emotivamente instabile, btw fatevene una ragione anche voi già che ci siete.
Passate dalla mia OS, Give me love, è una Delena piuttosto diversa dalle altre ed io la amo.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2121817&i=1

 

Un bacio,

Fede aka missimissisipi

  
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