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Autore: kazuha89    08/09/2013    7 recensioni
come è successo? non ricordo nulla..come è potuto accadere, senza che me ne accorgessi? come sono passati, in una sola notte..10 anni?!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Heiji aveva ragione. Dio solo poteva sapere quanto ciò mi fosse difficile da ammettere, ma negare l’evidenza era voler essere ipocrita oltre i limiti, in quel caso, perciò pane al pane: Heiji aveva ragione. No, ok, no, ammetterlo era troppo, non scendeva, al diavolo, ammetterlo apertamente era troppo. Ne avrei preso atto, ecco! Chiaramente non in maniera esplicita ma solo nel mio intimo pensiero, ma ne avrei preso ufficialmente atto. Eh beh, quel che è giusto, è giusto..
La notte, dopo tutta la roba che era salita a galla dal mio inconscio, era filata via a suon di congetture e teorie sull’identità e la natura di questo fantomatico nuovo elemento del Team MIB: la fata verde, alias Assenzio.
Heiji mi aveva spremuto come un acino d’uva dorante la vendemmia, ma il mio vino era risultato essere ben poco: di quella donna, io, non serbavo alcun ricordo o traccia residua. All’alba, con l’immancabile mancanza di tatto firmata Hattori, Heiji aveva annunciato furente:
“Che fumo, che mi viene, guarda…più penso a questa donna e a te, più mi convinco che di lei, tu sapevi molto di più di questo pungo secco di mosche che ci rigiriamo tra le mani da ore! Nessuno di quella banda di animalacci ti aveva mai spinto a un silenzio omertoso simile, nemmeno quella testa svitata di Gin. E dire che dopo il fattaccio del tetto con Ai, sentivi l’odore del suo dentifricio praticamente ogni settimana! Porche neri dappertutto, neanche ci fosse stata una svendita. Parole tue: se non fosse che sono alto si è no come un estintore, l’avrei già messo in gabbia..”
“Beh, è vero..o almeno lo era allora” mormorai, abbattuto, la voce deformata. Non avevamo chiuso occhio, e alla fine i miei nervi erano crollati, insieme alla mia faccia, nei cuscini del divano. Heiji, invece, cercava di tenere sveglia la mente, stimolando l’afflusso sanguigno al cervello. Era sdraiato al contrario sul divano, le gambe agganciate allo schienale, la testa ciondoloni dal sedile. Sembrava uno stranissimo esemplare di lemure.
“Ecco, impossibilitata, ma determinatissima, come caccia all’uomo, niente segreti o verità celate..perlomeno, voglio sperare..”
“No, niente segreti, ti ho detto o hai scoperto tutto quello che sapevo su quella gentaglia, Heiji..”
“ A quanto pare no, invece..”
“Ma mi spieghi cosa pretendi, da me? Non mi ricordo un fico secco, chiaro? Non so cosa è capitato, non so chi ho visto o sentito..” abbassai la voce. “non so nemmeno quando mi sono sposato, o quando compie gli anni mio figlio..stamattina neanche sapevo di averli, un figlio e una moglie!”
Heiji parve in procinto di rimbeccare. Poi però parve cambiare idea, e assunse un espressione a me nuova.  Lo osservai, incuriosito.
“E adesso che ti prende?” gli chiesi.
Lui annui, e gli spuntò un mezzo sorriso.
“A mente lucida, solo ora..forse ho capito qualcosa, di questo faccenda..”
“Ossia?” chiesi, avido di sapere.
Sempre restando capovolto, Heiji mi chiese:
“Dieci anni fa, parlando della tua vera vita logicamente, la vita del detective del liceo Shinichi Kudo..”
“Ok..” annui.
“Ecco..dieci anni fa.. quanto ti svegliavi la mattina, a cosa pensavi come prima cosa?”
Mi prese in contropiede. Cosa c’entrava, in un contesto come quello in atto, una domanda simile? Tutta via, riflettei.
“Oddio..beh, suppongo..si, quasi certamente pensavo a quali casi strani avrei potuto incrociare nel mio cammino, o speravo almeno che ciò accadesse..”
Heiji annui.
“Idem con patate. Ok, e invece nei panni di Conan?”
“Beh, decisamente..all’inizio il primo pensiero che mi sorgeva era: perché non tocco terra, stando seduto sul letto? Sai, non mi ci sono abituato in una giornata..a quel corpo..”
Heiji si rimise dritto, lo sguardo contrito. Vero, non avevo mai parlato dei primi tempi nei panni di Conan Edogawa con nessuno, neanche col doc o Ai.
“Scherzando, Ai una volta mi aveva detto che i primi giorni, al mattino, le capitava di stranirsi davanti al suo riflesso, chiedendosi chi fosse la bambina dentro lo specchio al suo posto. Io, invece, per le prime settimane..lo specchio lo avevo evitato come la peste, mi ero vestito sempre al buio e..evitavo di toccare il mio stesso corpo, o di guardarne le parti come mani o piedi. Per le prime settimane..mi ero trattato come un mostro..”
Heiji deglutì, contrito.
“Però in seguito, la ragione ha avuto la meglio, e lo spirito di sopravvivenza è subentrato allo shock, e il mio pensiero fisso è sempre stato lo stesso ad ogni ora del giorno: Li devo trovare, li devo tenere lontano dalla mia famiglia..”
Heiji annui, un po sconvolto, ma sollevato. In fondo, era gloria passata.
“sai..” disse poi, bevendo un po della mia acqua. “Dopo che ho saputo di te, i primi tempi pensavo sempre: se non fosse che me lo ha detto lui in persona, che mi ha spiegato come è stato possibile..alla lunga credo che sarei impazzito. Insomma, io sapevo che eri dentro Conan, ti vedevo..ma non riuscivo a spiegarmi come..”
“Già, deve risultare strano,specie per chi come te mi conosce nel dettaglio..”
“Non ti puoi immaginare, robe da giraffe in salotto. Comunque, il duro è arrivato dopo che ho assimilato la cosa, e ho iniziato a radunare notizie sui nostri amici di nero vestiti. Capitava sempre più spesso che mi coricassi con la mente piena di roba tipo: wow, certo che ce n’è di gente suonata, al mondo. Come si fa ad ammazzare senza peso tutta quella gente e..dei bambini innocenti?
Da allora, tipo una volta o due alla settimana, stai sicuro che mi svegliavo in piena notte urlando o in un bagno di sudore, uscendo da incubi in cui arrivavo tardi e Gin ti sparava in testa, oppure in cui non riuscivo a salvarti e..mi morivi tra le braccia.”
“Come quel sogno, la prima volta che venni ad Osaka, ricordi? Sognasti che venivo pugnalato al cuore, no?”
“Si, esatto. E devo confessarti che, sebbene ormai sei tornato quasi te stesso e sono passati tantissimi anni..a volte, capita ancora..qualche notte così..”
Rimanemmo in silenzio un paio di secondi, guardando altrove, seri. Poi, io parlai.
“Perché mi hai fatto queste domande? Non sono inerenti al discorso, mi pare..”
Heiji si riscosse dai propri pensieri, mi guardò ancora un istante, e infine sorrise amabile.
“Beh,si invece..vedi Kudo, ogni cosa, prima che la tua vita venisse distorta e..beh seppur non in modo irreversibile distrutta, girava su un'unica cosa per te: l’investigazione. La tua vita leggera e spensierata poteva permettersi di ruotare tutta intorno alla tua, e pure mia, più grande passione. In fondo, che c’era di male, che altro avevi da fare?”
“Beh, avevo 16 anni Heiji, tutti sono a cuor leggero in quel periodo della vita, credo..”
“Certo che si. Io stesso, per dirne uno, ero come te. Nella vita, per me il mio lavoro pareva essere la priorità maggiore. Poi però le cose sono cambiate no? i Mib hanno scombinato le carte in tavola e il gioco è cambiato. Il tuo lavoro è rimasto la tua priorità, ma lo è diventato per forza di cosa. Dovevi lavorare per riuscire a ritrovare il bandolo della matassa a cui erano legate le persone che ti avevano rovinato la vita, e anche per affinare le tecniche necessarie per la loro cattura. Sbaglio, forse?”
“No, affatto..” risposi. Lo guardai.“E tu?” chiesi, piano. “Sei cambiato anche tu, vero?”
Heiji prese fiato.
“Beh, si. Nella mia vita, avevo sempre tenuto tutto sotto controllo, tutto era in ordine, tutto funzionava bene. Mia madre era felice. Mio padre..beh, era mio padre. Kazuha stava bene. Tutto in regola. Poi sei arrivato tu..e mi hai scombussolato l’ordine naturale delle cose. Il pensiero di te, che bighellonavi per la città con quel mastino che poteva aspettarti dietro ogni angolo della città, pronto a infilarti nel suo sacco nero e farti sparire per sempre..mi gelava il sangue.”
Non potei non scoppiare a ridere.
“Oh dio, Heiji, Gin non è letteralmente l’uomo nero, sai? Non va in giro rapendo bambini armato di sacchi neri, ah ah..”
“Mai sentito parlare di metafore? Per quello che ne sa il mondo, tu potresti essere effettivamente finito nel sacco dell’uomo nero, dato che dalla velocità che hai impiegato a sparire nel nulla, pare ti abbia inghiottito la terra..”
“Si..si scusa, hai ragione anche tu..” dissi, prendendo fiato. “Ad ogni modo..cosa ti è chiaro di questa faccenda, che c’entra anche con questo tuo discorso sulle priorità?”
Heiji annui.
“Le priorità stesse, Kudo. In base a come va la nostra vita, noi impostiamo le nostre priorità. Se la vita è semplice e priva di peso come quella di due sedicenni, le priorità sono logicamente le passioni. Se invece è in ballo qualcosa di grosso o se siamo in pericolo costante, la priorità è tenere a galla le chiappe e cercare di acchiappare il nemico più velocemente possibile. Se poi oltre a questo, in gioco ci sono persone a noi care che potrebbero restare coinvolte..”
“..la priorità, in quel caso, è fare in modo che quelle persone restino al sicuro. Ti seguo, Heiji, ma non capisco. Ho sempre badato che Ran, suo padre, tu e chiunque possa rimanere pizzicato in questa maledetta rete resti fuori dalla linea di tiro..”
“Non parlo di Ran e gli altri, Kudo. Ma ora non puoi capire, perché tirate le somme, non sai cosa si prova davvero..”
“No, aspetta, che stai insinuando?” chiesi alterandomi. Mi mancava solo che mi accusasse di comportarmi con leggerezza, dopo tutto quello che avevo passato. Non era certo l’unico, che si svegliava urlando, lui..
“Insinuo che, come giustamente hai detto poco fa, non ricordi nemmeno di esserti sposato e di avere avuto un figlio. E per questo motivo, che non puoi capire il mio discorso..”
“E perché non lo posso capire?”
“Perché non hai, o non hai più per meglio dire, idea di cosa si provi a infilare l’anello al dito della donna che ami e a tenere per la prima volta in braccio tua figlia, e contemporaneamente essere consapevole..che le hai appena condannate entrambe a morte..”
Calò il silenzio, Guardai heiji sconvolto. Lui fissò un punto fuori dalla finestra.
“Co..condannate a morte?”
“Vedi che non capisci?”
“No, infatti, e sei pregato di spiegarmi!”
Heiji si mise  seduto davanti a me, fissandomi serio come mai lo avevo visto.
“E’ lo stesso discorso che hai fatto tu ieri sera, la spiegazione. Quanto rimarrebbero vive mia moglie e mia figlia, se Lady Godeva e il resto degli alcolisti anonimi sapesse che da dieci anni do asilo a te e ad Ai? Sai..è giusto a questo che penso ogni mattina, oggi come oggi. E non solo per te e i MIB. Kazuha e Ellery hanno il mio cognome. Da chi mi odia, loro vengono associate automaticamente a me, sono bollate di eresia, ufficialmente il nemico. Ogni volta che mi scappa un ladro o un killer, o ogni volta che per colpa dei buchi che disgraziatamente ha ancora il nostro sistema giudiziario, uno di loro viene liberato, a me sale il vomito. Non per il fatto che l’ennesimo aborto della società pascola allegramente per il mio paese, ma..perchè mi terrorizza l’idea che vadano a cercare mia moglie o mia figlia. A me non fregherebbe un beneamato accidente se, uscendo dal lavoro, vedessi Gin appollaiato contro la mia moto ad aspettarmi, e mi sparasse un colpo, neanche mi scomporrei. Beh, se mi ribalta o mi ammacca la moto, magari si, ma se è per me, ben venga, tanto giro sempre con l’antiproiettile. Ma l’idea che possa anche solo passare davanti a dove lavora Kazuha o alla scuola di Ellery, tante volte mi fa venire voglia di prendere e mandare una pattuglia sul posto. Vivo nell’angoscia, capisci?”
Annui. I MIB neanche se lo sognavano la notte che Heiji e sua figlia erano in mezzo a quella storia. io non lo avevo mai coinvolto nei fatti miei più di tanto, era rimasto pulito. Però la sera prima, avevo comunque scorso in lui, nel suo sguardo, il timore che ora mi manifestava a parole. Ed aveva ragione..io non ricordavo nulla, di quel tipo di paura. Tuttavia..ero finalmente arrivato al nocciolo di quel discorso.
“Il mio silenzio..tu credi che sia per mia moglie e per mio figlio, che ho deciso di smettere di parlare, vero?”
Heiji parve stupirsi, poi però annui.
“Non so più cosa sia la paura che tu invece senti viva sotto pelle ogni giorno, ma..visto che io e te siamo quasi uguali, e poco o niente ci smuove.. posso comprendere il tuo stato d’animo anche solo ascoltando quello che hai detto..”
“Non lo auguro a nessuno..” commentò fregandosi le braccia. “Comunque, riassunto delle puntate precedenti, cosi cambiamo discorso e mi evito i soliti cacchio di incubi e le occhiaie, che poi mi fanno sembrare un panda uscito da un solarium..”
Mi strangolai con l’acqua che stavo bevendo.
“Alluura.. tutto ciò che hai fatto negli ultimi dieci anni, è stata un’enorme serie di conseguenze dovute all’incontro con na donna dal tono demente di nome Assenzio, per gli amici del bar, la Fatina Verde. Poi..oserei, credo nel giusto, incolpare la donzella anche del tuo oscuro silenzio e della tua ancor più celata improvvisa smania di carriera nella polizia. Che le stia facendo un torto?”
“No, affatto, butta tutto in pentola..” lo incitai. Lui annui.
“Bene..ah si, aggiungici pure le tue strane crisi da temporale, di cui è poi, seppur indirettamente, rea confessa. Benone! Abbiamo estratto dal cilindro un bel po di roba, stanotte! Sappiamo che non sei autistico elettivo, ma semplicemente sotto obbligo di omertà da parte della fata, sappiamo che due anni fa fu lei a farti sparire e sappiamo che è sempre lei la causa della tua amnesia. Caspita..”
“Che? Cosa ti è venuto in mente?”
Heiji non mi rispose. Semplicemente, mi saltò addosso e prese a frugarmi la testa come un macaco a caccia di pidocchi da gustare.
“Che..che accidenti fai, tieni giù le zampe, mi stai strappando i capelli!”
“Ma..e che caspio,niente di niente!” sbraitò allontanandosi bruscamente. Io lo guardai, lo scalpo in fiamme.
“Beh, soffri di raptus adesso? Che diavolo ti è pigliato?”
“Non ci arrivi? Io e te ci siamo sentiti al telefono due sere fa, e stavi da papa, niente amnesia. Ieri mattina invece, ecco la bella smemorata. Conclusione..la fata verde è passata di qua, di recente!”
Sbarrai gli occhi. Vero! Come avevo fatto a non pensarci, dovevo averla vista pochissimo tempo fa, se Heiji sosteneva che stavo bene fin poco tempo prima.
“Magari proprio due mattine fa, mentre andavo a scuola o rincasavo. Però non capisco che cercavi sul mio cranio..”
“Dei segni no? bruciature, segni di elettrodi o che diavolo ne so io..”
“oh, in che lingua te lo devo dire che non usa niente di niente! Nel mio sogno, mi ha folgorato a mani nude..”
“E tu che ne sai? Magari, come pure la sua faccia, non hai visto i giocattolini che usa per friggere la materia grigia di chi le passa sotto..”
“Uhm, plausibile anche questo..” borbottai, tastandomi la cute. Non sentivo dolore o bozzi. “Beh, non hai visto segni, per cui..”
“Può essere che siano già guariti o..che il giocattolo in questione sia parente dell’ APTX, la caramellina ringiovanente di Ai: niente segni.”
“Si..può essere. Alla lunga, con quella gente, non scarto più nessun ipotesi, vecchio mio..” commentai. “ma perché, mi chiedo. Gin ha sempre detto che ero roba sua, che se qualcuno doveva appendermi al chiodo, il martello lo doveva avere lui. Perché di punto in bianco..arriva questa donna?
“Già..e a che scopo tapparti la bocca, per poi azzerarti la memoria? Se stavi zitto da solo, a che le serviva il Black Out totale?”
“Beh, probabile che non riuscisse a fidarsi..oppure che si sia accorta che stavo combinando qualcosa. Mi hai visto fare cose strane ultimamente, ti sono sembrato misterioso, sulle mie o roba così?”
Heiji alzò un sopracciglio.
“Ci conosciamo?”
Ok, me l’ero cercata.
“No, comunque..” proseguì Heiji, stizzito. “Ci sentivamo come al solito, si parlava di questo e quello normalmente. Aspetta..”
“Che? che?!”
“C’è qualcosa che hai fatto, che mi ha incuriosito..la telefonata a kid! Però Io non sapendo neanche che c’era stata,  ovviamente non so cosa gli hai detto, per cui..”
Lo guardai schifato mentre mi porgeva il telefono. Iniziavo seriamente a pensare che avesse fin troppo ragione: dovevo piantarla di fare il granchio eremita.
“Non so il suo numero..” dissi, ridandogli la cornetta.
“chiamo io..” disse, premendo i bottoni.
“E l’alba..” dissi, alzandomi.
“Chissene..” rimbeccò lui, ricacciandomi al mio posto.
“E cosa gli dico?” chiesi mentre mi ficcava il telefono davanti all’orecchio.
“Che dovete parlare, magari a sei occhi..”
“Non era quattro?”
“Vuoi escludermi di nuovo!?”
“Siete ubriachi o cosa?!”
Qualcuno aveva risposto mentre io e Heiji battibeccavamo. Ma non era Kid. Era sua moglie.
Heiji mi si mise davanti, prese il suo Tablet e iniziò a sfregarci su con un piccolo pennino grigio. Poi me lo mise davanti. C’era un messaggio scritto in modo rudimentale. Diceva..
“Aoko!”
Heiji cancellò e scrisse..
“Sono io..Conan..il figlio di Ran!”
Mi sentì salire il vomito, nel dire così.
Heiji fece cenno di andare avanti, premendo il tasto vivavoce per poter sentire anche lui.
“Ah ecco, mi pareva di aver sentito la tua voce e quella di Heiji, ma non capivo che diavolo aveste! Allora, come mai chiamo a quest’ora del mattino, tesoro? Ran sta bene, vero?”
Heiji annui, e scrisse.
“Si, certo..Ki..kaito non c’è?” chiesi, fulminando Heiji, che sbarrava gli occhi, allarmato. Aveva scritto Kid..
“Certo, dove vuoi che vada alle 6 e 30 del mattino. Aspetta, lo vado a svegliare..”
“Grazie mille..deficiente, so ringraziare da solo!” dissi, dando una manata al Tablet di heiji che diceva: GRAZIE!
Un minuto o due dopo, sent’ prendere in mano la cornetta.
“Normalmente non ammazzo nessuno, come ben sai, ma in questo momento mi state grandemente tentando, sai?”
“Scusa, ma è un’ emergenza, non potevo aspettare che ti svegliassi..” dissi, un po nervosamente. Odiavo avere la consapevolezza che gli stavo dando la possibilità di umiliarmi..
“Bene..che vuoi?” rispose lui, dopo una pausa.
Heiji disegnò due occhi sul suo Tablet.
“Devo..vederti. Puoi raggiungermi, possibilmente oggi?”
Heiji alzò due pollici in su.
“E perché, di grazia?”
Heiji fece il gesto del “che palle!”
“Ho bisogno di parlarti senza orecchie indiscrete, kid..”
“Giro la telefonata nello studio, là non sente nessuno..”
“Si, come quella sera con Harry, no?”
Heiji scrisse GOAL! sul Tablet. Kid rimase in silenzio. Io mentalmente, mi morsi la lingua. Non era una buona idea, farlo irritare, mi serviva!
Kid sospirò, marcatamente irritato.
“Dì a tua madre che voglio le polpette, piccolo Conan, intesi?”
E riattaccò.
“Si..è maturato molto..”
“beh, uno matura,certo. Ma se è pestifero, tale rimane..”
Kid arrivò la bellezza di tre ore dopo la telefonata,moglie e figlio al seguito. Quando li vedemmo in stazione, non potei non esasperarmi. Tanto valeva parlarsi al telefono!
“Heiji!” disse sua moglie quando vide il mio amico. Lui l’abbracciò calorosamente. “Kazuha?”
“Ha chiamato un’ora fa, le hanno annullato il treno, arriva nel pomeriggio, temo..”
“Buff!” fece lei,rabbuiata. Ricordavo di averglielo visto fare, quel verso, quando era una ragazzina. Harry e Kid si fecero avanti.
“Ciao..” Disse Heiji, visibilmente amaro. Beh, non lo biasimavo. Non piaceva nemmeno a me, quella peste.
“Che cera orribile..mi sa tanto che era davvero ubriaco, stamattina, signor questore..”
Ecco, appunto.
“Harry..” disse Kid, con l’enfasi che hanno nel tono le mammine coi neonati. Neanche ci si impegnava, a educarlo. Difatti, Harry sbuffò annoiato. Poi mi vide. Cambiamento radicale.
“Ciao..Conan..come stai?” chiese, vendendomi vicino. Kid pure cambiò faccia, e assunse un’aria intenerita. Aoko invece, spalancò la bocca, interdetta.
“Bene, piccolo, grazie.” Dissi, carezzandogli la testa. Somigliava tanto a suo padre. Can che abbaia e stuzzica..ma poi morde mai.
Arrivati a casa, Ran era visibilmente alterata. In dieci minuti, le avevamo detto che sarebbero arrivati i Kurobane e che sarebbero rimasti a pranzo con menù a richiesta. Io e Heiji avevamo sentito odore di sangue umano, nell’aria.
Anche il mio Arthur era un po’ cupo, mentre la piccola Ellery vagamente schifata, ma tranquilla.
“Ovviamente, non è una visita di cortesia, no?” mi chiese Arthur, mentre apparecchiavamo la tavola.
“No, per quello, ma..”
“Lo sappiamo niente domande e niente spionaggio.. “ concluse Ellery per me posando le forchette e i coltelli. “Se penso a tutto il lavoro fatto per niente..”
“Che non andava fatto, per meglio dire, signorina!” ringhiò Heiji arrivando coi piatti.
“Ah beh, se voi adulti imparaste cosa significa la parola DISCRETO, magari tante cose non le sapremmo. Specie per un certo questore di mia conoscenza con una boccaccia tanto larga da farci passare un trattore..”
Heiji fece per rimbeccare, ma con nonchalance, lo ricacciai in cucina a prendere da bere. Col cavolo che avrei estorto informazioni da Kid, se Heiji gli strangolava l’erede.
“Oh, senti un po,tu..” intervenne Ellery, piantando una forchetta nel tavolo. “Anche tuo padre l’ha fatta grossa a chiacchierare di notte con la porta aperta. Cos’è, i ladri nascono in barca?”
“Colombella mia, abbassa la voce..” la redarguì Harry.
“Piantala con quei nomignoli del cavolo..” ringhiò Arthur.
Harry rise beffardo.
“Perché, sei geloso, forse?”
Arthur divenne paonazzo. Io lo guardai, stranito. Aveva le mie stessa reazioni di quando da piccolo, qualcuno avvicinava sua madre..
“No..” sbottò, sedendosi, e guardando altrove con sufficienza. Uguale a me!
“Bene..se è così, allora non ti dispiace se mi siedo vicino a Ellery, vero?”
Harry mosse un passo verso la sedia vuota accanto a Ellery, ma Arthur con uno scatto fu lì, e la spinse sotto il tavolo.
“Non ho detto questo..” sibilò, altero ma calmo. Il mio sangue freddo..ok, sto per piangere!
“Piantatela, non siete delle bestie!”
Ellery era intervenuta per evitare che si arrivasse ai cazzotti. I due ometti si bloccarono. Caspita, la Francia dettava legge!
“Uno, Arty smettila di lasciarti provocare..”
Arthur la guardò interdetto, ma lei lo tacitò col dito.
“Due..Harry, una volta per tutte..piantala con quella roba leziosa, con me non attacca il tuo cosiddetto charme, ok? E poi..Arty non ha motivo di essere geloso di nessuno.”
Detto questo, Ellery prese posto a tavola accanto ad Arthur, e gli sorrise amabile. Harry annui, sorridendo in maniera convinta.
“Appunto. Che diritto ha di essere geloso di te? Tu non sei affar suo..”
“No, non mi hai capita..” disse Ellery. “Arty non ha motivo di essere geloso..perchè lo sa benissimo che a me piace solo lui.”
Heiji  mollò tutte le bottiglie che aveva in mano. Fortunatamente, fui svelto abbastanza per impedire il disastro, e le acchiappai al volo.
“Piccola..” mormorò, afono. Ellery mi prese una bottiglia di aranciata dalle mani.
“Sempre il solito melodrammatico, papi..” commentò versando da bere per sé e per Arthur, che sorrideva compiaciuto.
“Tutti i torti non li ha, vecchio..” commentai, dandogli un bicchiere con del vino, che fece sparire che neanche Kid in persona. “Sono solo dei bambini..”
Heiji si voltò di scatto.
“Avevo la sua età quando mi sono perso dietro Kazuha..ed è sua madre!”
Io risi facendo spallucce. Heiji sbuffò mesto.
“Maledetto charme alla Kudo..”
“Oh cielo, e adesso che vuoi da me?”
“Ran ha sempre detto che l’hai rapita col fascino. Lo stesso, tua madre con vecchio Yusaku Kudo. E ora eccola li, la mia piccina preda di questa famiglia di barbablù..”
Risi di gusto, osservando mio figlio gongolare come un matto, mentre il piccolo Romeo prestigiatore si leccava le ferite in un angolo. Un padre vede davvero cose strane dappertutto, a quanto pare. Pregavo dio, di vederle anche io, un giorno.
La cena filò via tranquillamente, con Aoko che chiacchierava a disco rotto con Ran e sparlava di ladro Kid con heiji. Io guardavo ipnotizzato Kid, seduto a fianco a sua moglie sorseggiare vino con una tranquillità da monaco tibetano da fare invidia. Che cosa non si fa, per amore, pensai. Sa dio quante volte Ran aveva sparlato di Shinichi proprio col sottoscritto. Verso le 3, Kazuha comunicò che sarebbe giunta in stazione entro mezz’ora. I piccoli, gonfi di polpette, patatine fritte e bibite dolci, erano crollati sul divano, cosi le mammine spedirono noi tre a recuperare la terza, mentre loro avrebbero dato una pulita e badato ai pargoli. Grasso colato, eravamo finalmente da soli con Kid.
“Allora, qual buon vento mi ha trascinato qua, Kudo?”
Eravamo in macchina da neanche tre minuti. A quanto pare, tutti e tre eravamo curiosi.
“Bene, vado al solo. Però ti avverto..non voglio sentire commenti, ok?”
“Eh, che pretese..tuo figlio oggi ha mandato al tappeto il mio. Non è che gli ometti Kudo si stanno allargando troppo, ultimamente?
“Concordo..” borbottò heiji al volante.
“Piantala, tu..Kid, sono serio, è una faccenda delicata. Io..ho bisogno di sapere che tipo di conversazione abbiamo avuto la notte che tuo figlio ci ha sentiti..”
Kid mi guardò interdetto.
“Perché diavolo fai domande simili? Lo sai benissimo, mi hai chiamato tu!”
“Ecco..io..”
Heiji sbuffò.
“Ha perso la memoria, ok? Non ricorda una beata cippa di quello che è successo. E non mi riferisco alla tua telefonata..non ricorda niente degli ultimi 10 anni..”
Kid rimase interdetto a fissarmi per 10 minuti buoni. Poi, come previsto, scoppiò a ridere come un demente.
“Dì, è tanto distante la discarica?” chiesi a Heiji.
“No, ma prima lo dobbiamo ammazzare..”
“Dammi un secondo..”
“Ok, mi fermo dal ferramenta, allora. Servirà una sega per spezzettare il cadavere..”
“Ok, buoni. Non giochiamo al poliziotto killer come quel tipo del telefilm, per piacere..”
“E allora piantala di fare l’idiota! Pensi che mi diverta? Ti piacerebbe dimenticarti di tua moglie e di Harry, eh?
La natura di padre di Kid scese in campo, e lo fece smettere di ridacchiare.
“Non ricordi.. di tuo figlio?”
“No! fino all’altro ieri, io avevo 7 anni, e tu avevi appena rubato l’ametista di Alexandra Romanov..”
Kid sbarrò gli occhi.
“L’ho rubata la bellezza di dieci anni fa, quella pietra..e tu mi sei pure venuto a rompere le scatole!”
“Appunto. Io poi, quella sera, mi sono messo a letto. E la mattina dopo, eccomi in questo corpo, sposato, questore,e con figlio annesso..”
Kid scosse la testa come una mucca che allontana le mosche.
“Stanotte poi, ha avuto una delle sue crisi, sai..” proseguì Heiji.
Kid annui.
“Sai delle crisi?”
“Le nostre mogli sono amiche, sai..”
“Lo so, Heiji mi ha fatto un riepilogo generale..”
“Però stavolta ha detto cosa ha sognato! Dice di aver sentito una strana donna sciroccata che lo minacciava di tenere il becco chiuso..una donna che dice di essere la fata verde..”
Kid inarcò le sopracciglia.
“Mangiato pesante?”
“No, idiota, la fata verde è un liquore, detto anche Assenzio.”
Kid aprì piano la bocca, la richiuse e divenne scuro in volto.
“Sono tornati, allora..”
Heiji ci teneva d’occhio dallo specchietto retrovisore.
“Si. “disse. “Sai niente tu di questa donna?”
Kid denegò.
“Kudo non viene da te o dalla biondina algida, quando deve confessarsi? Perché suonate al mio campanello? Io sono il nemico, no?”
“Male minore, in questo caso. Comunque, non ti ho parlato di questa donna, in quella telefonata?”
“No, la bottiglia in questione quella notte, non conteneva un liquore verde, ma uno bianco..”
“Vermouth” commentammo all’unisono io e Heiji.
“100 punti. Ricordo che mi telefonasti per chiedermi qualcosa riguardo delle informazioni ricevute da lei, su qualcuno che pareva bazzicare le mie zone. Non mi hai detto chi, però..”
“Non potevi chiedermelo?”
“E perché, da quando rispondi alle domande, tu?”
“Ok, ti grazio dalla sega, kid..” ridacchiò Heiji.
“Spiritosi..Harry mi ha detto qualcosa, adesso che ci penso. Ha detto che ti ha sentito dire che mi fido troppo dei miei nemici, che dopo la notte in cui Gin uccide tuo padre, di MIB nel tuo territorio non se ne sono più visti..”
“Grazie al cielo no, è vero..si, ti dissi che non mi piacevano i tuoi appuntamenti al buio con quella tipa..”
“Vermouth non mi farebbe mai del male. E’ alla ricerca del senso della vita, e crede che lo scoprirà da me. E’ strana, ma non sono certo che sia marcia come la gente per cui lavora..”
“Contento tu..lei, a detta tua, ti ha soffiato che uno dei loro era nella zona di Kyoto, ovvero la mia. Però non so se ti abbia detto o meno chi, non lo hai detto. Io ho risposto che non ne avevo visti e morta lì. Non so altro, Kudo, proscioglimi..”
Mi sporsi verso il sedile del guidatore.
“Il suo parere, collega?”
Heiji cambiò marcia, pensieroso.
“Il mio parere..magari parlava della fata, ma chi può dirlo?”
“Già, concordo..”
“E’ per colpa sua che ha smesso di parlare, tra l’altro, sai kid? E anche quel giorno di due anni fa fu colpa sua..”
Kid annui cupo.
“Un peso in meno. Da anni, io e il signor Hattori qui presente si marcivamo la testa per capire questo silenzio assurdo..”
“Nel sogno, o nel flash back per meglio dire, lei gli dava tipo la scossa alla testa, per impedirgli di parlare. Possibile che l’abbia vista di recente, e il suo lavoretto sia stato troppo per le cellule celebrali del nostro Kudo, e un paio ci abbiano rimesso la pelle..”
Kid tese le mani verso la mia testa, ma mi scansai.
“Già controllato, niente segni..”
Kid annui.
“Non so che dirvi, ragazzi, cado dal pero. Va beh, massimo che posso fare è tenere gli occhi aperti. Se sento di altri casi simili al tuo o roba simile..”
“Ne dubito. Lei è stata mandata per me, kid, non è un killer occasionale. I MIB non lo sono mai..”
Kazuha arrivò puntuale in stazione. Mi fece un certo effetto vederla. Era decisamente più matura, ma sempre molto graziosa.
“Ciao, tenerezza, come stai?” mi chiese, forse con tono troppo alto.
“Zucchero, non è scemo, ti sente benissimo..”
Kazuha avvicinò le labbra all’orecchio del marito, che alzò gli occhi al cielo.
“Ho letto che alcuni casi di autismo manifestano estraneità al mondo. Alcuni soggetti paiono vivere in mondi tutti loro..”
“Non è autistico, Kazuha, porca di quella vacca!”
“Sto bene, grazie Kazuha. Niente mondi alternativi, tranquilla, sono qui..”
Mi ero avvicinato, e le avevo accarezzato il viso, sorridendo tranquillo. Se mi vedeva bene, lo avrebbe raccontato a Ran, che si sarebbe tranquillizzata molto.
“Heiji.. ha parlato con me! oh Conan, tesoro..”
Mi schioccò un bacio rosso papavero sulla guancia, in preda alle lacrime. Heiji storse la bocca esasperato.
Per tutto il viaggio, mi parve che il tempo non fosse passato. Kazuha spedì Kid davanti con heiji, e prese a coccolarmi come se lei avesse ancora 17 anni e io 7. Un po imbarazzante, specie per quegli occhi azzurro oltremare puntati in fronte attraverso lo specchietto retrovisore.
“Oh non vedo l’ora di dire a Ran che hai preso a parlare anche con me! chissà che faccia..ispettore Shiratori!”
Alzai lo sguardo, e in effetti lo vidi anche io. Ninzaburo Shiratori, collega di Takagi e Sato, l’attuale ispettore capo del distretto di Tokyo.
Alla nostra vista, venne verso di noi. Sembrava serio, oltre che visibilmente invecchiato. Ora portava anche il pizzetto, e vidi dalla fedina alla sua mano, che alla fine aveva anche sposato la signorina Kobayashi.
“Buonasera Kazuha..questore Hattori, signor Kurobane..ciao Conan.”
Mi diede un leggero buffetto su una guancia con sguardo tenero. Strano, non gli ero mai piaciuto granché. Ah giusto..l’autismo..
Per buona forma, non risposi. E Shiratori non fece una piega. Heiji mi mise una mano sulla spalla, e mi tirò indietro con la scusa di farmi due coccole fraterne.
“Bravo, fatto bene..” soffiò nel mio orecchio. Io annui.
“Come mai da queste parti?” chiese poi Heiji, mentre Kazuha mi stringeva a sé passandomi le dita sulla guancia per smacchiarmi dal suo rossetto.
Shiratori divenne scuro in volto.
“Stiamo giusto contattando il detective Goro, sua figlia dice che è partito stamane per un convegno sul majong nel Sapporo. C’è stato un furto..nell’agenzia.”
Heiji divenne cereo, Kid e io pure.
“Arthur, Ran?”
“Ellery?”
“Harry, Aoko?”
“Calma, le ragazze sono laggiù..” rispose Shiratori, sorridendo, e ci indicò il Poirot, dove vedemmo Aoko e Ran che parlavano con un agente. Tutti e tre corremmo in quella direzione. Un momento..e i piccoli?
“Aoko!”
Aoko alzò la testa, e quando vide il marito, lo abbracciò forte. Kid baciò sua moglie un paio di volte, carezzandole il viso.
“stai bene, cara?”
“Si, certo, non eravamo mica lì quando sono entrati. Eravamo qui al Poirot, volevamo comprare una torta per mangiarla con Kazuha..”
“Ran, stai bene?” chiese Heiji. Lei annui, e venne da me.
“Ti sei spaventato?”
“No, ora che vedo che state bene..Ran dove sono i bambini?”
Kid e Heiji sbiancarono, e si voltarono verso Aoko e Ran, Le due ci guardarono interdetti.
“Come dove sono? Con nonno Goro, no?”
Mi venne un infarto.
“Co..cosa?”
“Ran, guarda che..” intervenne Kid.
“Zitto!” esclamai. Presi Ran e Aoko da parte, le mani gelide e tremanti. “Ragazze, sicure che i bambini siano lì?”
Le due annuirono tranquillissime.
“Si, sono partiti tutti e tre stamattina con Goro. Volevano mangiare le pere dei Sapporo!”
Io annui, sforzandomi di sorridere.
“Hai mandato Ellery nel Sapporo senza dirmi niente?”
Mi voltai. Kazuha scuoteva il braccio di heiji, che però pareva assente. Fissava il vuoto, la bocca un po aperta. Io mi feci avanti.
“Colpa mia…a Ellery piacciono tanto le pere, e Arthur voleva la sua amica, Kazuha..scusami.”
Kazuha mi guardò intenerita.
“Oh beh, è con Goro, quindi va bene. Ma tu la prossima volta dimmelo, intesi?” disse rivolta a Heiji. Lui la guardò.
“intesi..” mormorò assente. Kazuha annui, mi carezzò il viso, e raggiunse le ragazze, che poco dopo, salirono in casa con la torta.
Heiji osservò Kazuha e le altre salire, e attese che la porta fosse chiusa. Poi, partì a razzo verso la macchina.
“Monta dietro, kid. Kudo, davanti. In velocità..”
Salimmo tutti in macchina, e Heiji mise in moto. In inserì nel traffico ad una velocità assurda. Guidando, mi lanciò il telefono.
“Trova Vermouth all’istante..”
“Dov’è mio figlio?” chiese Kid.
“Silenzio, tu! Trovala, Kudo..”
“E lei che chiama Heiji, io..”
“Rispondetemi..” insisté Kid.
“E allora cerca Chris Wineyard! Trova quella maledetta, muoviti!
“DOVE CAZZO E’ MIO FIGLIO!”
Heiji frenò di colpo in mezzo alla strada, le altre macchine suonarono con insistenza interdette.
“Esattamente dove sta la mia e il suo, se vuoi saperlo..gli ha presi la fata verde.”
  
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