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Quando Ivy ricordò quell'amore travolgente e unico, il dolore di averlo perso le fece mancare il respiro.
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Ivy e
Zach erano due ragazzi come tanti, in mezzo a una folla nessuno
avrebbe stretto l'inquadratura della telecamera su uno di loro; ma
insieme erano qualcosa di unico.
Tutti i loro amici lo
percepivano, se qualcuno li avesse chiesto cosa ne pensavano
avrebbero risposto che Ivy e Zach erano sicuramente destinati a stare
insieme fino alla fine dei loro giorni, ad amarsi in quella maniera
così pazzescamente felice.
Il loro amore era felice, come se ogni
momento lo scoprissero e ne festeggiassero, come se ogni loro bacio
fosse il primo e l'ultimo. Ed era in qualche modo contagioso, perché
la loro forza rendeva migliore chi li stava accanto, era un perenne promemoria
dell'evidente impossibilità di accontentarsi di un amore che non
fosse tale.
Si erano conosciuti quando Ivy aveva diciotto anni,
nel marzo del 2131, o meglio, in quell'occasione fu Ivy a conoscerlo
e a subire quello che comunemente si dice “colpo di fulmine”:
non appena lo aveva guardato, dopo che lo aveva sentito ridere con un
suo amico e raccontare qualcosa sull'esame che avevano appena
sostenuto all'università, il suo mondo era cambiato e non era più
stata capace di immaginarsi un futuro senza di lui.
La ragazza che le
avevano appena presentato, Sasha, si era messa ridere:
– È mio
fratello, vieni, te lo faccio conoscere!
Ma Ivy non si era mossa,
tenendo ben piantati i piedi a terra.
– Non credo di potercela
fare. – aveva detto, ancora trasognata. Poi aveva preso una birra e
si era andata a rintanare in un angolo della festa, cercando di far
rallentare il suo cuore che aveva preso a galoppare.
Zach
l'aveva conosciuta sei mesi dopo, quando anche Ivy si era iscritta
all'università. Aveva incontrato lei e Sasha che ripassavano su una
panchina del parco del campus, approfittando delle ultime giornate
calde, e Sasha era stata finalmente contenta di poterli presentare
l'uno all'altro: aveva sempre avuto una sensazione riguardo a loro
due, e non fu delusa quando vide la luce negli occhi del fratello
mentre porgeva la mano a Ivy.
Si allontanò con la scusa di dover
prendere dei libri che aveva dimenticato al dormitorio, sapendo che
ormai la sua presenza era del tutto superflua.
Zach si era seduto
accanto a lei.
– Che corso frequenti?
– Medicina. – Ivy era
sorpresa: avrebbe giurato che non sarebbe mai stata in grado di
parlare con lui, eppure in quel momento, per quanto felice, era in
qualche strano modo anche a suo agio.
– Perché sorridi? – le
aveva chiesto, sorridendole a sua volta.
Abbassò lo sguardo,
mentre l'imbarazzo iniziava a farsi sentire.
– Mi piace la tua
voce. – gli aveva confessato.
Zach le sfiorò la guancia.
– E a
me piacciono le tue fossette.
Ma l'imbarazzo era misto a una
strana felicità, una sensazione simile alla mattina di Natale: i
regali erano una sorpresa, ma anche una conferma, perché li aveva
aspettati e sapeva che sarebbero arrivati.
Così la sua
razionalità non si intromise a frenarla, e lasciò che il suo cuore
gioisse, mentre Zach la baciava: una sorpresa stupenda, ma al tempo spesso Ivy lo sapeva, era semplicemente destinata a lui.
Quando Paul gli chiedeva come mai avesse iniziato a fare
coppia fissa con quella matricola, lasciandolo solo con i vantaggi e le
difficoltà della vita da single, Zach alzava le spalle.
– È
l'amore della mia vita, non potevo lasciarmela scappare. – diceva,
come se fosse la cosa più ovvia del mondo, riuscendo chissà come a
risultare convincente.
Non era mai stato una persona sdolcinata e
sognatrice, aveva sempre vissuto la sua vita in maniera piuttosto
disincantata, e quell'affermazione era un semplice dato di fatto: non
poteva essere altrimenti.
Non quando fin dal primo giorno aveva
notato il rossore sulle sue guance e non ne era stato spaventato, non
quando aveva scoperto che baciarla era più normale e necessario di
respirare. Non dopo la volta che si erano addormentati uno di fianco
all'altro, non dopo essersi svegliati, quando fecero l'amore per la
prima volta, scoprendo come i loro corpi si incastrassero alla
perfezione, quasi come se non fossero progettati per fare altro per
tutta la vita. Poi Ivy non era solo quello, era anche il sorriso
felice che gli faceva quando lo guardava, i baci che gli dava
all'improvviso, le risate mentre lo prendeva per mano e iniziava a
correre quando andavano in spiaggia. Era gli sbadigli che faceva
mentre cercava di ripassare dopo una giornata al mare, soddisfatti e
pieni di vita, era la luce fiera nei suoi occhi quando gli aveva
mostrato i risultati del suo primo esame. Era il sussurro felice
quando gli aveva detto di amarlo.
Ivy era ogni giorno, ogni ora,
ogni minuto che la voleva nella sua vita.
Tre anni dopo non
era cambiato niente, Ivy si sentiva esplodere d'amore e di felicità
ogni secondo che stava con lui. Gli studi stavano andando bene, ed
era fiera della persona che stava diventando, ma avrebbe lasciato
tutto senza il minimo ripensamento, perché il fulcro più importante
della sua vita era sempre e comunque Zach. Avrebbe potuto abbandonare
la sua vita e andare a zappare le patate con lui, e la sua gioia non
sarebbe stata minimamente scalfita.
Sapeva di essere fortunata,
sapeva che in genere le persone non trovano la loro anima gemella a
diciotto anni, e sapeva che il fatto che dopo anni le ginocchia le
tremavano ancora per l'emozione ogni volta che lui la baciava era più
unico che raro.
Per quello, quando aveva scoperto di essere
incinta, era semplicemente stata ancora più felice: non aveva avuto
paura per i suoi studi o per il fatto che fossero giovani; e quando
poi aveva incontrato negli occhi di Zach la sua stessa felicità
senza riserve sapeva che niente li avrebbe fermati.
***
gennaio 2143
– Paul dov'è lui? Dov'è Zach? – gli aveva chiesto, quasi urlando.
Lui
l'aveva guardata con pietà, o almeno fu quello che Ivy lesse nei
suoi occhi.
– Lo sai, non vuole avere più niente a che fare con
te, in questi anni non è cambiato niente.
***
Febbraio 2135
Ivy
ancora non sapeva di essere incinta, lo avrebbe scoperto un paio di
giorni dopo; e la vita che stava crescendo dentro di sé le avrebbe
fatto dimenticare per alcuni mesi la conversazione che aveva sentito
per caso tra Zach e suo padre.
– Sei completamente impazzito? Non
si rinuncia a queste occasioni, hai lavorato una vita per ottenere la
borsa di studio.
– Non ne voglio discutere papà: è dall'altra
parte del mondo, non lascerò Ivy.
– Butti il tuo futuro all'aria
per una ragazzina?
– È lei il mio futuro, è più importante di
quel master.
Le aveva parlato di quella borsa di studio: era il
corso più importante a cui uno studente di scienze politiche potesse
ambire, e le graduatorie erano praticamente impossibili da superare:
solo tre persone su più di cinquemila in tutto il mondo potevano
accedervi, e le aveva detto che una posizione nei primi cinquecento,
alla quale puntava quando aveva fatto domanda, lo avrebbe
avvantaggiato enormemente quando l'anno successivo avrebbe cercato
lavoro come giornalista nella sezione politica dei principali
quotidiani nazionali.
– Non capisci la fortuna che hai avuto? Tre
persone su migliaia che hanno fatto domanda, e tu sei tra quei tre.
– Papà, non so più come dirtelo: non mi interessa: non è così che
voglio vivere la mia vita.
Lei avrebbe rinunciato a tutto, ma
non era pronta a come si sarebbe sentita nel sapere che anche lui lo
faceva; sapere che si stava lasciando scappare un'occasione tanto
unica le provocò una piccola crepa nel cuore: avrebbe voluto solo il
meglio per lui, e le faceva male essere lei l'ostacolo tra Zach e la
cosa migliore che potesse capitargli.
Poi quella conversazione
le scivolò dai ricordi per qualche mese: quello che stava succedendo
era più grande di loro, e di qualsiasi ambizione, in fondo; si
sentivano fatti per amarsi, e un figlio in arrivo era la più forte
prova tangibile che potesse esistere.
Ivy si incantava, guardando
Zach parlare con la sua pancia: sembrava nato per essere padre, anche
se si sforzava non riusciva a immaginare niente di più perfetto.
L'aveva accompagnata a tutte le visite, e anche quella mattina di
aprile era accanto a lei.
Ivy lo aveva capito non appena aveva
letto lo sconcerto negli occhi dell'ostetrica, ma aveva fatto finta
di niente, cercando di farsi forza, continuando a stringere la mano
di Zach che ancora sorrideva.
Sfogò in quella frazione di tempo
il suo lutto, in silenzio, nel petto un urlo soffocato, mentre il
dottore si avvicinava all'ecografo e scambiava con l'ostetrica uno
sguardo d'intesa.
L'avevano fatta rivestire e li avevano mandati
in un altro ambulatorio, dove quel dottore con la voce lenta e pacata
aveva detto quello che Ivy aveva già capito: il cuore di loro figlio
aveva smesso di battere.
Lei aveva guardato per tutto il tempo
Zach, incapace di distogliere lo sguardo dal suo viso quando anche
lui stava capendo, come se stesse guardando un incidente al rallentatore.
Aveva visto la gioia scomparire dal suo volto,
lasciando spazio al dolore, lo stesso che provava lei e che non
avrebbe mai voluto vedere negli occhi della persona che amava più
della sua stessa vita.
Zach era stato forte per lei, l'aveva
consolata con le migliori parole possibili, dicendole che avrebbero
avuto il loro bambino e la felicità di quel momento avrebbe
scacciato via i brutti ricordi di quello che stavano vivendo.
Ivy
era triste, sì, ma era preoccupata: non aveva avuto nessun segnale
di quello che stava succedendo, aveva paura del perché fosse
successo.
Il giorno dopo scese nel laboratorio della sua
facoltà.
– Mike, l'altro giorno ti ho portato due campioni di
sangue, ti ricordi?
L'assistente controllò il registro.
– Soggetto A e Soggetto B; i risultati per i test che mi hai chiesto
dovrebbero essere pronti nel pomeriggio.
– Sto facendo delle
modifiche nella mia ricerca, fai a tempo a fare un controllo sulla
compatibilità procreativa?
Lui aggiornò il registro.
– Mi
metto subito al lavoro, puoi passare a ritirarli verso le cinque.
A
e B erano lei e Zach.
Era come se sapesse
già il risultato, ancora prima di aprire la busta.
E nel
frattempo tutte le sue convinzioni crollavano, una ad una: rivedeva
la smorfia di dolore sul viso di Zach, mentre apprendeva che la
gravidanza si era interrotta, ricordava la conversazione che aveva
sentito mesi prima tra lui e suo padre.
Come potevano essere fatti
per stare insieme, se poi di fatto la natura diceva che non era così?
Se dovevano rinunciare a tutto l'uno per l'altro?
Ivy avrebbe
rinunciato a tutto per stare con lui, l'unica cosa a cui si rese
conto non poteva rinunciare era proprio la felicità di Zach.
Il
foglio le scivolò dalle mani, cadendo beffardamente in modo che
anche da terra potesse rileggere il risultato:
Incompatibili.
Nda:
Ho progettato questa storia come una one shot, ma al momento di
pubblicarla ho iniziato a tentennare, dividendola in tre capitoli; per
questo motivo la lunghezza dei capitoli sarà variabile,
perché preferisco dividerli per contenuti piuttosto che per
quantità di pagine, ecco perché l'ultimo capitolo
sarà il più lungo.
Che dire, eccovi presentati Ivy e Zach, ma questo non è che il
loro passato: da come si può intuire dalle ultime righe Ivy sta
iniziando a maturare una decisione che li allontanerà.
Al prossimo capitolo, il capitolo dei blackout! Ringrazio in anticipo chi si fermerà a scrivermi cosa ne pensa, a presto!