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Autore: Gio_Snower    09/09/2013    4 recensioni
Nami sa dei sentimenti che Sanji nutre per lei, però le sue parole, spesso dette quasi con superficialità e dal tono da 'gigolò', non la convincono.
Un giorno però...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Nami
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PERCHE’ TU SEI IL MIO SORRISO
 
Nami camminava sul ponte. Una mano appoggiata sulla spalla, mentre l’altro braccio andava su e giù mollemente, con il ritmo della sua camminata.
I lunghi capelli erano sciolti sulle spalle, ed una ciocca era rimasta, per sbaglio, infilata nei cordini del suo topless.
Nami era pensierosa. Le mancava la sua casa, la donna che l’aveva cresciuta, gli abitanti della sua isola…
Eppure, nonostante quel raro momento in cui s’era abbandonata alla nostalgia, non si pentiva di essere entrata nella ciurma di Capello di Paglia;
Da quando si era unita a Rufy come pirata della sua ciurma, e l’aveva reso suo Capitano, i suoi giorni erano stati sereni e divertenti.
Certo, qualche volta c’erano stati dei guai, dei combattimenti difficili e le loro avventure non erano mai state semplici.
Tuttavia, non se ne pentiva.
Ed non credeva che mai, mai nella sua vita, se ne sarebbe pentita.
Nami alzò lo sguardo. I gabbiani volavano vicino alla Thousand Sunny e Nami poteva sentirne i garriti così come sentiva i delfini che, a volte, nuotavano vicino a loro, quasi ad accompagnarli.
La brezza del mare quel giorno era lieve e lei constatò che non ci sarebbe stata nessuna tempesta.
Anche i gabbiani non l’avevano avvertita di niente.
In quanto navigatore sapeva che se i gabbiani volavano in un certo modo o producevano certi versi, una tempesta sarebbe presto arrivata, ma quel giorno non era così.
Zoro se ne stava seduto in disparte, come suo solito, ed era nella sua tipica posizione quasi distesa, con le mani a cuscinetto dietro la testa, le gambe allargate, una spada in grembo e due al fianco, sì, era il solito.
Robin era seduta non molto distante da lui. L’espressione calma, gli occhi profondi, il bel volto, i capelli neri lunghi e lucidi, Robin sembrava una dea.
Nami sentì un piccolo di gelosia per la sua compagnia. Lei era così alta e bella…certo, lei però si poteva vantare di avere un seno di gran lunga più grande del suo ed un bel nasino, niente a che vedere con il severo ed autoritario naso di Robin.
Il sorriso le affiorò sulle labbra come il buon umore riaffiorò in lei.
Rufy parlottava con Chopper vicino al tavolo, li raggiunse.
«Di cosa parlate?» chiese.
«Dei frutti del diavolo.» rispose Chopper con quella sua vocina dolce ed acuta. I suoi occhi da renna, ancora cucciola, la guardavano con curiosità.
Rufy e Chopper avevano mangiato i frutti del diavolo, frutti potenti, ed ora erano dotati di altrettante doti potenti.
Rufy aveva mangiato il Frutto Gomma Gomma, mentre Chopper aveva mangiato il Frutto Homo Homo; E così, il primo aveva ottenuto un corpo elastico, come se fosse fatto di gomma vera e propria, ed il secondo aveva ottenuto l’umanità.
«Capisco.» rispose Nami con un sorriso. E questo le fece venire in mente una cosa; Così si sedette a tavola e tirò fuori una carta.
«Ho sentito una storia interessante…» iniziò.
«Cosa? Cosa? Cosa?» disse Rufy con la stessa emozione di curiosità da bambino che ormai era sua caratteristica.
«Che storia hai sentito?» chiese Chopper.
«Degli uomini parlavano di uno dei frutti del diavolo.
Dicevano che il frutto è costudito e nascosto, come un tesoro, in un’isola.» rispose Nami.
Poi indicò l’isola sulla mappa.
«E’ questa qui, ne sono sicura.» disse.
Rufy la guardò, poi sorrise.
«Quella è la nostra prossima meta!» decretò.
Sanji uscì dalla cucina sottocoperta con dei grandi piatti.
«Rufy, Chopper.» disse, mettendoli sul tavolo.
Poi alzò lo sguardo e la vide. Le sue sopracciglia a spirale si alzarono e la sua bocca assunse un sorriso aperto e gentile.
«Nami, mia dea, che cosa posso prepararti da mangiare?» chiese Sanji.
Nami non sorrise. Adorava il fatto che Sanji fosse così “dolce” con lei, ma non gli piaceva quando si comportava da donnaiolo.
Però, nemmeno gli dispiaceva troppo averlo alla sua mercé per certe questioni come il cibo.
«Stupiscimi.» disse.
Lui le prese la mano e gli diede un leggero bacio. «Sarà fatto.» disse Sanji.
E sparì.
Tornò circa quindici minuti dopo con un piatto di risotto. Il riso era di un colore roseo e sembrava molto appetitoso.
«E’ risotto di fragole.» disse Sanji. «E’ un piatto che ho imparato con grande fatica e vorrei che lo assaggiassi e mi dessi un’opinione, mia dea.» disse Sanji con quei suoi modi teatrali.
Nami sorrise e, dopo aver preso la forchetta, ne assaggiò un po’.
La pasta aveva un sapore caldo e aspro. Le piacque molto.
«Buono!» esclamò Nami con un sorriso.
Sanji le sorrise. Un sorriso aperto, solare, molto serio ed intriso di tenerezza.
 
 
Nami sospirò mentre guardava il mare ed il tramonto farsi sempre più prossimo.
Il sole lentamente calava, lasciando spazio alla luna così come il giorno lasciava il dominio del mondo alla notte.
«Perché quel sospiro, mia dea?» disse una voce dietro di lei.
Nami non si girò nemmeno, sapeva benissimo a chi apparteneva quella voce e lasciò che Sanji la raggiungesse prima di parlare.
Sanji la raggiunse e schiacciò la sigaretta, appena tolta dalle labbra, a terra, spegnendola.
«La notte mi intristisce sempre, un po’.» disse Nami.
Sanji per un po’ non disse niente, poi, con un sospirò chiese: «Nostalgia?»
Il suo tono era serio, un tono che Nami aveva raramente sentito.
«Un po’.» rispose e fece una mezza smorfia, una specie di sorriso derisorio.
«Capisco.» disse Sanji.
«Davvero?» chiese lei.
«Sì. Tutti provano nostalgia no?» rispose lui con un risolino.
«Anche tu?» chiese Nami prima di rendersene conto. Non si pentì però di averglielo chiesto, era davvero curiosa.
«Sì. Mi manca il ristorante sull’acqua.» disse Sanji. «Però,» continuò. «amo molto di più questa ciurma.» concluse.
«Perché? E’ vero che è bellissimo stare insieme a tutti voi…però ci sono sempre avventure, pericoli, combattimenti…» disse Nami. Non sentiva davvero le cose che aveva detto, però c’aveva sempre pensato, in un angolino dentro di sé.
«E’ vero.» rispose Sanji. «Ma è anche vero che è divertentissimo. E che ogni nostra battaglia è stata combattuta per qualcosa. Siamo qui per Rufy, quanto per noi stessi. E poi…»
«E poi?» chiese Nami esortandolo.
«Ci sei anche tu, mia dea.» disse lui, fissandola. Il suo sorriso era imbarazzato ed era la prima volta che Nami lo vedeva.
«Perché ti piaccio così tanto?» gli chiese Nami senza rendersene conto.
Sanji la guardò fissa negli occhi. «Sei forte, coraggiosa, intelligente…bellissima.» disse Sanji.
«Coraggiosa? Sono una delle prime a scappare.» disse Nami con un sorriso triste.
«Per poi tornare a salvare tutti.» disse Sanji.
«Forte? Non credo proprio.» disse lei, sempre più sconsolata.
«Lo sei.» rispose Sanji.
«E bellissima…Robin è più bella.» disse con tono amaro Nami.
«Robin è senza dubbio una bella donna, ma tu sei più bella per me.
Perché tu sei il mio sorriso.» disse Sanji.
«Il tuo sorriso?» chiese Nami.
«Sì, sei il mio sorriso.
Tu Nami, sembri sempre così forte…eppure hai un lato fragile.
Inoltre, sei molto intelligente, e come ti ho già detto prima, sei bellissima.» disse fissandola. Poi gli si avvicinò un po’. «I tuoi capelli, come il tramonto.» disse con un tono basso e sfiorandogli una ciocca.
Nami non osava respirare, né muoversi.
Sanji gli si avvicinò ancora e con una mano, delicatamente, le prese il volto e fissò i suoi occhi in quelli di lei.
«…Posso?» chiese con dolcezza.
Nami pensò. Pensò al Sanji gigolò con parole sfavillanti, a cui però credeva. Pensò al  Sanji forte, che la difendeva sempre. Pensò al Sanji cuoco, con il suo sogno e il suo straordinario talento. E poi, per ultimo, pensò a quel Sanji serio che aveva davanti agli occhi, quel Sanji di cui aveva sempre sospettato l’esistenza, ma che prima d’allora non aveva mai visto e ripensò a quel sorriso dolce ed imbarazzato.
Ed annuì.
Le labbra iniziarono a sfiorarsi, prima esitanti. Poi più espansive, ma mantenendo il tocco delicato e tenero.
Dopo qualche secondo, si staccarono.
«Uhm…» disse Nami.
«Già.» disse Sanji.
Poi si guardarono e scoppiarono a ridere.
Passarono qualche altro minuto, là, insieme e da soli. Mentre il cielo diveniva più scuro e riempiva il suo manto di stelle.
«Bè, mia dea, s’è fatto tardi.» disse Sanji, e con fare teatrale, da gigolò, gli si inginocchiò davanti e le prese una mano baciandola.
«Notte, mio cuoco.» disse Nami con un sorriso, ricambiando per una volta quelle sue bizzarre manifestazioni.
Sanji alzò lo sguardo sorpreso, poi sorrise.
   
 
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