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Autore: GirlOnFire    09/09/2013    3 recensioni
'Wrecking ball' è la canzone che ha ispirato questa fan fiction basata dal punto di vista di Klaus, cercando di capire come l'Originario possa essersi sentito in tutta la storia vissuta con la bionda.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Wrecking Ball

 

Esausto, come se avesse appena combattuto la più temibile minaccia tra i vampiri; come se si fosse scontrato con un qualcosa di peggio che un’Originale, superiore persino alla sua forza. Come se avesse dovuto affrontare l’ira dei suoi fratelli, tutti insieme contro di lui, e fosse perito nello scontro, pronto ad esalare l’ultimo respiro. Invece no, era vivo ma non  si sentiva tale e perciò avrebbe voluto solo lasciarsi andare.

Dannato, ecco cos’era. Dannato a vivere per l’eternità, a vagare senza meta, a ritenersi fortunato per quella esistenza che aveva trovato un senso e che adesso gli scivolava via dalle dita. Sapeva che se fosse morto avrebbe potuto mettere finalmente un punto a quella vicenda, a sé stesso, ma non riusciva a farlo. Non osava.

Sarebbe stato meglio riuscire a buttarsi via come avevano fatto altri in passato, come aveva letto in diari che era solito scrivere il suo amico, the Reaper, Stefan. Ma lui era nato per combattere, per cacciare, per vivere eppure proprio quest’ultima cosa era pronto a lasciarla.

Ci stava pensando da mesi mentre vagava per il mondo, senza meta, errante e senza più forze, eppure tornava sempre all’unico posto che per lui valeva dire fine, in ogni sua forma: Mystic Falls.

 

Sapeva dall’inizio a cosa stava andando incontro già quando aveva incrociato gli occhi di lei; quando si era avvicinato troppo e aveva potuto sentire l’odore dello shampoo agli agrumi usato per quei capelli biondi e soffici, onde d’oro che riflettevano la luce del sole. Senza un perché si era lentamente interessato a lei, amando quei pochi scambi di battute – frecciatine quasi, e insulti da parte sua. Gli piaceva provocarla, gli piaceva persino quando le rispondeva male; era sempre sinceramente divertito di ogni risposta colorita che usciva da quelle labbra che negavano un sorriso e una parola gentile solo a lui.

Sapeva che era sbagliato affezionarsi a Caroline Forbes, a volerla a tutti i costi solo per vedere quell’ibrido pronto a tirare fuori i canini; perché questo era lei all’inizio per lui: un’esca, un modo come un altro per provocare una rissa. Per sentire qualcosa in combattimento.

Klaus non sentivo un brivido da tanto, troppo tempo; decenni, secoli. Sapeva che agonia sarebbe stata rimettere in moto quel cuore che non aveva esalato un battito dopo tutto quel tempo; che dolore avrebbe provato al petto se avesse fatto sì che qualcosa, qualcuno, lei vi fosse entrata.

Avrebbe potuto affrontare chiunque a mani nude ma avrebbe sempre messo la mano sul fuoco che la bionda l’avrebbe fatto soccombere con uno schiocco di dita.

 

Bramata, desiderata. Bruciava di passione per lei e l’avrebbe avuta a tutti i costi. Aveva allontanato l’amore della sua vita per poter stare con lei; aveva trovato ogni scusa plausibile per incatenarla a sé. Aveva provato a comprarla persino ma nulla era servito; nulla era stato abbastanza.

Aveva lottato? No. Aveva fatto semplicemente ciò che gli riusciva meglio: aggirare gli ostacoli, abbattere chi si imbatteva nel suo cammino verso il suo obiettivo e.. no, non aveva conquistato, non aveva ottenuto l’oggetto del desiderio e spesso perdeva di vista chi fra i due fosse la preda e chi il cacciatore.

Eppure.. eppure lei aveva imparato a farlo entrare nella sua vita, forse nel suo cuore; nella sua cerchia. Nei suoi pensieri, era certo. Ma non avrebbe mai potuto vincere.

 

La sentiva piangere, la vedeva crollare, giorno dopo giorno perché era stato lui a togliergli tutto, lentamente. Amici, sogni, speranze; assieme a quella vita da vampira che le era sembrata eccitante all’inizio e che piano piano la lasciava sola, vuota. Com’era vuoto lui finché non l’aveva incorciata nel suo destino.

Si era chiuso ai sentimentalismi, si era chiuso all’amore. E poi c’era stata lei che aveva curato, protetto, salvato. Aiutato fino alla fine, anche quando ormai si era gettato a terra; quando ormai non sapeva neanche più il motivo per cui continuava a sperare.

Era scappato persino, da lei o da sé stesso poco importava. Sapeva solo che quella ragazza lo aveva aperto. In due, squarciato dentro, nel profondo. Aveva affondato le mani dentro di lui per riportare in vita organi che non avevano abbastanza sangue per funzionare davvero. Era come se Caroline fosse un’ingegnere del cervello e avesse rimesso a posto i fili che gli facevano provare quelle dannate farfalle nello stomaco che credeva fossero morte in lui; morte per acido, per mancanza di ossigeno, di acqua, di polline, di qualsiasi cosa di cui avessero bisogno e di cui lui faceva a meno ogni giorno della sua vita.

Klaus era il palazzo e Caroline la palla da demolizione. Era arrivata e aveva raso al suolo convinzioni e precetti di una vita; abitudini e atteggiamenti. Non si sarebbe mai aspettato che assieme a quelle avrebbe raso al suolo anche l’unico organo che era riuscita a far ripartire proprio lei che adesso sembrava farlo a pelli, lentamente e con estrema cura, quasi maniacale mentre graffiava i tessuti, mentre li strappava con forza affinché uscissero le ultime gocce di sangue rappreso che potevano ancora esserci.

Quello era il male che aveva evitato da tutta una vita; era la sensazione che si era ripromesso di non sentire mai neanche da immortale. A quanto pare neanche Niklaus Mikaelson ne era stato esente alla fine. E stava soccombendo, senza poter fare nulla.

 

I never meant to start a war
I just wanted you to let me in
And instead of using force
I guess I should’ve let you in

I can’t live a lie, running for my life
I will always want you
I never hit so hard in love
All you ever did was wreck me

 

Aveva corso, aveva nuotato, si era mosso per riuscire a mettere più distanza possibile tra lei e lui. Era scappato come se avesse avuto la coda fra le gambe pur di non sentirsi di nuovo a pezzi, come solo Caroline avrebbe potuto ridurlo.
Aveva respirato solo quando aveva messo piede a New Orleans eppure l’unica cosa che non lo faceva respirare a pieni polmoni era proprio una piccola parte di cuore mancante, un graffio troppo profondo che glielo impediva. Il graffio di Caroline, la sua demolizione interiore.

   
 
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