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Autore: niky999    10/09/2013    1 recensioni
Ah, l’amore. A volte è davvero complicato. Com’è possibile poter odiare e amare una persona allo stesso tempo? Decisi che se un giorno avessi avuto la possibilità di conoscere il caro buon vecchio Cupido, gli avrei gridato una strigliata coi fiocchi e lo avrei preso a botte. Così avrebbe finalmente capito che dolore si prova ad essere colpiti nel petto dalle sue maledette frecce.
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"Ti fidi di me?"
"Mi fido." mi cinse le mani attorno ai fianchi e mi baciò, attirandomi a sé con foga.
Le sue labbra morbide e calde avevano la capacità di farmi perdere il senno ogni volta. Sembrava che fosse sempre il primo bacio, quello che non ti scordi mai, con la differenza che avrei potuto riempire migliaia di pagine del suo amore, senza mai dimenticarmi neanche una delle nostre effusioni. "Sembra una scena del Titanic."
"Ma noi siamo meglio di Jack e Rose."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nicole Arsan, diciassette anni di sfiga, terza superiore in una scuola impossibile e vita vuota.
Molto vuota.
Completamente vuota.
Di più ancora.
Mio padre era un’alcolista, mia madre era un po’… assente, ecco. Diciamo che non la vedevo spesso… magari mai… o forse da qualche anno… ‘naah, a chi la davo a bere?’ era morta. E con questo avevo detto tutto.
Ok, forse avevo tralasciato le amicizie ma… quelle meglio lasciarle dove stavano.
Stavo vagando per i lunghi e noiosi corridoi della scuola cercando disperatamente la mia classe. ‘Hanno spostato la tua sezione in un altro piano’, dicevano, ma come cavolo potevo trovarla? Qualche informazione in più non guastava eh..!?
E poi, in mezzo a tutto quell’ammasso di studenti, era impossibile allungare solo qualche passo senza che qualcuno ti desse uno spintone e che finissi per terra schiacciata.
Ok, ero davvero stufa.
Mi feci strada tra zaini e gente forse ‘un po’ troppo agitata’ e arrivai alle scale.
Lì davanti c’era un ragazzo alto e moro, con un fisico niente male, due occhi blu oceano e uno sguardo sexy e accattivante, che mi rapì all’istante.
Aspettate, che cosa? ‘Sexy e accattivante?’ Stavo dicendo sul serio?
Feci per tornare indietro ma poi mi accorsi che la mia classe doveva per forza essere nei piani di sopra.
Feci un lungo sospiro.
Lui stava ancora lì, con in mano il cellulare, a fissare tutta la gente che gli passava davanti. E per la cronaca, per 'gente' intendo solo e unicamente ragazze.
Strinsi i pugni con un certo nervosismo.
Era uno nuovo e già mi dava al voltastomaco, ma la cosa più preoccupante era che non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso.
Amore a prima vista? Una pura stronzata.
Non puoi amare senza conoscere, non puoi provare davvero questo sentimento senza nemmeno sapere com’è una persona, amare è diverso. E’ seguire ogni sua azione, ogni suo movimento, ogni sua decisione, ogni suo sguardo, ogni suo pensiero. E’ essere la sua marionetta, dipendere da lui in ogni cosa e in ogni dove, avere la mente che porta costantemente il suo nome, avere la pazzia dentro, fin sotto le unghie, l’amore è questo. Dipendere.
Se ami dipendi, sempre, anche se non vuoi, dipendi.
Vi siete lasciati? Dipendi ancora, non smetti di farlo, ricordi ancora il suo profumo, i suoi occhi, il suo sguardo, ricordi ancora ogni cosa di lui, come se fosse ancora al tuo fianco. Ricordi ogni suo movimento, ogni suo respiro, ogni sua paura, ogni suo difetto e ogni suo pregio.
Dipendi, è così.
Questo è l’amore e io di certo mi stavo mettendo in testa troppe idee idiote su di lui.
Presi coraggio e camminai verso le scale.
Sentivo i miei passi rimbombarmi nella testa, in sincronia con il battito del cuore. “ Ciao, sei uno nuovo? “ il coraggio era una delle mie doti più evidenti, non ero mai stata una codarda, mai. Ma quando si tratta di amore tutt cambia.
No, ancora? Dovevo subito prendere una gomma e cancellare la parola ‘amore’ sulla sua fronte!
“ Ciao! “ mi squadrò da capo a piedi con quegli occhi meravigliosi.
Da vicino era tutta un’altra cosa! Il fisico era mozzafiato e il viso poteva fare invidia a tutto il mondo per la sua perfezione! “ sì, tu sei? “
“ Nicole Arsan, piacere. “
“ Jacob Harris, piacere mio nana. “
Che? Ok, era bassina lo ammetto, ma il primo sconosciuto che passava… come si permetteva di chiamarmi ‘nana’? Uno come lui poi?
“ Chiamami semplicemente ‘Nicole’, chiaro? “ gli rivolsi un’ occhiataccia e continuai a salire le scale, centrando in pieno la sua spalla… muscolosa.
Il contatto mi fece rabbrividire, ma non di paura, di puro imbarazzo!
Oddio, se per avergli spintonato una spalla, completamente furiosa e fuori di me, avevo questa reazione, come mi sarei comportata in situazioni.. ‘normali?’
Dovevo stargli lontana, il più lontana possibile.
Quello era il tipico stronzo che si fa tutte quelle che gli danno corda senza pensarci due volte.
E per di più facendo soffrire chi si illude e ci crede davvero.
Io non volevo affatto soffrire, non era nei miei ‘piani’, perciò ciao ciao sconosciuto, rimarrai solo un remoto ricordo.
Finalmente trovai la mia classe, aprii la porta e mi trovai davanti una prof. alquanto nervosetta, con un espressione di puro odio stampata in volto e uno sguardo omicida.
“ Arsan, si sieda subito al suo banco e non si azzardi a iniziare così gli anni scolastici a seguire, chiaro? “ mi gridò contro.
Io odiavo lei, lei odiava me.
Uno scambio di ‘forti emozioni’ reciproco!
Quella era la prof. peggiore della scuola, una cornacchia che non si sapeva da dove cavolo uscisse. 
Mi sedetti senza obiettare e strisciando apposta rumorosamente il banco verso di me. Lo sguardo assente.
Tutti mi fissavano curiosi.
Avrei voluto tanto alzarmi e gridare: ‘ Che diavolo volete adesso? ‘ ma non lo feci.
Stava per iniziare la lezione, la prima noiosissima spacca culi lezione di un altro anno di inferno, ma la porta si aprì di nuovo e dall’uscio sbucò la faccia allegra di Mary, la bidella migliore della scuola. L’unica forse. Tutte le altre non facevo niente dal mattino alla sera. Stavano sedute su una poltrona davanti a una scrivania, coi piedi sul tavolo, una rivista sotto agli occhi e il cellulare attaccato alla mano con la colla stick.
Così, tutto il giorno.
E se per sbaglio bagnavi un po’ il bagno di due o tre schizzi?
Si incazzavano, eccome se lo facevano, sentivi le loro grida rimbombare nel corridoio ma il bello era che non si muovevano.
Pulire? Non se ne parlava, per loro il discorso di ‘lavoro’ era quello di rilassarsi, sbattersene di tutto e di tutti, odiare gli studenti e starsene ferme.
Ecco, queste erano tutte le altre bidelle, ma Mary era diversa.
Lei sì che era brava, l’unica che puliva, amava i suoi studenti, giocava a carte con loro se venivano sbattuti fuori dalla porta e ascoltava i loro problemi con attenzione, cercando di trovare una soluzione per ognuno.
La bidella migliore del mondo!
“ Ragazzi, date il benvenuto al vostro nuovo compagno di classe: Jacob Harris! “
Ed ecco che appare di nuovo.
Il ragazzo figo e stronzo da cui dovevo stare lontana, quello che mi aveva lasciata di stucco a uno sguardo e che doveva rimanere solo un ‘remoto ricordo’, proprio quello.
Tutti lo fissavano stupiti, rapiti o con ammirazione, e io? Io lo guardavo metà stupita, metà rapita e … metà fuori di me!
Quel giorno era senz’altro incominciato male, troppo male, e avevo la netta sensazione che non sarebbe finita lì!
Io e lui ci scambiammo diversi sguardi, ovviamente completamente  diversi. Ci fissammo per un po’, tanto tempo, tanto che tutta la classe, persino la prof. e la bidella se ne accorsero.
“ Harris si sieda in fondo a quel banco, di fianco alla signorina Arsan. “
Brutta bastarda, l’aveva fatto apposta!
Sgranai gli occhi con sguardo terrorizzato, misto a stupore, guardando il mio futuro incubo avvicinarsi sempre di più e sedersi a qualche centimetro di distanza dalla mia faccia.
Quando si girò verso di me feci finta di non vederlo e rivolsi la mia attenzione alla prof.
Aveva appena iniziato a parlare, sinceramente non sapevo nemmeno di cosa da quanto ero presa e annoiata.
Mi voltai e vidi che ogni singolo secondo i miei compagni lo fissavano a ruota, squadrandolo ben bene.
Ma lui non distoglieva il suo sguardo su di me, sembrava completamente paralizzato tanto che mi venne voglia di tirargli un ceffone per svegliarlo! 
Quanto avrei resistito ancora con quello lì? Con quel ragazzo che si credeva chissà chi, che pensava che avrebbe rapito anche me nel suo gioco, quel ragazzo odioso… bello, figo, mozzafiato, accattivante, sexy… ok, incredibilmente sexy e… meravigliosamente perfetto? Quanto?
Il coraggio era una delle mie doti principali, ok, ma ciò che più saltava all’occhio di me era la poca, anzi pochissima pazienza, perdevo le staffe facilmente e mi incazzavo per ogni cosa, lo ammetto.
Una tipa ‘un po’ difficile da gestire’, ecco, diciamo che la mia fiducia era in mano di pochi, il resto del mondo poteva proprio sognarsela. Avevo un carattere duro, forte, se mi mettevo in testa qualcosa la facevo, eccome se la facevo. Non mi tiravo indietro davanti a nulla. Le sfide mi attiravano, le amavo, per il semplice motivo che ne uscivo sempre vittoriosa.
Avevo coraggio da vendere, io, era testarda, cocciuta, nessuno riusciva a fermarmi davanti a nulla.
Qualcuno mi rompeva? Ok, prima con le buone, poi con le cattive.
Non ero affatto il tipo codardo, timido, introverso, inferiore, schiacciato, ingenuo, incapace, con la testa a posto. Tutto il contrario.
E di certo, un ragazzo ‘un po’ troppo vanitoso’ non mi avrebbe intimorita, ma proprio per niente. Doveva ancora conoscere il lato peggiore di un Arsan come me! 
Ma il punto era: l’avrebbe conosciuto?
Quando si trattava di amore… quell’amore… beh, perdevo la testa e andava tutto a puttane.
Perciò addio vecchia Arsan, preparati a cambiare.

  
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