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Autore: apple92    16/03/2008    11 recensioni
Akane finalmente apre gli occhi sul mistero che da sempre circondava P-chan. Questa rivelazione sarà la chiave di un cambiamento che porterà tre giovani ragazzi ad analizzare sè stessi e ad affrontare le situazione che la giovane età metterà loro dinnanzi; portandoli a fare delle scelte che solo il tempo giudicherà giuste o sbagliate
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REVELATION

REVELATION

I. Un’identità rivelata

 

Era una notte buia e senza luna, un ragazzo dai capelli scuri dormiva inquieto.

Intorno a lui solo il buio. Dove si trovava? Su, giù, si guardava attorno, perso, senza riuscire a trovare alcun riferimento. Non aveva certezze a cui aggrapparsi. Camminava in quel luogo paradossale non sapeva dire da quanto tempo, ma era sicuro che qualcosa non andava. Poi una voce, una voce terribilmente familiare riempì quel luogo.

“Ryogaaaaa”

L’urlo disperato di Akane. Gli spazi inconsistenti prendevano forma attorno alla ragazza. Finalmente riusciva a scorgere la sua luminosa figura in quel mare di oscurità. Così vicina eppur così lontana. Sembrava ci volesse poco a raggiungerla ma, per quanto si sforzasse, correva a vuoto.

“Ryogaaaaa”

La donna che aveva imparato ad amare protendeva distrutta la sua mano come per raggiungere qualcosa, ma dinnanzi a lei il nulla più assoluto. Cosa cercava di afferrare? Cosa voleva rimanesse con lei? Chi?

“Ryogaaaaa”

La sua Akane era in lacrime. Sapeva il perché e come al solito la colpa era sua. Ma stavolta non poteva semplicemente chiedere scusa: il danno era IRREPARABILE.

Ancora quella voce nella testa poi più nulla a parte il rumore delle ultime foglie gialle che volavano spinte dal gelido vento che soffiava da nord e il lamentoso pigolio degli uccellini che attendevano la colazione nei loro piccoli nidi. Il ragazzo dai capelli corvini si era svegliato in un bagno di sudore e con una forte emicrania. Non era nel suo solito futon bensì in un sacco a pelo in mezzo alla foresta. Nel raggio di chilometri solo alberi, altissimi alberi secolari che impedivano la visuale. Le ampie e intricate chiome filtravano i raggi del sole in modo tale da non permettere ad essi di riscaldare l’umido suolo. Il verdeggiare dei parchi di Nerima era ben poca cosa in confronto allo spettacolare paesaggio che gli si palesava davanti. Un gelido soffio di vento lo fece tremare. Aveva i brividi e si affrettò a vestirsi. Portava la solita casacca quella che indossava da anni, alla quale era molto affezionato, compagna di tante avventure. In quella foresta si era parecchio rovinata; era logora ma non aveva altri ricambi, al momento della partenza non c’era stato neanche il tempo di farsi la valigia, doveva sbrigarsi. Inoltre rimanere a casa Tendo ormai era solo infruttuoso se non dannoso. Non aveva mai visto Akane in quello stato: era delusa, arrabbiata,amareggiata, triste, confusa. Troppi fattori combinati rendevano impossibile la loro convivenza già minata in principio. E come al solito doveva partire, lasciare quella bella casa e cercare di porre rimedio ai propri sbagli. Era stato distratto, aveva abbassato la guardia e ora ne pagava le conseguenze.

 

:::INIZIO FLASH BACK:::

toc… “Ranma”

Un rumore sordo e una voce pacata infastidivano il quieto sonno di Ranma che, assonnato e credendo ancora di sognare si rigirò dall’altra parte senza la benché minima intenzione di alzarsi.

“Ranma” …toc

Chi era che lo disturbava a quel ora della notte?

La luna, alta nel cielo, era a malapena visibile sotto i grossi nuvoloni neri che la coprivano e che preannunciavano l’imminente arrivo di un temporale. Le insistenti picchiettate di sassolini alla sua finestra erano diventate insopportabili. Accanto a lui, Genma dormiva ancora e, in boxer e canotta, si vide costretto ad alzarsi dal suo caldo giaciglio per avvicinarsi alla finestra. Affacciatosi vide che la sua fidanzata carina lo attendeva in  giardino con un sorriso smagliante sulle labbra. Ranma non riusciva proprio a capire cosa volesse da lui nel cuore della notte. Da lei non se l’aspettava, lei era la sua più cara amica, lei non era invadente, lei non era pazza; non era come Sham-poo o Kodachi. Stranito da quel sorriso e sotto sotto preoccupato da quella visita notturna aprì la finestra e con un salto raggiunse il giardino. L’aria era umida; la ragazza indossava un dolcevita bianco panna a collo alto. Non l’aveva mai vista così raggiante. Era cambiata, gli sembrò più femminile e matura.

 

Nel mentre, in un’altra stanza della casa, la minore delle sorelle Tendo dormiva abbracciata ad un particolare maialino con una bandana gialla al collo che, svegliato da alcuni rumori sospetti, cercava di liberarsi dalla presa di Akane. Finalmente il porcellino aveva raggiunto la finestra ma ora si trovava davanti un ostacolo ben più grande: i vetri e la porta chiusi. Era in trappola. L’unica soluzione che aveva trovato per poter uscire a controllare era svegliare quel angelo di Akane. Sì, quando dorme ha un’espressione talmente distesa sul volto da sembrare un angelo. Aveva deciso di svegliarla ma, prima fece un ultimo tentativo alla finestra, con l’ unico risultato di ritrovarsi col muso arrossato schiacciato sul vetro.

Doveva svegliarla, ma con gentilezza, quindi si avvicinò alle sue mani e cominciò a strusciarsi contro, purtroppo senza risultati. Allora si portò all’altezza del viso di lei. Le sue gote, le sue labbra, il profumo dei sui capelli. Una ragazza perfetta. P-chan era tutto rosso ma stavolta leccandola delicatamente sul volto riuscì a svegliarla e, a giudicare dal suo sorriso, l’aveva fatto nel modo giusto.

“Ciao piccolo mio. Cosa c’è?” quel suo tono così amorevole aveva mandato in tilt le funzioni neurologiche del povero maialino, già seriamente compromesse; poi udì nuovamente quel suono, ritornando in sé si portò alla finestra seguito a ruota da Akane, coperta solo dal suo pigiamino giallo. La ragazza aprì i vetri ma uno spiffero gelido la costrinse a richiuderli rapidamente. Nonostante ciò P-chan era già fuori. D’impulso lei prese una larga felpa grigia, souvenir del viaggio in America di Nabiki, la indossò e si diresse verso il corridoio. Ormai era fuori dalla stanza quando decise di soffermarsi a prendere la sua katana: poteva esserle utile. Giunta all’ingresso mise le scarpe e uscì alla ricerca del porcellino nero. I suoi sensi erano all’erta, aveva un brutto presentimento. Perché il porcellino era così nervoso e, cos’erano quei rumori? Ispezionò il perimetro della casa fin quando non avvertì delle presenze. C’erano delle persone che parlavano in giardino, proprio sotto la finestra della camera degli ospiti. Parzialmente nascosti dai lenzuoli stesi quella mattina da Kasumi c’erano Ranma e Ukyo abbracciati. Le parvero così felici. Il suo cuore accelerò il battito, il suo corpo non rispondeva più agli impulsi del cervello che gli diceva: “vai via, allontanati, dimentica…dimentica”. Si chiese se infondo al fianco di Ranma fosse mai stata veramente felice. Era la prima volta che vedeva il ragazzo esprimere i propri sentimenti in modo così evidente, troppo timido per abbracciare così una ragazza, eppure…Che sciocca; credeva di conoscerlo!

Li fissava, lì, immobile, inebetita, avrebbe voluto urlare tutto il  suo dolore, la sua rabbia, avrebbe voluto fargli la parte come del resto faceva sempre ma questa volta sentiva che era diverso. Lui desiderava quel abbraccio. Avrebbe voluto odiarlo, avrebbe voluto lasciarlo, avrebbe voluto fare tante cose. Paralizzata da quella scoperta ci pensò P-chan a vendicarla, il quale si scagliò con tutta la violenza e la forza che poteva contenere quel misero corpicino, contro la coppia. Ranma cominciò ad imprecare contro Ryoga. Dal cielo, come se potesse percepire la tristezza di Akane, iniziarono a cadere grandi e freddi goccioloni d’acqua che si andarono a mescolare con le stille salate che scivolavano prive di controllo sulle guance della ragazza. Ukyo aveva aperto l’ombrello per coprirsi e aveva cacciato un termos per ridare a Ranma le sue sembianze virili. Una cascata d’acqua bollente investì Ranma-chan e il maialino che ancora non aveva abbandonato il suo intento di farla pagare al codinato. La trasformazione come sempre fu immediata.

Davanti agli occhi increduli di Akane ora comparivano tre figure fin troppo familiari: una sbalordita cuoca di okonomiyaki, quello che doveva essere il suo ragazzo e Ryoga. La sua mente non riusciva ad accettarlo, come poteva l’eterno disperso essere il maialino che stringeva la notte e al quale raccontava tutto? E come poteva essere stata lei così cieca da non accorgersi di nulla?

Si trovava sotto la pioggia ormai da alcuni minuti ma nessuno parve accorgersi di lei, risultò come invisibile fin quando, in preda alla disperazione fece scivolare la sua katana, che cadde rovinosamente in una pozzanghera di fango sporcandole le scarpe e le gambe nude. In quel momento il suo pianto silenzioso cessò e si fecero sentire i primi rumorosi singhiozzi. A terra con le ginocchia nel fango, sporca e per giunta in pigiama si sentiva così baka. I tre sotto il grande ombrello giallo la fissavano. Ognuno con stampata in viso una palese espressione di stupore che esprimeva appieno il loro stato d’animo. Ucchan si sentiva sinceramente dispiaciuta, infondo se non ci fosse stato Ranma di mezzo sarebbero potute essere ottime amiche, Ranma si sentiva svuotato e immensamente in colpa e Ryoga, beh lui avrebbe potuto lanciare lo shishiokodan più potente della sua brave e misera esistenza. Dimenticatosi della pioggia Ryoga fece un passo in avanti, voleva starle vicino, spiegarle, sperava che avvicinandosi a lei sarebbe diventato la spalla su cui sfogare tutta la sua rabbia e colmare così il suo dolore, ma appena ebbe poggiato il piede al di fuori dell’ombrello si ritrasformò il P-chan. Tutti i dubbi e le ipotesi formulate da Akane che davano una spiegazione più piacevole di quella reale caddero come un castello di sabbia al tramonto dell’estate. Nessuno sapeva che dire, immobili non sapevano come comportarsi davanti alla shockante evidenza, la ragazza forte e determinata che tutti conoscevano ora desiderava solo scomparire.

:::FINE FLASH BACK:::

 

L’ultimo ricordo che il codinato aveva di Akane era l’immagine di lei svenuta tra le sue braccia in forma femminile sotto la gelida pioggia. Si chiedeva se per tutto quel tempo avesse fatto bene a nasconderle un tale avvenimento. Lui in fondo voleva solo proteggerla ma non c’era riuscito, anzi aveva peggiorato ancor più le cose fra loro distruggendo tutta la fiducia che la ragazza poneva in lui e nel suo amico Ryoga. L’avrebbe mai perdonato? Lui aveva solo coperto un amico, l’unico amico che aveva! Stava di fatto che non attese il risveglio della ragazza per scoprirlo, poiché si mise subito all’inseguimento di Ryoga partito con negli occhi lo sguardo di chi non sarebbe tornato.

 

   
 
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