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Autore: LokiSoldier    10/09/2013    7 recensioni
In questa fiction ho voluto raccontare quello che secondo me è accaduto fra Sana e Akito dopo il finale dell'anime. Esso finisce con i due che si ripromettono che, dopo il superamento della prova per la cintura nera di karate di Ayama che si sarebbe tenuta l'indomani, si sarebbero dovuti parlare di una cosa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Accidenti, scusate per il ritardo con cui aggiorno, ma davvero è stata una bolgia questo periodo e fra il mio compleanno e alcuni problemi in casa non avevo l’ispirazione per scrivere né l’opportunità di avvicinarmi al computer! >.< Comunque finalmente sono riuscita a scrivere e continuare e… TA-DAAAAAN! Ecco un nuovo capitolo fresco fresco di giornata *-* Spero che vi piaccia!
 
 
 
 
Il mio cuore schizzò via dal petto quando sentii la mano di Sana poggiarsi sul mio viso, mentre la sentivo dire che anche lei mi amava. Mi sentii pervadere da un calore ed una emozione che non potrei spiegarvi neppure usando tutte le parole del mondo. Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai di nuovo unito a lei, alle sue labbra, con una disperazione ed un desiderio che non avevo mai sperimentato prima. Volevo averla, volevo unirmi a lei, sentirla stretta a me, nel mio abbraccio. Volevo stringere fra le mie dita la felicità… le mie mani andarono dietro il suo capo a stringersi attorno ai suoi capelli umidi mentre quel bacio si faceva sempre più dolce, sempre più caldo, passionale.
 
Schiusi le labbra liberando un sospiro in lei, era una sensazione che non avevo mai provato quella, sentivo un calore sempre maggiore addensarsi in me, scendere e defluire fino al mio basso ventre. Dannazione. Dovevo calmarmi… Ma quella situazione… quella situazione non lo permetteva. Mi sentivo estremamente imbarazzato, non riuscivo a controllare i desideri del mio corpo ma dovevo, dovevo farlo. Per quanto in quel momento, in quella specifica situazione sentissi di volerla stringere maggiormente a me, non potevo permettermi di lasciarle vedere quanto la desiderassi. Era troppo presto, era imbarazzante e sicuramente avrebbe creato non poco disagio ad entrambi. Probabilmente avrebbe cercato di evitarmi un rifiuto prendendomi in giro dicendo qualcosa tipo “Ah-ah! Tranquillo, è normale, nessuno può resistermi, dopotutto sono la grande Sana, no?”. Sì, e poi probabilmente si sarebbe alzata dal letto mettendosi a fare una sorta di danza della vittoria per la stanza. Ce la vedevo perfettamente a farlo, solo per evitare a tutti e due quest’imbarazzo e permettermi di risponderle a tono per calmarmi e lasciar scorrere normalmente questo sangue che proprio ora mi stava ribollendo dentro.
 
Dannazione Sana, non vedi che effetto mi fai?
 
Sospirai ancora mentre a occhi chiusi rimanevo con la fronte poggiata sulla sua e le mie mani che stringevano i suoi capelli. Lei era ferma, come me, poggiata contro la mia testa, ad occhi chiusi a sua volta. La sentivo respirare sulle mie labbra e questo sicuramente non mi aiutava. Le nostre labbra così vicine erano un incubo, erano una tentazione troppo grande, avrei ceduto a questi istinti che mi stavano tormentando così dolcemente. A peggiorare la situazione fu una sua strana reazione che mi fece contrarre lo stomaco e bloccare sul posto; pietrificandomi la vidi inarcare la schiena e schiudere le labbra sprigionando un mezzo respiro in quella che era una delle pose più incredibilmente sensuali che le avessi mai visto assumere da quando la conosco. Con uno sforzo inimmaginabile mi alzai di scatto, allontanandomi di qualche passo dal letto e avvicinandomi al borsone dandole le spalle, chinandomi a prenderlo e caricarmelo in spalla.
 
« Ho voglia di fare un giro, ti va? »  
 
Domandai nascondendo il viso rosso d’imbarazzo, con lo sguardo che guardava la porta alla mia destra, la direzione ove ero solito guardare quando mi sentivo a disagio. Cercavo di cancellare ed eliminare dalla mia mente l’immagine di Sana che schiudeva in quel modo le labbra sue morbide e inarcava all’indietro la sua schiena bianca: era una visione bellissima e io mi sentivo estremamente in imbarazzo nel ricordarla così, in quel modo e, ovviamente, il mio corpo e le sue reazioni non mi aiutavano affatto.  
 
*
 
Quel bacio era qualcosa di dolce e assurdamente delicato. Sprigionava migliaia di sensazioni in me mentre il mio cuore batteva freneticamente nel mio petto; non ho mai sentito niente del genere riverberarsi nel mio corpo prima d’ora, mai. I nostri baci precedenti erano sempre stati fugaci, veloci, leggeri. Certo, anche quelli mi avevano sempre fatto battere il cuore, anche quelli mi avevano emozionata, ma mai, mai in un modo così intenso e viscerale. Questo bacio era il primo vero che ci stavamo scambiando e io sentivo brividi caldi percorrermi la spina dorsale, sentivo un calore interno sprigionarsi dal centro dello stomaco in tutto il corpo e desideravo solo che quel momento non finisse mai.
 
Sentivo le mani di Akito sui miei capelli umidi mentre qualche goccia d’acqua scivolava lungo la mia schiena facendomi rabbrividire. Mentre le nostre labbra si dividevano e rimanevano fronte contro fronte a guardarci timidamente negli occhi, sentii una nuova goccia scendere lungo la mia colonna vertebrale facendomi inarcare la schiena e mozzare per un attimo il respiro. A questa mia reazione sentii Akito irrigidirsi un attimo osservandomi con le pupille appena dilatate e subito dopo eccolo lasciare il mio viso e scattare in piedi verso l’ingresso della stanza, afferrando il borsone. Sgranai appena gli occhi alzandomi e portando una mano al petto a giocherellare col fiocchetto della canotta verdina che avevo indossato di fretta e furia prima di dirigermi al cancello per aprire la porta ad Hayama.
 
Ma che fa? Se ne va?
 
« Ho voglia di fare un giro, ti va? »
 
Di spalle, guardando di lato, col viso leggermente arrossato sulle guance mi chiese di fare un giro. Sospirai di sollievo e sorrisi appena intenerita da quei suoi modi di fare ancora così chiusi e riservati, quella sua dolce timidezza che è sempre riuscita a colpirmi nel profondo. Quella riservatezza che veniva meno quando la situazione lo richiedeva e che spesso mi aveva lasciata disarmata davanti a lui, ai suoi occhi color del miele. Annuii appena, distrattamente, sbloccandomi dalla trance in cui ero caduta per qualche secondo inclinando appena il capo.
 
« Sì, certo »
 
Risposi semplicemente con un sorriso vedendolo avviarsi verso la porta ed aprirla. Lo seguii in silenzio fino all’ingresso diretti al gradino ove abbiamo lasciato le nostre scarpe. Proprio mentre ci stavamo sedendo per infilare le nostre calzature, ecco che Rei fa capolino dall’arcata che dà sul soggiorno guardandoci con fare sospettoso come se volesse capire o scorgere qualcosa sulle nostre schiene.
 
« State uscendo? Volete che vi accompagni? E’ buio fuori »
 
Ci chiede con fare apprensivo mentre sento l’irritazione nascosta nella sua voce e una certa nota di allarme. Io mi voltai di scatto a sorridergli e, agitando una mano come a volerlo farlo calmare, inclinai il capo di lato –lasciando scivolare una ciocca di capelli mezza asciutta dalla spalla a dietro la schiena -.
 
« Sì, stiamo uscendo, ma non preoccuparti, non staremo via molto, facciamo solo un giro fuori »
 
Dissi con un tono calmo cercando di calmarlo. Lo conoscevo troppo bene e sapevo che in qualche modo non voleva che stessimo da soli fuori e che in parte più che la gelosia, a spingerlo a farci quella richiesta era la sua preoccupazione. Rei è sempre stato molto apprensivo ed iperprotettivo con me e ho sempre trovato dolce questo suo senso di protezione verso di me, tuttavia al momento è una cosa che non potrei davvero sopportare. In quel momento desideravo solo stare con Akito, sola con lui, dopo tutto questo tempo in cui non abbiamo potuto farlo, in cui eravamo stati separati da una gelida barriera che impediva ai nostri sentimenti di entrare in contatto. Vidi l’espressione sconsolata e ansiosa di Rei nonostante gli occhiali da sole che coprivano i suoi occhi e rimasi sorpresa nell’udire la voce di Hayama dalla mia sinistra. In genere lui non ha mai parlato molto col mio migliore amico nonché agente e sentirlo ora rivolgersi a lui era per me fonte di una grande sorpresa.
 
« Ci penso io a tenerla al sicuro, non c’è bisogno di preoccuparsi »
 
E silenziosamente, il mio cuore sussultò nel mio petto, mentre le sue parole lasciavano scendere su di noi un senso di palpabile dolcezza che in qualche modo riuscì addirittura a calmare Rei.
 
Oh, Hayama…
 
*
 
Per fortuna riuscii a calmarmi abbastanza da far defluire il sangue lungo tutto il corpo evitando quell’imbarazzante concentrazione giù nel mio basso ventre. Purtroppo sapevo che avrei dovuto iniziare a fare i conti con questa situazione da ora in poi: ero un ragazzo in procinto di iniziare il liceo alle prese con le sue crisi ormonali, e il fatto che Sana fosse così dannatamente bella non mi aiutava nemmeno un po’. Non volevo assolutamente che si accorgesse delle reazioni del mio corpo alla sua vicinanza, non volevo spaventarla e né tanto meno correre; se da un lato avrei voluto stringerla e baciarla e passare le mie mani fra i suoi capelli, sulle sue spalle, sulla sua schiena, dall’altro non volevo minimamente azzardare un passo simile. Neppure sapevo se stessimo insieme! Era una situazione frustrante; le reazioni di quella ragazza son sempre state un mistero per me, è sempre stata imprevedibile nelle sue azioni e chissà come avrebbe mai reagito a certe mie iniziative? Basti pensare a come ha reagito in passato ai miei baci… se mi concentro riesco ancora a sentire il dolore causato dai suoi schiaffi sul mio viso. No, sarei andato coi piedi di piombo e avrei cercato di non spaventarla, di non lasciarla sfuggire dalle mie dita.
 
Tutti questi pensieri si agitavano nella mia mente man mano che scendevamo le scale e arrivavamo nell’ingresso di casa sua, dove ci siamo seduti per infilare le scarpe ed uscire. La presenza del tipo in occhiali da sole mi innervosiva; non si fidava di me, non molto almeno, e la cosa mi irritava. Io non sarei stato mai lontano da Sana e lui avrebbe dovuto accettarlo. Allo stesso tempo però, sapevo bene che lei non si sarebbe mai allontanata dal suo migliore amico e così decisi di fare uno sforzo per essere garbato nella mia risposta ed evitare quel tono sfrontato di sfida che solitamente assumevo quando parlavo con lui.
 
« Ci penso io a tenerla al sicuro, non c’è bisogno di preoccuparsi »
 
Io e Rei ci guardammo per qualche secondo prima che lui annuisse e con un sospiro tornasse in soggiorno lasciandoci nuovamente soli. Okay, forse ero stato un po’ troppo diretto. Sana si voltò a guardarmi con gli occhi grandi di sorpresa e le labbra schiuse come se non si aspettasse quelle parole da parte mia. Beh, in effetti non me le sarei aspettate nemmeno io quindi lei era più che giustificata…
 
« Che c’è? Pensi che se fossi in pericolo non farei nulla per salvarti? »
 
Le domandai leggermente in imbarazzo, un po’ a disagio, sotto il suo sguardo che andava addolcendosi assieme a quel sorriso gentile. Scosse semplicemente il capo alzandosi e portando le mani ad incrociarsi dietro la schiena, inchinandosi appena verso di me, sorridente.
 
« Grazie Hayama »
 
Arrossendo, e senza poter far nulla per evitarlo, mi alzai di scatto, borsone in spalla, sfrecciando verso la porta, aprendola. In silenzio camminammo fianco a fianco superando il cancello e avviandoci lungo una via silenziosa e poco trafficata. Avanzavamo chiusi ognuno nei nostri pensieri e nei nostri silenzi ma non c’era disagio fra noi, non più. Era più una sorta di tacita attesa, di rispettoso contegno mentre senza accorgercene arrivammo al parco. Sana si fermò con un sorriso grande di meraviglia e mi guardò snudando i suoi denti bianchissimi indicando con una mano il gazebo di pietra dove, forse, tutto era iniziato fra noi. Segretamente credo che sia lì che io ho iniziato a pensare davvero a lei, anni fa. Ci avviammo verso la costruzione e ci sedemmo sulla stessa panchina dove lei finse di essere mia madre alle elementari. Ricordavo perfettamente quella sera e ricordavo altrettanto bene quanto mi sentii, per la prima volta, voluto da qualcuno. Sentivo che a lei importava davvero aiutarmi, che voleva partecipare alla mia vita, non voleva più vedermi solo… ed io mi sentii distruggere dentro, sentii crollare quelle barriere e quelle lance che mi avevano sempre fatto sentire così freddo. Nelle ossa, nelle vene, nel sangue. Poggiai il borsone a terra, ai miei piedi, e senza neppure una parola mi rannicchiai su quella panchina dura e fredda poggiando il capo sulle sue gambe, proprio come allora.
 
La vidi schiudere le labbra sorpresa, e poi incurvarle verso l’alto, sorridendomi con quella dolcezza che tanto avevo bramato da parte sua. La guardavo negli occhi, in silenzio, perché in quel momento le parole non servivano, non avrebbero fatto altro che rovinare quell’incantesimo, quella magia.
 
Ma sentitemi! Io che parlo di incantesimi e magia… Che cosa mi hai fatto, Sana?
 
Le sue mani si poggiarono su di me. La sua mano destra andò a poggiarsi sul mio capo, a carezzare con una straordinaria delicatezza i miei capelli, sfiorando appena, di tanto in tanto, la mia pelle, mentre la mancina andava a poggiarsi a lato del mio viso. Dentro me tremavo. Sentivo un dolce calore spandersi dentro di me, sentivo di essere perfetto in quel momento, con lei. Eravamo una cosa sola così stretti mentre i nostri occhi continuavano a studiarsi e specchiarsi gli uni negli altri. Il mio cuore batteva forsennato, il mio corpo desiderava un maggior contatto con lei mentre la mia mente si annebbiava e tutto ciò che volevo erano le sue labbra. La mia mano destra andò a raggiungere quella che Sana aveva poggiato sul mio viso e dopo aver disegnato col pollice dei cerchi immaginari sulla sua pelle, intrecciai le mie dita alle sue.
 
Questa mano, Sana, questa mano non l’avrei lasciata mai.
Te lo giuro. Te lo giuro su questo mio cuore che batte impazzito,
te lo giuro su questo calore che mi avvolge e mi sconvolge,
te lo giuro sulla mia vita e tutto ciò che di prezioso ho al mondo.
Te lo giuro Sana, sarò per te ciò di cui avrai bisogno sempre.
Sarò la spalla che accoglierà, forte, i tuoi dolori,
Sarò la mano che ti tirerà su quando sentirai di cadere,
Sarò l’abbraccio che ti scalderà nel freddo.
Te lo giuro Sana, io non scapperò.
 
*
 
Senza accorgercene ci ritrovammo nel parco a metà strada fra casa mia e la scuola. Mi venne naturale fermare il passo, subito seguita da Hayama, mentre lo sguardo andò a posarsi sul gazebo di pietra ove anni addietro, per la prima volta, sentii che io e lui eravamo vicini. Era un bambino spaventato e solo, arrabbiato, e voleva solamente l’affetto della sua famiglia, voleva sentire di avere qualcuno che lo avesse a cuore. Ed in cuor mio io sapevo che di lui m’importava perché nessuno merita di sentirsi così e lui era solamente un bambino… Quella sera, per la prima volta, mi sentii vicina ad Hayama, e sentii di poter fare qualcosa di concreto per lui. Volevo tornare in quel posto, lì dove in qualche modo tutto era iniziato.
 
Silenziosamente ci avviammo lungo la strada e giungemmo sotto la tonda arcata della costruzione in pietra. Ci sedemmo alla stessa panchina di quella volta e in silenzio rimanemmo a guardarci attorno per brevi istanti. Sentivo una pace incredibile nel mio cuore, avrei voluto correre, saltare, urlare… con lui. Non più da sola, adesso qualunque cosa volessi fare volevo che avvenisse assieme a lui. Fu una sorpresa per me vederlo rannicchiarsi su quella panchina troppo piccola per lui mentre poggiava il capo sul mio grembo proprio come accadde la prima volta; naturalmente sulle mie labbra si dipinse un sorriso caldo, dolce, che nascondeva la commozione che sentivo salirmi agli occhi. Le mie mani agirono da sole andando a poggiarsi su di lui, sui suoi capelli morbidi, sul suo viso caldo. La sua pelle era liscia, bianca, mi piaceva averla a contatto con le mie dita. Il cuore rischiava di schizzarmi via dal petto con violenza.
 
Ripensai a tutta la nostra storia, al nostro passato. Ripensai a come ci fosse stato ogni volta che ho avuto bisogno, ai nostri litigi, alle nostre risate. Ripensai ai nostri baci, alle lacrime, alle sfide. Ripensai a  quando scappai da lui, dai miei problemi, dalla mia paura. E, ancora, ripensai al dolore, alla lacerante e bruciante ferita che si aprì nel mio petto quando telefonandogli scoprii che lui aveva scelto Fuka… un dolore che non avevo mai sperimentato prima, un dolore che neppure le fans di Naomura mi avevano provocato quando mi fratturarono la gamba durante le riprese del film. Credo che fu esattamente in quel momento che lo promisi. Che promisi a me e a lui che no, non sarebbe più accaduto.
 
Io non scapperò, Hayama. Mai, mai più avrei rifuggito i tuoi sguardi.
Mai, mai più avrei aggirato la mia paura.
Mai, mai più avrei permesso ad un’altra di averti.
 
E rimasi schiacciata dall’enormità di quel sentimento e, senza accorgermene, senza vergogna, mi ritrovai a chinarmi su di lui per unirci in un bacio di cui avevo bisogno. Un bacio che sugellasse quella mia promessa, che potesse aiutarmi a riversare in lui tutto l’amore che mi colmava e che avrebbe rischiato di farmi esplodere. Le nostre labbra si unirono dolcemente, la nostra mano intrecciata sul suo viso, l’altra che carezzava i suoi capelli color dell’oro. Il mio cuore batteva impazzito mentre lentamente, chissà come, le nostre labbra si schiusero le une sulle altre, e timidamente sentii il contatto della sua lingua. Non avevo mai sperimentato prima un bacio simile ma sentivo di volerlo. Sentivo di voler unirmi maggiormente a lui. Solo Hayama avrebbe mai potuto toccarmi in questo modo, solo con lui non avrei avuto paura di superare le mie barriere ed i miei limiti. E così cercai di assecondare quel suo gesto, timidamente, impacciata, lasciai che anche la mia lingua facesse capolino dal suo letto sfiorando umida quella di lui. Un contatto che scatenò scintille e brividi nel mio corpo di adolescente inesperta e curiosa, un contatto che accese dentro me, in fondo al mio stomaco, una fiamma che spandeva il suo calore ovunque. Un calore che sentivo concentrarsi nel profondo, nel punto ove si schiudeva il fiore della mia femminilità. Una sensazione che in parte mi spaventò, ma cui mi abituai presto. Rimanemmo così, su quella panchina, a baciarci con passione e trasporto promettendoci in silenzio tutte queste cose attraverso le nostre labbra, liberando, finalmente, tutto l’amore che per troppo tempo avevamo imprigionato dentro di noi in un angolo buio e isolato del nostro cuore.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Ed eccoci qui, siamo finalmente giunte alla fine di questa storia! :)
Fin da quando l’ho iniziata a scrivere ho voluto farla terminare con un loro appassionato bacio
Sotto quel gazebo e sono abbastanza soddisfatta dell’atmosfera che si è venuta a creare.
O almeno, dell’atmosfera che immagino/spero di aver creato… >.<
Spero che abbiate gradito e che questa storia vi sia piaciuta
e ancora grazie, grazie, grazie mille a tutte
Per i vostri splendidi commenti!
  
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