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Autore: 9Pepe4    10/09/2013    7 recensioni
Il Maestro Qui-Gon Jinn non ha nessuna intenzione di prendere un nuovo apprendista… Ma l’incontro con Obi-Wan Kenobi, un Iniziato di sette anni, potrebbe cambiare le cose.
Peccato che il passato, in un modo o nell’altro, trovi sempre la maniera di fare lo sgambetto al presente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IRIDESCENTE

LIBRO I

Sul confine

Capitolo 01 – Approccio inusuale

Il refettorio del Tempio Jedi era una sala molto ampia.
Il pavimento era rivestito di piastrelle grigie venate d’azzurro, e il soffitto era sostenuto da alcuni pilastri cinerini. Da una parte della mensa, erano allineate alcune lunghe tavolate, mentre dall’altra si trovavano dei tavolini più piccoli.
In un angolo della sala, Qui-Gon Jinn sedeva ad uno di questi. Era un uomo dal fisico alto ed energico, con lunghi capelli castani ed una corta barba. Nonostante la posizione appartata, non era riuscito a passare del tutto inosservato.
Era mezzodì: nel salone erano presenti molti Iniziati, ed alcuni di loro gli lanciavano occhiate sfuggenti, quasi intimidite.
L’uomo non si meravigliò affatto di quel fare timoroso. Taren Kun – un suo amico di vecchia data che lavorava coi più piccoli – gli aveva detto che, tra gli Iniziati, lui era diventato famoso come il Maestro che non vuole un altro Padawan.
Qui-Gon non se ne faceva un cruccio. In fin dei conti, era una fama che corrispondeva alla realtà: erano ormai tre anni che lavorava da solo, fermandosi al Tempio soltanto quando era strettamente necessario, e riusciva a portare a termine i suoi incarichi senza problemi di sorta.
Era rientrato dall’ultima missione proprio quella mattina, un po’ stanco e con una gamba malandata.
Aveva fatto rapporto al Consiglio, aveva fissato un appuntamento con Von Le – uno dei Guaritori più efficienti del Tempio – ed era sceso in refettorio.
Distese la gamba dolorante sotto il tavolino e si guardò attorno, spinto dall’abitudine di controllare ciò che lo circondava… Così facendo, incrociò lo sguardo di uno degli Iniziati.
Era un bambino umano, che ad occhio e croce poteva avere sui sei, sette anni. Era piuttosto minuto, con una zazzera disordinata di capelli di un castano chiaro, rossiccio, e due occhi limpidi.
A differenza degli altri Iniziati, non sembrava intimidito dallo sguardo penetrante del Maestro Jedi, ma lo ricambiava con aperta curiosità.
Qui-Gon assottigliò appena gli occhi. Aveva già notato quel bambino quand’era entrato, pur non avendoci fatto particolarmente caso.
Il piccolo, infatti, era seduto ad uno dei tavoli più lunghi, ma invece di essere in compagnia di un gruppo di coetanei era completamente solo.
Eppure, a giudicare da come ricambiava senza alcun timore lo sguardo di Qui-Gon, non doveva essere particolarmente timido.
Prima che l’uomo potesse decidere di rompere quel contatto visivo, il bambino aggrottò la fronte e girò la testa verso l’ingresso del refettorio.
Dal proprio posto, Qui-Gon seguì automaticamente il suo sguardo, e vide entrare una giovane umanoide.
Il volto senza naso, la bocca priva di labbra, la pelle verde pallido… L’uomo riconobbe la Duros che stava apprendendo le arti curative sotto la guida di Von Le.
Quando la giovane si fermò per guardarsi attorno, l’Iniziato dai capelli rossicci fissò insistentemente da tutt’altra parte, una mano sull’avambraccio sinistro.
Qui-Gon inarcò appena un sopracciglio, mentre la Duros si diresse verso di lui.
L’uomo notò che, non appena l’apprendista Guaritrice lo ebbe sorpassato, l’Iniziato iniziò a tenerla d’occhio con aria guardinga… Poi la giovane si fermò di fronte al tavolo del Maestro Jedi, e Qui-Gon spostò la propria attenzione su di lei.
«Maestro Jinn?» chiese la Duros, con un accento cadenzato che rendeva il suo Basic quasi musicale. «Il Guaritore Von Le ha chiesto se è possibile anticipare la visita di oggi pomeriggio».
Qui-Gon non ebbe bisogno di riflettere: l’unica cosa che aveva in programma era andare a chiedere un nuovo incarico al Consiglio. E prima la sua gamba veniva visitata e guarita, prima lui avrebbe potuto lasciare il Tempio, tornando sul campo.
«Quando devo passare?»
«Appena avrete finito di mangiare, se non è un problema».
Qui-Gon le rivolse un breve cenno del capo. «Nessun problema».
La giovane gli indirizzò un inchino, quindi si voltò per andarsene.
Quando passò accanto all’Iniziato, il bambino distolse lo sguardo, e la sua mano tornò a sfiorare il suo avambraccio sinistro.
Qui-Gon tentò di non dar peso alla cosa. Non erano affari suoi.
A quel punto, però, si sentiva pressoché certo che il bambino si fosse fatto male e volesse evitare una visita nelle Sale dei Guaritori.
Lo sguardo dell’uomo indugiò sui Maestri che sorvegliavano gli Iniziati, e lui contemplò l’idea di informare uno di loro.
Alla fine, però, sollevò tra le mani il proprio vassoio, si alzò in piedi e si diresse verso il bambino seduto in disparte.
Nel frattempo, l’Iniziato aveva ripreso a mangiare – o, per meglio dire, a giocherellare col proprio cibo. Quando alzò la testa e si trovò di fronte un Maestro Jedi, i suoi occhi chiari si spalancarono, e la forchetta gli sfuggì di mano, atterrando sul piatto con un tintinnio.
Qui-Gon accennò col mento alla sedia davanti alla sua. «Posso sedermi?»
Il bambino sbatté le palpebre, poi si affrettò a rispondere: «Sì, Maestro».
Sembrava sconcertato, e l’uomo non poteva biasimarlo. Non capitava di frequente, che un Maestro Jedi decidesse di sedersi al tavolo di un Iniziato.
Allontanando quelle considerazioni, Qui-Gon appoggiò il proprio vassoio e prese posto con un movimento fluido.
A quel punto, il bambino non dedicò più la minima attenzione al proprio pranzo. Guardava il Maestro Jedi e, pur non riuscendo a nascondere né la propria fascinazione né la propria curiosità, tentava disperatamente di non sembrare troppo sfacciato, col risultato di un’espressione impagabile.
«Sono il Maestro Jedi Qui-Gon Jinn» esordì l’uomo.
L’Iniziato annuì automaticamente. «Lo so».
A quella risposta, Qui-Gon inarcò appena un sopracciglio. «Davvero?»
Il bambino fece nuovamente cenno di sì. «Sei un Maestro della forma Ataru e…» Si interruppe, come temendo di aver detto troppo.
«E…?» indagò l’uomo.
Immaginava a quale domanda sarebbero arrivati: come mai lui rifiutava di prendere un nuovo Padawan?
Era inevitabile che si cadesse su quell’argomento. Il suo interlocutore sembrava avere l’età giusta per iniziare a chiedersi quando avrebbe avuto un mentore tutto per sé.
«E cambierai una vita, penso» rispose invece il bambino, titubante.
Interdetto, Qui-Gon si domandò se quella fosse una maniera alquanto originale, da parte dell’Iniziato, di chiedergli di prenderlo come apprendista. «In che modo?»
La domanda, però, non ottenne la reazione che si era aspettato.
L’Iniziato, infatti, aggrottò la fronte con aria insicura e rispose: «Non… non lo so». Gli gettò un’occhiata furtiva, come per accertarsi di avere la sua attenzione. «È come… come se ci fossero due porte, adesso. E solo tu puoi decidere quale aprire».
Accigliandosi di fronte alla piega inaspettata presa dalla conversazione, Qui-Gon non poté fare a meno di pensare che quel bambino doveva aver ricevuto troppe lezioni dal Maestro Yoda. Chi altri parlava per metafore ed enigmi?
Dal canto suo, Qui-Gon aveva sempre preferito la concretezza agli indovinelli. «Non è ciò che accade sempre, forse?» osservò, cercando di condurre il discorso su un piano più ragionevole. «Ci vengono poste davanti delle scelte… e noi possiamo optare per l’una o per l’altra».
L’Iniziato si mosse sulla sedia, e l’uomo percepì una strana frustrazione. «Sì, ma… non sempre la sensazione è così definita».
Qui-Gon lo scrutò, e decise di non insistere. «Suppongo».
Ci fu un istante di silenzio.
«Qual è il tuo nome?» chiese quindi Qui-Gon, ricordando a se stesso perché era lì.
Il bambino trasalì lievemente, e la sua vergogna per aver dimenticato di presentarsi si propagò ad ondate attraverso la Forza.
«Obi-Wan Kenobi» si affrettò a rispondere, con voce un po’ flebile.
«Obi-Wan Kenobi» ripeté Qui-Gon, piano. Per qualche ragione, quel nome gli sembrava familiare, ma era una sensazione così vaga che decise di lasciar perdere. «Ti sei fatto male al braccio, Obi-Wan?»
Il bambino si portò istintivamente una mano all’avambraccio destro. «Non è niente» rispose, sulla difensiva.
Qui-Gon tese una mano verso di lui. «Fa’ vedere e lascia che sia io a giudicare» disse, in un tono che non ammetteva repliche.
Per quanto riluttante, allora, Obi-Wan si alzò una manica della tunica chiara, arrotolandola all’altezza del gomito.
Dopo un istante, Qui-Gon prese l’avambraccio del bambino tra le mani – la pelle era calda e liscia, di una morbidezza infantile – e lo girò appena, in maniera da poter esaminare al meglio il danno. Era una bruciatura, della lunghezza del suo indice, e tutto sommato sembrava abbastanza superficiale.
Non appena Qui-Gon gli lasciò il braccio, Obi-Wan si rimise a posto la manica, per poi guardare di sottecchi il Maestro Jedi, in attesa del verdetto.
«Hai ragione» disse alla fine l’uomo, «non sembra grave. Ma dovresti comunque farla vedere da un Guaritore».
Il bambino si morse il labbro inferiore e Qui-Gon gli indirizzò un’occhiata penetrante. «Non vuoi farla vedere da un Guaritore, Iniziato Kenobi?»
Obi-Wan esitò. «Io… non posso» rispose poi. «Non adesso. Oggi pomeriggio ho lezione col Maestro Yoda. Non voglio perdermela».
Detto ciò, abbassò gli occhi.
Qui-Gon ripensò all’affermazione del bambino sulle due porte e si disse che, probabilmente, trascorrere del tempo lontano dal Gran Maestro non gli avrebbe fatto male.
L’Iniziato, dal canto suo, continuava a fissare il proprio piatto.
Qui-Gon lo osservò discretamente, riflettendo sul da farsi. Dopotutto, il bambino gli era parso sincero, e la bruciatura sembrava trascurabile… Era davvero il caso di avvertire un altro Maestro?
«Molto bene».
Gli occhi grigio-azzurri di Obi-Wan si alzarono immediatamente su di lui.
«Va’ pure alla lezione del Maestro Yoda, ma poi fatti vedere da un Guaritore. Intesi, Iniziato Kenobi?»
Il bambino si raddrizzò, chiaramente sollevato. «Intensi, Maestro Jinn» disse, obbediente.
L’uomo gli rivolse un cenno del capo, quindi si alzò in piedi.
Non si guardò indietro, mentre cedeva il proprio vassoio ad uno dei droidi che facevano avanti e indietro per la sala, né si voltò prima di uscire dalla mensa.
Ciononostante, avvertì gli occhi del bambino su di sé per tutto il tempo.

Qui-Gon non poteva dire che l’Ala dei Guaritori fosse una delle sue zone preferite del Tempio.
Per un Jedi come lui, così legato alla Forza Vivente, l’ambiente bianco e asettico di quei corridoi era alquanto desolante.
Se non altro, le stanze dove veniva ricoverato chi ne aveva bisogno erano più accoglienti.
Qui-Gon sostò alla piccola reception situata appena dopo la porta. Dietro il bancone, si trovava un Guaritore incaricato di rispondere alle comunicazioni d’emergenza e di indirizzare chi arrivava nella giusta direzione.
«Salve, Maestro Jinn. Il Guaritore Von Le vi aspetta nella seconda stanza a destra».
Senza batter ciglio, l’uomo si diresse dove indicato.
Von Le lo accolse con la silenziosa cortesia di un inchino. Era un Vultan: somigliava ad un Umano, ma la sua pelle era olivastra, e la sua testa era sormontata da alcune creste cartilaginee.
Abituato all’indole pratica del Guaritore, Qui-Gon non si meravigliò quando l’altro, senza perdere tempo in chiacchiere, lo fece sedere su un lettino.
Il Maestro Jedi gli mostrò la propria ferita, ed il Vultan la pulì e vi applicò un po’ di bacta.
«Dovrebbe bastare» disse poi, «ma vorrei che tu rimanessi qui per qualche momento. Occorre un bendaggio provvisorio per tenere il bacta al suo posto».
Qui-Gon annuì, e l’altro gli scoccò un’occhiata.
«Niente proteste?» commentò, mentre iniziava ad armeggiare con la fasciatura. «È un sollievo. Suppongo di essermi fin troppo abituato a trattare con gli Iniziati».
Quell’osservazione fece venire in mente a Qui-Gon una certa bruciatura…
«Iniziati?» domandò. «Conosci Obi-Wan Kenobi, per caso?»
Von Le inarcò un sopracciglio. «Se lo conosco?» Per un istante, parve riportare alla mente qualcosa. «Umano. Sette anni standard. Nato sul pianeta Stewjon. Capita qui molte volte».
Qui-Gon lo guardò. «Veramente?»
Il Guaritore annuì senza fare una piega. «Vedo più spesso lui della mia apprendista» rispose. «Ma mentre lei apprezza essere qui, all’Iniziato Kenobi non piace per niente».
A quelle parole, Qui-Gon si accigliò appena. Iniziava a domandarsi se aveva fatto bene, a non dire nulla della bruciatura…
Se al bambino non piacevano le Sale dei Guaritori… era possibile che avesse mentito sulla gravità della ferita?
Forse la bruciatura gli faceva male.
«Come mai capita qui tanto spesso?» si trovò a domandare Qui-Gon.
Von Le aveva un’espressione indifferente. «Intraprendenza, immagino… Così come stanno le cose, spero solo che con l’età impari ad essere più prudente».
Qui-Gon annuì senza dir nulla.
Forse, quella sera, avrebbe fatto meglio a contattare il Guaritore per chiedere se Obi-Wan Kenobi si era presentato da lui.
Von Le gli diede un’ultima controllata alla gamba. «Credo che così possa bastare» dichiarò. «Sei libero di andare. Nel caso dovesse darti ancora fastidio, fammelo sapere».
«Certamente» rispose l’uomo, scendendo dal lettino.
Dopo essersi congedato dal Vultan, uscì a passo spedito dall’Ala dei Guaritori.
Sentiva di aver bisogno di meditare.


















Note agghiacciantemente lunghe:
Questa storia si attiene al G-Canon. In altre parole, è basata essenzialmente sulle informazioni date dai film…
Anche se per lo più ignora l’EU, da esso ho preso alcuni spunti. Ad esempio, Qui-Gon non vuole un nuovo apprendista come nella serie Jedi Apprentice di Dave Wolverton e Jude Watson (anche se, come si vedrà, il motivo è un po’ diverso).
Per il pianeta natale di Obi-Wan Kenobi, si ringrazia George Lucas che – in un’intervista con Jon Stewart – ha dichiarato: “He comes from the planet Stewjon” (:D).
Sempre lo zio George, nel commento audio de “La minaccia fantasma”, afferma che i bambini vengono addestrati da Yoda sino ai sette/otto anni, per poi divenire Padawan di un Jedi.
Per finire, spero di non aver fatto idiozie con la caratterizzazione dei personaggi, e ringrazio Sylvia Naberrie per l’incoraggiamento.
Se tutto va bene, il nuovo capitolo dovrebbe arrivare martedì prossimo, il 17 settembre.
  
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