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Autore: rupertinasora    16/03/2008    0 recensioni
amore tra figli di due persono che non si sopportano, ke faranno qndo lo sapranno? scopritelo cn me! Scritta quando Harry Potter e i doni della morte dovevano ancora essere scritti
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo

Dedicata a Laura.


- Cuore, cuore mio agitato da dolori senza rimedio,
  risollevati, difenditi da chi ti vuol male, opponi il petto con forza,
  affrontando senza paura le insidie dei nemici: e se vinci,
  non ti esaltare davanti a tutti; e se sei vinto, non ti chiudere in casa,
  a piangere. Rallegrati per le gioie e soffri per le sventure,
  ma senza eccessi: e impara a conoscere
  quale ritmo governa gli uomini.

 



Come due uccelli, volammo insieme quella notte…chi l’avrebbe mai detto, lui che appare così distaccato, freddo, strafottente verso tutto ciò che lo circonda, si è rivelato fragile e insicuro. Perché? Perché mai si comporta così? Ma ciò non m’importa, l’importante è che stia con me, tutto per me…

Mi avvicinai con la scopa a lui, mi guardò negli occhi e con un piccolo sorrisino mi fa cenno di scendere, incliniamo le scope e ci trovammo in un posto bellissimo, la luce della luna rischiarava quel posto ancora selvaggio, gli animali erano in letargo, in quella notte buia e calda, le stelle del firmamento brillavano chiare nella calotta stellare, la fauna ci circondava interamente, gli alberi sembrarono concederci un po’ di spazio in quel meraviglioso paradiso terrestre addormentato. Il mare giungeva a noi con uno scroscio dopo l’altro, si avventava sulle rocce alquanto alte e scoscese cercando di raggiungerci.
Lo guardai, il vento scompigliava piano piano, soffio dopo soffio, i suoi capelli biondi come il grano rischiarato dalle prime luci del mattino, coprivano ogni volta parte dei suoi occhi azzurri come il mare, chiari, quasi argentei, dicono che abbia preso tutto da suo padre, come dar torto alle voci, anche il padre a suo tempo è stato così bello, guardai il vento muovere la maglietta, portarla indietro accentuando i suoi muscoli, così marcati.
Si girò a guardarmi, si avvicinò pian piano e mi prese le mani, le congiunse e, guardandomi negli occhi, disse:
- Leslie, vedi…io da un po’ di tempo sto riflettendo sui miei sentimenti verso di te…so che i nostri non vanno d’accordo e….credo che disapproverebbe mio padre questo gesto che sto per compiere ma…non credo che riuscirò ancora di più a reprimere i miei sentimenti, e…vedi..beh, ecco….volevo chi-chiederti se…se…ti andrebbe se ci mettessimo insieme…- tirò un sospiro e non distolse il suo sguardo magnetico dai miei occhi, non posso fare a meno di arrossire violentemente.
Quel ragazzo, così sprucido con gli altri e oltremodo gentile solo con me, mi ha avvolto con le sue tenaglie nella ragnatela del suo cuore e dei suoi sentimenti, rendendoli anche miei.
Tutto ciò che grandemente avevo desiderato durante quest’anno si stava avverando, Ian Malfoy mi stava chiedendo di mettermi con lui…Quando l’ho sentito, il mio cuore fece un grande balzo e sprofondò nelle viscere del mio interno, si rimise a posto, si strizzò e alla fine si chiuse, ma nonostante ciò, non potevo essere altro che felice, un sorriso spuntò sul mio volto e lui, ripresosi dalla paura di un possibile no, aspettò cortesemente una risposta. Passarono attimi che mi parvero minuti, ore, eppure ero così felice che non riuscivo a proferir alcuna parola. Lasciati guidare dal cuore, mi ripetevo, il mio cuore mi spingeva a dir di si, urlare un assenso, gettargli le braccia al collo e baciarlo…ma, c’è sempre un “ma”, e quel ma erano i miei genitori, i miei amici, la mia ragione…mi spingeva a non accettare quel lauto e tanto atteso passo del ragazzo che, alla fine, era diventato il mio ideale di ragazzo.
Infine presi una decisione, mandai al diavolo tutto ciò che sarebbe potuto accadere per questa mia decisione, decisi di lasciar perdere tutto ciò che riguardava e che comportava la mia ragione, decisi di andare là dove mi portava il cuore, lentamente socchiusi la mia bocca e sussurrai un “si”.
La luce si schiarì nei suoi occhi, li spalancò e mi guardò stupito, perché? Se tanto speravi in un si e il mio sorriso ti aveva dato una risposta già certa, perché? Mi ami a tal punto da non credere a niente che alle mie parole? Non te lo chiedo, mi voglio fidare, ma guai a te se mi farai soffrire.
La notte stava lasciando gradualmente il posto all’alba, ad un sole primaverile che timidamente iniziava a riscaldarci.
Rimanemmo per molto tempo a fissarci, increduli di tutto ciò che stava accadendo. Perché proprio a noi? Una Grifondoro ed un Serpeverde costretti ad amarsi di notte e a schernirsi di giorno, perché proprio a me questa maledizione? Ma in fondo, mi basta guardare nei suoi occhi, sentire la sua voce, toccare il suo respiro per trovare il mio destino e la forza di andare avanti, di continuare.
Sapendo che nessuno ci avrebbe capito, che nessuno avrebbe mai approvato il nostro gesto, con la forza dell’amore e della contraddizione, abbiamo cercato di andare avanti così e, se il ruolo di amanti segreti ci andava stretto, avremmo gridato al mondo intero il nostro amore.
- Sarà meglio se iniziassimo ad incamminarci- dissi rompendo il silenzio di quelle ore in cui la natura si stava risvegliando.
- Sì, ho perso il senso del tempo e dello spazio, capivo solo te…- confessò lui arrossendo leggermente, evidentemente quella sua confessione lo ebbe lasciato alquanto sorpreso…sorpreso, sì, da se stesso.
Gli sorrisi per metterlo a suo agio e lo baciai a fior di labbra, mi avviai verso la mia scopa. Mi seguì.

A cosa stai pensando in questo momento? Come vorrei saperlo…
- Ian…- esordii
- Sì, dimmi…- rispose staccando una mano dalla sua scopa e porgendomela. La strinsi e continuai.
- Mi prometti che qualunque cosa succeda…qualunque cosa accada, mi rimarrai sempre vicino?-
- Certo, ma non credo ci siano più problemi, ormai il Signore Oscuro è stato debellato, è stato sconfitto dall’amico dei tuoi genitori-
- Già…- abbassai lo sguardo mentre ciocche di capelli, mosse dal vento che mi tagliava la faccia volando, mi sfioravano le ciglia e cercavano di entrare nei miei occhi ma non trovandone una strada,- già- ripetei – Harry Potter, lo chiamavano “il bambino sopravvissuto”, penso che in qualche modo sia una discriminazione…-
- Discriminazione?- mi chiese curioso Ian
- Sì, se non fosse stato lui ma un suo amico, chissà come si dovrebbe essere sentito, troppe volte messo da parte, la ragazze preferiscono il tuo amico perché è più famoso…non credo sia giusto!-
- mmm…-disse lui pensandoci un po’- hai ragone, ma l’importante è che ce n’è stato uno, che siamo qui per poterlo raccontare, per poter narrare ai nostri discepoli le imprese di Harry Potter, l’unico raggio di sole in una notte buia, tempestosa ed inesorabile, colui che ci ha riportato un sole che può ancora riscaldarci, dobbiamo essergliene grati!- concluse cercando i miei occhi smeraldini e trovandoli quasi subito dopo.
Senza accorgercene arrivammo ad Hogwarts, il nostro tempo di amanti, anche se solo da una notte, si conclude qui, inizia la dura finzione che dobbiamo portare fino a stasera e a tutte le sere che seguiranno, ma…fino a quando? Fino a quando il nostro cuore riuscirà a sostenere, a sorreggere tutte le cattiverie che ci diremo di mattina e di notte cancelleremo col sapore dei nostri baci.
- Qui si dividono le nostre strade- mi dice avvicinandomi a sé, lo abbraccio a mia volta e gli chiedo:
- Dove ci incontreremo stasera?-
- Dove vuoi tu- mi disse stringendomi sempre di più. Sentivo che tremava, aveva paura che, essendo per lui fragile, mi avrebbe fatto troppo male, ma già si sentiva agonizzato dal pensiero di tutto ciò che ci saremmo detti in questa giornata.
- Alla torre di astronomia, stanotte non ci sono lezioni-
Come amanti notturni ci demmo quell’appuntamento sigillando tutto con un bacio leggero, ci sfiorammo le labbra, in attesa di un’atmosfera migliore per il nostro primo bacio come coppia.
Aspettami amore mio, pensai allontanando la mia mano dalla sua e dirigendomi verso il dormitorio al settimo piano mentre lui scendeva giù nei sotterranei, stanotte ti rivedrò, bello come nessuno ti abbia mai visto…

Passo dopo passo mi avvicinai alla torre di Grifondoro, la Signora Grassa stava ancora dormendo, russava quando mi avvicinai e dissi, dopo essermi schiarita la voce:
- Risus abundat in ore stultorem-
Si mosse appena, strinse gli occhi ma continuò a dormire.
- Signora?- la chiamai- Signora Grassa? Si svegli! Devo entrare!!-
Pigramente aprì i suoi occhietti a fessura e disse con voce assonnata ed annoiata:
- Parola d’ordine?-
- Uff…sono sei anni che sto qua e ancora non mi lascia entrare senza parola…-
- Parola d’ordine?- ripeté interrompendomi.
- Risus abundat in ore stultorem- ripetei per la seconda volta quella sera.
Si fece da parte e mi lasciò entrare.
La sala in cui apparvi dopo aver attraversato il buco nel ritratto era deserta, guardai l’orologio sul mio polso. 05:28….tra poco sarebbe scesa Eleonora, una mia amica di origini italiane con le braccia piene di libri, pronta per ripetere per il giorno dopo.
Salii le scale ed entrai in camera, le tende vicino ad ogni baldacchino erano tutte tirate, mi avvicinai al mio letto e mi misi il pigiama, mi stesi nel letto e mi addormentai…



- SVEGLIA!-
Un urlo mi fece sobbalzare, mi lamentai leggermente, mi girai dall’altro lato e ripresi sonno.
Qualcuno spalancò le tende e mi scosse violentemente
- Si, si…sono sveglia!- sbottai e poi feci un lungo sbadiglio, mi stropicciai gli occhi assonnati e con la voce impastata di sonno chiesi l’ora.
La mia amica, già vestita con una divisa perfettamente pulita e ordinata, i capelli raccolti in una coda alta con la cresta, leggermente truccata e con le mani congiunte ai fianchi mi guardava.
- Sono quasi le 8:00, se non ti sbrighi non farai colazione, dormigliona!- mi schernì. Balzai dal letto e cercai una divisa pulita nel mio baule, lanciai senza successo quella di ieri nel cesto dei panni e la mia amica, con un colpo di bacchetta, la fece entrare. Mi vestii in quattro e quattro otto, la camicia fuori dalla gonna e il golfino tutto storto, mi abbassai cercando le scarpe sotto il letto, le presi e ma le infilai sui calzini bianchi alti quasi fin sotto il ginocchio, mi lavai velocemente e mi spazzolai i capelli. Con un colpo di bacchetta misi a posto il pigiama e il letto e mi catapultai fuori dalla stanza. La mia amica, non abituata a correre, mi seguiva arrancando, sfrecciai oltre il buco del ritratto e scesi le scale quasi volando.
- Lesile!- la sentii chiamare- aspettami! Un attimo! Ehi!-
Fermai la mia corsa e l’aspettai.
- Scusami- mi affrettai a dire quando mi raggiunse con il respiro affannato, mi fulminò con lo sguardo e poi mi chiese:
- Perché hai fatto così tardi? Di solito non hai bisogno di farti svegliare…-
- Semplicemente per il fatto che ieri ho fatto tardi-
- Si vede, senza un po’ di copri-occhiaia sembri uno zombie!-
- Da-davvero?- chiesi specchiandomi in una statua tirata a lucido, e ammettendo che aveva ragione Eleonora, accettai ringraziando il trucco che mi prestava e velocemente, con movimenti veloci e decisi, me lo misi, in pochissimo tempo non sembravo più uno zombie. Mi aggiustai una ciocca ribelle della mia frangetta rossa e mi aggiustai il maglione, appuntai lo stemma dei Grifondoro ad esso ed entrai nella sala grande...


 

   
 
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