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Autore: Baleys    10/09/2013    0 recensioni
« Detective Ginevra Baley » La donna mostrò il distintivo della polizia di New York al poliziotto, per poi riporlo al sicuro dentro la tasca dei pantaloni neri, mentre entrava nell'appartamento, dopo che la fecero passare.
Si avvicinò al cadavere, o quello che ne rimaneva - dopotutto era morta in un incendio - e l'osservo con quell'orrore misto a professionalità, un obbligo della sua professione.
« Ginny! » La salutò Rachel, alzando per un secondo lo sguardo dal cadavere ed incontrando gli occhi azzurri della detective Baley.
[...]
« Guarda qui, sembra che ci siano delle scheggie di vetro sul collo della vittima » commentò sorpresa il medico legale.
« Questo vuol dire che la vittima è stata uccisa e l'incendio serviva a coprire le traccie? » Baley sembrava disgustata da questa ipotesi: non bastava uccidere una persona, poi bisognava sfegiare anche il cadavere.
« Voglio dire proprio questo, non è stato un banale incidente. » Confermò Rachel.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1


 

Una vampata di calore improvvisa uscì dalla finestra di uno degli appartamenti del quinto piano del palazzo.  La finestra andò in frantumi e piccoli pezzi di vetro caddero sulla strada deserta come piccoli fiocchi di neve. Dall’altra parte del palazzo un uomo usciva dall’ingresso principale.
Aveva la bocca socchiusa e il respiro accelerato. Gli occhi erano spalancati e guardavano da una parte all’altra - come impazziti - inizia   osservare nulla.
La sua mano era sporca di sangue, l’altra reggeva il suo cellulare.
Tremava come una foglia.
I pochi passanti che camminarono davanti a lui non lo degnarono di uno sguardo: non era difficile in una città come New York trovare degli svitati, e la cosa migliore era starne alla larga se non si voleva fare una brutta fine.
L’uomo iniziò a camminare su e giù per il marciapiedi davanti all’edificio, finché non sentì le prime urla. Più di una persona si riversò in strada, urlando “al fuoco” e chiamando i pompieri con i cellulari che erano riusciti a prendere nella fuga. Nessuno si domandò perché Edward fosse già fuori.
« Edward, l’incendio, come è potuto succedere? » Misha Gordon, del quarto piano – abitava proprio sotto Edward - si avvicinò all’uomo, in lacrime, mentre sperava con tutto il cuore che l’appartamento che stava pagando con tanta fatica non andasse distrutto.
« Incendio? » Edward ci mise un po’ a realizzare cosa le stava dicendo la coinquilina. Incendio? Di che cosa stava parlando? Poi finalmente si accorse delle urla intorno a lui, ruotò la testa prima a sinistra e poi a destra; in entrambi i lati trovò gente terrorizzata e capì che uno degli appartamenti aveva preso fuoco.
« Il tuo appartamento sta andando a fuoco! » Rispose con enfasi la venticinquenne, mentre Edward pensava alle sue parole.
Nel frattempo arrivò un’ambulanza, era troppo presto perché fosse stata mandata per l’incendio.
I medici ed infermieri rimasero piuttosto sorpresi dallo spettacolo che si ritrovarono, soprattutto dopo che erano stati chiamati per una donna che “aveva perso i sensi in soggiorno”.
« Edwars Collins? » Chiese una giovane infermiera castana all’uomo, mentre immobile realizzava solo ora quello che stava accadendo, per colpa sua.
« Kristal è nell’appartamento, priva di sensi. » la voce uscì strozzata, poco più di un sussulto, mentre crollava in ginocchio davanti a sé.
L’infermiera fece un passo indietro, allarmata dal comportamento così bizzarro da parte di quell’uomo che poco prima li aveva chiamati. Dall’altra parte Misha realizzò con orrore che Kristal Collins stava bruciando svenuta dentro la sua propria casa.
« La donna svenuta è nell’appartamento da cui è partito l’incendio! » pronunciò ad alta voce quello che era solamente terrificante pensare.
Il suono di una sirena, invece, si avvicinava, forte e stordente, dentro alle teste di persone già stanche e scioccate.
Misha avrebbe cominciato a correre verso l’edificio per provare a salvare Kristal, ma il suo buonsenso glielo impedì. I piedi si rifiutavano di muoversi: entrare nell’edificio e provare ad entrare nell’appartamento che aveva preso fuoco equivaleva al suicidio.
Poi, sarebbe stato comunque troppo tardi; Misha era piuttosto realista su questo punto, per quanto potesse far male pensare ad un’ipotetica morte della vicina di casa. A meno che Kristal non si fosse ripresa subito e fosse riuscita a scappare in tempo, le probabilità che fosse viva erano minime.
La sirena ora suonava più forte e i pompieri si preparavano per iniziare a spegnere l’incendio, una decina di uomini iniziarono a scendere dall’autopompa e, schivando curiosi e abitanti dell’edificio, iniziarono ad entrare.
« C’è una donna al quinto piano, è priva di sensi, nell’appartamento che brucia! » Edward non era in grado di dare l’allarme e Misha sapeva che qualcuno doveva avvisare i Vigili del Fuoco, si buttò addosso ad uno di loro per bloccarlo, mentre con il pensiero non poteva far altro che pensare al corpo bruciato di Kristal.
« Stia tranquilla, ora andiamo a prenderla » L’uomo voleva cercare di tranquillizzare quella giovane donna dallo sguardo spaventato, la posò a terra e corse dentro l’edificio, sapendo benissimo che difficilmente avrebbe trovato quella donna viva.

 
 

******** 
 

Il fuoco era stato spento da un po’, gli ultimi feriti – solo qualche ustionato lieve e qualcuno ferito durante la fuga - stavano per essere portati in ospedale, mentre gli altri dovevano rimanere lì in attesa che li trasferissero in qualche altro luogo dove passare la notte, mentre scoprivano la causa dell’incendio. Edward e Misha, invece, erano in disparte, aspettando che i pompieri finissero di controllare l’edificio. Lui sedeva per terra, le gambe incrociate e lo sguardo vacuo, lei continuava a muoversi avanti e indietro, nervosa, stanca e desiderosa che tutto quello che stava accadendo fosse solamente un sogno.
Finalmente Misha riuscì a scorgere il viso dell’uomo con cui aveva parlato prima, nonostante fosse annerito dal fumo. Aveva lo sguardo rassegnato, e Misha capì che avevano trovato il corpo. I loro occhi si incontrarono e lei abbassò lo sguardo, come se la morte di Kristal fosse accaduta per colpa sua, perché non aveva dato l’allarme subito. Gli uomini in divisa con passo lento si avvicinavano a loro, dovevano parlare con loro.
Sentendo il suono dei passi Edward ruotò la testa il necessario per vedere gli sguardi che si stavano scambiando l’uomo e la donna, e non ci mise molto a capire.
Raccolse le ginocchia al petto e si asciugò le lacrime che lentamente avevano iniziato a scorgere.
Il sangue che macchiava ancora la mano di Edward si attaccò alla sua guancia sinistra, con orrore di Misha e dei pompieri, che proprio in quel momento si erano girati per guardarlo. In quel momento capirono che forse la morte di Kristal non era stata la conseguenza di un tragico incidente.

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE.

 

Mi riprometto di aspettare prima di postare, ma non ci riesco, ogni volta che ho un’idea scrivo e posto subito, invece di scrivere prima un po’ di capitoli. Invece no, ogni volta sento il bisogno di condividere la storia, di sentire le vostre opinioni e i vostri consigli – questo è il mio secondo account, preferisco non mischiare questo genere di storie con quelle che scrivevo prima, sono maturata molto da allora – e nel frattempo continuare, anche perché devo assolutamente trovare qualcosa per non pensare al fatto che domani si ricomincia con la scuola :’(
E’ da parecchio che mi frullava l’idea di scrivere un giallo, ma ogni volta mi bloccavo: se la storia è stupida? Se non riesco a catturare il lettore? Se faccio qualche errore (non è facile scrivere un giallo, bisogna documentarsi parecchio!)? Ma quest’idea mi piaceva troppo per non metterla nero su bianco.
Nonostante non sia molto convinta con questo inizio, non so, forse avrei dovuto cominciare da dopo la morte, credo – soprattutto spero – che questa storia prenda forma e vi appassioni, come sta appassionando me mentre la scrivo!
A presto con il prossimo capitolo!

 

-A

 

  
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