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Autore: __storm    11/09/2013    7 recensioni
Spencer gli aveva detto addio. L'aveva fatto quella gelida mattina di novembre, afferrandolo per il colletto della camicia bianca ormai sgualcita, spingendolo ripetutamente verso la porta e urlandogli contro di non voler vedere mai più la sua faccia da bastardo.
[...]
E se lei anche solo per un istante avesse pensato di essersi liberata di Zayn, allora si era sbagliata di grosso. E l'aveva capito quando aveva stretto tra le braccia tremanti quella bambina così piccola.
L'aveva capito quando l'aveva osservata per bene, scrutandone il colore ambrato della carnagione, gli occhi castani e i capelli neri e si era resa conto che lei era l'esatta copia di suo padre.
L'aveva capito quando Amber era cresciuta e in ogni movenza le faceva ricordare di lui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Prologo.)

Spencer gli aveva detto addio. L'aveva fatto quella gelida mattina di novembre, afferrandolo per il colletto della camicia bianca ormai sgualcita, spingendolo ripetutamente verso la porta e urlandogli contro di non voler vedere mai più la sua faccia da bastardo.

«Che cosa cazzo ti saresti aspettata da me? Che ti avrei riservato un trattamento speciale?» le aveva urlato lui nella speranza di ottenere qualcosa, alzando le braccia a mezz'aria con fare esasperato e tutto ciò che ricevette in risposta fù una porta sbattuta in faccia. 
L'ultima conversazione prima che lui partisse per l'Italia.

Nove mesi più tardi Zayn fù costretto a ritronare a Londra a causa di un terribile incidente stradale che coinvolse sua sorella Rachel. 
Camminava impazientemente per il corridoio dell'ospedale, avanti e dietro, senza sosta. La sua attenzione venne catturata dall'aprirsi dell'enorme porta verde alla fine del corridoio, subito fece capolino la figura di un'anziana donna che trasportava una barrella sulla quale una ragazza appena operata giaceva inerme. Zayn si sarebbe aspettato di vedere chiunque su quel lettino, ma non Spencer. La scrutò attentamente per qualche istante, giusto il tempo di notare il mascara colato su tutte le guancie e il viso tanto pallido da incuotere terrore. 
«Che le è successo?» chiese allarmato, affiancando l'infermiera. 
Spencer aprì immediatamente gli occhi non appena riconobbe quella voce e, recuperando quel poco di forza che le era rimasta, chiese alla donna che la trasportava di non dare indicazioni a quel ragazzino fin troppo curioso, poiché non l'aveva mai visto in vita sua.
Zayn si bloccò di colpo dopo aver udito quelle parole e restò immobile a fissarla fino a quando non sparì dalla sua visuale.
Quella fù decisamente l'ultima volta che la vide, dopo essersi stabilito definitivamente in Italia per i successivi tre anni. 
Se solo avesse fatto attenzione ad un piccolo particolare; se solo avesse notato il bracciale che portava al polso Spencer, lo stesso bracciale che indossavano le donne appena dopo il parto, allora di certo non sarebbe andato via. Pultroppo però al suo occhio che pareva sempre così attento sfuggì qualcosa che gli avrebbe cambiato per sempre la vita.

E se lei anche solo per un istante avesse pensato di essersi liberata di Zayn, allora si era sbagliata di grosso. E l'aveva capito quando aveva stretto tra le braccia tremanti quella bambina così piccola. 
L'aveva capito quando l'aveva osservata per bene, scrutandone il colore ambrato della carnagione, gli occhi castani e i capelli neri e si era resa conto che lei era l'esatta copia di suo padre. 
L'aveva capito quando Amber era cresciuta e in ogni movenza le faceva ricordare di lui. 



 
(One.)
 
Cadò giù, come neve, e non sarai tu a stringermi.
E non sarai tu a vivermi.
L'avresti detto mai?


 
Spencer scrutò attentamente la sua figura riflessa nello specchio, soffermandosi un po' di più sugli occhi azzurri che facevano invidia anche al cielo. Eppure lei li odiava, secondo le sue ipotesi se li avesse lasciati senza trucco le avrebbero dato un aspetto infantile e inoltre non sarebbe passata inosservata, così anche quella mattina li ricoprì di eyeliner e mascara nero. Si spazzolò con cura i capelli lisci e neri per poterli poi legare in una coda alta e ordinata. Spruzzò in modo abbondante il profumo sui polsi, dietro le orecchie e sul collo, le piaceva emanare un buon odore e ancor di più le piaceva quando le persone glielo ricordavano. Uscì dal bagno e non potè non sorridere notando che la sua bambina le aveva obbedito, era restata sul divano a mangiare una barretta di cioccolata proprio come le aveva raccomandato.
«Andiamo piccola?» chiese sorridendo. Amber annuì e con un po' di fatica scese dal divano, avvicinandosi al televisore e spegnendolo premendo il pulsante con le dita piccine e cicciotelle. Spencer le infilò il cardigan rosa di cotone e prima di uscire aprì la porta della camera della sua coinquilina, Cassie. La osservò per qualche istante, la bocca lievemente aperta e gli occhi verdi chiusi. I capelli arancioni sparsi su tutto il cuscino e la luce fioca dell'abat-jour che metteva in mostra le lentigini. «Cas -le disse, scuotendola dolcemente per svegliarla. La rossa mugugnò, contrariata.- volevo dirti che sto andando a lavoro, ok?» Cassie aprì a fatica gli occhi, stroppicciandoseli con foga. 
«Va bene. Ti raggiungo fra un'oretta.» le rispose sbadigliando. Spencer sorrise e scosse il capo, le faceva piacere che la sua migliore amica si offrisse per farle compagnia al bar, proprietà della sua famiglia, ma talvolta le dispiaceva vederla annoiarsi mentre lei serviva ai tavoli. 
«Non preoccuparti Cas, io vado.» detto questo le lasciò un bacio sulla fronte, uscì dalla camera e prese per mano Amber, abbandonando poi l'appartamento. 

 
---
«In questi giorni vorrei presentarvi una persona.» annunciò Harry con entusiasmo, sfregandosi le mani per il freddo e sistemandosi meglio sullo sgabello attorno al bancone. Cassie e Spencer si guardarono e sorrisero, immaginando già chi volesse presentarle il loro migliore amico nonché compagno di avventure. 
«Stasera! -propose la rossa con tono di chi non ammetteva repliche.- cena a casa nostra.» il riccio ci pensò un po' sù, cercando di ricordare eventuali appuntamenti e, solo quando si rese conto di non aver niente da fare, annuì. 
«Che cosa vuoi che prepari? Hai qualche preferenza?» chiese Spencer, sciaquando alcuni bicchieri da cui due anziane donne avevano bevuto il loro caffè mattutino. A quell'ora il bar era vuoto e ci si poteva parlare tranquillamente, senza essere interrotti dai clienti. 
«Lui impazzisce per la pizza, che ne dite? Almeno non dovrete mettervi ai fornelli e rischiare di far esplodere la casa. -propose Harry, facendo ridere le altre due al pensiero dell'ultima volta in cui avevano organizzato una cena e avevano bruciato il pollo, facendo scattare l'allarme anti-incendio.- veniamo alle nove.» aggiunse poi, ricevendo ancora il consenso da parte delle due proprietarie della casa. 
Spencer distolse per un attimo le attenzione dai suoi amici intenti ad organizzare la serata e la spostò verso sua figlia seduta in un tavolino in lontananza intenta a giocare con la sua adorata nonna. Spencer sorrise, ricordando per un attimo tutte le volte che sua madre l'aveva aiutata con sua figlia e il modo in cui aveva accettato la gravidanza, al contrario di suo padre che non la guardava neppure da quando era nata Amber, se non per sbatterle in faccia l'enorme errore commesso. Per lui era inconcepibile che una bambina dovesse crescere senza un padre e, ancora più assurdo, era il fatto che non si conoscesse il presunto papà della bambina. La verità però era che Spencer non aveva voluto rivelare ai suoi genitori che la bambina fosse figlia del suo ex migliore amico Zayn, perché le loro famiglie erano in buoni rapporti e sicuramente se lei l'avesse rivelato a sua madre, quest'ultima l'avrebbe detto alla mamma di Zayn e lui l'avrebbe scoperto. E Spencer non voleva affatto che Zayn sapesse di avere una figlia, voleva che lui si godesse la sua vita in Italia senza preoccupazioni. 
«Mi stai ascoltando?» la riprese Cassie, scuotendole una mano davanti al viso. La mora sobbalzò per poi annuire distrattamente, seppure non avesse ascoltato una parola della rossa, e ricominciò ad asciugare cucchiaini e bicchieri precedentemente lavati.
«Lasciala perdere Cas, la sua è mancanza di sesso.» commentò con sarcasmo Harry, scoppiando poi a ridere seguito dalla rossa.
«La mia non è mancanza di sesso.» ribadì Spencer in sua difesa, con tono poco convincente che li fece ridere ancora di più. Erano insopportabili quando facevano così. 
«E sentiamo, quant'è che non vai a letto con qualcuno?» le chiese Harry con interesse, abbassando il tono della voce per non farsi sentire dai genitori della mora. Lei parve pensarci un po' sù, prima di arrossire violentemente. 
«Ok, la mia è mancanza di sesso.» rispose con tono sommesso, stavolta unendosi alle risate degli altri due. 

 
---
E tra una chiacchiera, una battuta, una risata e un commento su qualche cliente passò velocemente un'ora.
«Grazie ancora per la compagnia, ci vediamo stasera!» salutò la mora, baciando a lungo la guancia dell'amico. Gesto che venne imitato da Cassie. Harry afferrò il cappotto, se lo infilò e si passò una mano tra i capelli per spettinarli più di quanto già lo fossero. 
«Ciao piccolina.» disse lui, salutando Amber che ricambiò con un semplice gesto della mano, troppo intenta a far sposare le loro bambole fra di loro. Il riccio si voltò e, in contemporanea al suo primo passo verso l'uscita, la porta del locale si aprì facendo così suonare la campanella. Harry e Cassie parvero immobilizzarsi e così Spencer, notando la reazione degli amici, spostò subito lo sguardo su colui che era appena entrato. In un primo momento sentì il cuore smettere di battere e successivamente palpitare ferocemente, minacciando di uscire dal petto. Trattenne il fiato, incredula, mentre lo scrutò per bene. Non era cambiato molto, i lineamenti da ragazzo diciannovenne erano stati sostituiti da tratti marcati da uomo ventiduenne qual'era, ma per il resto non c'era cambiamento. Ancora quell'accenno di barba che non veniva tolto per pigrizia, ancora quei capelli neri alzati in un ciuffo sbarazzino, ancora i chiodi di pelle che facevano sentir caldo solo a guardarli, ancora lo stesso e vecchio e Zayn. Diversi brividi percorsero lungo la schiena della ragazza quando lui sorrise, ancora lo stesso sorriso, ancora gli stessi denti bianchi che avevano il potere di illuminare un'intera stanza. 
Era tornato. 
«Non ci credo! -fù Harry a interrompere quel silenzio durato pochissimi secondi, ma che a tutti i presenti parve interminabile. Senza dire una parola corse incontro al suo vecchio amico, abbracciandolo forte.- Che cazzo ci fai qui? Porca puttana, non ci credo!» Zayn rise, probabilmente per la poca finezza del riccio o, ancor più probabile, per il modo in cui aveva pronunciato il tutto velocemente e gesticolando in modo isterico. Sta di fatto che la sua risata riecheggiò nella testa di Spencer per diversi attimi, riempendole quel vuoto che si era creato dentro di lei.
«Mi sono dovuto trasferire di nuovo qui.» spiegò Zayn, senza smettere di sorridere al ragazzo di fronte a lui che non la smetteva di fissarlo con euforia. 
«Come mai? non ti trovavi bene in Italia dopo tre anni? E tuo padre l'hai lasciato lì? Ma che hai fatto in tutti questi anni?» E se Zayn non l'avesse zittito con una spinta amichevole, avrebbe continuato a fargli mille domande per chissà quanto tempo. 
«Calmati -rispose pacato, infilando le mani nella giacca di pelle nera che indossava- e sono tornato perché ho avuto un brutto litigio con mio padre e mi ha cacciato di casa, non sapevo dove andare.» gli spiegò con tono divertito anche se, a dire il vero, non c'era niente di divertente o di simpatico in quella situazione. A quel punto il pakistano spostò lo sguardo da Harry alle due ragazze al bancone, che intanto avevano fissato la scena sussurrandosi qualcosa tra di loro. Sorrise loro, aspettandosi che reagissero nello stesso modo del riccio ma quando Spencer distolse lo sguardo, indispettita, capì che le sue aspettative erano sbagliate. 
«Bentornato Zayn.» gli disse Cassie quando lui si avvicinò, stringendolo in un abbraccio. 
«Grazie pel di carota.» e se prima stessero sorridendo ampiamente, in quel momento il loro sorriso parve ampliarsi ancor più perché infondo anche se il loro rapporto non era mai stato molto stretto erano stati pur sempre ottimi compagni di avventure notturne, e si erano mancati. «E tu non mi saluti?» proferì, guardando la mora dall'altro lato del bancone. Lei nascose le mani tremanti nella tasca anteriore del grembiule rosso, puntando i suoi occhi azzurri in quelli color miele di lui. 
«Non credo proprio.» rispose lei con tono freddo e duro, lasciando che qualcosa dentro il giovane si lacerasse.
«Ce l'hai ancora con me? dopo tutto questo tempo?» Spencer scosse immediatamente il capo, sospirando poi rumorosamente. 
«Ce l'ho con te perché te ne sei andato senza neanche salutarmi.»
«Eri tu che non volevi più vedermi, S! Ti avevo cercata in tutti i modi! Poi quando sono tornato e ti ho vista in ospedale tu non hai neppure volut..»
«Che ti aspettavi che facessi?
-disse lei, interrompendolo bruscamente.- Che lasciassi che la dottoressa ti desse informazioni sul mio stato di salute? -il ragazzo abbassò il capo, sospirando appena.- E non chiamarmi S, non hai più il diritto di farlo.» aggiunse l'ultima frase abbassando pericolosamente il tono di voce, lasciando che Zayn si preoccupasse ancora di più. Era tornato e la prima cosa che gli era venuta in mente di fare era stata quella di andare nel bar di proprietà Storm per rivederla e lei, invece, era tutt'altro che felice del suo ritorno senza preavviso.
«Riuscirò mai a farmi perdonare?» quelle parole, accompagnate da quel lieve sorriso, non solo stupirono Spencer ma stupirono anche i suoi due amici. Quelle parole erano decisamente l'ultima cosa che i tre ragazzi presenti si sarebbero aspettati di sentirgli pronunciare eppure Zayn le aveva dette, le aveva chiesto perdono. La giovane fece per rispondergli a tono ma qualcosa, o meglio qualcuno, la precedette.
«Mamma! -e nel sentire la voce di Amber tutti si voltarono verso la bambina, che dal tavolino attorno a cui era seduta si stava recando dietro al bancone, accanto a sua madre.- Mamma! -riprovò ancora dato che non aveva ricevuto alcuna risposta e neppure stavolta il risultato cambiò.- mi prepari la cioccolata?» chiese poi, afferrando il grembiule di Spencer e saltellando sul posto. 
«S-sì, s-subito.» balbettò lei. 
Zayn continuava a guardare la bambina, poi Spencer e così via per diversi secondi, non riuscendosi a spiegare quella situazione. Se n'era andato e l'aveva trovata sposata e con una figlia? A quel pensiero portò istintivamente lo sguardo sulle mani della mora ma non era presente alcun anello a decorarle le dita e ne rimase ancor più stupito. Possibile che avesse una figlia ma non un fidanzato? 
«Ehm, allora -cominciò Harry con l'intento di far distogliere l'attenzione di Zayn dalla bambina- stasera vieni alla cena a casa di Cas e Spencer?» il pakistano si voltò verso di lui e ci pensò sù. La mora si schiacciò una mano sulla fronte, riservando poi un'occhiata di fuoco al riccio che aveva commesso una tale sciocchezza. 
«C-come ai vecchi tempi?» rispose il giovane, balbettando, ancora scosso dalla scena che gli era appena apparita davanti.
«Sì, esatto! però ci sarà anche una new entry.» annunciò entusiasta, essendo l'unico felice di aver inserito anche Zayn in quella rimpatriata. Spencer si voltò, infastidita, e afferrò una tazza per poterci mettere la cioccolata. 
«Cioè?» rispose il moro, fingendosi interessato. Ma la verità era che l'unica cosa che voleva sapere era la situazione della sua ex migliore amica, l'unica persona che voleva ascoltare era lei. 
«Una persona che devo presentarvi.»
«O-ok allora..
-sospirò, passandosi una mano tra i capelli in modo nervoso- a stasera.» si voltò ed andò via, senza un ulteriore saluto, senza un sorriso, senza chiedere se le due abitassero sempre nella stessa casa oppure se si fossero trasferite. Andò via e basta, consapevole del fatto che se fosse restato non avrebbe resistito alla tentazione di scoprire la situazione di Spencer.
«Ma che cazzo fai?» sbottò la mora, contro il suo amico riccio. 
«Ok scusami, sono un disastro ma vedrai che andrà tutto bene.» la rassicurò, con un tono di voce decisamente insicuro. 

 
---
Era la settima o probabilmente l'ottava sigaretta consecutiva che fumava. Continuava a creare ipotesi su ipotesi, chiedendosi come si sarebbe svolta quella serata, cosa avrebbe dovuto aspettarsi ma alla fine non sapeva affatto come si sarebbe dovuta comportare perché ormai aveva smesso di pensare a lui. Aveva smesso di sperare in un suo ritorno. Tre anni prima, molto probabilmente, avrebbe avuto in mente tutte le parole da dirgli o i gesti da compiere ma in quel momento non aveva la più pallida idea di cosa fare. Perché aveva smesso di passare fuori casa sua e sperare di vederlo uscire con le cuffie alle orecchie e la sigaretta in bocca, sbattendosi la porta alle spalle come era suo solito fare. Aveva smesso di chiudere gli occhi ed immaginare di sentire il clacson della sua range rover alle nove in punto, per poi affacciarsi alla finestra e vederlo intento ad aspettarla per poter passare assieme a lei una notte folle in qualche locale a sniffare cocaina e scommettere su chi riuscisse a trovare qualcuno con cui fare sesso per primo. Aveva smesso di restare attaccata con il naso alla finestra con la speranza di vederlo avanzare verso il suo appartamento. Aveva smesso di provare a chiamarlo per dirgli che gli mancava terribilmente. O semplicemente aveva smesso di aspettarlo. E proprio quando meno se lo aspettava, quando non ci credeva più, il suo ex migliore amico -nonché ragazzo di cui era innamorata- era tornato.

«Amber si è addormentata.» annunciò Cassie, sedendosi sul davanzale gelido della finestra accanto alla sua amica. Spencer annuì distrattamente per poi fare un lungo tiro dalla sigaretta, al fine di placare il nervosismo.
«Quanto manca alle nove?»
«Venti minuti.
-La mora spense la sigaretta e la lanciò giù dalla finestra, alzandosi e sistemandosi i leggins neri. -Ti crea davverto tanti problemi il fatto che ci sia anche Zayn?» le chiese Cassie, avvicinandosi a lei e appoggiandole una mano sulla spalla al fine di infonderle un po' di conforto. Spencer annuì distrattamente, prima di recarsi in bagno seguita dalla sua amica. Prese la spazzola ma la rossa gliela sfilò dalle mani, facendola accomodare sul bordo della vasca e pettinandole i lunghi capelli neri e lisci. Cas sapeva quanto la sua amica si rilassasse quando le toccavano i capelli, e in quel momento aveva bisogno di un po' di calma. 
Il rumore del campanello, però, fece sobbalzare entrambe. 
«Vai tu?» le chiese gentilmente Spencer, ricevendo in risposta uno sbuffo sonoro. 
Quando Cas aprì la porta e si ritrovò di fronte Zayn, con la sigretta tra le labbra e le mani nelle tasche del jeans stretto che indossava, si rese conto che la serata non poteva cominciare in modo peggiore. Gli sorrise cordialmente, lasciandogli lo spazio necessario per entrare. Il giovane la ringraziò con un cenno del capo, prima di cominciare a parlare. «Per un attimo ho temuto che vi foste trasferite.» La rossa lo guardò in modo comprensivo, accennando una risatina.
«Chi è? -chiese Spencer, affacciandosi con il capo dalla porta del bagno. I due si voltarono verso di lei che arrossì violentemente.- Ehi.» salutò timidamente, raggiungendoli. Zayn le sorrise, felice del fatto che almeno stavolta l'aveva salutato. 
«Ciao. -Cassie congiunse le mani dietro la schiena e, fischiettando allegramente, si chiuse nella sua camera con l'intento di lasciarli soli, gesto che non venne apprezzato dalla sua amica- posso fumare qui oppure vado fuori?» continuò lui.
«Figurati, io fumo sempre ovunque.» e detto questo rubò la sigaretta dalle mani del moro, facendone un lungo tiro. Gesto che fece ridere Zayn e che, di conseguenza, fece sciogliere Spencer.
«Oh fai pure.» la prese in giro, facendola imbarazzare ancora di più. Senza dire una parola fece un'altro tiro, passando poi la sigaretta al suo proprietario che si affrettò a riprenderla. 
«Allora -cominciò lei, non sapendo esattamente cosa dire- che hai fatto in questi tre anni?» disse recandosi nel salone seguita dal ragazzo, per poi accomodarsi sul divano.
«La solita vita.» commentò soltanto, sedendosi accanto a lei e spegnendo la sigaretta nel porta cenere sul tavolino davanti al divano. 
«E per solita vita intendi bere fino a vomitare, sniffare fino a perdere i sensi e scopare fino a rischiare di avere un attacco cardiaco?» sbottò la ragazza, ricordando la precedente vita che lui conduceva, e che lei imitava. 
«No -scosse immediatamente il capo, voltandosi verso di lei- ho smesso di fare il coglione.»
«E adesso cos'è che fai? -gli chiese, infastidita. Sapeva che i tipi come Zayn non sarebbero cambiati mai.- lo stronzo?» aggiunse poi, facendo in modo che un sorriso si facesse spazio sul viso del giovane. Lo stesso sorriso da bastardo che la sa lunga.
«Faccio il bravo ragazzo, adesso.» una risatina isterica e divertita uscì dalle labbra di Spencer, che inscenò un espressione comprensiva. Infondo ad entrambi era mancato quel loro modo di punzecchiarsi.
«L'aggettivo bravo accanto al tuo nome suona proprio male, sai?»
«Credi quello che vuoi.
-le rispose, lasciandola spiazzata per qualche attimo, fin quando non riprese a parlare.- ma ti posso assicurare che non bevo più fino a vomitare, non sniffo più fino a perdere i sensi e soprattutto non scopo più così tanto da rischiare un attacco cardiaco.» ghignò, ripetendo le precedenti parole della ragazza. Si sollevò sulle braccia per potersi avvicinare di più a lei e solo quando sentì le loro gambe sfiorarsi, si risedette comodamente. Spencer sussultò a quel contatto, seppur lieve. E restò ancor più spiazzata quando si ritrovò avvolta fra le braccia di Zayn, ispirò a pieno il suo odore e notò che neppure quella particolarità di lui era cambiata. Decise che lasciarsi andare non le avrebbe fatto poi così male e così, prendendo coraggio, avvolse le braccia attorno al collo del moro, ricambiando così l'abbraccio. 
«Dovreste smetterla di lasciare la porta d'ingresso aperta, vorrei risparmiare di vedere certe scene romantiche!»



 
Spazio autrice.
Buonasera biondi.
Parto subito col dire che ho cominciato a scrivere questa storia ma, sinceramente, non ho alcuna idea su come procedere. Mi piaceva la trama e sembrava abbastanza accettabile, così ho deciso di mostrarvela. In ogni caso gradirei un parere, che sia positivo o non. 
Inoltre vorrei sapere cosa ne pensate dei personaggi, anche se non se ne parla chissà quanto. Vorrei solo dirvi che Harry e Cassie saranno molto volgari e perversi (probabilmente lo saranno tutti, ma loro in modo eccessivo) quindi se questo particolare non è di vostro gradimento direi che potete chiudere la pagina e andare a dormire invece di inziare a seguire questa storia. Ahahah! :3 
A coloro che non gradiscono la coppia Larry direi di smettere di leggere poiché qui staranno insieme. 
Ma, tuttavia, non credo che scriverò molte scene su di loro. 
Non sono sicura che il rating resti questo, poiché non so ancora una beata minchia su come far procedere questa storia. Ma molto probabilmente oscillerà tra l'arancione e il rosso.
E dopo aver detto cose che a voi non importano affatto, direi che posso anche chiuderla qui. Ma prima volevo raccomandarvi di dare un'occhiata alle altre mie storie, ahahahaha. 
Ook, basta. Un abbraccio forte da parte mia e dal moscerino agonizzante che ho appena schiacciato.
  
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