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Autore: K a m i l a h    11/09/2013    4 recensioni
Ol'ga, Tat'jana, Marija, Anastasija.
Quattro granduchesse, quattro ragazze, quattro sorelle, quattro figlie.
Quattro adolescenti, quattro fiabe, una per ciascuna di loro.
Nessun lieto fine.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Il Novecento
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- Questa storia fa parte della serie 'Миф о Романовых ≡ Il mito dei Romanov'
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1.    Ольга - Спящая красавица
Ol'ga - La bella addormentata



"Se la triste profezia si avverasse, bimba mia,
non per questo morirai, ma nel sonno tu cadrai.
E il tuo sonno cesserà se l'amor ti bacerà."


 

Le ultime pagine del libro le scorsero fra le dita come la brezza gelida di una limpida mattinata primaverile; era quello oltretutto il tempo descritto in garbati caratteri sulla fresca carta che carezzava, un amabile cielo chiaro, tanto azzurro da far male agli occhi e cristallizzato nel fresco pungente. Tanto diverso dal turbinio grigiastro che fuori la finestra impazzava furiosamente da quando s’era alzata; pareva quasi che il sole quel giorno non ne volesse proprio sapere di uscire, addormentato com’era dietro le coltri nebbiose, osava appena cingere le teste delle nuvole con una tenue coroncina luminosa. Avrebbe voluto addormentarsi anche lei, ora che il libro le riviveva fresco di lettura nell’animo, un po’ per riposare, un po’ per scacciar via quel lenilas'! di Gilliard che le rimbombava ancora in testa. Pigra, così la chiamava il precettore, indolente e testarda. Ma cosa ne poteva sapere lui di come lei fremeva al solo pensiero di star sprecando tempo sulla grammatica quando c’era un mondo che l’attendeva a braccia spalancate, o meglio a pagine aperte? Era bastato un attimo per distrarsi, aveva adocchiato un titolo a fondo pagina e subito s’era impuntata. La phonologie des voyelles poteva attendere, non desiderava altro che immergersi nella lettura, sprofondare completamente in quelle pagine lise dal tempo ed assaporare la dolcezza di ogni parola, far sì che queste entrassero nella sua anima per non uscirne mai più. Se ne stava in poltrona Ol’ga, mentre ancora udiva dall’altra stanza la voce di lui, che in un russo alquanto bislacco si lamentava di quell’alzata di testa con la Taneeva, la quale l’avrebbe ovviamente riferito in breve a sua madre.  
Scosse delicatamente la testa per non pensarci; oramai il libro lo aveva finito, le ultime frasi erano scivolate lente ed inesorabili sotto i suoi occhi e nessuno aveva interferito. Era una fiaba che l’aveva strappata alla lezione, una fiaba francese e ben strana a dire il vero, tanto dolce e meravigliosa all’inizio quanto terribilmente atroce nel finale, che tuttavia rimaneva sempre un lieto fine. Le fiabe russe facevano paura fin dall’inizio, quasi sempre pullulanti di Baba Yaga ed altre mostruosità, ma perlomeno giunti alla fine si poteva sospirare di sollievo poiché il peggio era passato. 
Tuttavia “La bella addormentata” da atmosfere incantate ed idilliache in cui si incastravano alla perfezione la Fata dei Lillà, la principessa ed il suo meraviglioso principe in un connubio di dolcezze e magia, di colpo virava verso l’orrendo finale, popolato da orchi, vipere ed omicidi. Non era certo una favola quella. Per quanto le fosse piaciuta, un po’ la preoccupava. 
Tante volte s’era sentita dire di vivere in una favola, e pensarci bene era così davvero: una principessa, un castello. Un giorno forse un principe. Ma se a tutto questo avrebbero dovuto seguire gli orchi… ebbene, non era più sicura di voler continuare. Non si sarebbe mai addormentata lei, come quella ragazza in attesa di un risveglio. Se invece sarebbe caduta preda dei sogni, non avrebbe mai più voluto essere ridestata.




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