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Autore: gabryweasley    11/09/2013    6 recensioni
"Io e questa bambina, non andiamo da nessuna parte. Non sei più sola Katniss, non lo sei stata mai."
Katniss ha una visione della vita molto pessimistica e gli ormoni della gravidanza, non la aiutano per niente...
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-          Katniss non… vai piano d’accordo? Hai mio figlio lì dentro!

-          E’ una bambina Peeta!

-          Come fai a dirlo? Non puoi saperlo!

-          Invece lo so!

 

Prima di aver a che fare con Katniss, io non avrei mai scommesso nulla, e dico nulla, sul fatto che una donna incinta potesse farsi strada fra erbacce nella boscaglia. Nemmeno se si fosse trattato di Katniss stessa. Insomma, non dovrebbero starsene sul divano a non far nulla tutto il giorno? A riposo, ecco. E a mangiare biscotti. Per lei, li avrei fatti io ovviamente. Sarei stato felicissimo di essere per lei e la sua pancia un cuoco, un giullare, un massaggiatore… insomma, un modo per animare quell’attesa lunga mesi, l’avrei trovato!

Quando ho parlato a Katniss della mia visione della gravidanza, mi ha prima urlato contro e poi è scoppiata a piangere per aver urlato troppo. E’ stato così che ho scoperto i singolari effetti degli ormoni della gravidanza. Li avevo sottovalutati, lo ammetto.

Tutto questo ha avuto come conseguenza il contraddirla il meno possibile che ha portato a sua volta a questa bella scampagnata con lei che si fa strada nel bosco davanti a me con il suo bellissimo pancione di otto mesi, e io a sudare freddo.

-          Lo so e basta – sbotta all’improvviso, si ferma e si volta a guardarmi – E’ una sensazione Peeta. Solo questo. Siamo arrivati.

Siamo al lago. Non ho mai imparato i sentieri dei boschi. Nonostante lei mi abbia già portato qui altre volte, io non riesco mai a riconoscere la strada.

Ricambio il suo sguardo e, anche se ha il respiro affannato e qualche ciocca di capelli sudata che le ricade sulla fronte, io la vedo bella più che mai. Succede ogni volta che mi porta nei boschi, è come se la terra, gli alberi, le donassero una luce diversa, come se il sole che filtra tra il fogliame, non vedesse l’ora di raggiungerla e posare i suoi raggi su di lei. Come se la riconoscesse e la aspettasse.

-          Katniss, ti sei stancata… siediti…

Le prendo la mano e ci sediamo in riva al lago. Quando il suo respiro è tornato regolare, mi rassereno anche io e mi permetto di godere del paesaggio.

-          Guarda Peeta! Anatre!

-          Già… Avrei dovuto portare l’album dei disegni.

Cerco di imprimere nella mente quello che mi si presenta adesso davanti agli occhi. Katniss incinta, che guarda pensierosa verso un lago che ospita un gruppo di anatre, seduta sulle sue rive verdeggianti.

-          Sai - dico – da qualche parte devo aver letto che il verso delle anatre non produce l’eco…

Katniss mi guarda sorpresa.

-          Come facciamo a capirlo?

-          Dovremmo spaventarle immagino, per farle starnazzare*…

-          Scapperebbero…

Dopo qualche minuto si rivolge a me con un’espressione seria.

-          Sto per piangere. Maledetti ormoni…

-          Oh no… Io… non volevo essere apprensivo, solo che… cerca di capirmi, non voglio che ti stanchi. Sono le papere? Non vuoi che scappino?

Riesco a strapparle un sorriso, ma due lacrimoni si sono già fatti strada sulle sue guance. La abbraccio e la attiro a me.

-          Questo è uno dei miei posti preferiti Peeta, ci venivo da bambina con mio padre e alcuni dei miei ricordi più belli sono legati a quella casetta e a quello che mio padre mi insegnava sulla caccia, e sui boschi…

So già di cosa sta parlando. La prima volta che mi portò qui rimase in silenzio. “Voglio farti vedere un posto” ci incamminammo e non proferì più parola. Io potei capire soltanto che quello splendido lago aveva un significato molto importante per lei, ma solo molti giorni dopo me ne parlò.

-          Perché mi ripeti tutto questo?

-          Perché questa pancia non ha ancora smesso di crescere Peeta, e probabilmente non riuscirò più a venire qui prima che nasca la bambina e anche dopo… ma, quando crescerà e comincerà a capire, vorrei farle conoscere questo posto.

-          Qual è il problema Katniss?

Lei prende un profondo respiro, come se dovesse dire qualcosa che le costa fatica ammettere.

-          Non so riuscirò a portarla io, potrei…

-          Ci verremo insieme Katniss…

-          …morire, durante il parto.

Morire durante il parto.

Ho imparato a non farmi spaventare dai momenti di pessimismo di Katniss. Ho sempre intuito che dietro quell’atteggiamento fiero e duro che ostenta c’è  qualcos’altro, e adesso che la conosco come mai avrei pensato, so che è la paura. Quindi sospiro, e so già che la mia calma la renderà solo più nervosa di quanto non sia già.

-          Ehi, ascoltami – le prendo le mani tra le mie, e le sposto sulla sua pancia. – Quello che abbiamo non finirà, d’accordo?

-          Devo prenderlo in considerazione!

-          Smettila Katniss! Io non sono disposto a darti ascolto ma tu, invece, devi fidarti di me!

Lei non dice nulla, mi stringe solo di più le mani per farmi capire che è quello che vuole. Vuole fidarsi di me.

-          E’ giusto avere paura – le sussurro – significa che hai qualcosa da perdere. Ma io e questa bambina, non andiamo da nessuna parte. Non sei più sola Katniss, non lo sei stata mai.

Con il passare dei minuti si tranquillizza, e mi indica vari punti che vorrebbe che dipingessi su tele da appendere in casa e quando ci rimettiamo in piedi per andare via, è visibilmente più rilassata.

-          Dammi la mano stavolta, va bene? La strada è lunga e voglio tenervi d’occhio.

-          Si… io… voglio solo provare una cosa prima di andare.

Si avvicina alla riva del lago e prende respiro.

-          CIAO PRIM!

Tutte le anatre che nuotavano beate nel lago prendono a starnazzare e sparpagliarsi, spaventate.

E quella radura restituisce i loro versi amplificati, come se ce ne fossero il doppio, finché gli animali non si disperdono ma noi percepiamo quel suono per qualche secondo ancora.

- Fanno l’eco, Peeta! Visto?

- Non saprei… non siamo propriamente in montagna…

- Tu fidati di me stavolta. Andiamo.

Mi porge la mano, e ci incamminiamo nel bosco.

E le nostre mani, intrecciate, significano sempre una sola cosa per me. Resta con me. Sempre.

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti!

Questa storia viene fuori da una curiosità che ho letto sulle anatre e cioè che il loro verso non produce eco. La cosa mi sembrava talmente strana che ho cercato altre info sulla Wiki, nella quale invece c’è scritto che a causa delle proprietà timbriche del verso, l’eco c’è ma è difficile da rilevare.

Comunque. Una volta capito anche che le anatre sarebbero le papere (ebbene sì, non lo sapevo), è nata questa storia.

Su Google, inoltre, ho scoperto che il verbo riferito al verso delle anatre è proprio “Anatrare”. Mi dispiace, ma non ho avuto cuore di usarlo, fa troppo schifo. Le anatre anatarono. No no.

E scusatemi, davvero scusatemi *mani giunte e inchini a ripetizione* se la Katniss nella mia testa è sempre così tetra! Prima o poi verrà fuori qualcosa di diverso… Lo spero per Peeta, che oltre alla suo pessimismo, adesso deve sopportare anche gli ormoni della gravidanza! :))) Ma lo conosciamo bene, sappiamo che non avrebbe chiesto di meglio…

Spero anche per voi, di immaginare qualcosa di più leggero, perché sto aggiungendo un po’ troppe storie angst al fandom!

Per chi ci vede lungo, la frase “E’ giusto avere paura, significa che hai qualcosa da perdere” è liberamente ispirata a Grey’s Anatomy, la dice il dottor Webber nell’episodio 4x10 che ho rivisto pochi giorni fa.

Nel caso abbiate intenzione di lanciarmi frutta e verdura varia, mi piacerebbe comunque saperlo con una recensione.

Un abbraccio a tutti quelli che hanno letto!

Gabry

   
 
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