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Autore: WeLoveJorgeBlanco    11/09/2013    11 recensioni
Cosa sarebbe successo dopo il bacio “sbagliato” che Diego avrebbe dato a Violetta alla canzone finale “Yo soy asi”?
Su Disney Channel le puntate riprenderanno a settembre, ma io immagino che la storia si svolga in questo modo. E mi auguro, che la storia sia così anche a settembre! C:
Dalla storia :
“Leon”
“Si?” chiesi appoggiando la mia fronte alla sua.
“Io ho bisogno di te” limitò a dirsi.
Quelle poche parole riuscirono a farmi capire quanto il nostro amore era forte ed entrambi avevamo bisogno dell’altro come l’aria.
“Anche io ho bisogno di te. Ti amo” dissi.
Inevitabilmente una lacrima sgorgò silenziosamente dai miei occhi e lei sorrise.-
Coppia : ViluxLeon e altre :)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTA : Questo capitolo sarà COMPLETAMENTE Rating Rosso ma vedo che a voi non dispiace lol.
 
 
Leon P.O.V
 
 
*Flashback*
 
Appostai la moto a qualche metro di distanza dalla macchinetta dei preservativi, non volevo destare sospetti.
Chiesi ad Andres di accompagnarmi e per coprirmi le spalle.
Certo, fare sesso è una cosa di cui vantarsi ma per me…è terribilmente imbarazzante.
Scesi dalla moto e mi avvicinai al distributore con Andres vicino.
Per fortuna non c’era molta gente.
Con la mano tremante infilai cinque euro e selezionai il tipo di preservativo più adatto per me.
“Non posso crederci,hai preso l’Extra Large!” strillò Andres.
Gli diedi un pugno nello stomaco.
“Urla un po’ più forte” minacciai.
Lui scosse la testa e mi accorsi che la macchinetta stava elaborando la mia scelta.
“Sono sicuro che stasera sfonderai amico, in tutti i sensi!” urlò di nuovo.
Oh, pessima scelta portarmi Andres appresso.
“La vuoi finire?Ci sono dei bambini!” urlai irritato.
Lui guardò la gente che incredula si era girata.
“Oh, sono suoi!” disse indicandomi come per giustificarsi.
Mai come in quel momento avrei voluto soffocarlo.
Erano ormai cinque minuti che la macchinetta stava elaborando.
“Secondo me si è rotta” constatò.
“Beh, voglio i miei soldi indietro” sbuffai appoggiando la mano sulla testa.
“Andiamo in farmacia a chiedere” disse trascinandomi.
Chiedemmo informazioni al farmacista che uscii e si avviò per vedere il guasto alla macchinetta.
“Mh, no. Non capisco perchè fa così” disse il dottore grattandosi il capo.
Una signora arrivò e salutò il dottore.
“Beh, forse se schiacciamo questo pulsante potrebbe andare!” disse la signora.
Niente, la macchinetta era bloccata peggio di prima.
Un uomo sulla cinquantina premette un altro bottone.
“Forse così si sblocca!” ma niente.
In poco tempo si avvicinò un po’ di gente e io mi sentii tremendamente in imbarazzo.
Può capitarmi qualcosa di peggio?
Un bambino, presumo undici anni, si avvicinò anche lui alla macchinetta e premette l’ennesimo tasto.
Puf!Come per magia i profilattici uscirono dalla macchinetta.
Il bambino li prese tra le mani e me li porse.
“Complimenti”disse con stupore per poi andarsene.
Ma complimenti per cosa? Ah, certo.
Mi avviai sulla moto con un Andres sghignazzante.
 
*Fine Flashback*
 
Chiusi il portone alle mie spalle e mi girai vedendo Violetta raccogliere qualche rifiuto dal pavimento.
I miei occhi esaminavano il suo sguardo, dove leggevo un misto di stanchezza e allegria.
Sospirò allegramente e poi si alzò, incontrando i miei occhi.
“S-scusa Leon, questa casa è un macello” disse con voce affranta.
Io mi avvicinai abbassandomi e le fermai le mani.
Mi guardò stupita.
“Puliremo un altro giorno” la rassicurai.
Lei mi sorrise debolmente e afferrò la mia mano per rialzarsi.
“Inoltre, devo ancora darti il mio regalo” dissi di spalle per poi girarmi.
Il suo sguardo era esterrefatto.
“Stai scherzando?Pensavo che i fuochi d’artificio fossero il regalo” disse accigliandosi.
Si stampò sulla mia faccia un sorriso sghembo che lei ricambiò.
Mi avvicinai lentamente a lei cingendole la vita a e facendo combaciare i nostri corpi.
Appoggiò il suo viso sul mio petto, sentendo battere molto forte il mio cuore.
Dopo qualche minuto alzò timidamente il suo volto per guardarmi negli occhi, che ormai erano carichi di malizia.
Con una mano le cingevo la vita mentre l’altra iniziai a giocherellare con i suoi capelli mossi esercitando una piccola pressione per spingere il suo viso verso il mio.
Chiuse senza fretta i suoi sfolgoranti occhi finchè le nostre labbra non si sfiorarono.
In effetti per tutta la sera non ci eravamo concessi nemmeno un bacio e quello era sicuramente il momento perfetto.
Le solleticai con la lingua il labbro per chiedere l’accesso al suo palato e lei acconsentì subito.
Dopo pochi secondi il nostro bacio diventò molto ardente e cresceva dentro me ogni secondo di più il desiderio di farla mia.
Lei come sempre iniziò ad ansimare sulle mie labbra mentre tirava le estremità dei miei capelli.
Strinsi fermamente la sua vita facendola avvicinare ancora di più e facendo scontrare inevitabilmente i nostri petti.
Dopo qualche minuto si staccò bruscamente per riprendere fiato.
Qualche secondo dopo aprì gli occhi e appoggiò la sua fronte alla mia.
“Questo è sicuramente il regalo più bello di tutti” disse sorridendo silenziosamente.
Intanto iniziai a sentire stretti i pantaloni e diedi una occhiata fugace al cavallo dei calzoni che era leggermente turgido.
Maledizione, deve succedere sempre!
Menomale che lei non se ne accorse, o avrei fatto la figura del maniaco.
“Mi dispiace, ma questo non è il regalo” dissi facendole l’occhiolino.
Lei iniziò a ridere di cuore e strinse solidamente le mie mani.
Incominciai a dirigermi verso la porta spegnendo le luci.
“Ma non puliamo?” chiese tirandomi leggermente il braccio.
“Lo faremo domani, promesso” sorrisi e i miei denti spiccarono nel buio.
Lei acconsentì con la testa e aprì con una certa fretta la porta per poi chiuderla a chiave una volta usciti.
Nel cielo potevano spiccare miriadi di stelle e vidi Violetta alzare il capo sorpresa.
La condussi verso l’auto che mi regalarono ai miei diciotto anni, che non utilizzavo mai.
Da quando avevo la passione per le moto, avevo completamente dimenticato questa automobile ma stamattina l’avevo portata al lavaggio e ora sembrava nuova di zecca.
Lei si fermò.
“Non andiamo in moto?” chiese accigliandosi.
“No, questa è una occasione speciale” dissi sorridendole e rassicurandola.
Ma quale moto e moto.
Volevo che questa serata per lei fosse indelebile per sempre, non so se ci siamo capiti.
Lei mi seguì ancora un po’ dubbiosa ed entrò sul sedile anteriore di fianco a me.
“Dove andiamo?” chiese curiosa.
“Sorpresa” dissi come sempre.
Ormai sapeva che non gliel’avrei mai detto prima.
Mi conosceva molto bene così si zittì subito e si godette la vista mozzafiato del panorama.
Dopo qualche chilometro invece di continuare per l’autostrada imboccai una via stretta abbastanza isolata.
“L-leon” disse guardandomi sconvolta.
Non avrei mai fatto niente per traumatizzarla.
Anzi, se non vuole fare l’amore con me rispetterò le sue scelte.
Dopo quattrocento metri arrivammo in un piccolo spiazzo e appostai l’auto proprio di fronte al panorama che si ergeva : Buenos Aires.
Per fortuna c’era soltanto la nostra auto.
Lei portò le mani alla bocca e dopo qualche secondo mi guardò.
“E’ splendido, non ho parole” sibilò accarezzandomi le guance.
Dai suoi occhi iniziarono a uscire rivoli di lacrime.
Perchè il mio amore stava piangendo?
Con un dito raccolsi le sue lacrime.
Lei mi guardò e sorrise debolmente.
“Perchè piangi?” chiesi accarezzandole la guancia.
“Non lo so, è la prima volta che un ragazzo fa tutto questo per me e..” la zittii con un dito.
“Spero di essere anche l’unico” dissi scostandole una ciocca di capelli.
Lei morse il suo labbro inferiore provocandomi.
Si avvicinò al mio viso rapidamente, non lentamente come tutte le altre volte.
Come se avesse bisogno dei miei baci per vivere.
Sfiorò lentamente le mie labbra e iniziò a baciare il mio collo, facendomi impazzire.
Io inarcai leggermente il capo chiudendo gli occhi per amplificare quella sensazione.
Dalla borsa di Violetta si iniziò a sentire una suoneria e lei si staccò bruscamente per rispondere.
“Oh no, è mio padre!” disse andando nel panico.
“Digli che dormi da Francesca” ammiccai.
Lei capì tutto e strinse la mia mano.
Esitò un po’ nel rispondere.
“Violetta, ci sei?” sentii nitidamente la voce di German rimbombare dal cellulare.
“Si, si. Dobbiamo ancora pulire la casa e farò tardi così vado a dormire da Francesca”
Il padre rimase un po’ interdetto ma poi acconsentì e Violetta gli diede la buonanotte.
Mi avvicinai ma lei mi fermò con una mano sul petto e digitò il numero di Francesca.
“Si, Francesca lo so che è tardi. Sono sicura che mio padre chiamerà per chiederti se sono a dormire da te e devi mentire” disse voltandosi.
“Si, sto con Leon. Ok ciao” e chiuse la telefonata.
Abbassò il capo per non incontrare i miei occhi poiché era imbarazzata.
“Guardami” le dissi soavemente.
Lei alzò lentamente il capo e affondò il suo sguardo nei miei occhi.
“Non farò niente che tu non vorrai” la rasserenai accarezzandole la guancia.
Intrecciò le nostre mani a mezz’aria e fece un respiro profondo.
“No, io ti desidero in quel modo da molto tempo Leon. Non possiamo rimandare ancora una volta” disse per poi spegnere il cellulare.
Anche io feci la stessa cosa, nessuno ci avrebbe interrotti quella notte.
Abbassai la manopola dell’inclinazione dello schienale per farla passare sui sedili posteriori, in quanto c’era più spazio e anche un divanetto per stare comodi.
Gattonò fino al divanetto e si tolse rapidamente i tacchi.
Con meno facilità riuscii a scavalcare il sedile mentre Violetta se la rideva sotto i baffi.
Quando arrivai sedendomi vicino a lei, mi tolsi rapidamente le converse.
Ero così ansioso che sbagliai a togliere i lacci.
Infatti andai nel pallone quando Violetta incominciò a baciare con una lentezza snervante il mio collo.
“Maledizione!” dissi buttando all’aria le mie scarpe e spingendo il suo corpo a stendersi completamente sul divano.
Mi stesi in mezzo alle sue gambe sussurrando piano nel suo orecchio.
“Come riesci a farmi perdere sempre così il controllo?” ringhiai beffardamente.
“N-non lo so” disse rimanendo scandalizzata dalla mia audacia.
Le sue mani afferrarono i capelli e iniziò a scompigliarli mentre mi avvicinai per un altro bacio.
Dopo qualche minuto iniziò a muoversi e a rabbrividire sotto il mio corpo provocandomi ancora più eccitazione dato che ora le nostre intimità erano a contatto.
Avvicinò le sue mani tremanti alla camicia e iniziò ad aprire i bottoni mentre io le accarezzavo i fianchi.
Sfilò delicatamente la mia blusa facendomi rimanere a petto nudo e graffiò piano il mio addome.
Prendendo l’iniziativa abbassai la lampo del vestito e si alzò seduta per sfilarlo.
Lo spettacolo che si presentava davanti non faceva altro che invogliarmi di più.
Violetta, la ragazza timida che ho salvato qualche anno fa, ora indossava un seducente babydoll.
Abbassò il capo mentre io le accarezzavo un braccio.
“Non dirmi che anche tu avevi queste intenzioni stasera” dissi stendendomi sopra di lei nuovamente e ammirando la mia ragazza vestita in modo così attraente.
“No…cioè si…è tutta colpa di Francesca e Camilla” ammise.
Io iniziai a lasciare baci infuocati sulla sua spalla.
“Le ringrazierò bene domani” risi.
Lei percorse il mio petto con le mani finchè non infilò le dita tra i passanti dei miei pantaloni e sbottonò facilmente alcuni bottoni e la zip.
Con un movimento rapido capovolse la situazione e si sedette sulla mia pancia sfilando lentamente i pantaloni mentre io chiusi gli occhi accarezzandole i fianchi.
Per un momento si bloccò vedendo l’evidente eccitazione e io riaprii gli occhi pensando che si fosse pentita.
“Sono tutti così?” chiese distogliendo lo sguardo dai miei jeans.
Sapevo a cosa si riferiva.
“Beh, non vado di certo a vedere come ce li hanno gli altri ragazzi. Comunque sia spero di no, mi piace essere unico” dissi strizzando l'occhio.
Lei iniziò a ridere e riprese a baciarmi accarezzando freneticamente la pancia e il petto, cercando di evitare in tutti i modi di toccare i miei boxer.
Intanto le spostai il tessuto della camicetta scoprendo leggermente i suoi seni.
Sono sicuro che adesso non mi sarei fermato.
“Vuoi continuare?” chiesi per poi iniziare a lambire lentamente i suoi capezzoli turgidi.
Lei annuì supplicante e ribaltai nuovamente la situazione trovandomi sopra di lei.
Mentre io liberai la parte superiore del tessuto facendola rimanere solo in mutandine, lei sfiorò con calma il tessuto dei boxer e ci introdusse alcune dita.
Una scarica di eccitazione mi fece gemere fortemente quando iniziò a stimolare la mia intimità mentre io mi concentravo sui suoi seni.
Istintivamente spinsi il mio bacino verso le sue mani e mugolai qualcosa quando tolse le mani dal mio membro e ricominciò ad accarezzarmi la schiena.
La guardai negli occhi e iniziai a bearmi della magnifica visione.
Con una mano accarezzavo il suo seno sinistro mentre continuavo a lambire con la lingua il suo seno destro facendola gemere sempre di più.
Iniziò a aprire leggermente le gambe, cosa che mi fece impazzire.
Le mie mani accarezzarono a lungo i suoi fianchi per poi sfilare delicatamente le sue mutandine che finirono per terra.
La stessa cosa fece lei con i boxer.
Ora eravamo entrambi nudi e ansimanti mentre sentivo il suo bacino spingere sempre di più contro il mio quando iniziai a stimolare la sua eccitazione per poi sentirla gridare.
Mi alzai qualche secondo per contemplare la mia ragazza, nuda sotto di me.
Non potevo resistere un secondo di più.
“Sicura?” chiesi con quel po’ di voce che mi restava.
Lei annuì col capo supplicante e mi alzai aggrappandomi al sedile per prendere i preservativi dentro lo scomparto.
Con le mani sudaticce lo infilai goffamente e vidi Violetta sorridere.
“Va tutto bene amore?” chiesi premurosamente accarezzandole i capelli mentre il momento di fondere le nostre anime era giunto.
Un flashback mi ritornò in mentre, dopo tanto tempo.
 
*Flashback*
 
Sentirla tra le mie braccia era la sensazione più bella del mondo.
All’improvviso incominciai a pensare a me e a lei a fare l’amore in una stanza piena di candele che rendevano l’atmosfera piacevole e molto intrigante.
Sapevo che tutto ciò non sarebbe stato possibile ma continuai ad immaginare.
Ai suoi baci, alle sue carezze e le mie braccia che avvolgono le sue. I miei capelli tutti scompigliati dalle sue mani sudate per l’emozione forte e indescrivibile. Alle mie spinte e ai suoi gemiti strozzati. Al suo viso così eccitante tinto di rosso per la vergogna.
Si, perchè credo che lei si vergognerebbe anche in questi momenti
 
*Fine flashback*
 
Mi posizionai all’entrata della sua intimità e iniziai a baciarla dolcemente per farla distrarre dal dolore quando entrai in lei.
Lei all’inizio sgranò gli occhi e per paura mi fermai.
Beh, si era scelta un ragazzo abbastanza dotato e avevo paura di farle troppo male.
“Ti prego, è normale. Continua” disse ansimando.
Iniziai a spingere lentamente mentre lei allacciò le sue braccia al mio collo.
Dopo qualche minuto mi rassicurai, perchè il dolore scomparve.
Iniziò a gemere di piacere cercando di soffocare la sua voce, ma inevitabilmente non ci riuscì.
”Non reprimere i tuoi gemiti, per favore” dissi ansimando mentre spingevo sempre più velocemente
Lei chiuse gli occhi e si lasciò andare iniziando a gemere sempre più forte.
Allacciò le gambe alla mia vita cercando più vicinanza.
Il mio respiro si fece più affannoso e si andò a benedire anche quell’ultimo briciolo di lucidità.
“L-leon” iniziò ripetendo il mio nome ad ogni spinta.
“Ti amo Violetta” sibilai mordendole affettuosamente il lobo dell’orecchio mentre lei iniziò ad urlare più forte.
La cosa più bella è che ci guardammo negli occhi per tutto il tempo.
Le spinte si fecero più veloci, la lussuria aveva preso possesso di me.
Un’ultima spinta in profondità la fece letteralmente strillare e io posai una mano sul suo grembo fermandomi.
“Anche io ti amo” disse tremando per poi baciarmi caldamente.
Sfilai il profilattico riponendolo in un fazzoletto per poi buttarlo dal finestrino.
Quella era sicuramente stata la notte più bella della mia vita.
Lei lentamente si mise a sedere iniziando a guardarmi maliziosamente mentre si mordeva ripetutamente il labbro inferiore
“Lo so che sono sexy, ma smettila di morderti il labbro o inizierà a sanguinare” scherzai sedendomi sul divanetto ancora boccheggiante.
Lei si mise sopra di me a cavalcioni e iniziò a baciare il collo scendendo per il petto per poi arrivare all’addome.
Una scarica di eccitazione percorse tutto il mio corpo e il mio calore corporeo si concentrò soprattutto in mezzo alle gambe.
Violetta si avvicinò lentamente al mio membro leccandone la punta e baciandone la lunghezza.
“Io credo di impazzire se andrai avanti così” dissi fomentandomi ancora di più e imprimendo nella mia mente l’immagine di Violetta che mi da così tanto piacere.
Irrazionalmente premetti la mia mano sul suo capo spingendolo di più verso la mia intimità.
Mi guardò languidamente alzandosi e riprese a baciarmi divorando le mie labbra mentre io le accarezzavo il fondoschiena.
Sentivo di stare per venire...
“Spostati” dissi scacciandola via per non imbrattarla.
Lei si concentrò nuovamente sul mio collo mentre io venni e mi accasciai letteralmente.
Le porsi la mia camicia e lei non esitò ad indossarla aspirandone il profumo.
“Vieni qui” dissi accogliendola tra le mie braccia.
Lei sorrise e mi abbracciò dolcemente nel buio.
Ci addormentammo con la luce soffusa del chiarore della luna mentre i nostri cuori battevano in sincrono.
 
Angolo autore :
 
No vabbè, io evito di commentare questo capitolo perchè non mi piace tanto come l’ho scritto.
Forse sono stata troppo volgare e poco romantica, boh.
Capitolo da come avete capito incentrato sui Leonetta e…niente.
Non ho assolutamente niente da dire *sclera*.
Reecensite :3
Ah, aggiornerò un po’ più lentamente durante le scuola, ovvio.
 
 
 
 
 
 
   
 
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