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Autore: grace_law_smith    12/09/2013    8 recensioni
Dal testo:
"A cosa stava pensando adesso? Riusciva solo a pensare a quel buco, sul soffitto di camera sua, che fissava da qualche minuto evitando il pensiero assillante di Simon che parlava con Maia. E Maia che lo baciava.
E Isabelle poi vide solo una Clary che correva verso di lei e il resto tutto offuscato. Non ricordava neanche come aveva fatto a raggiungere casa dei Penhallow che, ormai, era disabitata. Pensava che lì non l’avrebbero mai trovata, ed era proprio quello che voleva."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izzy Lightwood, Simon Lewis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fearless rune.
Isabelle attraversava velocemente il corridoio della casa dei Penhallow per raggiungere la sua camera. Era in lacrime e non voleva parlare con nessuno, tanto nessuno l’avrebbe mai capita.
Raggiunse la camera, aprì la porta e la sbatté forte alle sue spalle e si appoggiò a essa quando stava per cadere a causa dei tacchi alti.
Il sole era ormai calato da un po’ di tempo, se Isabelle non avesse avuto il cellulare avrebbe detto che era quasi mezzanotte quando, in realtà, erano solo le dieci di sera.
Nella stanza c’era un buio pesto. Izzy vedeva tutto sfocato, in parte per le lacrime, in parte per i giri di testa che le provocavano varie fitte durante le quali Isabelle voleva solo vomitare. Vomitare l’anima, il cuore e tutta la delusione.
Prese sbrigativa la stregaluce che aveva in tasca e cercò di stringerla forte, con le mani tremanti. Si asciugò in fretta il naso con la manica del braccio sinistro mentre il destro che le pizzicava. 
Sbattendo le palpebre qualche volta, finalmente, Izzy riuscì a scorgere qualcosa nella stanza: il suo letto.
Si avvicinò al letto e si sedette, tenendo ancora in mano la stregaluce che mandava un bagliore tremante attraverso le sue dita.
Tolse i pesanti stivali dai piedi che scoprirono le sue gambe bianche e lisce, solo con qualche cicatrice qua e là.
Isabelle si distese sul letto fissando sopra di lei. I capelli umidi le si appiccicarono alla faccia per via delle lacrime che le rigavano il volto dai tratti delicati e seducenti anche se questo, Izzy, non l’aveva mai pensato.
A cosa stava pensando adesso? Osservava quel buco, sul soffitto di camera sua, da qualche minuto evitando il pensiero assillante di Simon che parlava con Maia. E Maia che lo baciava.
E Isabelle poi vide solo una Clary che correva verso di lei e il resto tutto offuscato. Non ricordava neanche come aveva fatto a raggiungere casa dei Penhallow che, ormai, era disabitata. Pensava che lì non l’avrebbero mai trovata, ed era proprio quello che voleva.
Continuava a tenere la stregaluce sul petto e giocherellava con le mani. Per un momento, per un attimo, sembrò dimenticare Simon. Ma poi quando ci pensò di nuovo, una fitta allo stomaco la uccise dentro.
Sin da quando era bambina aveva sempre saputo che gli Shadowhunters si dicevano ‘addio’ spesso. Si era talmente abituata a questa situazione, a questo stile di vita che non piangeva quasi mai. Isabelle non  voleva dire ‘addio’. Né a Simon, né ad Alec, né a Jace, né a Clary. In qualche modo, la mente di Isabelle continuava a frullare, filtrare pensieri, parole, frasi sarcastiche senza senso. Ripensò ai dialoghi fra Jace e Simon e alla prima volta che vide Simon.
Ricordò persino come Simon stava goffamente provando ad attaccare bottone con lei e a lei che, come una stupida, non lo calcolava di striscio.
Ma lei sapeva che Simon provava qualcosa per lei. Nella sua mente riaffiorò un’immagine: scura, tenebrosa, orribile ai suoi occhi da Cacciatrice. Un mondano, il mondano che diventava vampiro.
In quel preciso istante, Isabelle chiuse gli occhi.


Nel sogno, Izzy era vestita di bianco. Non il bianco che usava di solito. Il suo vestito era bianco candido, puro, senza neanche una striatura o venatura di un colore più scuro, come la panna.
Si guardò intorno ma non vide nessuno. In qualche modo, il sogno appariva terribilmente reale: sentiva il vento freddo sulle gambe scoperte, l’odore dei fiori del cimitero e, era pronta a giurarlo, aveva visto le Torri Antidemoni sopra di lei.
Con sua grande sorpresa, era disarmata. Sbuffò e poi si fece in avanti, dopo aver visto un’ombra veloce passare verso di lei. 
Era difficile vedere con  tutto quel buio intorno: l’unica cosa illuminata era lei, come se fosse la protagonista di qualche spettacolo orrendo.
Izzy camminò in direzione dell’ombra che aveva visto e arrivò al confine del cimitero di Alicante.
Si voltò, sconfortata dal fatto che non aveva raggiunto nessuno e, in quel preciso istante la cosa illuminata non era più lei. 
Davanti a lei si trovava una figura dai tratti assai familiari, un ragazzo. Portava gli occhiali, aveva le spalle un po’ curve e i capelli castani arruffati sulla fronte. Le mani erano in tasca. Aveva un’aria disinvolta e guardava verso sinistra. Isabelle gridò varie volte il suo nome ma lui non le rispose. Era come se non riuscisse a sentirla, come se la sua presenza non contasse. Come se non ci fosse.
Simon si fece in avanti e attraversò, senza il minimo sforzo, il corpo di Isabelle che, per un attimo, temette uno scontro l’uno contro l’altra. Simon, però, non si fece scrupoli.
Camminava in avanti, senza meta. Isabelle lo seguì sino a una radura, poi sentì un rumore. Anche Simon se ne accorse. E un attimo dopo il demone incombeva su Simon e Izzy, impotente com’era, vide tutta la scena perché l’unica cosa illuminata era Simon che, quando morì, si spense.


Isabelle aprì gli occhi e fu accecata dalla luce che emanava la stregaluce accanto a lei. La spostò immediatamente dall’altro lato e si mise a sedere sul letto.
Il cuore batteva come un martello, e le mani non riuscivano a stare ferme. Izzy si toccò la fronte: era tutta sudata. Si tolse di dosso gli abiti della sera scorsa e li buttò sul letto con noncuranza.
Solo in quel momento si accorse che era giorno. Aprì le tende e la polvere andò dappertutto. Fluttuava in controluce, sospesa in aria. Isabelle l’osservava come ipnotizzata.
Un tonfo, al piano di sotto, la fece sobbalzare e Izzy dovette distogliere lo sguardo dalla polvere e stare attenta a quello che l’avrebbe aspettata.
-Isabelle?- la voce era familiare ma Izzy non riuscì ad analizzarla.
-Izzy?- adesso la voce era più vicina. Era una voce maschile di un ragazzo di quasi 17 anni che stava salendo le scale.
Isabelle non rispose, lei non voleva essere trovata, specialmente da Simon. Era l’ultima persona della lista che avrebbe voluto vedere in quel momento. Non aveva bisogno del suo aiuto per ritrovare la Sala degli Accordi, per ritrovare gli altri.
-Isabelle, lo so che sei qui! Ti ho cercata ovunque, questo era l’ultimo posto! Ascoltami, voglio parlarti!- Isabelle avrebbe giurato di sentire un velo di esasperazione nella voce di Simon che ormai era molto vicina.
In preda al panico, Izzy si nascose sotto il letto e aspettò che Simon entrasse nella stanza, per poi uscire.
Isabelle, da sotto il letto, sentì i passi di Simon farsi sempre più vicini verso il letto e ebbe un attimo di paura tremenda.
-Izzy, esci da sotto il letto.- disse calmo Simon.
Isabelle spalancò gli occhi. Come faceva Simon a sapere dov’era? A sapere che era sotto il letto?
Isabelle uscì fuori dal letto e vide Simon, per la prima volta, dalla sera scorsa. Aveva talmente pensato a lui che aveva dimenticato come fossero i suoi occhi, la sua bocca, il suo viso. Adesso, riguardandolo, dopo tutti i suoi pensieri, dopo il sogno che aveva fatto, sembrava quasi un sollievo.
Sentì presto le sue braccia intorno la sua vita e Isabelle, per la prima, primissima volta, si sentì sicura, protetta.
-Chi altro mi sta cercando?- chiese Izzy. In realtà la prima cosa che voleva chiedergli era come aveva fatto a scoprire che si era nascosta sotto il letto ma quando aprì bocca fu quella domanda che uscì per prima.
Simon la guardò dritta negli occhi. –Nessuno, solo io. Dopo la festa ti ho cercata ovunque ma Alec e Jace mi hanno semplicemente detto “Lasciala stare. E’ Isabelle, è fatta così. Meglio se la lasci sola per un po’.” Ma io non potevo lasciarti sola per un po’ e allora sono venuto a cercarti.
Isabelle sbatté le palpebre un paio di volte e alla fine fece un lungo sospiro prima di riprendere a parlare. –Perché sei venuto a cercarmi?
Simon esitò. Adesso erano faccia a faccia, era il momento della verità. Isabelle guardava Simon negli occhi e le avevano sempre insegnato che, se guardi una persona negli occhi, lei non può mentirti. Ma Simon aveva gli occhi spenti. Era un vampiro adesso, il suo fisico si era trasformato totalmente e  il suo viso non esprimeva sempre le emozioni che provava dentro. Isabelle sperò di trovare almeno una luce di verità nei suoi occhi.
-Io… volevo parlarti.-
-Parla.- lo incitò Izzy.
-Sono venuto a cercarti perché… so che hai visto che ho baciato Maia.-
Isabelle tentò di restare calma ma abbassò lo sguardo. –Sì…
-Volevo spiegarti che… che io e Maia…-
-Lascia stare.- disse Isabelle delusa. –Ho capito…
-No!- la fermò Simon. –Non hai capito… ecco, insomma, mi ha baciato lei! E io sono rimasto lì, come uno stoccafisso. Quando sono venuto a cercarti Clary mi ha detto che avevi visto ma giuro che io…
Ma Simon non poté mai finire la frase perché Isabelle lo aveva già attirato a sé e baciato. La camicia di Simon era ormai strappata dai graffi di Izzy. Simon le mise le mani dietro la schiena e la tirò a sé mentre le loro labbra continuavano a baciarsi e i loro occhi erano chiusi.
I capelli di Isabelle erano ormai rovinati dal tocco morbido e soffice del Diurno mentre le braccia della Nephilim stringevano il collo di Simon.
-Perché me?- le chiese Simon tra un bacio e l’altro, riprendendo il respiro.
Isabelle si staccò un attimo da lui, lo guardò negli occhi: -Perché sei l’unico che mi ha capito e non mi ha abbandonato.-
Simon fece spallucce, un gran sorriso e tornò a baciarla passionalmente, dimenticando tutto e tutti.
Per Isabelle quel bacio fu come un vortice di emozioni; improvvisamente, nella sua testa, ritornò il sogno che aveva fatto poche ore prima. Lei era l’unica cosa illuminata, prima di vedere Simon. Capì, nello stesso istante in cui l’aveva pensato, che la luce rappresentava cosa la manteneva in vita in quel momento. Era lei stessa, il suo spirito da Nephilim, quando non c’era Simon. Perché poi, era lui. Lui riusciva a mantenere in vita Isabelle, mantenere dentro di lei il fuoco acceso, lo spirito libero, lei stessa.
Mentre Simon baciava Isabelle, la ragazza aprì gli occhi. Continuò a baciare il vampiro ma questa volta con più dolcezza, come se questo fosse amore e non solo passione.
Simon capì tutto alla svelta, aprì anche lui gli occhi e guardò la cicatrice bianca che Isabelle aveva sul petto. –Che runa è?
Izzy guardò in direzione dello sguardo di Simon. –Oh, quella è la runa del coraggio.
-Aspetta…- fece Simon curioso. –Tu hai bisogno di coraggio?
Isabelle esitò un attimo. Poi rispose: -Sì, per amare te.-



Bene, eccomi con la mia prima one-shot Sizzy. Adoro Simon e Isabelle insieme, forse li shippo più di Clary e Jace, non so, sta di fatto che li trovo dolcissimi insieme.
Magari troverete il capitolo troppo 'sentimentale' per una coppia come Simon e Izzy che hanno un rapporto molto fisico ma chissene!
Bene, tengo molto a questa storia che, sino ad ora, considero la mia migliore quindi spero recensiete in tanti!
Saluti cari Nephilim,
Marianna.
  
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