Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: _laugi    13/09/2013    1 recensioni
Mancava una fermata, ossia avevo circa 3 minuti per decidere se buttarmici, chiedergli il numero e avere la possibilità di rivederlo, o lasciarlo semplicemente uscire dalla metro e sparire per sempre.
Sospirai, accennando un sorriso incerto a quei due occhi azzurri come il ghiaccio, fermi su di me.
2 minuti.
Le mani iniziavano a sudarmi, non ero mai stata molto brava con le decisioni, neanche con le più piccole.
1 minuto.
Andiamo, era Londra. 8 milioni di abitanti, 11 con i turisti. Molto probabilmente non l’avrei mai più rivisto, quindi perché farsi problemi per un possibile rifiuto?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ero in ritardo, come al solito.
Era il 7 settembre 2001, ossia il mio primo giorno di lavoro al giornale più importante di sempre: The Times Uk.
Con una furia inaudita mi infilai i vestiti preparati accuratamente al bordo del letto la sera prima, un abbinamento che mi era costato un’intera serata e ben tre bicchieri di martini, sorseggiati avidamente in contemporanea con Amanda, una delle mie più care amiche trasferitasi da qualche anno in California per un lavoro come segretaria di un pezzo grosso dell'industria cinematografica.
Cercai di darmi una sistemata veloce ai capelli, ma appena fui di fronte allo specchio del bagno capii che ci sarebbe voluto più di qualche colpo di spazzola per farmi sembrare vagamente presentabile: ero un disastro. Sembrava che un orsetto lavatore mi avesse scompigliato i capelli durante la notte.
Ero sul punto di infilarmi in doccia quando sentii il telefono squillare nell’altra stanza. Con un paio di falcate raggiunsi il letto e risposi.

“Jade? Dove diavolo sei a quest’ora?!”

“Miriam, ciao!” un brivido mi percorse la spina dorsale. Miriam era una cara amica di mia madre, nonché la persona che si era gentilmente presa carico di tutte le responsabilità per riuscire a farmi assumere al giornale. Di certo non sarebbe stata felice di sapere che avrei fatto tardi nel primo giorno di lavoro.

“Sto arrivando scusa, ho avuto un problema con la macchina”

Che scusa patetica. La macchina, Jade? Davvero?

“Farai bene a essere qui con una bella tazza fumante di cappuccino con latte di soia per le 8.30 spaccate, per tua fortuna anche il gran sovrano è in ritardo, ha avuto una colazione imprevista con un tipo che dice di avere una soffiata per un articolo, anche se ancora non capisco perchè si voglia per forza occupare lui di queste cose.”

Mi lasciai scappare una risatina e rilassai la mascella contratta dalla tensione. Questa si che era fortuna.

“Sarò lì alle 8.20 con due cappuccini.”

“Vedo che impari in fretta! Due bustine di zucchero, a dopo”


Chiusi la chiamata, facendo un respiro profondo prima di buttarmi nella doccia.
 
7.58

Avevo esattamente 32 minuti per raggiungere il giornale, ma guardando il traffico cittadino, più movimentato del solito, conclusi che purtroppo in macchina non ce l’avrei mai fatta.
Rividi mentalmente le fermate delle varie linee metropolitane, cercando di capire se in qualche modo potessi risparmiare tempo.

Linea rossa, fermata bond street, 13 minuti.

Mi fiondai letteralmente nell’underground, non facendo caso ai passanti infastiditi dalla mia fretta mentre gli passavo davanti senza un minimo di educazione.

“scusi”

Sussurrai sovrappensiero dopo l’ennesima spinta, riuscendo finalmente ad entrare nel tube.
Mi appoggiai esausta ad un pannello di vetro, chiudendo gli occhi.

“Primo giorno?”

Mi girai confusa, cercando l’emittente della domanda, e fu lì che lo vidi.

Capelli castano scuro, occhi azzurri come il ghiaccio, cappotto marrone bistro, camicia bianca che lasciava intravedere un fisico scolpito e uno sguardo talmente ammaliante che avrebbe fatto dimenticare a qualsiasi donna il proprio nome.

“mmh?”

Mugugnai, preoccupata che se solo avessi provato a formulare una frase di senso compiuto, il risultato sarebbe stato più che disastroso.

“Sei nervosa, di fretta e potrei giurare di aver visto una goccia di sudore sulla tua fronte. Ergo, o sei un’eroinomane in astinenza o..”

“Si, è il mio primo giorno di lavoro”


Risposi con una risatina nervosa, portando subito la mano alla fronte in cerca di quella maledetta goccia di sudore, di cui però non c'era traccia.

“Scherzavo riguardo al sudore” sogghignò divertito “sei perfetta" concluse con sguardo serio.

Quella fu un'affermazione talmente inaspettata che arrossii cosi violentemente che mi maledissi in almeno 3 lingue il secondo dopo.

“Allora, dove scendi?”

“S-scusa?”


Domandai confusa. Forse sarebbe stato meglio smettere di fissargli il petto, il fatto che potevo intravedere gli addominali scolpiti a un tessuto di distanza mi mandò completamente in panico.

“Qual è la tua fermata”

“Oh!”
Esclamai “Bond street”

“mmh”

Mugugnò contrariato, spostandosi di qualche centimetro per fare posto ad un altro occupante della metro.

“La mia Marble Arch”

Annuii con espressione assente, cercando ancora di non soffermare lo sguardo sul suo petto. Ormai era come una fissa.

Mancava una fermata, ossia avevo circa 3 minuti per decidere se buttarmici, chiedergli il numero e avere la possibilità di rivederlo, o lasciarlo semplicemente uscire dalla metro e sparire per sempre.
Sospirai, accennando un sorriso incerto a quei due occhi azzurri come il ghiaccio, fermi su di me.

2 minuti.

Le mani iniziavano a sudarmi, non ero mai stata molto brava con le decisioni, neanche con le più piccole.

1 minuto.

Andiamo, era Londra. Parliamo di 8 milioni di abitanti, quasi 11 con i turisti. Molto probabilmente non l’avrei mai più rivisto, quindi perché farsi problemi per un possibile rifiuto?

La metro prese a rallentare, segno che eravamo ormai vicini alla fermata.
Alzai lo sguardo, incontrando ancora una volta il suo, dove questa volta lessi una punta di delusione.

“Non mi hai detto il tuo nome”

Sputai senza neanche pensarci.

“Neanche tu mi hai detto il tuo”

Davvero? Nei probabili ultimi 30 secondi di conversazione che avremo in tutta la vita cercava di fare del sarcasmo?

“Jade. Jade Torth!”

Sorrise, e giuro che mi sembrò la cosa più bella che avessi mai visto.
Le porte si aprirono, la folla si mosse, e lui con loro.

“Non mi hai detto il tuo nome!”

Ripetei quasi urlando, vedendolo allontanarsi, con lo sguardo sempre fisso su di me.

“Se ci rincontreremo lo saprai, Jade Torth. Il destino a volte gioca dalla nostra!”

E sparì.

La buona notizia è che quel giorno riuscii ad arrivare in ufficio con due cappuccini, anche se quello del capo si raffreddò, visto che pensò bene di presentarsi in ufficio alle 9.30
Un’altra buona notizia è che mi ricordai, negli svariati minuti in cui fissavo i petto al ragazzo sconosciuto, di aver visto una lettera bollata BBC 2 spuntare dall'angolo del taschino interno del cappotto, una radio abbastanza famosa qui a Londra, con sede guarda caso a pochi passi dal mio ufficio.
Facendo qualche ricerca fra i dipendenti, molto approfondita a dire il vero, sono riuscita a scovare il ragazzo misterioso.

Ora, probabilmente vi starete chiedendo se ho deciso di chiamarlo, o aspettarlo all’uscita della radio facendo finta di passare lì per caso, dando la colpa al destino a cui tanto si era affidato lui quella mattina.
Mentirei se dicessi di non averci mai pensato, ma anche se affermassi che l’idea mi sembrava ottima.
Non ho mai creduto al destino, eppure qualcosa in me quella mattina è cambiato, come se la mia vita avesse preso un'altra direzione.
Oggi è il 7 settembre 2004, e sono passati 3 anni da quel giorno.
Ho ancora il mio lavoro al The Times, ora ho perfino una scrivania tutta mia e una segretaria pronta a servirmi in ogni mio capriccio.
Del ragazzo misterioso, di cui fingo ancora di non conoscere il nome, nessuna traccia.
Posso dirvi però che ogni mattina da 3 anni, alle 7 e 58 prendo sempre la solita metro, sperando che il destino prima o poi giochi anche dalla mia.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _laugi