Torno
a pubblicare, finalmente, dopo mesi. Chiedo umilmente perdono, ma
l’ispirazione
è una brutta bestia e la vita non smette mai di sorprendere
con i suoi
imprevisti. Ma adesso ci sono, ed è quello che conta!
Ringrazio
bluemary e Vannagio
che, con le loro minacce il loro supporto, hanno fatto sì
che l’ispirazione tornasse pian piano a bussare alla mia
porta. Spero di
tornare a pubblicare più frequentemente e lo so, sono
pessima. Quindi
uccidetemi, visto che Eddie non l’ha ancora fatto. ^^
Buona
lettura!
Autore: Kitsune Blake
Fandom: Watchmen
Personaggi/Pairing: Edward Blake, Sally Jupiter, Edward
Blake/Sally
Jupiter
Avvertimenti: Lime,
Movieverse
Tipo di storia: One
Shot
(drabble+flashfic+drabble)
Genere: Angst,
Drammatico, Introspettivo
Rating:
Arancione
Breve introduzione: Ci
sono
momenti in cui non serve essere vicini per sentirsi l’un
l’altro.
Note: Il
titolo della storia è ispirato
all’album “Fallen”, degli Evanescence
(2003).
I
versi a inizio e fine storia sono tratti dalla canzone “My
Last Breath”,
contenuta nel medesimo album.
You know I can’t
stay long
All I wanted to say
was “I love you
And I’m not afraid”
Can you hear me?
Can you feel me in
your arms?”
Stupida, stupida donna.
Che hai
sognato stavolta?
Era così vero, così reale, che il cuore
ancora esita a calmarsi.
Svegliarsi nel buio della notte, il nodo
alla gola che ti mozza il respiro: chiunque avrebbe pianto. Non piangere, ora. Maledizione, dolcezza,
odio vederti piangere.
E invece, contro ogni volontà, le
lacrime rotolano sulle guance. Non si fermano.
Come gli anni trascorsi in questo letto
sempre più grande e sempre più vuoto. Un presente
e un futuro di morte, per un
passato ogni giorno più ricolmo di luce.
Perché piangi, Sally? Che hai sognato
stavolta?
Il
suo calore.
Stupida
donna.
Il
suo calore.
Tutto avrebbe pensato
Sally, ma non che
fosse così caldo. Eppure non può negarlo nemmeno
a sé stessa mentre, fra le
braccia esili, stringe il corpo dell’uomo che otto anni fa
cercò di farla sua
con la forza, e che ora la abbraccia come se avesse timore di farla a
pezzi con
una sola carezza.
Dio,
quant’è caldo.
Apre gli occhi nella penombra, lo
osserva. La luna attraversa la finestra, accarezza il viso
dell’amante e sembra
ammorbidirlo, come se volesse smussare la rude violenza dei suoi
lineamenti.
Il
Comico.
Alza una mano, la porta sul
suo viso.
Sfiora la barba ispida, e per tutta risposta lui si preme contro le
dita che lo
accarezzano, un movimento gentile che ancora una volta la sorprende.
No,
non è il Comico.
“Eddie”.
Una richiesta, una preghiera? Dovrebbe
odiarlo, e non ci riesce.
Solo
una volta.
“Non ti farò del male.”
Avresti
potuto dirlo otto anni fa, e hai rovinato tutto.
Affonda il viso nel suo collo, lo
stringe di più fra le proprie braccia. Percorre con dita
esili la schiena, le
pallide cicatrici in rilievo, segno di chi la guerra l’ha
vissuta davvero.
Bastardo.
Non è nulla in confronto a ciò che mi hai fatto.
Eddie ha smesso di
muoversi. Ma lo
sente, dentro di sé, e non può impedirsi di
tremare dinanzi alla verità che la
travolge. La vergogna tinge le guance morbide, la sommerge con un grido
d’accusa.
Si guarda intorno, smarrita, osserva il
letto sfatto, il letto in cui ha permesso all’uomo che odia
di entrare. Stupida donna. Cosa
dirà a Laurence?
Solo
una volta.
Puttana.
“Non piangere,
Sally.”
Eddie la sta guardando. E’ ancora fermo,
in sospeso. Gli occhi scuri la cercano, la scrutano. Il volto
è spento e
tirato, tanto che per un istante –eppure così
vero, così reale- Sally
potrebbe dire che sia invecchiato. Non ricorda
quelle rughe, né così tanti capelli grigi.
Nemmeno la cicatrice spettrale che
attraversa la guancia, spaccandola in due fino all’angolo
della bocca.
“Non piangere, ora. Maledizione, odio
vederti piangere.”
Dita ruvide le asciugano le lacrime e,
quando lei riapre gli occhi, tutto è al suo posto. Nessuna
ruga, nessuna
cicatrice. Sui capelli scuri non c’è che il
pallido riflesso della luna.
“No, Eddie, non riesco a smettere,
perché-”
Le labbra dell’amante cercano le sue, e
Sally non può che affogare le parole in un bacio che ha il
sapore delle
lacrime.
Perché
ti amo. E odio me stessa.
Lentamente Eddie si ritrae,
ed è un
sorriso quello che compare sul suo volto. Una piega amara come amara
è la
sensazione che lei sente nel cuore, mentre le lacrime ancora lottano
per
vincerla ancora.
“Ti odio.”
“Non dovrai più farlo.”
“Perché?”
Non c’è spazio per la risposta, Eddie è
sparito. Con lui il letto, la stanza, il suo maledetto e struggente
sorriso. Ci
sono solo lacrime e un vuoto dal sapore di morte, una camera buia e il
vivido colore
dei ricordi. Ti odio.
Non
è vero.
Perché?
Perché
ti amo, Sally.
Anche ora, se ci pensi, non
saresti in
grado di dirglielo. Ma avresti voluto.
E cosa sarebbe cambiato?
Cadi. Chiudi gli occhi, la coscienza si
tinge di nero. E non è un brutto sogno, di quelli che ti
svegliano e ti
lasciano senza respiro. Quelli sono finti. Questa è la
maledetta realtà.
La vedi? Senti il profumo dei suoi
capelli, il calore della sua pelle?
Mi
senti, Eddie?
Cadi.
Ti
sento. Non piangere, ora. Maledizione, dolcezza, odio vederti piangere.
Sorridi, l’oblio
si avvicina. Ti piace
pensare che, in qualche modo, lei abbia capito.
Forse non ti odierà più. E tanto basta.
Safe inside myself
Are all my thoughts
of you
Sweet raptured
light
It ends here
tonight”