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Autore: Iwuvyoubearymuch    13/09/2013    13 recensioni
Ho provato a mettere nero su bianco ciò che può essere accaduto dopo gli eventi dell'ultimo libro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Epilogo
Tutti mi guardavano in classe. All'inizio non me sono accorto; credevo che stessero ammirando il brutto disegno alle mie spalle, che proprio io ho fatto come compito sulla famiglia. Rappresentava me, i miei genitori e mia sorella, ma era troppo orrendo per attirare quegli sguardi. Dietro di me, oltre la mia opera d'arte, non c'era più niente. Quindi... 
Quando ho capito che in realtà ero io il centro dell'attenzione, ho iniziato a guardarmi attorno a mia volta. Non c'era nessuno che non fosse voltato nella mia direzione e ognuno sembrava sconvolto, come se avessi i capelli viola o quelle strane forme colorate in faccia che ho visto in tv qualche volta. "Che ho fatto?" mi sono chiesto. A parte guardare fuori dalla finestra, in attesa che l'ora di Storia finisse per andare a giocare in cortile, e ignorare ogni parola che è uscita dalla bocca dell'insegnante, non avevo fatto nulla di male. Non poteva essere per questo motivo; non era la prima volta che mi distraevo dalla lezione e di certo non per colpa mia. A sette anni perché dovrebbe interessarmi di cose che sono successe tanti anni prima della mia nascita? E poi, mia sorella maggiore mi ha detto che di anno in anno ha risentito sempre le stesse cose tante di quelle volte, che adesso potrebbe prendere il posto delle nostre insegnanti. Sarebbe divertente avere Perry come mia maestra. Potrei fare quello che voglio e lei mi non mi rimproverebbe. Perry? Non credo proprio. 
"Che ho fatto?" ho domandato, poi, anche ai miei compagni, visto che io non lo sapevo. 
Axel, il mio compagno di banco e migliore amico, mi guardava arrabbiato. "La tua mamma e il tuo papà" ha detto soltanto, facendo segno di no con la testa. 
Non capivo come ci erano finiti i miei genitori nella classe di storia. Non erano veramente lì, ma perché ne stavano parlando? Ho provato a chiedere anche questo, ma la maestra ha detto che avrei dovuto parlarne con loro prima. Ho capito subito che era inutile insistere, come ogni volta che dico alla mamma che non voglio andare a scuola e lei invece dice che devo andarci per forza. 
Per il resto della lezione mi sono impegnato a ascoltare. Se si sono girati tutti a guardarmi all'improvviso, voleva dire che prima stavano parlando di me. Anzi, dei miei genitori. Ma cosa c'entravano loro due con Capitol City? Non ci sono nemmeno mai stati. Così, quando siamo usciti dalla classe perché l'ora di Storia era finalmente finita, ho costretto Axel a raccontarmi tutto. 
"Veramente non lo sai?" mi chiede, sorpreso. A questo punto controllo di non avere nulla in faccia. Scuoto la testa. "I tuoi genitori hanno partecipato agli Hunger Games. Per ben due volte!" esclama, alzando due dita macchiate di blu davanti al mio naso. 
Gli Hunger Games. Cosa sono gli Hunger Games? Mi sembra di aver già sentito questo nome. Forse, proprio durante una lezione di Storia. La settimana scorsa, mi sembra. Ma non riesco a ricordare niente. Ero troppo preso a osservare gli altri che facevano la merenda in cortile. So solo che c'entra con Capitol City e questo spiega perché hanno inziato a parlarne prima. Non faccio in tempo a chiederlo a NOME, che mia sorella Perry mi chiama per ritornare a casa. Le chiedo di poter restare ancora cinque minuti a parlare col mio amico, ma non mi ascolta neanche. Ecco, cosa intendo per fastidiosa. Secondo me, non siamo neanche veramente fratello e sorella. Mamma e papà devono averla trovata da qualche parte e accolta nella nostra famiglia, penso mentre cammino accanto a lei. Ha anche provato a prendermi la mano, ma io non gliel'ho data. Non poteva aspettare cinque minuti, lei! 
Mentre attraversiamo la città, però, mi viene in mente una cosa. "Pensi che mamma e papà ci dicano delle bugie?" le domando. Guarda velocemente in basso, verso di me. Perché oggi tutti mi guardano così? 
"Che vuoi dire?" chiede. 
"Tu rispondi" dico io, facendo sfilare lentamente la mia mano nella sua. 
Lei la prende, ma adesso sono sicuro che sta pensando che ho qualcosa in mente. "No" risponde comunque, fissando per bene i miei occhi. Può capire cosa sto pensando solo guardandomi? Nah, come farebbe? "Perché dici così?" 
Alzo le spalle e poi le abbasso. "Posso farti una domanda?" chiedo ancora, dopo qualche passo in silenzio. 
"Questa cos'era?" dice lei, ridendo. Mi da un buffetto sulla testa e mi spettina i capelli. Cerco di scansarmi e per poco non inciampo. "Avanti, cosa mi vuoi chiedere?" 
Passiamo davanti alla panetteria dove lavora papà. E' chiusa, quindi significa che è a casa con la mamma ad aspettarci. Speriamo che ha portato i biscotti. "Cosa sono gli Hunger Games?" Perry deve saperlo. Lei sa sempre tutto e va bene a scuola. Lo so perché
quando pranziamo parla sempre con papà e mamma di quello che ha fatto in classe e se riesce a ripetere quello che la sua insegnante ha detto, allora è una che ascolta. I suoi quaderni sono sempre pieni di parole e inchiostro. Da qualche parte là in mezzo dovrebbe esserci scritto qualcosa su questi Hunger Games, ma non so leggere molto bene ancora e quindi non ci capirei niente. E poi, perché perdere tempo se ho lei?
La mano di Perry si ferma immediatamente sulla mia testa, la ritira in fretta e mi guarda in modo strano. Ancora. "Dove l'hai sentito?" 
"A scuola. Tu sai cosa sono?" insisto. All'improvviso devo quasi correre per rimanere vicino a lei. 
Annuisce. "Ne parliamo con mamma e papà a casa" dice, ripetendo le stesse cose della maestra. 
Se nessuno non vuole dirmi cosa sono allora deve essere una cosa brutta. Ma non me ne importa. Perché sono sempre l'ultimo a sapere una cosa. E' perché sono troppo piccolo? E allora? Perry ha cinque anni più di me ed è sicuro che sa già tutto. Si vede. Decido che non parlerò fino a casa. Infatti, quando mia sorella mi chiede chi me ne ha parlato, io non le dico niente. Sia perché non voglio sia perché farei la spia contro NOME. Quando arriviamo a casa, mi rifiuto di entrare perché sono troppo arrabbiato. Sento la voce della mamma chiedere a Perry dove sono, ma non sento la risposta di mia sorella. Corro dentro. Stanno parlando a bassa voce, così io non riesco a sentire niente. La mamma ha la bocca aperta, ma non sta dicendo niente. Non l'ho mai vista così. Anzi, solo una volta l'anno scorso. Era mattina, poco prima che venisse a svegliarmi per andare a scuola. Però, io ero già sveglio perché avevo sentito qualcuno gridare. Le urla erano proprio in casa. Ho pensato che fosse Perry che era caduta dal letto, così sono andato subito in camera sua, ma l'ho incontrata in piedi davanti alla sua porta. Cercò di farmi entrare in camera, ma non ci andai perché volevo dormire con la mamma. Quando sono entrato nella sua camera, l'ho trovata seduta con la bocca aperta e papà che le diceva di respirare mentre le accarezzava la faccia. Perry mi disse che aveva soltanto fatto un brutto sogno e che non dovevo preoccuparmi. Ma ogni volta che l'ho sentita gridare, mi sono sempre spaventato. 
Anche adesso arriva papà. Rimane a guardarci tutti e tre per qualche secondo, anche se guarda di più la mamma. "Katniss, cosa è successo?" le chiede. 
La mamma riesce solo a dire: "L'ha scoperto", senza nemmeno indicarmi, ma so che sta parlando di me. Infatti, papà si gira nella mia direzione e mi rivolge lo stesso sguardo dei miei compagni di classe. Viene da me, si abbassa sulle ginocchia con un po' di fatica per via della sua gamba finta. Non so di preciso perché ne abbia una, so solo che è per colpa di un incidente di quando era giovane. 
"Dimmi, cosa hai fatto oggi a scuola?" mi chiede. Sta ridendo ma ho l'impressione che non sia tanto contento. 
Metto lo zaino per terra. Adesso, pesa. "La maestra mi ha fatto leggere davanti a tutti, non sono andato molto bene" dico, abbassando gli occhi sul pavimento. Adesso, mi dirà che devo impegnarmi di più. Stranamente non lo fa; chiede cosa ho fatto dopo. "Nell'ora di Storia hanno parlato di voi - indico lui e la mamma - Dicevano che avete partecipato agli Hunger Games". Nell'ultima parte la voce si abbassa e, per un motivo che non riesco a capire, mi trovo a desiderare di non aver detto niente né a papà né a Perry. E' colpa mia se la mamma sta così? E anche papà non sembra troppo tranquillo. O forse, la gamba finta gli da fastidio, visto che la sta toccando. Anche Perry è strana. Di solito parla tantissimo; oggi sembra che abbia perso la lingua. 
Papà mette le mani sulle mie spalle. "Chi te l'ha detto?". Non rispondo; mica posso fare la spia contro NOME. Poi non mi direbbe più niente. Anche la mamma me lo chiede, ma io non dico ancora niente. 
"Deve essere stato Axel, li ho visti che parlavano prima" si intromette Perry. 
"Non è vero! - urlò immediatamente io - Non me l'ha detto lui e tu sta' zitta" 
Perry mi fa una linguaccia e io incrocio le braccia. Penso proprio che romperò la sua bambola preferita. 
Papà ci dice di non litigare. "Va bene se non vuoi dirci chi è stato - continua rivolto soltanto a me - Cosa ti hanno detto?" 
Sollevo le spalle. "Niente, solo che avete partecipato a... mi volete dire cosa sono questi Hunger Games?" Se mi arrabbio forse risponderanno alla domanda. E invece, no. 
Mamma e papà vanno nella loro stanza dicendo a me di aspettare. Mentre camminano si guardano soltanto, ma non si dicono niente. Non so se è una buona cosa o no. Di solito, quando combino qualcosa di grave, mi rimproverano e poi mi mettono in punizione, ma non sono mai rimasti zitti come adesso. Forse, è perché non ho fatto niente di grave. Che poi, la colpa è di Perry. "Non potevi dirmelo tu?" le chiedo, mentre lei toglie le scarpe dai piedi. Non mi risponde. 
Non devo aspettare molto perché mamma e papà ritornino. Ancora non sembrano arrabbiati, solo un po' strani. Hanno un libro con loro. Sembra quello dove ci sono tutti qui disegni di piante, frutti e cose così. Ma questo è diverso, non l'ho mai visto. Vedo Perry fare un passo indietro, un po' sorpresa. Spero davvero che non vogliano insegnarmi ancora a leggere. 
"Brandom, vieni, la mamma ed io vorremmo mostrarti qualcosa" dice papà, prendendo posto sul divano. La mamma si siede accanto a lui, con il libro stretto tra le braccia. 
All'improvviso non sono più sicuro di sapere cosa vogliono farmi vedere. Infatti, rimango a fissarli per un po' prima che Perry mi dia una spinta in avanti. "La smetti!" urlò per prendere tempo. Mi aggiusto la maglia, tirandola un poco più giù e vado a sedermi nello spazio vuoto sul divano. 
Papà prende un sospiro lungo, mettendomi una mano sulla spalla. "Vedi, gli Hunger Games erano un gioco" 
Parlando un po' per uno, mamma e papà mi spiegano cosa sono gli Hunger Games. Mi dicono che più che un gioco, era una specie di reality show, come quelli che vediamo in tv alla sera. Hanno partecipato entrambi come partecipanti - "Anche zio Haymitch prima di loro" ha aggiunto Perry - per ben due volte. La prima edizione, che in realtà era la settantaquattresima, l'hanno vinta. La seconda anche, ma un po' imbrogliando. "Abbiamo conosciuto molte persone" dicono alla fine. 
A quel punto mi danno il libro. Lo metto sulle ginocchia perché è pesantissimo. Parto dalla prima pagina. Il disegno che ha fatto papà sembra quasi una fotografia per come è fatto bene. Non riconosco chi è la bambina disegnata, non l'ho mai vista. Ma il nome accanto porta 'Primrose Everdeen'. Everdeen è il cognome della mamma, quindi capisco subito di chi si tratta. 
Qualche anno fa la mamma mi ha raccontato di avere avuto una sorella. Poi quella è morta. Mi ha detto di essere stata molto legata a lei e che, anche se erano passati parecchi anni, le voleva bene come quando potevano ancora giocare insieme. Quando le ho chiesto come è morta, non ha voluto rispondermi. Ricordo che pensai a me Perry non sarebbe mai mancata come evidentemente zia Prim - così la chiamavano - mancava alla mamma. Ma sapevo che non era vero. 
Zia Prim somigliava molto a Perry, tranne per i capelli; Perry li ha scuri, mentre quelli nel ritratto sono biondi come i miei. Gli occhi però sembrano quasi uguali. 
"Era stata scelta lei per partecipare agli Hunger Games la prima volta, ma la mamma ha preso il suo posto" dice papà, mentre cerco di leggere quello che c'è scritto sotto al nome. 
"Perché?
Papà sospira e aspetta un po' prima di rispondermi. "Era troppo piccola e..." La mamma inizia a piangere. Non l'ho mai vista farlo, nemmeno quando papà una volta si è ferito in panetteria da solo. 
Mi sbrigo a girare pagina. Forse, non vuole parlare della zia Prim. "Lui chi è?" 
Continuiamo a girare le pagine e parlare delle persone che ci sono disegnate per un sacco di tempo.  Ho scoperto che ci sono anche mia nonna, Gale e il papà di Finnick. L'ultimo era un loro amico che, a quanto mi dicono, ha partecipato ai Giochi ma purtroppo non ce l'ha fatta. 
"Potevi anche morire negli Hunger Games?" dico, un po' sconvolto. Come può esistere un gioco in cui ci si fa male sul serio o si muore? Non è più un gioco! 
La mamma annuisce, facendo finta che le lacrime sulle guance non le diano fastidio. "Si" rispose così piano che quasi non la sento. 
"Oh" I peli sul braccio si rizzano. "Ma non ci sono più, adesso, vero?" 
Papà mi mette un braccio attorno alle spalle e mi tira a sé. Sento che scuote la testa sopra la mia. "Non ci sono più ormai" Tiro un sospiro di sollievo e lo fa anche lui. 
Perry viene a sedersi vicino a me. Lei sembra l'unica contenta. "Grazie a loro e alle persone che sono in questo libro e molti altri" Anche lei viene trascinata nell'abbraccio, schiacciandomi sotto il suo peso. 
Rimaniamo così per un po', poi spingo via Perry. "Mi hai fatto male" le dico, tirandole uno schiaffo sul braccio che lei riesce a parare. Adesso sembra molto più triste di prima. Prende il libro sopra le mie gambe e lo gira all'ultima pagina. C'è scritta altra roba. Poi lo passa alla mamma. "Vuoi cantarla?" chiede. 
La mamma la fissa per tanto tempo. Sembra sorpresa. Alla fine, dopo aver guardato papà che le sorrideva, prende il libro e prende un respiro. 

Là in fondo al prato, a l'ombra del pino
c'è un letto d'erba, un soffice cuscino
il capo tuo posa e chiudi gli occhi stanchi
usando li riaprirai, il sole avrai davanti.
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio, 
qui le margherite ti proteggon da ogni cruccio,
qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è li luogo in cui ti voglio amare. 
  
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