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Autore: Mistryss    13/09/2013    3 recensioni
Questa fan fic è basata sulla canzone "Kept waiting for a response", è ambientata circa sessant'anni dopo gli eventi di gran parte della saga del male in una piccola città portuale. In questa fic sono raccontate le avventure di un piccolo gruppo di orfani alla ricerca di informazioni su una lettera scritta in gioventù dalla suora che li ha allevati e che li porterà a scoprire la verità sul passato dell'anziana donna.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nell’ex regno di Lucifenia era una tranquilla mattina di marzo, e un gruppetto di bambini stava giocando sulla spiaggia vicino al convento che faceva anche da orfanotrofio. Tranquillamente seduta su un piccolo sgabello in legno, un’anziana monaca vegliava su di loro, precisamente colei che stava a capo della struttura. Alcuni dei bambini giocavano in riva al mare, con i piedi immersi nell’acqua salata e le mani che si tuffavano per schizzare i propri amici fra una risata e l’altra, mentre altri costruivano castelli di sabbia, e altri ancora giocavano semplicemente a rincorrersi. In tutta l’area era un continuo schiamazzare, fra gridolini, risate e urla vere e proprie.
- Sorella Rin! Sorella Rin! – chiamò uno degli orfani avvicinandosi a lei.
L’anziana donna gli sorrise.
- Dimmi Daniel. – rispose pacata.
- Venga anche lei a giocare con noi! – la invitò mentre continuava a corricchiare impaziente sul posto, pronto a tornare dagli amici.
La suora scosse lentamente la testa, per poi passare una mano sulla testolina castana del bambino e scompigliargli i capelli.
- Grazie dell’invito, ma sono troppo vecchia per queste cose. – gli disse con una leggera risata.
Il bambino tuttavia non sembrava soddisfatto, perché gonfiò le guance e prese a tirare la manica dell’abito monacale con insistenza.
- Lei non è troppo vecchia! Venga anche lei! Venga, avanti! – disse intestardendosi.
- Su non insistere, ho detto di no...
Ma i gentili tentativi di calmarlo finirono presto in fumo quando anche gli altri bambini vedendo che cosa lui stesse cercando di fare decisero di fare del loro meglio per convincere a loro volta la suora a giocare con loro. Ben presto Sorella Rin si ritrovò ad essere tirata per le maniche, per il vestito, davanti, dietro, ovunque fosse possibile pur di convincerla a giocare. Alla fine si dovette arrendere alle richieste dei bambini, e si lasciò condurre verso coloro che erano rimasti indietro. Aiutò alcuni bambini con i loro castelli di sabbia, con gli altri giocò ad acchiapparello e andò anche in acqua a schizzarne altri. Tutti ridevano ed erano felici. Anche se l’orfanotrofio era piuttosto frugale e con pochi fondi, finché erano tutti assieme andava bene. Vivevano di quello che coltivavano e delle offerte dei fedeli, quindi in qualche modo riuscivano a tirare avanti e a condurre un’esistenza abbastanza serena. La monaca stava nuovamente giocando a rincorrersi con alcuni degli orfani, quando si portò una mano alla bocca, tossendo pesantemente e inginocchiandosi a terra senza fiato. Subito tutti i bambini si fermarono, voltandosi verso l’anziana donna, chi confuso chi preoccupato.
- Sorella...? – la chiamò titubante qualcuno.
Sorella Rin continuò a tossire sempre più violentemente e chinandosi gradualmente verso la sabbia. Era pallida, e ogni volta che smetteva di tossire tremante alzava la testa come in cerca d’aria.
- Sorella Rin sta male! – disse spaventata una bambina. – Cosa facciamo? – chiese voltandosi verso i compagni.
Tutti si guardarono preoccupati mormorando: erano bambini di  nemmeno una decina d’anni la maggior parte, in casi simili non sapevano che fare. Fra di essi però, una testolina biondo paglia si mosse, facendosi largo fra gli altri e correndo fin sulla strada.
- Vado a chiamare aiuto! – disse una volta arrivato in strada e voltandosi verso coloro che erano rimasti sulla spiaggia.
Fortunatamente il convento dava proprio sul mare, solo la strada lo separava da esso, quindi al ragazzino
bastò attraversarla per entrare e andare a chiedere aiuto alle altre monache. Queste accorsero subito in aiuto dell’anziana e la portarono a letto, per poi mandare a chiamare il medico.
Quando egli arrivò la visitò a lungo nella sua stanza, e una volta uscito dovette affrontare i bambini e le monache, che aspettavano impazienti notizie.
- Dottore, come sta? – chiese una di loro, preoccupata.
L’uomo sbuffò scuotendo la testa.
- Non bene. Se devo essere sincero, è malata da molto tempo, anche se ha fatto del suo meglio per nasconderlo. Ha resistito finché ha potuto, ma ormai la malattia è alle ultime fasi. Ora è di là che riposa, ma non le resta molto tempo da vivere, temo meno di un mese. – confessò tutt’altro che positivo.
Una giovane monaca scoppiò a piangere, mentre molti bambini guardavano smarriti le reazioni di chi stava intorno a loro.
- Sorella Rin sta morendo? – chiese un bambino. – Vuol dire che non la rivedremo più? – per avere solo sette anni era abbastanza sveglio.
Un’altra donna lo abbracciò triste, baciandolo sulla nuca.
- Purtroppo è così. Mi dispiace.
La notizia gettò scompiglio fra i bambini, che presero a parlare fra di loro, creando un gran brusio nel corridoio.
- Cosa facciamo? – fu la domanda di qualcuno, preso dal panico.
- Non voglio che Sorella Rin sparisca!
Il vociare continuò sempre più forte e concitato, qualcuno si mise a piangere, altri invece si domandavano se fosse una punizione divina per qualcosa che avevano fatto. Tuttavia, il brusio cessò quando una voce forte e decisa si fece sentire sovrastando le altre.
- Io so cosa possiamo fare.
Tutti si voltarono: a parlare era stato il biondino che era andato a chiamare soccorso. Fece segno ai suoi compagni di riunirsi, e presto fuori dalla celletta della suora si formò un capannello di bambini intenti a discutere animatamente a bassa voce su chissà cosa. Ad un tratto una bambina di staccò dagli altri, e si rivolse al dottore.
- Adesso è sveglia? Possiamo andare a trovarla? – domandò.
L’uomo anche se un po’ sorpreso annuì, e non ci volle molto perché l’intero gruppo entrasse nella stanza dell’anziana, che ora stava sdraiata a letto. Quando li vide entrare sorrise, e con un grande sforzo cercò di mettersi a sedere. Tuttavia non ce la faceva, e glielo si leggeva benissimo in volto, in quell’espressione sofferente che aveva. Probabilmente l’attacco di poco prima le aveva portato via molte energie.
- Sorella, come sta? – le domandò una bambina di circa otto anni, che si avvicinò preoccupata al letto.
La monaca sorrise debolmente.
- Se devo essere sincera... non un granché bene. – disse cercando di prendere un po’ di fiato. La voce era rauca ed il fiato più corto del solito. Si fece seria, posando lo sguardo sui bambini più grandi. – Sto morendo, vero? – domandò mesta.
Nella stanza cadde un silenzio pesante, colmo di disagio. I giovani orfani tenevano lo sguardo a terra, nessuno osava parlare, come se la conferma potesse abbreviare ulteriormente il tempo restante alla donna. Sorella Rin sorrise.
- Avanti, non fate quelle facce. Infondo lo avevo capito già da tempo. – disse cercando di dar loro conforto. – Guardate il lato positivo: andrò in un posto migliore.
Cercava di essere ottimista per non rattristare ulteriormente i bambini, ma si era macchiata di orribili colpe, quindi non era certa che dopo la morte la attendesse qualcosa di buono, anzi forse sarebbe finita all’inferno.
Il biondino si avvicinò a sua volta al letto, prendendole la mano e stringendola fra le sue, serio.
- Sorella Rin, lei ci ha cresciuti e ha fatto così tanto per noi. – le disse guardandola negli occhi. – Vorremmo ringraziarla e ripagarla di tutto, quindi... – fece nuovamente una pausa, cercando le parole giuste da dirle. - ... per quanto possa essere sciocco o assurdo, ha un desiderio in particolare che vorrebbe vedere esaudito?
La monaca sorrise loro, quindi parlò.
- Come siete cari... – disse commossa dal loro intento. – Ma non ho particolari richieste o desideri. La mia vita è completa così com’è, sono felice. E... - all’improvviso tacque, mentre il volto assumeva un cipiglio pensieroso. – Anzi, ad essere sincera... ho solo un piccolo desiderio. Molto tempo fa, quando ero ancora una ragazza, spedii una lettera, ma non ho mai saputo se sia arrivata a destinazione o meno. – spiegò con una punta di rammarico nella voce.
- Una lettera?
Lei annuì.
- Esatto, una lettera. – il suo sguardo si fece triste. – Se... se il mio desiderio diventasse realtà, e le mie colpe fossero state perdonate, vorrei una risposta. E se anche non arriverà, continuerò ad aspettarla. – furono le sue parole. – Ma se questo desiderio non si potesse realizzare, allora dimenticatelo per favore. – aggiunse ridendo. Non voleva crear loro problemi.
In quel momento entrò il dottore, che disse ai bambini di lasciarla riposare, costringendoli così a uscire dalla stanza. Piuttosto pensierosi si diressero all’ingresso del convento, dove ben presto presero a discutere.
- Cosa facciamo, Len? – chiese una bambina.
Len era un bambino di dieci anni e mezzo, occhi azzurri e capelli biondo paglia tenuti leggermente lunghi e legati in un codino basso. Era colui che aveva chiamato i soccorsi per Sorella Rin, che aveva richiamato all’ordine i suoi compagni e che infine aveva parlato direttamente con la monaca a nome di tutti riguardo al suo desiderio. Abbandonato come molti altri quando era ancora in fasce, in pochi anni grazie alla sua intelligenza e serietà era diventato un punto di riferimento per gli altri ospiti dell’orfanotrofio. Alla domanda posta dalla sua compagna, si fece pensieroso.
<< La lettera che scrisse... a chi fu indirizzata? >> si domandò.
Alzò lo sguardo, e si voltò verso i suoi compagni, serio in volto.
- Dobbiamo prima di tutto scoprire a chi Sorella Rin ha scritto quella lettera. Dividiamoci! Cerchiamo per la città e scopriamo se qualcuno sa qualcosa.
Si separarono in due gruppi: uno andò verso il centro, l’altro, comandato da Len, percorse la fascia costiera. Chiesero informazioni ovunque: nei ristoranti, nella locanda, chiesero ai vecchi del paese, quelli che probabilmente potevano conoscerla meglio, ma nessuno seppe loro dire niente. Alcuni la conoscevano da quando era arrivata in quella città portuale, ma neppure uno aveva mai sentito parlare di una qualche lettera in particolare. Delusi stavano percorrendo la strada del porto al contrario, diretti verso l’orfanotrofio, quando qualcuno li chiamò.
- Ehi bambini, come ai quei musi lunghi? Cosa succede?
Len si voltò.
- Ah, è lei signor Crim.
Kachess Crim era un vecchio pittore, era facile vederlo in qualche punto della città con la tavolozza, la tela e il cavalletto intento a raffigurare qualcosa. Che fosse una persona o un paesaggio aveva poca importanza, poiché spesso e volentieri dipingeva solo per piacere personale. Lo stava facendo anche in quel momento: era seduto sul molo e stava immortalando il tramonto del sole sul mare. Sorrise cordiale ai piccoli orfani, lasciando ogni tanto qualche pennellata bianca sul blu mare della tela.
- Allora, come mai quelle facce tristi? – domandò.
- Sorella Rin sta morendo. – spiegò Len sinteticamente.
Non si stupì di non vedere sul volto dell’anziano un’espressione particolarmente addolorata a quella notizia: si sapeva che lui e Sorella Rin non andassero d’accordo. Pare che egli covasse molto rancore nei suoi confronti per qualcosa accaduto in passato, quando i due erano ancora giovani. Qualcuno ci
scherzava su parlando di una delusione amorosa da parte del pittore, ma era chiaro che fosse qualcosa di molto più grave.
- Oh, mi dispiace. – fu tutto ciò che egli riuscì a dire, piuttosto piatto.
- Già. – replicò secco il biondo. – Moltissimi anni fa ha scritto una lettera a qualcuno, non sappiamo chi sia, ma lei vorrebbe sapere se è arrivata o meno. Lei potrebbe darci una mano? – gli domandò nella speranza di far luce su quella storia.
- Nessuno in città ne sa nulla? – domandò il pittore.
I bambini scossero la testa.
- Capisco. Deve averla scritta davvero molti anni fa allora, forse quando era appena arrivata qui. – suppose mentre la sua espressione si incupiva. – Se così fosse, e se l’ha scritta a chi credo, allora potete anche arrendervi e tornare a casa. – fu la risposta che diede.
Il gruppetto si scambiò alcune occhiate confuse e perplesse.
- Perché?
- A chi l’ha scritta?
- Perché dovremmo tornare a casa?
Furono le domande che vennero sollevate. Il pittore gettò un’occhiata al suo quadro, e dopo aver dato ancora un paio di tocchi sull’acqua, si voltò verso gli orfani, studiandoli attentamente.
- In realtà è una storia lunga che riguarda il passato di quella suora. Siete sicuri di voler sapere tutto?
Essi annuirono, e l’anziano prese un’altra tela, attualmente bianca.
- Prima di iniziare, una domanda: vi hanno mai raccontato, almeno vagamente la storia recente di questo paese? – chiese forse per capire da che punto partire con il suo racconto.
- Sì! – rispose prontamente un bambino di circa nove anni, facendosi un poco pensieroso. – E ogni volta Sorella Rin aveva sempre un’espressione strana... – commentò ricordandosi quello strano particolare.
- Vorrei ben vedere... – commentò il pittore, mentre iniziava ad eseguire un disegno col carboncino. – In passato lei ha fatto cose orribili. A causa sua sono morte molte persone, altre sono diventate infelici, e moltissime altre hanno pianto. – furono le prime parole con cui accennò al passato della donna. - Ha lasciato che il popolo di Lucifenia morisse di fame durante la carestia, ha ordinato di uccidere il capitano delle guardie reali solamente perché stava aiutando il popolo, per semplice gelosia ha ordinato lo sterminio di tutte le ragazze di Elphegort, dando il via a quella che è stata ricordata come “La caccia verde”, e per invadere quel paese senza incontrare ostacoli ha bruciato la Foresta dello Smarrimento. – disse mentre il disegno sulla tela prendeva la forma di un ritratto. Raffigurava una ragazzina di circa quattordici anni, i capelli erano acconciati in una piccola coda, la frangia era divisa in due parti da delle mollette nere e indossava un abito molto elegante con numerosi gioielli ad esso abbinati. Voltò quel ritratto verso i bambini, lasciando che l’ammirassero. Alcuni forse avevano già collegato le sue parole a quanto avevano studiato. – Il suo vero nome è Riliane Lucifen d’Autriche, conosciuta anche come Figlia del Male. – rivelò loro infine calcando il tono su questi nomi.
Il silenzio calò fra i presenti, sorpresi da quella shockante notizia. Anche se dalla Rivoluzione di Lucifenia erano passati più di sessant’anni, il nome di quella giovane tiranna era rimasto impresso a tutti, e si continuava a parlare di lei anche nelle generazioni che non l’avevano direttamente conosciuta. Il suo ritratto poi, era inconfondibile.
- Bugiardo! – gli urlò un bambino mentre stringeva i pugni furioso. – Sorella Rin non è la Figlia del Male!
Len annuì silenzioso.
- Infatti, lei è finita sulla ghigliottina nella Rivoluzione. – obiettò il biondo.
Quella suora aveva fatto tanto per lui e per tutti gli altri, aveva una specie di adorazione nei suoi
confronti, per lui era una mamma, una nonna e una guida. Non riusciva assolutamente a credere che fosse quel tipo di persona.
Il vecchio pittore scosse la testa.
- Questo è quello che è stato detto ufficialmente, ma in realtà lei è sopravvissuta. – spiegò. Quanto stava per raccontare in gran parte non derivava dall’esperienza personale, ma da quanto gli era stato raccontato in passato. – Lei sopravvisse perché al patibolo salì un sostituto. Nessuno lo sapeva, nemmeno lei stessa, ma aveva un fratello gemello: il suo nome era Allen Avadonia. Egli poco prima che i ribelli arrivassero nelle stanze della principessa la convinse a scambiarsi i ruoli, facendosi catturare al suo posto e permettendole di scappare. Fu lui ad essere giustiziato.
Len aggrottò la fronte: forse aveva capito dove il pittore voleva arrivare.
- Quindi la persona a cui pensa abbia scritto quella lettera... – lasciò in sospeso la frase, in attesa che la completasse il signor Crim.
- Sì, credo sia lui. Tuttavia quel ragazzo è morto, quindi quella risposta che la vostra amata suora attende non arriverà mai.
- Comunque, lei continuerà ad attenderla.... – mormorò il biondo, triste. – Anche se il suo corpo dovesse marcire, spererà e attenderà per sempre una risposta. – cupo, si voltò verso i compagni. – Non possiamo fare niente per la lettera. Torniamo a casa.
- Quindi vi arrendete? – domandò l’anziano.
- Non possiamo fare altro. Grazie per averci raccontato tutto, e per l’aiuto. – fece un piccolo ed educato inchino di ringraziamento, e con gli altri bambini si allontanò in direzione del convento.
                                                                    ***
Un mese passò, e la vita di Sorella Rin giunse al termine. Quel giorno tutti si radunarono nella sua stanza, desiderosi di starle accanto fino alla fine. L’anziana donna giaceva a letto, da un paio di settimane faticava anche solo a sollevarsi, e ci vedeva sempre meno. Nonostante ciò si sforzava di leggere e di sedersi, di comportarsi come se non fosse nulla. Aveva resistito fino a che aveva potuto, ma ormai era praticamente senza forze. Molte delle monache vedendola così piansero, sentendo che la sua vita si stava spegnendo sempre più. Anche molti degli orfani piangevano in silenzio, per quanto cercassero di trattenersi ed essere forti. Len si avvicinò al suo letto porgendole un foglio di carta.
- Sorella, la lettera che aspettava è arrivata finalmente. – le disse con un debole sorriso.
In realtà quella lettera l’aveva scritta lui il giorno prima. Ci aveva pensato per tutto il tempo da quando il signor Crim aveva raccontato a lui e agli altri il passato dell’anziana donna. Ancora faticava a credere che la Figlia del Male potesse essere quella dolce e gentile suora che lo aveva cresciuto, e grazie alla quale aveva imparato a leggere e scrivere, ma se era vero era dell’idea che fosse pentita, se no non sarebbe entrata in convento e non sarebbe arrivata a guidarlo. Inoltre aveva chiesto perdono per le colpe di cui si era macchiata, quindi non poteva essere una persona malvagia. Ed era per questo che lui non sopportava l’idea che la monaca potesse morire senza aver ricevuto quella risposta tanto agognata e che le avrebbe messo il cuore in pace, e sempre per questo motivo aveva deciso di scriverla lui stesso.
Sorella Rin, senza nemmeno guardare in volto colui che gliela stava porgendo, prese la lettera e vi gettò una rapida occhiata nonostante la vista offuscata.
- Grazie.... – mormorò voltandosi verso il bambino con un sorriso.
La donna osservandolo all’improvviso spalancò gli occhi, in volto un'espressione sorpresa.
- Allen... – disse poggiandogli una mano sulla guancia, con la voce tremante. – Sei qui... – mormorò mentre una lacrima scendeva da un occhio. – Allora mi hai perdonato...
Il piccolo Len sentendo quelle parole capì che il pittore aveva ragione, e che il suo desiderio era solo di ricevere il perdono del fratello. Strinse i denti, cercando di non piangere, e afferrò la sua mano stringendola fra le sue. Quella probabilmente era l’ultima cosa che avrebbe sentito prima di morire.
- Non è mai stata colpa tua... – rispose tentando di sorriderle.
L’anziana donna sorrise, e con quell’espressione in volto spirò.
 
 
Riliane Lucifen d’Autrice morì ufficialmente nel 500 EC, ma Sorella Riliane Mouchet del convento sul mare, morì nel 562 EC all’età di settantasette anni. Ulteriori informazioni sulle vicende della Rivoluzione di Lucifenia le apprendemmo solo anni dopo, quando tutto ormai era finito.





Nota: per chi non lo sapesse, Kachess Crim è il nome d'arte con cui il principe Kyle Marlon (Kaito) firmava i suoi quadri quando era più giovane. Circa cinque anni dopo la Rivoluzione abdica lasciando il trono al fratellastro, tornando a dipingere. Il nome da cui ha preso ispirazione è quello dell'uomo che circa trecento anni prima uccise il duca Venomania, liberando così le donne da lui sedotte.


Detto ciò, spero che questa fic vi sia piaciuta. Ammetto che il finale non mi convince pienamente, quindi se qualcuno avesse idee migliori, è libero di esprimersi! Le critiche sono sempre ben accette (purché costruttive e mai offensive). Le informazioni di cui Kachess/Kyle è a conoscenza riguardo Allen ho supposto che in parte gli siano state riferite all'epoca da Germaine (Meiko), dato che lei secondo la novel ha parlato con Allen, spero non risultino forzate o incongruenti!
Con questo ho finito, grazie a chi ha letto tutto, e ci vediamo alla prossima fic, fatemi sapere che ne pensate!
  
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