Serie TV > Grey's Anatomy
Ricorda la storia  |      
Autore: damnhudson    14/09/2013    4 recensioni
Si ricorda che lui è una roccia, che nessuno può fermarlo quasi cinque volte al giorno, eppure sa che non è così. Si ferma ad ogni specchio che incontra, sorride sicuro e si ripete " Vai, Alex. Vai a salvare vite. "
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Karev, Jo Wilson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nona stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cercando Jo.

A me stessa,
per non aver mai abbandonato quella bolla che tanto
 mi sta a cuore.




« Cosa c'è? »

Chiede senza guardarla, come se sapesse dai suoi infiniti silenzi che c'è qualcosa che non va. La conosce da così poco, eppure sa così tanto di lei. Saranno state tutte quelle battute fatte per cercare di conoscerla meglio, per stuzzicarla un po', senza mai farla arrabbiare. Sono seduti sul divano e lui si sente talmente pieno d'amore che ha paura di scoppiare da un momento all'altro, così, pronto a dirle qualcosa che nemmeno sa di provare.
Ma lui non è fatto così. Lui è rancoroso verso se stesso e tremendamente impaurito dalla visione sbagliata che ha del mondo. Ha paura di se stesso. Ha paura di quei piccoli risvolti che l'hanno già ucciso una volta e che potrebbero farlo ancora.
Si ricorda che lui è una roccia, che nessuno può fermarlo quasi cinque volte al giorno, eppure sa che non è così. Si ferma ad ogni specchio che incontra, sorride sicuro e si ripete " Vai, Alex. Vai a salvare vite. "
Eppure sa che un semplice errore, uno soltanto può uccidere qualcuno, compresa la sua carriera. Tutto questo è perché ci sono errori e errori e Alex Karev lo sa. Perché lui ha sbagliato, sempre e comunque nella sua vita. Perché ha sbagliato scegliendo, ha sbagliato amando, ha sbagliato nella maniera di rapportarsi. E se ne rende conto solo ora, guardando la ragazza che adesso sta in silenzio, mentre beve la seconda birra. Si chiede perché passa il suo tempo libero con una nullità come lui.
Ecco, questo risponde a tutte le domande che si possono porre sul suo personaggio, su quello che è. Se una persona gli chiedesse come mai è così burbero, spinoso e antipatico, forse non lo ammetterebbe mai, eppure, in cuor suo, sa che è perché non si sente abbastanza. Sa che ha fallito tante volte e che la paura di fallire ancora, gli impedisce di provarci nuovamente.
E' un medico, però. Uno di quelli che salva le vite, uno di quelli che, di vite, ne ha salvate tante. E' un medico e deve continuare a lottare, perché è nella natura di ogni dottore credere nel progresso, umano o scientifico che sia. Ma soprattutto Alex Karev è umano e sta nell'indole di ogni persona credere di migliorare, credere che un giorno, tutto il dolore si plachi e che al suo posto verrà la felicità.
Si chiede se conoscerà mai la felicità. Si chiede talmente tante cose che la sua mente diventa un calvario persino per se stesso che non è capace di smettere di pensare per nemmeno un secondo. La sua mente è elastica come una qualsiasi di un erudito qualsiasi. Ma la sua voglia di pensare è bassa e quasi vorrebbe prendersi a sprangate in testa, pur di impedirsi di pensare. Ma non sa cosa c'è dopo lo svenimento, non sa cosa aspettarsi e si limita ad alzare gli occhi su Jo Wilson che ha i capelli che le cadono sulle spalle. Gli occhi incollati alla televisione che non guarda, e lui lo sa. Vive in una bolla, proprio come quella che Karev s'è costruito in tanto tempo, da quando Izzie è andata via.
Vive in una bolla. Lontano da tutti. Lontano da ogni dove. Lontano da tutto.
Sa che non è corretto vivere così, sa che quella non è propriamente vita. Lo sa perché come detto prima, lui ci vive dentro una bolla. Ogni essere umano ha bisogno di provare qualcosa e vuole che Jo senta qualcosa. Ma non è sicuro di potergliela dare, di poterla mettere al riparo dalle delusioni. Ha paura, ancora una volta, di fallire. Ha paura che le sue braccia non siano abbastanza grandi da contenere tutta quella meravigliosa persona che ha al suo fianco. Allora prende un sorso di birra e piega la testa verso la tv, cercando un contatto con lei.
« Pensi che riuscirà mai ad uscire da quel labirinto? » Chiede a quel punto. Labirinto, non avrebbe potuto trovare una metafora migliore per descrivere la situazione. Jo si gira verso di lui e contrae il viso.
« Hai mai letto " Cercando Alaska " ? » Chiede aggrottando le sopracciglia. Alex fa un cenno negativo, in risposta, lasciando che la ragazza riprenda a parlare. « Io sì. C'è una conversazione che Hazel ha, nella quale sostiene che il labirinto è dolore. Non vita, non morte: dolore. »
Alex non capisce, ma non chiede. E' Jo, questa volta, che si accorge del silenzio di Alex.
« Non hai capito, vero? » Chiede, ridendo. Ed è quel suono che potrebbe far scoppiare la bolla di Alex, in tanti, piccoli, minuscoli pezzi. Lui la deve tenere forte, spingerla contro se stesso per evitare che si rompa, per evitare che tutto si spezzi sotto le sue mani.
« No, francamente. »
« Questo è perché ho omesso l'altra parte del racconto. Hazel continua, le viene chiesto quale sia il male. E lei risponde che niente è male. Tutto è male. La sofferenza è universale, conclude. »
E con questa definizione, anche Jo conclude. Ora Alex ha capito. Ha capito tante cose. E non sa se è contento di questa scoperta, ma almeno sa che non c'è una cosa particolare che Jo sente. E' universale, il male, si ripete.
« Prima mi hai chiesto cosa ci fosse che non andava. » Alex annuisce alla constatazione di Jo, aspettando che questa riprenda a parlare. « Spero tu abbia avuto la tua risposta. »
Tiene gli occhi sulla televisione e si avvicina ad Alex, in cerca di conforto, forse. Poggia la testa sulla sua spalla e socchiude gli occhi, come se fosse un gesto automatico, come se si sentisse al sicuro in quella posizione, con quella persona lì, in particolare.
Il ragazzo la circonda con le sue braccia e poggia il mento sulla sua testa. Adesso sa che quella ragazza, alla televisione, uscirà dal labirinto, sa che però, né lui né Jo, usciranno dal loro. Il labirinto era una cosa personale, una croce che ti porti addosso.
« Credo che leggerò " Cercando Alaska ". »
« Fai bene. » Risponde lei, con un sorriso.




Non lo so. Non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho scritto qualcosa di sensato. Ed è proprio la frase che ho usato quando ho cercato di commentare il mio stato d'animo a riguardo su facebook.
Non sapevo nemmeno che titolo mettere, perché non so se ha senso, ma okay!
So solo che sono a casa da sola, sto leggendo Cercando Alaska e Alex Karev è il mio personaggio preferito. E che shippo Jolex in una maniera assurda. Non so quanto ci sia di personale in questa storia, è venuta fuori dal nulla, anche se sono contenta d'averla scritta. Nulla, semplicemente... Se non avete ancora letto " Cercando Alaska " di John Green, fatelo, davvero, ne vale la pena.
Un saluto. :)
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Grey's Anatomy / Vai alla pagina dell'autore: damnhudson