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Autore: Thatswhatiam98    14/09/2013    3 recensioni
Salve! E' la seconda volta che scrivo questo ... Ma vabbè u.u
Londra, 1895: la vita del riccio principe Harry sta per essere sconvolta. Da cosa? Da una lettera, una semplice lettera, spedita da una persona non così semplice: Zayn Malik, principe del Wales. Cosa conterrà la lettera? E cosa ne comporterà il contenuto? Scopritelo leggendo u.u Chi altro vi sarà coinvolto? Semplice: un insegnante di scherma dagli occhi azzurri, un principe dai biondi capelli, due principesse dalla bruna capigliatura, un maggiordomo dagli scuri occhi ed il resto del reame. Interessati? Non ancora? Leggete :)
«Ma … Ma non è colpa sua» rispose il riccio senza interrompere il contatto visivo.
«Chi è quello che si è innamorato?» chiesi alzando un po' la voce.
Perché credeva fosse opera sua? Come poteva anche solo pensarci?
«Non … non è la mente a scegliere chi amare, Tomlinson, ma il cuore» disse Styles abbassando il volto. «e lui non bada ad alcuna sottigliezza ...».

Vi ho interessati? Spero di sì :3 Spero vi piaccia e che recensiate :) Ciao :3
LARRY AND ZIALL HERE, BITCHES.
Ps. Il rating della storia potrebbe cambiare in rosso!
Genere: Comico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Past into the present: Rebirth



48. Do you still let me cry?

Rating: giallo
Pairing: Past Niam(non che vi siano proprio delle coppie in questo capitolo)
Three words:
magic, goodbye, contact
Avvertenze: non sono sicura il rating sia esatto, sono indecisa fra il giallo e l'arancione (poi capirete perché); la maggior parte dei pairing sono semplicemente accennati, perciò ho messo solamente quelli che risaltano meglio
Grazie per aver aperto questa pagina e buona lettura :)
Ps. Vi aspetto al termine del capitolo owo E mi scuso per l'enorme banner, pensavo fosse più piccolo :c *si mette in ginocchio e chiede venia*



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Past Liam's POV

It's inverse logic
Each "I love you" grows the distance between us
"I can live on my own", but it was a lie
Talk to me, call me, let me hear your voice
 
 Il sole era oramai completamente calato quando riuscii finalmente a rialzar la schiena, in seguito all'aver terminato quel compito abbastanza faticoso nel quale ero solito, sebbene solamente in quel breve periodo, cimentarmi per esser d'aiuto nelle cucine, luogo nel quale mi trovavo e dal quale il tramonto era impossibile scorgere, per mia somma sfortuna: amavo ammirare quello spettacolo, il quale riusciva a levar il fiato di chiunque, a lasciarlo sorpreso per la bellezza d'una sfera rosso fuoco che s'abissa nel mare di montagne all'orizzonte, le quali abbracciavano la stella per conciliarle un buon riposo al termine dello stancante, probabilmente più del mio, lavoro svolto durante la giornata, mentre essa cedeva il suo posto alla luna, decisa a non esser da meno di quel suo stupendo predecessore che tanti uomini spingeva ad andare avanti, sia davanti ad una buona giornata, sia davanti ad una decisamente il contrario ... Ma quello non era decisamente il momento adatto a certi pensieri! Dovevo assolutamente controllare se il lavoro da me svolto fosse completato, perciò squadrai parte a parte il tavolo sul quale avevo lavorato, tralasciando ciò non di mia competenza, come la pasta per le crepes alla mia sinistra, sbatacchiata qua e là dalla cuoca della Villa, imbronciata, concentrata e dallo sguardo per un soffio non coperto da uno dei ribelli ciuffi rossi appartenenti alla sua chioma stinta dall'età, i quali erano intrappolati in una retina per capelli sempre presenti su d'essi, senza mai lasciarli liberi; delle carote da tagliare, passatemi precedentemente sempre dalla stessa robusta donna, non era rimasto nulla sul piano da lavoro, se non le loro bucce, d'un arancione sbiadito, indegno colore rispetto a quello ch'era appena tramontato, ed una ciotola nella quale erano ammucchiate le parti commestibili, tagliate in cerchietti e pronte per esser lavate ed esser poi aggiunte alla portata che sol loro attendeva per esser pronta, seppur la cena fosse ancora leggermente distante. E dir che nelle cucine v'era già un gran fermento, come ogni giorno, d'altronde: camerieri dagli abiti scuri e domestiche dai limpidi grembiuli girovagavano per la stanza trasportando vassoi, portate non ancora ultimate, bevande e stoviglie, cercando di non scontrarsi con altri o versare qualche liquido la quale macchia sarebbe stata fatale; le cuoche, soprattutto, parevan quasi impazzire con l'avvicinamento dei pasti, essendo un lavoro molto più complicato di quel che pare, ed i loro scontrosi caratteri di certo non  aiutavano il resto della servitù a sopportarle, ma non potevamo compier molto per quello, erano comunque due delle personalità più importanti là sotto, escludendo, ovviamente, i nostri proprietari, e per questo dovevano esser rispettate in qualunque caso, persino s'erano due belve facilmente infuriabili la quale ira decisamente non giovava alla situazione di caos presente; l'unico apparentemente calmo e tranquillo, il solo in grado di reggere tutta la tensione che v'era nell'aria -seppur fosse una maschera per calmare gli altri, evento a me noto, ma probabilmente sconosciuto a molti altri-, era il Capo Cameriere, il quale, in piedi accanto alla soglia della porta, con sguardo attento scrutava ogni minima azione compiuta da qualsiasi persona, coordinando la gestione della cena ed aiutando chiunque si trovasse in difficoltà. Lo ammiravo: era una di quelle persone dall'aspetto austero, ma dal carattere simpatico, ed il trascorrere del tempo in loro compagnia è un desiderio nato dal profondo del cuore, però ... ciò non era l'unica motivazione. Il motivo principale della mia ammirazione per la sua persona era la sua forza: anche in seguito ad una perdita così importante per lui ... era riuscito a rialzarsi in meno d'un giorno, e non perché avesse perso ogni speranza, bensì proprio perché continuava a lottare per trovar una soluzione, perché continuava a credere in qualcosa impossibile ai più, ed anche la sua fede, la sua fiducia in lui ... era ammirabile. Cos'era accaduto alla sua persona? Beh ... Aveva perso il suo amato: e no, non era morto, bensì era letteralmente scomparso, nel nulla. Il giorno precedente dormiva tranquillo nel suo letto e quello seguente ... Puff, scomparso, senza alcuna traccia in grado di condurci a lui! In lungo e in largo l'avevamo cercato, ma nulla, e non v'era neppur alcun segno d'una sua semplice fuga: infatti, i suoi affetti personali erano ancora conservati nella Villa, ancora presenti da quando la sua persona divideva una camera nei sotterranei con il suo fidanzato; la loro relazione non era realmente ufficializzata, almeno non ai nostri sovrani, per motivi alla mia persona sconosciuti, ma tutti n'erano a conoscenza, molte volte erano stati scorti assieme, intenti o a parlare, osservandosi con sguardi in grado di raccontar tutto il loro amore, o a scambiarsi effusioni ... Non ch'io li avessi mai scovati durante quest'ultimo evento, però il primo sì, e potevo affermare con certezza -pena la mia assoluta mancanza di conoscenze sull'essenza dell'amore- loro fossero innamorati: e quell'amore quasi contrastato e comunque stupendo ... riportava alla mia mente il rapporto ch'avevo con Niall. Più e più volte m'ero ritrovato a domandarmi se, quello stesso sguardo scorto sul volto del Capo Cameriere, si rispecchiasse nel mio mentre osservavo il mio amato, se mai lui se ne fosse accorto, se fosse possibile scoprirlo in qualche modo ... Ma, sfortunatamente, mai m'ero domandato se potessi rivederlo sul volto di Niall, e questo per un motivo ben preciso: potevo comodamente osservarlo quando volevo, perdermi nei pozzi blu e setacciar ogni centimetro di quel mare tanto profondo quanto stupendo ... senza mai scorger neanche una briciola di quello sguardo. N'ero sicuro: Niall non ricambiava l'amore per cui tanto soffrivo, o, almeno, non  lo ricambiava con la mia stessa intensità: e tutti quei dubbi, tutte quelle domande, tutti quei momenti trascorsi prima che me n'accorgessi, s'affollavano nella mia mente, scalciando l'una contro l'altra, cercando di comprendere, senza veramente giungere ad una definitiva decisione. Ogni giornata trascorreva senza ch'io prendessi una posizione, senza ch'io m'alzassi col desiderio di metter un punto a quell'insensata agonia parlando con la sua persona e finalmente gestendo ciò che per settimane m'aveva spinto a pianger nei momenti più improbabili, a detestare la nuova amicizia tra l'amore della mia vita ed il principe del Wales, a crogiolarmi nel dolore appena possibile -come in quel momento- e persino a farmi consolare da Justin, evento mai accaduto in precedenza, e non perché non fossimo amici, anzi, bensì poiché non ero tipo da piangersi addosso. E con le lacrime, con quella graffiante convinzione nella mia mente, la quale mi lacerava da parte a parte, riuscivo solamente a trascinare il mio cuore, il quale, pian piano, s'infrangeva sempre più, una nuova crepa ogni giorno, una nuova somiglianza alla mia precedente vita ogni giorno: chissà se Danielle, la nostra, avrebbe riso per la mia situazione. Com'ero stato stupido ... Eppure continuavo a rialzarmi, raccogliere le schegge del mio cuore e ad andare avanti, mano nella mano con lo stesso individuo che quasi pareva divertirsi nel farmi rovinare a terra, infrangendo un altro po' quel cuore incerottato e sanguinante, devoto solamente alla sua persona: ed ecco ancora traditrici lacrime scivolar giù, regalare al mio volto perle bagnate da abbinare a quel mare nel quale stavo lentamente affogando ...
«Tutto a posto, Payne?» una voce mi scosse dai miei pensieri, permettendomi di voltare rapidamente il volto per comprendere da chi provenisse, anche se la sua voce era ben impressa nella mia memoria: cavolo!
«S-sissignore» balbettai rapidamente, frenando l'istinto di portar la mano sulla fronte stile saluto militare: detestavo aver incontri ravvicinati con il Capo Cameriere durante il lavoro, non solo era quasi insopportabile, ma anche poiché permetteva al senso di colpa d'appropiarsi di me, quasi avessi compiuto qualcosa di sbagliato; in quel caso, era in parte vero, lasciarsi prendere dai sentimentalismi sul lavoro ...
«Ne è sicuro? Vi son ancora residui di lacrime sulle sue guance ...» notò la sua persona, e contemporaneamente maledissi la sua ottima vista e la mia dannata debolezza. «Cosa v'è che la turba?».
«N-nulla, signore, sono ... sono solo stanco» mentii, costringendo le labbra in un sorriso e rivestendo i panni del perfetto cameriere ch'ero: com'era doloroso dir bugie, mi domandai come fosse stato così semplice per Niall ...
Anche s'abbassai lo sguardo in seguito, cominciando a metter le arancioni bucce, oramai inutili, in un cestino destinato alla spazzatura, riuscivo a sentire i suoi occhi perforarmi le spalle, bruciare gli abiti e giungere al mio cuore, svestendolo, comprendendo la mia situazione: non che fosse un mago, eppure era bravo a comprendere i sentimenti delle persone, ed era uno dei motivi per i quali era molto apprezzato nel suo lavoro, sia dal resto della servitù che dai sovrani stessi. E per quello mai compresi la sua mancanza d'intenzione nel rivelar loro la relazione con il cameriere, dal nome a me completamente sconosciuto, ai nostri padroni: l'avrebbero supportato, fossero stati problemi familiari ad impedire il loro rapporto, avrebbero costretto i genitori ad apprezzarli, oppure se ve ne fossero stati qua da noi ... Scacciai quei pensieri come con le bucce tra le mie mani, gettandole nel cesto posto ai miei piedi, sempre coi suoi occhi fermi sulle mie spalle, quasi fosse indeciso sul da farsi, se spronarmi a parlare o lasciarmi svolgere il mio lavoro; probabilmente la prima idea ebbe più effetto della seconda, per questo venni bruscamente afferrato per il braccio dalla sua mano sinistra e trascinato, in seguito all'aver attraversato l'intera cucina in quel bizzarro modo, in corridoio, venendo, quindi, portato contro il muro nel più gentile dei modi nel quale quell'azione potesse esser compiuta, il quale, in fondo, non era poi così gentile.
«Parla» disse, e quello non fu un ordine, bensì semplicemente una frase, magari una debole richiesta affiancata da un 'per favore' celato: sapevo la sua unica intenzione fosse quella d'aiutarmi, per questo m'aveva trascinato lì, fuori dalla portata di sguardi indiscreti e, soprattutto, fuori dai suoi panni di Capo Cameriere, cosicché potevamo comportarci da semplici amici quali, in realtà, eravamo; quel ragionamento portò la mia persona a rilassarsi, tanto più che la sua mano non stringeva più il mio avambraccio ed io potetti benissimo tornar a respirare normalmente, non più preoccupato per il mio destino.
«E' ... E' Niall» sospirai, abbassando il capo e provando a nascondere almeno il mio volto nel mentre vomitavo le parole, lente e dolorose come una goccia di sangue su di un piano orizzontale, le quali per tanto tempo avevan assillato il mio cervello, graffiandolo in ogni punto possibile, corrodendo la mia visione del nostro rapporto e facendomi quasi perdere ogni speranza ... «Oramai ... oramai trascorre molto più tempo con Zayn ... che col sottoscritto. Lo ammetto, sono ... geloso della loro amicizia, e questo perché sento esservi qualcosa dietro, qualcosa di non rivelato, qualcosa che sono in grado di notar solo nei suoi occhi -alzai lo sguardo, calde lacrime già riganti le mie guance- Lui non guarda verso la mia persona come se fossi qualcosa di importante per lui, nel senso d'amore vero, l'amore che due amanti possono provare, ma v'è solo affetto nel suo sguardo, e lo noto mentre parliamo, mentre ci baciamo, mentre lo tocco, anche i suoi gesti sono trattenuti, quasi fosse sempre troppo, quasi i suoi desideri non fossero quelli-».
«Forse ha semplicemente paura di rovinare il vostro rapporto con la fretta ...» suggerì il biondo, sistemandosi con una mano i capelli, i suoi indefiniti occhi vaganti per il luogo, quasi celasse qualcosa nelle sue parole: rovinare il rapporto con la fretta?
Ma se non eravamo neppur mai andati a letto assieme! Non ne avevamo mai fatto parola, vero, ma se all'inizio credevo lui non si sentisse pronto, notando lo sguardo che conservava per Zayn comprendevo molto di più ...
«Non v'è alcuna fretta nel nostro rapporto, davvero» abbassai nuovamente il capo, alzando leggermente la mano sinistra ed osservandola quasi fosse l'oggetto più interessante di sempre: ero a conoscenza del suo sguardo nuovamente diretto nel mio, ma non desideravo i miei occhi incontrassero nuovamente i suoi, mi sentivo doppiamente debole rispetto all'inizio della conversazione ... «Non v'è stato nulla di più spinto d'un bacio o di varie carezze. Il nostro problema non sembra uno di fretta, piuttosto è di lentezza ...».
«E' la sua prima volta, dopotutto, Liam, dovresti esserne a conoscenza» alzò le spalle il ragazzo, quasi con aria rassegnata, cercando di mostrarmi il punto di vista del mio ragazzo, per me impossibile da scorgere da quel che vidi ...
«Questo lo so!» sbottai, alzando lo sguardo ed incrociandolo al suo, infastidito dalla sua presunzione -secondo la mia visione- sul rapporto di cui lui non aveva sicuramente mai fatto parte, ma mi calmai appena notai il suo sguardo corrugato, sospirando e risistemandomi contro il muro. «Mi dispiace, è solo ... Siamo fidanzati da troppo per esser un problema di prima volta, non trovi?».
«Sinceramente? Non ne ho idea» cominciò, portandosi al fianco della mia persona ed abbandonandosi contro il medesimo muro sul quale la mia schiena poggiava, quasi fosse sfinito a sua volta, e non l'avrei biasimato se fosse stato così: il suo lavoro non era certo uno dei più semplici e divertenti, per non parlar poi di tutta la storia riguardante il maggiordomo scomparso ... «Non comprendo il vostro rapporto e, davvero, mi dispiace, ma non ho alcun suggerimento da darti, forse proprio perché non vedo il problema di cui tu tanto parli: siete fidanzati, la vostra salute fisica e mentale è ottima ed entrambi potete incontrarvi quando volete. Se lui desidera trascorrere del tempo con uno suo amico, lascialo fare, semplice: non sarà decisamente il futuro marito di Danielle a portartelo via, non trovi? Forse è semplicemente tutto nella tua testa, Liam, dovresti ... rilassarti. In fondo, è stato lui a dichiararsi per primo, o sbaglio?».
Quelle parole mi aprirono gli occhi: era vero, era stato lui, quel non troppo lontano quanto perfetto giorno di settembre, a farsi avanti, a proporre il fidanzamento fra le nostre due persone ... ed era sicuramente perché teneva veramente a me, perché era innamorato di me, nevvero? Per qual'altro motivo, sennò? In più, pareva esser scombussolato durante il periodo nel quale si propose, quasi vi fosse davvero un pezzo mancante nella sua vita, ed il nostro rapporto non era poi così male ...
«Probabilmente hai ragione» sospirai, per poi sorridere: in fondo, se avesse voluto lasciarmi, l'avrebbe già fatto, no?
«Lo so» ridacchiò il biondo, mentre prendevo posto al suo fianco, completamente svuotato da tristezza e desiderio di tornare nella stanza alle mie spalle, dalla quale provenivano suoni di stoviglie, ordini impartiti dalle cuoche e chiacchiericci ovattati seppelliti da questi: in fondo, non ero poi così di vitale importanza, una pausa non avrebbe portato a nulla di male, a mio parere.
«Grazie mille,» gli sorrisi, voltandomi e scontrando i miei occhi miele nei suoi d'un colore incomprensibile: m'ero sempre domandato quale sfumatura tingesse le sue iridi, se fosse un grigio perla o un verde smeraldo, ma essa pareva cambiare ad ogni variazione di luce, quindi avevo da molto rinunciato a trovar veramente una risposta, rinominandola 'la sfumatura indefinita' ... «Michael».
«Di nulla» sorrise a sua volta, mettendo in mostra la sua sfilza di denti insolitamente ben curati, evento raro tra la servitù; ma, dopotutto, lui era il nostro 'rappresentante', doveva sempre apparir di bell'aspetto. «Toh, quando si parla del diavolo ...».
Comprendendo le sue parole, mi voltai rapidamente, in tempo per notare gli ultimi squarci della conversazione tra un biondo dai dolci tratti del volto e gli azzurri occhi luminosi, perfetti persino da una distanza ampia quanto quella che v'era tra le nostre persone, ed un mulatto moro dagli occhi liquirizia, il quale sguardo era costellato da felicità, decisamente insolita nei suoi occhi, almeno per la mia persona: e quella gioia, proveniente da entrambi, lacerò un'altra parte del mio cuore, più piccola del solito, vero, ma comunque necessaria per sopravvivere; desiderai quel moro non fosse mai arrivato a palazzo quasi con più volontà delle precedenti volte ...
«Liam!» l'occhio del biondo, il perfetto Niall Styles, si posò sulla mia persona, illuminandomi come un faro rischiara la via alle lontane barche, completamente attratte da esso per una ragione di salvezza: lui era la luce che m'avrebbe condotto alla baia o quella che m'avrebbe diretto a degli scogli, deciso a far inabissare la mia povera imbarcazione costruita solamente per poter raggiungerlo? «Abbiamo delle notizie!».
«Che genere di notizie?» m'alzai, sorridendo dolcemente al mio fidanzato e squadrando infastidito il suo 'amichetto': quanto detestavo la sua bellezza, non mi pareva giusto lui possedesse un aspetto così accattivante quando il suo carattere era così crudele ... «Zayn Malik».
«Payne» mi salutò a sua volta con un cenno del capo, socchiudendo gli occhi ed osservandomi a sua volta: talvolta mi domandavo se avesse problemi nei miei confronti, se fosse lui quello cotto di Niall e non viceversa ...
«Beh, dipende da come le si gestiscono» soppesò le informazioni in suo possesso il biondo, rivolgendo poi uno sguardo alle mie spalle e sorridendo, probabilmente rendendosi solo in quel momento conto della presenza del ragazzo dai misteriosi occhi, il quale, nel contempo, s'era alzato ed avvicinato alle mie spalle, forse desideroso di conoscer le tanto interessanti parole risiedenti nella mente del principe d'Inghilterra più giovane. «Clifford!».
«Buona sera, signorino» s'inchinò leggermente Michael, portando un braccio all'altezza del petto ed abbassandosi, per esser quindi interrotto da Niall, il quale prese il suo polso e, in seguito all'aver afferrato anche il mio, scosse il capo.
«Lasciate perdere, dobbiamo sbrigarci e dirigerci verso l'ingresso, lì vi aspetta la notizia» disse rapidamente, cominciando a trascinarci verso la meta, nel mentre il mio compagno d'avventura ed io ci guardavamo confusi: una notizia ... che attende?

 
New caracter's POV

Break the tragedy
String of fate leads me to nowhere
I'll step forward
Though I can see nothing
 
 Il sole era oramai in procinto di calare quando, all'orizzonte della mia visuale, s'affacciarono le possenti mura, nonché l'invalicabile cancello in ferro, con tanto di recinzione del medesimo materiale, della villa più famosa della contea (NdA: non degli Hobbit), Villa Styles, ovvero la medesima nella quale avrei dovuto trascorrere il resto dei miei giorni, salvo licenziamento: questo tanto per cominciare positivamente il nuovo lavoro, il quale gentilmente m'era stato offerto dalla Regina, sua Altezza in persona, Anne Styles, in seguito alla perdita di uno dei loro maggiordomi, notizia alquanto ghiotta per i giornali locali e non, ... ma pessima per la mia persona. Avevo cercato in tutti i modi, quel giorno, di non pensarvi, però, in quel momento, mi fu complicato rimuginar su altro: infatti, il racconto d'un certo maggiordomo reale dai tratti asiatici ed i capelli scuri scomparso nel nulla aveva lasciato il suo segno, e non solo nella storia della famiglia, o in quella dei pettegoli d'Inghilterra; se n'era parlato per diverso tempo, sebbene non ne fosse trascorso molto dall'evento, ma né la famiglia reale, né la loro servitù pareva esser in vena di dar spiegazioni. Molti descrivevano questa reazione come il non voler rendere pubblico uno scandalo tanto grave, visto che, in fondo, nessuno di loro aveva ammesso l'accaduto, e nessun genitore s'era neppur fatto avanti obbiettando la scomparsa del figlio durante le sue mansioni nella medesima villa, la quale ora appariva in tutta la sua maestosità e magnificenza alle mie iridi azzurre, ma v'eran altri che spettegolavano su di una possibile relazione tra il ragazzo scomparso ed il Capo-Cameriere ch'ero in procinto di conoscere, e che discutere della questione portava sempre molto dolore intorno alla sua persona: quindi era questione di rispetto verso la perdita d'una persona cara o semplicemente timore della pubblicità negativa che ne sarebbe potuta scaturire? V'era anche da dire che, proprio per le miriadi di storie inventate dalla gente priva di hobby, sia sul suo conto che su quello di molte altre presenze della Villa, il maggiordomo pareva essersi ripassato mezza Londra,quindi la sua relazione con l'uomo poteva esser falsa, seppur fosse la più accreditata: però, quale collegamento poteva esservi tra la sua persona e la mia, la quale camminata si faceva sempre più lenta e traballante? Semplice, ero il suo sostituto: ero stato contattato, come detto in precedenza, dalla Regina, la quale aveva letto le mie credenziali su d'un giornale al quale le avevo fornite in un periodo di disoccupazione totale; mi parve impossibile fosse reale, quando mi giunse la lettera di Anne -"Una lettera da parte della regina?! Al sottoscritto?! Un semplice suddito per di più disoccupato e neppure maggiorenne?!"- nella quale m'offriva quel nuovo lavoro che per molti, prima della storia da brividi, sarebbe stato un sogno impossibile da realizzare. Non avevo mai desiderato, in realtà, partecipare alla vita di corte, non m'interessavo più di tanto a chi ci governava, dopotutto ero ancora minorenne e quelle questioni ancor non mi toccavano; in più, mio padre non era molto d'accordo con il governo gestito dai regnanti di quell'epoca, quelli dai quali mi stavo dirigendo, perciò mi parve più insolito che stupendo l'arrivo di quella domanda; l'accettai in qualunque caso, ed anche sotto proposta dei miei genitori, giacché quell'incarico, ovvero valletto e maggiordomo reale, m'avrebbe fruttato fior di quattrini, utili in casa e per il futuro, anche se abbastanza lontano, il quale m'avrebbe atteso: perché no, il sottoscritto non avrebbe trascorso la sua intera vita a servir portate e vestir uomini, neppur nei sogni d'altri! Ero certo il mio destino si trovasse nel viaggio: desideravo esplorar luoghi, incontrar gente, conoscer tradizioni e, soprattutto, imbattermi nell'unica persona in grado di rendermi l'individuo più felice dell'intero pianeta, l'unica persona ch'avrei veramente amato ... Ed era proprio per ciò che accettai, finché non venni poi a conoscenza, grazie ad alcuni miei amici, della storiella del cameriere scomparso: e lì precipitai nel panico. Trascorsi un'intera settimana a domandarmi cosa ne sarebbe stato della mia persona, giacché, in primo luogo, non avrei mai potuto rifiutare un incarico del genere, e, in secondo, comunque, la risposta affermativa era già stata spedita e non v'era modo di recuperarla; tutto ciò che potetti compier fu lasciare che la tristezza prendesse il sopravvento ... e preparare le valigie: ed era questa la ragione per la quale ero così in ritardo quel giorno da arrivare persino al tramonto. La prima settimana l'avrei trascorsa in prova, quindi nessuna paga, e già quello era un primo motivo per non affrettarsi; però, in secondo caso, solo l'idea di trascorrere la notte in un luogo nel quale una persona era scomparsa misteriosamente da diversi giorni, beh, non mi andava molto a genio: ero abbastanza pauroso, lo ammetto, eppur persino i miei genitori s'eran posti il dilemma 'e se non tornasse?'. Giunto sulla soglia del cancello, non mi restava altro che valicarlo ed avrei potuto ammettere d'aver preso il mio posto come cameriere della Villa, quando rimasi sorpreso nel notare una piccola calca proprio al centro del vialetto conducente alla porta d'ingresso: ch'avessero ritrovato il corpo del ragazzo e stessero cercando di comprendere se davvero fosse lui giacché il cadavere era mutilato? Scossi il capo per cancellare dalla mia mente quell'idiozia, distruggendo definitivamente l'acconciatura tanto preparata amorevolmente dalle mani di mia madre 'per il mio primo giorno di lavoro -ed ultimo, aggiungerei-', per poi alzare nuovamente lo sguardo, cercando d'aguzzare la vista e comprendere cosa stesse accadendo; nel contempo, per sporgermi, misi un piede in avanti e ciò che mi sorprese di più fu quanto poco badai a quel gesto, mentre prendevo ad incamminarmi verso il luogo nel quale erano riunite una decina di persone, intente a chiacchierare a tono abbastanza basso, se non per qualche parola più forte, la quale spiccava fra il chiacchiericcio silenzioso che tanto m'incuriosiva; ovviamente, la camminata passò in secondo piano appena m'accorsi la particolarità alquanto bizzarra presente fra le persone lì attorno, e no, questo non aiutò decisamente la mia ambientazione nel primo giorno di lavoro: ognuno di loro, ad eccezione di pochi, aveva un sosia, persino i principi, le principesse ed alcuni dei loro domestici ... Cosa diamine stava avvenendo? Appena fui abbastanza vicino, provai a mimetizzarmi tra la folla, udendo i loro discorsi involontariamente: non era di certo un buon momento per cominciare un nuovo lavoro, decisamente non lo era.
«Quindi neanche tu hai idea di come ti sei ritrovato qui?» si demoralizzò un castano praticamente rasato, abbassando le spalle e sospirando leggermente, uno sguardo preoccupato in volto ed un altro simile rivolto alla sua persona, partito da una riccia castana -oh, una delle principesse, forse ... Daniela?- dal pomposo abito azzurro e la mano leggermente tesa verso il ragazzo al suo fianco, quasi insicura se rassicurarlo o meno.
«Esatto» borbottò un robusto uomo dagli insoliti abiti, alzando le spalle e poggiando una mano sulla spalla del ragazzo castano: come poteva non sapere com'era giunto in quel luogo?
«Beh, per lo meno sappiamo che è stata la stessa cosa a portarlo qui, no? Dato che è apparso nel medesimo modo ...» suggerì una bionda fanciulla dagli occhi diamante, osservando le persone attorno a lei ed incitandoli a guardare il lato positivo della situazione, probabilmente: non che il suo piano funzionasse molto bene, dopotutto ...
«La sua comparsa è stata veramente insolita» commentò ... una castana dagli occhi del medesimo colore -era forse lei l'altra principessa?- , osservando il robusto uomo, strizzando gli occhi, quasi cercando di ricordare un avvenimento abbastanza lontano; le braccia incrociate erano leggermente spinte contro il corpetto dell'indaco abito da lei indossato, sempre più sgualcito man mano che giungeva ai piedi, alzandolo di qualche centimetro, dettaglio sul quale stranamente mi soffermai, nel mentre proseguiva nel suo discorso. «L'ho scorta coi miei stessi occhi, eppure non riesco a credervi: è veramente apparso dal nulla ...».
Eh? Spalancai lo sguardo e cercai di comprendere s'altri, come la mia persona, fossero sconcertati dalla notizia o, per lo meno, fossero intenti a ridere, credendo le sue frasi fossero una battuta, ma niente: erano tutti estremamente seri e, quasi inquietanti, squadravano l'uomo, il quale, leggermente imbarazzato, cercava di dar una mano alla bionda, gesticolando ad ogni parola prodotta dalle sue carnose labbra.
«Su, ragazzi, almeno vi ho trovati, e con me starete al sicuro, come sempre» sorrise a cinque ragazzi, uno riccio molto simile al famoso principe Harry -se non identico-, un castano dallo sguardo azzurro e preoccupato, un moro dagli occhi arrossati, un biondo dallo sguardo basso ed il precedente rasato, l'unico che ricambiò il sorriso, ma più per gentilezza che per sentimento: non credevan in lui?
Oppure la gravità della situazione tratteneva le loro persone persino dal sorridere ad una persona amica? Da quel ch'avevo compreso, quell'uomo era un loro conoscente che non si sarebbe dovuto trovare lì, ma ch'era magicamente apparso, probabilmente come anche altri presenti in quel gruppetto, ed ora cercavano di capire cosa fosse accaduto senza alcuna vera soluzione a portata di mano: seriamente, dov'ero capitato?! Nel mentre architettavo un piano di fuga, contento nessuno m'avesse scorto, notai l'arrivo di altre quattro persone, le quali si unirono alla cerchia sotto lo sguardo vuoto dei presenti, quasi fossero veramente tutti assorti nei loro pensieri ed avessero alzato il volto solamente per il rumore compiuto dal loro arrivo, senza badarvi più di tanto; una fra queste, un moro dalla pelle mulatta, s'avvicinò ... al suo gemello, scorto in precedenza: scorgerli l'uno accanto all'altro aumentò la loro somiglianza, che fossero gemelli, che fossero tutti gemelli?
O forse stavo sognando? Un insolito sogno ... o una messinscena per il mio arrivo, cominciavo già ad organizzare il discorso di ringraziamento per la paura donatami con tutta quella storia nella quale io decisamente non rientrav-
«E tu saresti?».
Maledizione. Alzai lo sgranato sguardo sui presenti, pregando con tutto me stesso non si stessero rivolgendo alla mia persona, ed i miei azzurri occhi s'incrociarono ad un paio d'occhi indefiniti, forse grigi, assottigliati e squadranti la mia persona, ... assieme a quelli di un'altra decina di individui, i quali parevan studiarmi da capo a piedi, quasi potessi essere veramente un nemico: un momento, lui non aveva idea di chi io fossi, quindi ... non era uno scherzo per il nuovo arrivato?
«E-ehm» sorrisi imbarazzato e, probabilmente, tremante dalla paura: cos'avevo fatto di male? «Salve, s-sono Hemmings Luke, sono qui per il posto da cameriere e valletto, la regi-».
«Oh, sei tu» commentò amaramente, quasi le mie parole fossero difficili da digerire, e mi domandai nuovamente se la storia d'amore tra lui e lo scomparso fosse vera, visto il velo di tristezza attraversante il suo sguardo. «Come mai questo ritardo?».
«M-mi dispiace» mi scusai rapidamente, abbassando il volto e cercando una buona scusa: avevo trascorso l'intero viaggio a pensarvi e ripensarvi su, cercandone una plausibile, eppure, in quel momento, la mia mente era completamente svuotata, gli eventi appena uditi m'avevan lasciato di stucco, liberandomi da qualsiasi altro pensiero veramente utile; ebbi un'illuminazione e rialzai il capo, sperando non fosse trascorso troppo tempo dalla domanda. «Mia madre non si è sentita bene questo mattino, così sono rimasto con la sua persona un paio d'ore per prendermene cura, fino al ritorno di mio padre dal suo lavoro».
In fondo non era poi così falso: mia madre aveva trascorso la mattinata a preoccuparsi col sottoscritto per il mio futuro,incerto e pieno di pericoli ... ed ora ch'ero giunto nel luogo al quale non volevo per nulla arrivare, tutti i piagnucolii di quella mattina mi parevan nulla in confronto a ciò ch'avevo scorto, e che ancora scorgevo, d'altronde; il ragazzo mi squadrò con il suo sguardo indefinito, per poi sospirare ed annuire.
«Comprendo» disse solamente, per poi alzare il capo ed avvicinarsi, prendendomi per un braccio ed avviandosi verso la direzione dalla quale era giunto: era abbastanza forte, perciò non replicai alla sua presa, anche s'ero desideroso di rimanere e comprendere gli avvenimenti. «Vieni col sottoscritto, cosicché tu possa conoscere la Villa».
«Michael, dovresti rimanere ...» il ragazzo castano, arrivato insieme a colui ch'era intento a trascinarmi, lo chiamò, permettendogli di voltarsi ad osservarlo confuso: "Andiaaamo, rimani, per favoreee, così posso ascoltare!" lo pregai mentalmente, osservando i suoi folti capelli biondi, mossi leggermente dal vento. «In fondo, conosci la storia, no? Ed anche lui ne è oramai a conoscenza».
«Questo non significa debba venir a conoscenza d'altro» ribatté lui, stringendo la presa del mio braccio ed indietreggiando leggermente, quasi fosse indeciso se rimanere o portarmi via, nascondermi la verità su quell'evento ch'aveva inaugurato il mio arrivo in quel luogo.
«E se ne parlasse con gli altri domestici? Persino loro hanno compreso, sta accadendo qualcosa di strano e, in fondo, se lui è giunto proprio ora vi sarà un motivo» blaterò la principessa Daniela -o era Danielle?-, gesticolando ed annuendo senza un motivo apparente: la mia motivazione, quella riguardante il ritardo, l'avevo già rivelata, perciò ... forse ne intendeva una da parte del destino?
«Signorina, la motivazione l'ha già data» corrugò le scure sopracciglia Michael, voltandosi, questa volta, nella direzione della ragazza dall'abito azzurro, intenta a scuotere il capo.
«Non quella motivazione, intendevo quella della forza intenta ad architettare chissà quale piano nel quale noi siamo semplici pedine!» spiegò la ragazza, probabilmente rivelando qualcosa di nuovo anche per gli altri presenti, e non solo per il sottoscritto, giacché anch'essi diressero il loro sguardo, ampiamente spalancato, nella sua direzione, osservandola increduli e sconvolti: cosa intendeva? «Come mai m'osservate con espressioni stupite? Non v'eravate forse accorti d'esser pedine in un gioco diretto da chissà chi?».
«Err, no?» alzò un sopracciglio una castana molto simile alla ragazza dall'abito indaco -l'altra principessa il cui nome mi sfuggiva-, squadrandola ironica e portando una mano sul fianco. «Non ho neppur idea di come io sia giunta qui, come posso rendermi conto- Ooh ...».
«Già» annuì la ragazza castana, ricci sobbalzanti sul capo e sulle scapole: nel frattempo, la maggior parte delle persone presenti si guardavano a vicenda, finalmente in grado di comprendere ciò che l'altra blaterava precedentemente, il tutto sotto il suo sguardo fiero, con una nota di preoccupazione. «Siete giunti qui senza alcun motivo apparente, mentre mai, nei secoli, un visitatore futuristico della villa è comparso qua in quest'epoca, volente o nolente che fosse -"Cosa?!"-; questo significa che, molto probabilmente, v'è qualcuno, o qualcosa, ch'è stato in grado di portarvi qui, proprio voi e nessun altro ...».
«Ma Paul?» commentò spaventata la sua gemella, una mano alzata ad indicare l'uomo, incolpandolo, in nascosto, d'esser la persona tanto crudele da averli trascinati in quel luogo senza neppur fornir loro una valida spiegazione; l'uomo trasalì ad udire il suo nome, quasi avesse compreso l'indiretto della ragazza e fosse preoccupato gli altri vi credessero ... o quasi fosse vero ciò ch'era intenta a dire ...
«Vi sono due possibilità» analizzò la riccia, osservando a sua volta l'uomo, intento a guardar imbarazzato gli sguardi rivolti alla sua persona, molti dei quali in parte accusatori. «Prima, lui è colui che vi ha portati qua e tutto ciò è una messinscena creata da lui -"Oh, forse avevo ragione ..."-. Seconda, lui è stato coinvolto in questo ... 'gioco' perché unico in grado di mettersi in contatto con voi».
Il silenzio calò nel giardino, le persone presenti, perse nei loro pensieri, non parvero molto in vena di discutere, per lo meno al momento, mentre l'uomo ancor cercava le parole in grado di scagionarlo, ma non servirono a nulla, dopotutto; nel mentre anch'io mi domandavo quale fosse la giusta soluzione, ragionando con le poche informazioni ch'avevo, e la presa sul mio braccio s'allentava lentamente, gesto probabilmente causato dall'indecisione del proprietario, un lento battito di mani s'innalzò tutt'attorno al gruppo, spezzando il meditativo silenzio e permettendo a tutti di rimaner terrorizzati per quel suono. Deglutii e m'osservai attorno, cercando la fonte di quel raggelante rumore affogato nell'assenza di voci, passando lo sguardo su ognuno dei presenti, seppur nessuno di loro parve persino esser in grado d'unire le mani, figuriamoci batterle! Il suono s'indebolì, per poi lasciar campo ad una soave quanto raggelante voce, la cui provenienza era ora perfettamente quanto tremendamente visibile, e questo per il sottoscritto, che neppur aveva a che vedere con quella vicenda:
«Eccellente, Danielle, davvero eccellente. Sapevo mi saresti tornata utile ...».
 
Past Danielle's POV

I feel my hair being untangled
Sweet sweet nectar drips down again
I cried, spat out, got lost
... And killed the night
(反比例ロジック-Inverse logic - Hatsune Miku)
 
 Solo parole, semplici parole, ed il mondo sprofonda sotto i miei piedi: "Sapevo mi saresti tornata utile ...". In fondo, non eran proprio le parole a rendermi ciò ch'ero? Parole, frasi, lettere, sillabe, suoni, parole: la mia vita si componeva di quello, di qualunque fonema in grado di descriver qualcosa, qualcuno, in grado di identificare e comprendere. Ero forse una macchina? Mani alla testa, polpacci contro l'umida erba, unghie trascinanti i ricci capelli, rimbombante cuore in gola e buco nero nello stomaco: può una macchina provar paura?
 
 Solo una serata, una semplice serata, dalla luna splendente nel cielo e le stelle, sue fidate compagne, punteggianti la volta celeste, le quali rendevano l'atmosfera ancor più magica, nel mentre una giovane ragazza s'apprestava a raggiungere la sua dimora; fruscio dell'abito contro il freddo ciottolato, la ragazza rabbrividì per la temperatura, stringendosi ancor più nel suo lilla scialle: per quale motivo era uscita così sul tardi, non avrebbe potuto attender il mattino seguente? No, ovviamente: doveva per forza osservare la nuova mostra di dipinti aperta al pubblico il medesimo giorno, d'altronde, del ballo d'estate, uno tra i più importanti balli di sempre, organizzato, ovviamente, dalla famiglia reale, della quale lei faceva parte. Quell'anno, in fondo, non vi sarebbe stato nulla d'eccezionale, tanto più che l'anno precedente era stato il suo turno d'aprir le danze, la prima damigella reale, nonché figlia, a compier tal gesto, rendendo l'evento meno interessante di quanto lo era stato precedentemente; perciò, s'era volentieri lasciata trasportare dall'idea di dirigersi alla mostra, piuttosto che alla festa, ritrovandosi così senza alcun mezzo di trasporto disposto ad accompagnarla alla sua dimora. Le svuotate e deserte stradine erano terrificanti, soprattutto alla fioca luce delle lanterne poste a diversa distanza l'una dall'altra e la ragazza non poté far altro che affrettare il passo e sperare non accadesse nulla in quel lasso di tempo utile a raggiungere l'enorme Villa, già visibile dalla sua posizione. Era una decina di metri, solo una decina di metri ...
 
 Riemersi prendendo una boccata d'aria, quasi mi trovassi sott'acqua, nella realtà circostante la sottoscritta, sotto gli sguardi confusi dei molti, con lacrime agli occhi e dolori costellanti l'intero corpo, quasi avessi nuovamente vissuto quel tremendo incubo ch'ero sicura d'aver cancellato: com'era possibile fosse nuovamente riaffiorato in superficie? Deglutii ed alzai lo sguardo, sicura e timorosa d'incontrare il suo: eppure eccolo, fiero, amaro e, soprattutto, trionfante, quasi il mio dolore fosse la sua vittoria. Eppur non era questo nei patti, NON ERA QUESTO.
«C-come mai lei si trova qui?» sussurrai, mani ancora strette attorno al capo, guance roventi e ghiacciate.
La donna sorrise, un sorriso malvagio e, al contempo, malizioso: dall'alto della sua statura, aggiunta ad un'incredibile distanza fra lei ed il terreno, resa possibile, probabilmente, da una levitazione di se stessa, mi scrutava, i suoi freddi grigi occhi trafiggenti la mia persona, in grado di comprendere tutti i sentimenti ch'ero intenta a provare, quasi non fosse stata lei, d'altronde, a farli comparire; i suoi capelli, varianti dal marrone del capo al biondo delle punte, ondeggiavano sulle sue spalle, mossi da un leggero vento o, forse, da quel piccolo volo grazie al quale sovrastava ogni persona lì presente, persino quel Paul, la quale stazza non rendeva ciò decisamente semplice, mentre le mani poggiavano sui fianchi, in una posa di supremazia assoluta, o controllo assoluto ... sulla mia persona o su tutti i presenti?
«Oh, mia cara, dovresti ben saperlo» le labbra stirate un altro po', il trucco leggermente presente sul suo volto permetteva ai segni dell'età d'esser ancor più evidenti del loro ultimo incontro: o era forse stato il tempo a renderli così evidenti? «In fondo, non stai forse ricordando
 
 Dolore: cos'altro poteva provare se non quello? Non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo, eppur, in fondo, lo sapeva: ma l'avrebbe mai ammesso? Lei, una principessa così per bene, una ragazza così dolce, la quale mai aveva preteso nulla e sempre aveva rispettato tutto e tutti, era capitata in uno di quei racconti da far accapponare la pelle appena li si sbirciava su d'un qualsiasi giornale londinese: com'era possibile? Trattenne un nuovo singhiozzo, mentre le sue mani ancor scorrevano sul suo corpo, la pelle sensibile ad un tocco tanto famelico e desideroso di non risparmiar di lei neanche una sola briciola, neanche un solo soffio di dignità o vitalità: la divorava, la assaporava, per poi calmarsi dolcemente e tornar nuovamente a martoriar il suo corpo, stranamente non ancora un cadavere, per sua sfortuna. Si domandò quali errori avesse compiuto nella sua vita per giunger a quel punto, desiderò aver domandato scusa alla sorella per aver preso in prestito un suo abito senza chiederne il permesso o per non aver concesso al fratello di scortarla quella sera, ma nulla parve migliorar la situazione e nuovamente pregò con tutte le sue forze di finirla lì, di decedere in quell'esatto punto per non ricordare, per portare quell'enorme fagotto con sé nella tomba, senza ch'altri ne venissero a conoscenza: dopotutto, il vicolo, da quel ch'era riuscito a comprendere, non era molto visitato ... o era forse per la festa? La testa le girava e le faceva male, sentiva qualcosa tirarle i capelli, stringendoli con grande rabbia e per qualche secondo si pose la domanda "E se non fosse umano?": quindi, sentì un denso liquido, la realtà sbattutami brutalmente contro ed un gelido pavimento sotto di me. Era realtà o avevo sognato tutto?
 
 Una nuova boccata d'aria, un nuovo ritorno alla realtà, un nuovo doloroso riscontro col dolore provato dal corpo ed il respiro nuovamente riprendeva, il battito aumentava e la paura accresceva a livelli mai raggiunti, neppure quella sera: com'ero stata in grado di dimenticare tutto quello? Deglutii ed alzai nuovamente il capo, abbassato rapidamente all'arrivo d'una nuova ondata di ricordi, decisamente imprevista e spiacevole, portandolo a sfidare il suo, anche s'ero nettamente in svantaggio: cosa potevo io, una semplice ragazza dal solo ingegno ben sviluppato -se così può esser definito quel dono-, contro una potente e malvagia strega, dopotutto? Ma non resistetti al mio desiderio di rialzarmi, d'affrontarla, di sforzarmi, per una volta, di sopravvivere con quel fagotto, con quella marea di ricordi pronta a travolgermi tutt'un tratto, senza neppure ch'io volessi: dovevo farlo, era la sola a conoscenza di quella storia e dovevo affrontarne le amare conseguenze ...
 
 Una voce lontana, ovattata, dispersa in un mare di nebbia ed appannata dalle lacrime gocciolanti dai miei umidi occhi: dove mi trovavo? Battei più volte le palpebre, permettendo alle gocce di scivolar via, di crollare sulla gelida superficie contro la quale precedentemente poggiavo, ruvida e sporca al contatto con la pelle: ero ancora stesa, capelli arruffati ed ammassati sotto il mio capo, posto sulle cosce d'un qualche giovane ragazzo, intento a sorreggermi preoccupato; le mie braccia penzolavano e le nocche sfioravano il terreno, permettendo alle dita di rimanere infangate mentre eran schiacciate contro il medesimo luogo nel quale era avvenuta la tragedia; le gambe erano poggiate l'una contro l'altra, distese e coperte dall'abito indossato dalla mia persona -buffo, pensavo fosse stato strappato-. Scossi il capo, in modo da riprendermi, e lo alzai debolmente verso il volto tanto triste, il quale tremolante scorgeva la scena da una visuale superiore rispetto alla mia persona: anche lui era sopra, anche lui ... Ma le sue intenzioni non eran cattive, anzi: e, in fondo, poteva lui compier azioni malvagie? Dai meravigliosi capelli castani e la pelle d'un colorito pallido, ma non troppo, il ragazzo godeva d'uno stupendo paio d'occhi miele, capace di scioglier ed addolcire qualsiasi persona venisse a contatto con il suo sguardo, nonché un paio di labbra carnose, in quel momento sospiranti dalla felicità, probabilmente: mai avevo compreso quanto fosse stupendo ...
«Danielle!» esclamò appena notò il mio gesto, e gioii a mia volta, contenta per lui, felice di poter notare quanto apprezzasse il mio risveglio: non che lo desiderassi realmente ...
Eppure ... Eppur quella volta, per un paio di secondi, fui felice di non esser morta, poiché, a quel modo, non solo ero riuscita a scorger un sorriso così vero prima di abbandonar veramente quella misera vita la quale m'ero ritrovata a seguir da lontano, oramai divenuta insipida ed insoddisfacente, ma ero anche riuscita a portar della gioia nel suo cuore ... e non v'era nulla che potesse rendermi più contenta di ciò.

«L-Liam ...» gracchiai, costringendo gli angoli delle labbra ad alzarsi, solamente per far aumentare quel sorriso così ben dipinto sul suo volto ...
«Signorina, non parli!» mi ammonì lui, preoccupato, mentre s'alzava con il corpo appartenente, probabilmente, alla mia persona, fra le mani: non che lo sentissi veramente, ma la mia visuale era cambiata e pareva d'esser sollevati dal terreno, perciò dedussi o di star magicamente fluttuando o d'esser stata graziata dalla sua persona. «Ha battuto molto forte il capo ed è coperta di lividi e graffi da capo a piedi, dobbiamo medicarla immediatamente! Devo informare i suoi ge-».
«NO!» maledissi quell'istante di paura, il quale spezzò il fiato presente nel mio corpo, permettendomi di sgranare gli occhi mentre provavo a calmarmi, il tutto sotto lo sguardo scioccato del maggiordomo al mio fianco: non poteva assolutamente rivelar ciò ai miei genitori! «T-ti prego, n-non dire nulla ai miei, se lo venissero a sapere ... E se la notizia trapelasse ...».
Con la mente leggermente più lucida, ero stata in grado di convincermi dell'evento ch'era accaduto: ero stata violentata. Ma non potevo, non potevo in alcun modo, lasciar che la notizia giungesse ad altri se non alla sottoscritta, al buzzurro ch'aveva compiuto quell'azione e a Liam, mio unico e solo salvatore. Se così fosse accaduto, sarei stata derisa, i sovrani sarebbero stati derisi e, con loro, il nostro nome, il nostro onore ... e non v'era perdita più brutta d'essa, neppur quella della verginità. Avrei dovuto mentire al mio futuro marito, ma meglio di non donare un futuro degno del cognome 'Styles' al nostro regno era! E neanche i miei genitori potevan venirne a conoscenza: la loro semplice reazione avrebbe distrutto il mio cuore come quell'uomo aveva demolito il mio corpo, per non parlar del poterli scrutare nuovamente negli occhi, quegli stessi che tanto fieri erano stati della mia persona per gli svariati risultati ottenuti nel corso degli anni ... Non potevo assolutamente far ciò alla mia tanto amata famiglia, né tantomeno al popolo, il quale aveva bisogno di fidarsi dei propri sovrani. Perciò, mentre ero ancora fra le braccia di Liam, il gelido vento, il quale ancora s'insinuava fra le vie d'una città deserta, e la musica in lontananza d'una festa alla quale avrei dovuto partecipare, decisi ciò ch'era più giusto per tutti: dimenticare. Avrei dimenticato, e l'avrei fatto a qualsiasi costo.
 
 «Avrei dovuto immaginar vi fosse lei, dietro» ingoiai la matassa di nuovi ricordi appena riaffiorata, costringendomi a concentrarmi su ciò che stava accadendo, dimenticando persino il volto angelico di colui ch'era stato in grado di mantenere un segreto tanto doloroso fino a quell'istante, senza mai rivelar una singola parola: mi domandai se fosse a conoscenza dell'idea ch'avevo avuto, se l'avessi avvisato della mia visita ... «Caroline Flack!».
«Insomma, Danielle» scosse lei il capo, occhi chiusi e sorriso divertito stampato in volto: quanto odiavo quell'espressione ...! «Non potevi rimembrarti della sottoscritta, ricordi
 
 «C-c'è nessuno?».
La mia voce risuonò leggermente ampia all'interno della stanza nella quale m'ero appena affacciata: rivestita di scaffali, contenenti libri dalle svariate forme e dagli insoliti colori, varie boccette dalle buffe forme e svariati oggettini all'apparenza posti lì da abbellimento, l'atrio -o forse il soggiorno- ospitava un ampio divano verde smeraldo, invecchiato dal tempo e ricoperto di svariate coperte dalla tinte improponibili, per lo meno come accoppiamenti, un camino posto nell'unico angolo della stanza libero da librerie e diversi tavolini qua e là, sui quali poggiavano oggetti d'ogni tipo e forma, uso e colore; avvicinandomi ad una lampada poggiata su uno d'essi, mi stupii di com'essa s'illuminò improvvisamente appena la sfiorai leggermente. Allontanandomi dal supporto sul quale troneggiava, mi osservai attorno, notando il polveroso odore alleggiante nella stanza, un'insieme di essenze profumate e puzza di vecchio, probabilmente proveniente da tutti quegli oggetti molto antichi posti qua e là, tra i quali riuscivo a scorgere persino una sottospecie di palla di cristallo, avvolta da un manto violaceo postovi sopra, quasi a coprirla dalla costante polvere facilmente riscontrabile su d'ogni superficie: che fosse abbandonato il luogo e che quindi la strega non abitasse più lì? O forse aveva semplicemente bisogno di una domestica?
«Non ho bisogno di una domestica, signorina ...?» spuntò da chissà dove un'alta donna dal capo avvolto in un grigio scialle, leggendomi la mente e permettendomi di sussultare; il suo volto era comunque visibile e ciò mi permise di notare i primi segni dell'invecchiamento che s'affacciavano su d'esso, probabilmente nascosti malamente da del semplice trucco, cosparso un po' dappertutto sulla sua pelle -contando anche lo smangiucchiato olio presente sulle sue unghie-; il suo corpo, abbastanza piatto, era fasciato da un lungo abito composto da diverse stoffe poggiate, e forse cucite, le une sulle altre, le quali creavano un'insolita combinazione, la quale, però, non era poi così male.

«S-Styles!» mi raddrizzai, prima deglutendo per lo spavento e poi calmandomi, sfidandola con lo sguardo: non m'interessava s'era riuscita a leggermi la mente, continuasse pure, non avevo nulla da nasconderle, anzi ... desideravo fosse lei a farlo. «E' lei la famosa strega Caroline?».
«Famosa, ovviamente, Caroline, è il mio nome, ma, la prego, non mi definisca 'strega' ... è così antiquato» s'avvicinò lentamente lei, un fallito tentativo d'un dolce sorriso alleggiante sul suo volto: aveva forse paura del vecchio? «Mi chiami pure ... 'maga' o ... 'donna dotata di magia'».
«Ho bisogno d'un suo incantesimo» dissi senza mezzi termini, mettendo da parte quell'inutile discorso sugli appellativi e rivolgendole il mio quesito; lei, in tutta risposta, arrestò la sua camminata, anche se, in fondo, era abbastanza vicina alla mia persona: stanziava, infatti, con le spalle rivolte contro lo stipite della prima porta alla mia destra, la quale s'apriva su di una piccola stanza, nella quale scorgevo un'altra sfera di cristallo posta su d'un tavolo,però, stavolta, non coperta, ed era preceduta da una rampa di scale a chiocciole in ferro, la quale portava chissà dove.
«Lei, Danielle Styles -deglutii, era a conoscenza di chi fossi allora!-, una delle principesse d'Inghilterra, sta forse chiedendo alla sottoscritta un incantesimo quando ha tutto ciò che un uomo, o, in questo caso, una donna, possa mai desiderare?» domandò leggermente sorpresa, più intrigata, in effetti, sollevando un sopracciglio ed incrociando le braccia ricoperte d'anelli e bracciali in materiali non riconoscibili dalla mia persona, i quali tintinnarono lievemente al suo gesto, produttore delle nuove pieghe nate sul suo abito.
«Ho bisogno di dimenticare» allontanai lo sguardo dalla sua persona, desiderando leggesse la mia mente e comprendesse senza un'ulteriore spiegazione: tutto quello mi metteva i brividi, avrei dovuto chiedere a Liam di accompagnarmi ... «Di aprir veramente gli occhi ...».
«So di cosa parla» disse semplicemente, permettendomi di sgranare lo sguardo prima di rivolgerlo nel suo, notando, solamente in quel momento, il grigiore dei suoi occhi simil-vuoti, nei quali mi persi un secondo, domandandomi cosa li avesse resi così ... privi di colore; lei sorrise leggermente e riprese la sua camminata, giungendomi di fronte ed abbassando leggermente il capo, in modo da raggiungere la mia altezza, non così tanta per la mia età, dopotutto. «Bene, avrà ciò che vuole, dopotutto sono qui per questo, però solo ad una condizione».
 
 Roteai gli occhi: detestavo ammetterlo, ma aveva ragione. Sistemi un ciuffo penzolante sulla mia fronte e, scuotendo il capo per concentrarmi meglio su ciò ch'era intento a compiersi, spinsi in un angolino del cervello quei ricordi ch'ancora s'affrettavano a risalire in superficie, cercando probabilmente d'annegarmi in essi, permettendomi di perdere coscienza di tutto e tutti: ancora immagini delle mani dell'uomo s'affacciavano alla mia mente, urla disumane entravano nel mio orecchio eppur non v'era nessuno a soffrire, se non io stessa ...
«Quindi ha ideato lei tutto questo!» ribadì il concetto, puntandole l'indice contro ed aggrottando le sopracciglia; nel contempo, un Liam del passato faceva scorrere il suo sguardo sulla mia persona e sulla donna, mentre biascicava un 'Ecco dove l'avevo precedentemente scorta!', unico altro suono udibile nei dintorni -perché no, non v'erano urla disumane, non v'erano pianti isterici, quelli erano tutti nella mia mente-. «Per quale motivo?!».
«Non ricordi, cara?» aumentò quell'orribile sorriso, il quale prese il sopravvento del volto, distendendosi per tutte le guance. «Siete il mio esperimento ...»
 
 «Ovvio, un pagamento!» annuì, tastando la cintura stringente il rosa abito da me indossato per poi staccar da essa una sacca piena di dorate monete, il giusto compenso per quell'incantesimo tanto importante: era la cifra più alta ch'ero stata in gado di raccogliere senza crear troppi sospetti e sperai con tutta me stessa le bastasse ... «Ho qui abbastanza monete per-».
«Non ho bisogno delle sue monete» mosse bruscamente la mano, permettendo al sacchetto in tela rossiccia di raggiungere il pavimento rapidamente, senza fortunatamente aprirsi; sbigottita dalle sue parole, rivolsi il mio sguardo dall'oggetto precedentemente presente fra le mie mani, ed ora accasciato sul freddo pavimento in pietra grigia, alla donna di fronte alla mia persona, la quale mi sorrideva maliziosa.
«E cosa desidera, allora?» corrugai le sopracciglia, la mano ancora tesa in avanti nel gesto di porgerle il denaro non accettato, il sudore lentamente gocciolante dalla mia fronte: "Non mostrarti debole, Danielle!":
«Oh, nulla di che ...» rispose lei vaga, girandosi e dandomi le spalle, per poi avvicinarsi ad uno scaffale e passar un dito sul dorso di svariati libri, o cercando qualcosa o solamente decisa a creare tensione. «Semplicemente ...».
Trovato il volume da lei desiderato -dettaglio che mi fece comprendere non fosse in vena di scherzi-, lo estrasse rapidamente dal luogo nel quale era rintanato, per poi alzarlo leggermente in alto, mostrandomene il titolo, ovvero 'Oblivion' in argento opaco decorato da diverse foglie di menta disegnate sullo sfondo verde della copertina; il tutto, sorridendo trionfante nel mentre rivelava:
«mi permetterai di compiere esperimenti sulla tua persona e sulla tua famiglia».
 
 «Perciò non mentivi quando ti riferivi a quegli esperimenti!» arretrai d'un passo, confusa: non aveva mai ammesso di quali esperimenti si trattasse, in fondo, ma ... sul tempo!
«E perché mai avrei dovuto farlo?» sogghignò lei, per poi osservare i presenti, i quali, sconvolti e confusi, non avevano idea di quale volto era meglio tener d'occhio, se il mio, sbigottito e infuriato, o il suo, divertito e malizioso: strinsi i pugni e cacciai dentro il desiderio di lanciarle qualcosa, gesto decisamente inappropriato per una principessa per bene. «Inn molti, ovviamente, non comprendete ciò che sta avvenendo, perciò farò voi un riassunto».
Il tempo si fermò attorno a me: cosa. Alzai lo sguardo rapidamente, ma era troppo tardi, s'era già alzata in volo ed il suo corpo ora fluttuava ancor più in alto di prima, non permettendomi di raggiungerla nella mia ancor bassa statura: non poteva, non doveva raccontare gli eventi di quel giorno!
«Prima di tutto, mi presento, anche se probabilmente avrete già sentito parlare della sottoscritta» mosse una mano in un gesto di superiorità, sorridendo ad ogni volto perso nei suoi grigi occhi spenti. «Mi chiamo Caroline Flack e sono dotata di poteri magici, sono una-».
«Una strega!» esclamò spaventato il Liam del passato, portandosi una mano alla bocca e permettendo ad una stizzita Caroline di alzare un sopracciglio ed una palpebra in un'espressione di furia e disprezzo.
«No, babbeo, una maga. Tu non mi sei mai piaciuto» commentò, lanciandogli un'ultima occhiata e roteando gli occhi, per poi tornare nella precedente posizione e far nuovamente comparire quel maledetto ghigno. «Non sei neppur stato in grado di consegnare una dannatissima boccetta ... -lo sguardo di mio fratello si spalancò e non ne compresi il motivo, ma sorvolai- In qualunque caso, come avrete ben compreso, sono qui in veste di ... insomma, ricercatrice. Sto svolgendo degli esperimenti sulle vostre persone, insoliti per gli umani, però non per noi maghi: grazie a delle formule abbastanza antiche, ma fortunatamente funzionanti, sono stata in grado di ricreare un varco spazio-tempo, il quale ha condotto parte di voi in questo luogo ... Quindi, se vi siete domandati come siete apparsi, beh, ecco la risposta: merito mio, non ringraziatemi».
Le risposte che ebbe, anche se furono semplici sguardi, si differenziarono da persona a persona: un Louis ed un Harry del futuro se ne scambiarono due preoccupati, un briciolo di felicità persistente; uno Zayn ed un Niall del futuro parevan esser pronti ad ucciderla seduta stante, seguiti a ruota dalla mia reincarnazione e da quella di Liam; le due Eleanor aggrottarono le sopracciglia, mentre la maggior parte dei restanti rimase solamente a bocca aperta, incapaci di spiccicar parola.
«... In realtà non scherzavo, ma va bene comunque, probabilmente non apprezzate neppure lo sforzo compiuto dalla sottoscritta, ma sorvolerò perché so esser magnanima» si sistemò l'abito e tornò a sorridere più divertita di prima, soprattutto agli sguardi d'odio nei suoi confronti: davvero s'aspettava qualcuno la ringraziasse?! «Come la mia cara assistente involontaria diceva, siete delle semplici pedine nel mio gioco. E lei n'è stata la prima, dopotutto: in cambio della perdita d'un ricordo tanto orribile, ha donato volentieri la disponibilità dell'intera famiglia Styles -sgranai gli occhi, tremante: non poteva averlo realmente rivelato ...- ai miei esperimenti. Devo ammettere lei non avesse alcun'idea di ciò ch'ero in procinto di organizzare, ma almeno un po' di curiosità avrebbe dovuto averla, prima d'accettare come se nulla fosse; forse, se gliel'avessi chiesto ora, avrebbe compreso il trucchetto dietro ... o sbaglio?».
 
 «Lei mi sta dicendo che tutto ciò che vuole in cambio è ... il compiere esperimenti sulla mia famiglia?» corrugai le sopracciglia, desiderosa al contempo di fiondarmi sul libro e di attendere il suo verdetto.
«Esatto» annuì lei, abbassando il tomo e portandovi l'altra mano sopra, ripulendolo dalla polvere del quale era intriso; muoveva il capo lentamente dietro un ritmo presente solo nella sua mente, permettendomi di scorger in parte i grandi orecchini viola aggrappati ai lobi delle sue orecchie. «Non sarà nulla di doloroso ed esagerato, non si preoccupi. In cambio, lei perderà ogni traccia del ricordo tanto odiato dalla sua persona e comincerà a comprender meglio ciò che le accade attorno».
«Cosa intende?» domandai, mentre la sua persona s'avvicinava e mi prendeva per una spalla, dirigendomi nella stanza dalla sfera di cristallo e le pareti ricoperti d'insolite stoffe: la sua mano era una artiglio contro la mia pelle, anche se questa era coperta da stoffa, e cercai più volte di divincolarmi dalla sua presa, ma nulla.
«Oh, lo scoprirai ...».
 
 In effetti, ora comprendevo cosa intendesse: da quel giorno, fui in grado d'osservar meglio, di comprender meglio ciò che accadeva attorno alla mia persona, quasi la perdita di quel ricordo m'avesse permesso d'aprir gli occhi al mondo, ad ogni gesto delle persone, ad ogni sguardo lanciato ad altri ... Sorpresa a mia volta della scoperta, alzai lo sguardo verso la sua persona, domandandomi se, in fondo, quel dono ricevuto fosse in qualche modo parte del suo attuale progetto ...
«Sì, decisamente un incanto ben fatto se riesce a giunger ad un tale ragionamento» sorrise soddisfatta e vittoriosa, lasciandomi nuovamente sbigottita dalla sua capacità di lettura della mente: dovevo assolutamente abituarmi, o sarei parsa stupida, e già quel racconto aveva denigrato la mia intelligenza di molto ... «In effetti, desideravo qualcuno in grado di comprendere più degli altri, in grado di comprendere la gente in pochi sguardi ... Ma sfortunatamente non l'avevo. -"Non è possibile ..."- No, non per questo avevo alcuna intenzione di farle del male: in realtà, il suo arrivo, quel giorno, fu totalmente inaspettato, ma non persi l'occasione, ovviamente. Le diedi una pozione in grado di aprirle la mente e creai un blocco al suo ricordo, sistemandolo in modo tale da sbloccarsi al nostro incontro, il quale era già stato programmato. Ho precedentemente già eseguito un altro ... esperimento su questo luogo, ma, notandone i risultati, ho preferito concentrarmi su qualcosa di grande ... come incontri ravvicinati fra vite passate e future.
«Il mio non era un piano ben sviluppato, in realtà: volevo semplicemente comprendere cosa sarebbe accaduto se persone d'epoche diverse si fossero incontrate, come nei migliori sogni d'ogni scienziato dei giorni nostri, perciò tutto quello che è accaduto qua, sia bello -il suo sguardo scivolò sui Larry del futuro, ancor presi ad osservarsi preoccupati- sia brutto -lo stesso inciampò su quello d'un moro del futuro intento a maledirla mentalmente, probabilmente-, è semplicemente un risultato del mio esperimento, una conseguenza del mio piano. E devo dir che sono molto colpita dai risultati ottenuti ...».
Cavie. Eravamo solo quello. E tutto per colpa della sottoscritta. Le gambe tremarono ed io crollai sull'erba, in ginocchio, comprendendo tutti gli errori ch'avevo compiuto per proteggere la mia famiglia: da cosa, in fondo? Da un paio di battutacce? Da un orgoglio padrone di fin troppe cose? Ed ora ci ritrovavamo in una Villa memore di ricordi, devastanti per alcuni, con doppioni sparsi qua e là e lacrime presenti negli occhi di ciascuno, i quali padroni erano svaniti nel nulla e-
«U-un momento» balbettai, alzando leggermente lo sguardo, raggiungendo con esso i piedi della donna, fasciati da un paio di ballerina nero fumo: non riuscivo a salir di più, mi sentivo così debole ... «Dove sono i nostri genitori?».
«Oh, loro» alzò le sopracciglia Caroline, non badando più di tanto alla domanda quanto al mio semplice gesto, il quale probabilmente la portò a sogghignare, visto il tono utilizzato in seguito. «Sono ancora in gita, pensano siano trascorsi solamente due giorni da quando sono partiti ... Un altro incantesimo abbastanza semplice, tanto più se il quoziente intellettivo di alcune è davvero basso ...».
Troppo sfinita per domandar a chi si riferisse, abbassai nuovamente il mio sguardo e rimasi immobile, occhi vuoti, cercando di inquadrar al meglio la situazione, ma avevo paura di star al suo gioco in quel modo, utilizzando il suo tanto generoso quanto orribile dono ... Una mano sfiorò la mia spalla, il che mi permise d'alzar lentamente il volto, per ritrovarmi di fronte un paio d'occhi miele, dei quali, però, non ero innamorata: come mai era tanto gentile con me, dipendeva anche quello dall'esperimento o ... era veramente affascinato dalle mie parole, come m'aveva precedentemente rivelato? Cos'era una bugia? E cosa non lo era? Oramai ai miei occhi era tutto solamente un'enorme punto di domanda ... Dov'era finita Danielle Styles?
«Ehi, va tutto bene» sussurrò lui, permettendo alla mia persona di riprendersi per alzare lo sguardo leggermente stupito e perdersi nuovamente nel suo: 'bene' non era decisamente il termine ch'avrei utilizzato, soprattutto se fossi stato nei suoi panni ... «Avevi paura ed hai compiuto una scelta sbagliata, sei umana, a tutti capita».
Sentii il cuore perder un colpo, per poi partir ancor più veloce di prima: mi perdonava? Dopo tutto ciò ch'ero stata in grado di compiere per il mio egoismo? Lentamente, portai lo sguardo su gli altri presenti, domandandomi come fosse possibile che ... anche ... gli ... altri ... mi perdonavano, loro ... sorridevano alla mia persona ed annuivano e ... era tutto ciò possibile?
«M-ma ... ho permesso a tutto ciò d'accadere, in fondo, sono stata crudele ed egoista e-» cominciai, ma un altro Liam giunse alle spalle del primo, permettendo al mio cuore d'accelerar nella sua corsa verso lo schizzar fuori dal petto dalla felicità.
«Come tutti noi avremmo fatto» sorrise, donandomi lo stesso regalo che tanto aveva reso utile la mia vita il giorno del terribile avvenimento: possibile il suo sorriso pareva un raggio di sole alla mia persona? «E poi, guarda, abbiamo nuovi amici ora ed abbiamo affrontato esperienze che nessun altro ha mai superato. I nostri legami si sono rafforzati, e se altri si sono indeboliti ... beh, troveremo insieme una soluzione».
Ognuno s'avvicinò, chi sorridendo dolcemente, chi approvando col capo, chi semplicemente tendendomi una mano o trattenendo una smorfia di felicità e ... mi parve d'esser la persona più felice al mondo: per la seconda volta nella mia intera esistenza, un ragazzo di nome Liam James Payne aveva capovolto la mia vita e mi aveva donato un nuovo motivo per sorridere, rialzarmi, combattere ed andare avanti, e questo nuovamente al suo fianco. Sorrisi a mia volta, calde lacrime riganti le mie guance: non avevo mai pianto di fronte a così tante persone, ma speravo di poter rivolger loro i miei pensieri, pregai affinché tutti i ringraziamenti, tutte le parole girovaganti per la mia scombussolata mente, giungessero loro attraverso quel semplice quanto doloroso gesto; afferrai la mano di Liam, del mio amato Liam, e mi tirai su.
«Che scenetta commovente ...» roteò gli occhi Caroline, la quale era probabilmente rimasta lì sopra durante essa ad osservare il tutto senza provar neppure a fiatare. «Ma sappiate che l'esperimento non è ancora ultimato».
«Cosa?!» un mormorio si levò dalla folla lì presente, aumentando man mano che un'altra voce si risvegliava e comprendesse il vero significato di quelle parole: perché maciullare ciò ch'è già trasformato in briciole?
«Proprio così. Ho intenzione di mandarvi nel futuro -rimasi a bocca aperta: nel ... futuro?-: lì, in fondo, potrete chiarire quei rapporti indeboliti di cui parlava quel maggiordomo dal basso quoziente intellettivo, oppure peggiorarli, chi può dirlo, ne ho scorte di cose da quando v'osservo ... -ironizzò, stranamente osservando mio fratello Niall, il quale arrossì e si guardò attorno preoccupato-» blaterò, gesticolando con le mani ed osservando ogni volto, soffermandosi infine su quello d'un biondo dagli occhi impossibili da decifrare, con somma sorpresa dei più. «E, in fondo, ho già sperimentato sul futuro ed il soggetto è abbastanza contento della sua sistemazione ... Quindi, perché non provare?».
«Tu ...» sgranò lo sguardo Michael, il Capo-Cameriere, lacrime agli occhi e pugni stretti, uno ancora afferrante la manica della giacca del nuovo valletto: oddio ... «Sei stata tu a far sparire Calum!»
«Ahahah, esatto, mio caro» sogghignò lei, ondeggiando su d'una nuvola invisibile, mentre gli occhi del ragazzo parevan incendiarla: ciò non poteva dir nulla di buono ... «Non vorresti scorgerlo nuovamente? In fondo, era il tuo fidanzato ... o sbaglio?».
«Brutta str-» Michael digrignò i denti, bloccandosi volontariamente, senza ultimare l'insulto, e la fissò assassino. «... Andrò solo io, allora, e lo cercherò, non ha senso far viaggiare anche gli altri».
«Oh, no, scherzi? Che gusto v'è, poi?» sorrise maligna lei; schioccò le dita e, com'era apparsa, scomparve nel nulla, seppur la sua voce continuò ad echeggiare nel vento, sostituendosi a qualsiasi altro rumore:
«Ci si vede nel 2012, miei cari!».
E poi nulla: solo nero, tanto nero, troppo nero, il quale m'avvolse completamente. Ero forse svenuta? Una luce rossa s'affacciò contro le mie palpebre e le aprii lentamente, sgranando gli occhi: era forse quello ... il futuro?

 Se avessi 10 centesimi per ogni volta che ho scritto 'intento/a/i/e' o 'in grado di' in questa storia, sarei in grado di comprarmi due biglietti per il concerto dei ragazzi, e questa che ho postato è la versione modificata, nella quale ho eliminato molto. In qualunque caso, salve gente! :D Mi dispiace se il capitolo arriva oggi, dopo un paio di settimane dallo scorso, ma ho dovuto svolgere un esame integrativo per far cambio di scuola, e non ho potuto scrivere nella settimana trascorsa a ripetere, perciò ho scritto per la maggior parte ... l'ultima settimana d'agosto e questa. *per lo meno, l'ho fatto* (Naname: come se questo contasse) Oooh, sta zitto tu *passa sgombro* te, magna. (Naname: Itadakimasu! *magna*) Bene, ora che mi sono liberata dell'amante degli sgombri, posso parlarvi un po' del capitolo ò.ò Prima di tutto, spero vi sia piaciuto, perché, seriamente, ci ho sclerato sopra lol Non vedevo l'ora scopriste che l'autrice di tutto era Caroline *^* E voi che pensavate non servisse a nulla (?) eheheh Sinceramente, spero d'averla caratterizzata bene, a me piace, ed è un evento raro, quindi ... Speriamo bene! :D Per quanto riguarda i POV, cominciamo con quello di Liam ... che si deprime LOL ma quanto voglio bene ai miei personaggi? Mai quanto li ama Edimburgh_ :') *scherzo, ti amo moglia owo* Liam, ovviamente, crede che Niall non sia veramente innamorato di lui: e c'ha anche ragione! (Naname: idiota) Non cominciare a copiare il tuo ragazzo *perché lo so che è il tuo ragazzo, sappilo* (Naname: '-') ò.ò Qui abbiamo la prima new entry: MICHAEL CLIFFOOOORD *^* Non potevo non metterlo, capitemi. Era lì che mi fissava da una delle diverse immagini che ho salvato per un'altra fan fiction e mi pregava di aggiungerlo ed io ... non ho potuto resistere çwç (Michael: ma non è ve-)ZIITTOOOO, è vero. *ha deciso lei* E una cosa tira l'altra, ho ideato una trama per i 5SOS. Ma perché, perché faccio così? çwç *si nasconde* Prima che mi lanciate qualcosa addosso per la mia stupidità, fatemi parlare dell'altra new entry, che, tra l'altro, ha già un suo bel POV: Luke Hemmings, signore e signori *se mai ci saranno*, il fantastico valletto che sostituirà ... Calum Hood! (tanto c'è scritto, mica è spoiler) Ditemi che qualcuno di voi li segue çwç Perché così potrete capire la battuta ... sull'essere ... asiatico ... No? Nessuno? *si ritira nel suo angolino* L'arrivo di Paul ha lasciato molti sorpresi, tra i quali Danielle Peazer, la quale non solo ci rivela che i nostri protagonisti sono 'pedine in un gioco organizzato da chissà chi', ma ci parla attraverso ricordi del suo passato, cancellato e ritrovato proprio per l'incontro con la malvagia strega: chi s'aspettava d'un ricordo tanto orribile? Eeeh, povera Peazy (?) uu" Ed il suo dono, poi! Un regalo fatto dalla nostra amata Caroline, chi se lo sarebbe mai aspettato? ehehe owo Il terzo è il pov scritto meglio, secondo il mio parere, mentre il secondo fa letteralmente cagare ... Ma dovevo spiegare la storia di Calum e ... sono arrivata a riempire 18 fogli di Word ... tenendo conto che solo il precedente ne riempiva 11. Sempre più un danno, yeaah *festeggia per nulla*

Ed ora, un paio di domande eheheh:
-Cosa accadrà ai nostri protagonisti ottocenteschi, catapultati nel futuro?
-E cosa accadrà al ritorno dei futuristici nella loro epoca?!
-Riuscirà Michael a ritrovare Calum?
-Ma, soprattutto, SECONDO VOI HARRY HA CAPITO DI NON AVER SOGNATO?! lol (capitolo 20 ... oddio, quanto è passato o.o tipo un anno fa l'ho postato)

Ringrazio:
-valentinatale, Sogni d Horan, xlouissvoice_ e giusky per aver recensito il precedente capitolo, You're in ruins ... :3
-i 37/9/51 che preferiscono/ricordano/seguono la storia *zono aumentata di 2 owo*
-Naname Haruka e Rin Matsuoka per essere così dolciosi e shippabili e kjsdgahfgkfjd morirò per quei due, ma non c'entra nulla

Se leggete sta parte, sappiate che vi amo. Moving on ... | Ho cominciato a vedere Free!, se non si fosse visto *proprio*, e lo adoro *^* E' così pieno di fan service che dkjgashdkljsfdhdskhkjgsdkjgsdhflksgfhd | Ho cominciato anche la nuova scuola :3 *perché sì, sono riuscita a passare lol* Proprio oggi *3o giorno di scuola, signore e signori* siamo andate *siamo tutte ragazze in classe lol* a vedere una mostra fotografica ed abbiamo assistito ad un dibattito tenuto dalla fotografa che le aveva scattate, da una giornalista de La Repubblica *credo* e, soprattutto, una donna, la quale è a capo d'una associazione che protegge i diritti delle cosiddette famiglie 'arcobaleno', ovvero quelle meno comuni, quelle 'speciali' per la società *o anormali, come in molti le definirebbero*; è stato molto interessante scoprire come vivono queste famiglie, costrette ad andare via dalla loro patria per procreare o per sposarsi o per anche solo avere diritti sui loro bambini, si è anche parlato della legge contro l'omofobia, ed è la cosa che mi ha decisamente colpito di più per la sua stupidità: è una cacchio di legge contro l'omofobia, non puoi scriverci in essa che comunque si è liberi di esprimere la propria opinione contro i gay! Mind = blown, yuhu! Aaah, per non parlare di tutti i paesi europei, e non, più avanzati di noi che permettono matrimoni gay e sistemi di ... oddio, non mi viene come si dice D: Vabbè, tutti quei sistemi che permettono a coppie non in grado *e daje* di avere figli, di poterli generare. La donna era davvero molto simpatica, poi :3 | Per il banner ... seriamente, credevo fosse più piccolo D: Spero non dia fastidio la sua grandezza :( Mi piace molto com'è uscito, però, soprattutto per le labbra owo (le ho messe io, siiiì, muahahah)

Grazie a chiunque abbia letto questo capitolo ed abbia deciso di rimanere con la sottoscritta anche se il precedente capitolo era uno di quelli da lanciare il pc giù dalla finestra *io l'avrei fatto, ma, in fondo, sono molto stupida ...*. E grazie a chiunque rimarrà e vorrà continuare a seguire questa storia ... ormai giunta agli sgoccioli :c Eggià, sono meno di 10 capitoli alla fine *ma forse dispiace solo a me*, ma non disperiamoci: c'è tanto che ancora deve arrivare eheheh owo
Spero che lascerete una recensione, anche solo per dirmi che fa cagare, pls :c

Sono Nadia Yuki ed insieme a Naname Haruka *che mangia lo sgombro* vi ringrazio e vi auguro un buon proseguimento di serata!
Byee :3


Nadia Yuki
   
 
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