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Autore: Akane    20/03/2008    1 recensioni
Quando Danny viene sequestrato e picchiato e chiama Don. I loro pensieri durante e dopo quel brutto momento!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danny Messer, Don Flack
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Uguali ma diversi'
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TITOLO: Qui con me
AUTORE: Akane
SERIE: CSI NY
TIPO: slash
GENERE: sentimentale, tensione, introspettivo
RATING: giallo/PG13/13+
PAIRING: Don/Danny
AMBIENTAZIONE: puntata 24 (l'ultima) della terza stagione. Quella che hanno appena dato in tv per intenderci! Chiamata Giorno di neve.
MODO: pow alternati dei 2
PARTI: one shot
DISCLAMAIRS: I personaggi e l'ambientazione non sono mie ma mi sono permessa di fare dei piccoli accorgimenti... nella mia fanfic Linsday non sta con Danny e in questa puntata non appare!
NOTE: Non ho nulla contro Linsday ma Danny mi piace di più con Don in questo periodo... anche se mi piace comunque anche con Mac e Mac a sua volta con Don... insomma, ormai lo sapete che non so decidermi sulle coppie, quindi visto che la puntata di ieri sera ha ispirato la mia folle persona per 3 coppie diverse, ecco che, non potendone scegliere una, ho deciso di fare 3 fic diverse anche se sulla stessa puntata solo con coppie differenti. Parto con Don e Danny perché è la coppia di cui ho recentemente già scritto. Può considerarsi un seguito di Sfoghi e di Conseguenze. Don e Danny stanno già insieme e ci si sono messi da poco. Linsday è solo un'amica e quel giorno non è in servizio. Tutto qua! ^^
Auguro a tutti buona lettura e ringrazio tutti quelli che leggeranno e commenteranno!
Baci Akane




QUI CON ME


/ To build at home – The Cinematic Orchestra /


Come si fa per non far capire che una persona è importante a chi ha tutta l'insana intenzione di ucciderti appena non gli servirai più?
Forse il dolore mi ha aiutato a non dimostrarmi troppo intimo con Don, ma non avrei potuto o ne avrebbero approfittato... non so se ritenermi fortunato ad aver avuto la possibilità di chiamarlo per farlo venire qua o meno, ma speravo di riuscire a risolvere da solo visto che noi siamo solo una copertura per poter rubare tranquillamente la droga in laboratorio!
Spero che Mac ce la faccia e risolva anche questa mentre qua io cerco di risolvere quel che posso. Di natura tendo a darmi da fare più che posso senza aspettare un aiuto dal cielo, tendo proprio a pensare che se non mi do da fare da solo posso avere una sola certezza: la morte! Ecco perché mi do sempre e subito da fare come se fossi solo.
Faccio fatica a respirare, mi fanno male tutte le parti del corpo e diverse ossa... questo sapore di sangue che ho in bocca e che sputo a fiumi non mi aiuta.
Quando mi sono steccato la mano per non rendermela inutilizzabile pensavo di impazzire ma se non l'avessi fatto avrei potuto dire addio a alle mie dita. Erano piegate e dure ma ora che con uno sforzo non trascurabile le ho allungate dovrebbe andare meglio. Ma chissà... forse andrà meglio solo quando riuscirò ad uscire da questo dannato guaio. Perché non me ne sono rimasto a casa, oggi?
Don... arriva presto, ti prego... sto male.
Sto davvero male.
Ma lo devo ammettere.
Ne ho passate tante da ragazzo a causa di quel dannato gruppo di mio fratello, sono abituato a certi trattamenti... anche se... preferirei riceverne altri.
Ma se c'è una cosa che ho imparato è non arrendermi mai, lottare in ogni situazione in ogni modo a disposizione.
Nessuno mi metterà sotto così facilmente, porca eva!
Mi gioco il tutto per tutto con questo acido ma non posso lasciargli fare i loro comodi; quando sono pronto ad attaccarli sento la voce di Don dalle radio trasmittenti che hanno e dopo una serie di parole che fatico a seguire durante le quali mi chiedo se possa lasciare fare a lui, se lui risolverà tutto, se sia la cosa giusta, ogni dubbio scema quando lo sento proporre lo scambio al nostro posto. Vuole venire qua lui in cambio di noi!
Ma è impazzito?
Appena mi libero gliene dico quattro... si perché se penso di picchiare qualcuno credo di avere forze sufficienti solo per stenderne uno... e sarà uno di questi due stronzi!
Non prenderanno Don e non gli torceranno un capello, questi bastardi!
Così quando uno dei due criminali viene da me per farmi parlare con lui o forse scambiarmi, chissà, io mi alzo e gli tiro in faccia l'acido che lo brucia e corrode creandogli non poco dolore, nel giro di un attimo lo colpisco con forza in faccia e lo stendo ma poi il resto è veloce. Vedo arrivare in fretta e furia il suo compagno così come si può pensare in queste situazioni?
Non si può, personalmente mi viene spontaneo e non rimango immobilizzato dalla paura come Adam. Prendo subito il mitra che aveva lo stronzo numero uno e senza nemmeno il minimo ragionamento di mezzo, ecco che scarico non pochi proiettili dentro il corpo dello stronzo numero due che stava per farmi fuori!
Dannate merde... mi avete fatto passare l'inferno, ora tocca a voi!
Salutatemelo! “

No, lui no, non possono toccarmelo.
Maledizione, è colpa mia, stava male al telefono quando mi ha chiamato, la voce si sentiva appena e lo sforzo per dirmi quel poco che ha detto mi fa capire esattamente quanto l'abbiano pestato e tutto il sangue che aveva in bocca!
Gli hanno fatto del male.
Non voglio arrivare tardi.
Non posso.
Per ora gli ostaggi servono vivi e non ho idea di che diavolo vogliano... ma so che quando l'avranno ottenuto li faranno fuori senza pietà.
Non posso permetterlo.
Me lo riprenderò vivo, nessuno me lo porterà via proprio ora che abbiamo appena preso questa decisione di provarci insieme, proprio ora che abbiamo appena capito che ne vale la pena... proprio ora che ho cominciato ad assaggiare quel suo fuoco sempre vivo che ha dentro e che magari a volte contrasta col mio ma che riusciamo sempre a domare, alla fin fine. Domare perché c'è un altro tipo di fuoco che ci divora, oltre a quello che ci fa scontrare.
Danny comunque non è uno sprovveduto, sa cavarsela e sicuramente è riuscito a far qualcosa di utile... magari quando agiremo si sarà già liberato e mi verrà in contro facendo una delle sue battutacce del cavolo, le stesse che fa anche Mac quando Danny non lo sente!
Tutto tornerà come sempre e stasera ci berremo su.
Maledizione... eppure non riesco a fare a meno di pensare che è colpa mia in un certo senso. Sono stato io a guidare l'operazione di stamattina e ad uccidere uno dei loro pezzi grossi.
Se l'avessi gestita diversamente le cose non sarebbero così!
Una volta lì cerco di prendere tempo e capire cosa vogliono ma quel che mi preme sapere è se sono vivi, se Danny, Adam ed i miei due agenti stanno ancora bene. Devo sentirlo... devo liberarli, devo fare qualcosa...
Quando mi propongo al loro posto però sembrano non essere interessati così gli dico di farmi parlare con uno di loro per garanzia che almeno non sono morti e quando ne va a prendere uno... quando lo fa, dannazione, non capisco per un momento se con gli spari che si sentono da là dentro stia morendo anche io.
Non lo capisco ma mi viene a mancare il respiro e con un tuffo che mi contrae lo stomaco grido di entrare subito di corsa!
Danny!
Danny, sei ancora vivo, si?
Dai...
E' un po' come morire, infine, mettere la parola fine a questo incubo mentre lo cerchi e lo trovi dentro ad un camion tutto sporco di sangue, piegato in due e pieno di lividi.
Dio... cosa gli hanno fatto?
Corro da lui mentre lascio che gli altri si occupino del resto del magazzino che avevano sequestrato insieme a loro quattro, lui si affaccia e tendendo un braccio verso di me... credo che sia la stessa cosa che proviamo.
La stessa anche quando glielo afferro e lo faccio appoggiare su di me aiutandolo a scendere.
Lo stesso specie quando si aggrappa del tutto a me ed io lo sostengo perché non si regge nemmeno in piedi, da tanto che ci sono andati giù pesanti.
Sapevo che avrebbe trovato il modo per tirarsi fuori da qui da solo, ma non sono arrivato abbastanza in tempo da evitargli tutto questo...
- Sto bene. - Mi dice mentre zoppica e fa delle smorfie di dolore per trattenere probabilmente qualche imprecazione in più.
- No che non stai bene! - Dico io severo e preoccupato, poi urlo di far venire subito dei paramedici per lui.
Stringo la presa intorno alla sua schiena ma cerco di essere delicato.
Non mi controllo molto bene anche se vorrei farlo e forse ci riesco.
Forse sono così abituato ad avere una squadra che dipende da me e dei miei ordini, che anche se vorrei fare certe cose non le faccio perché insito in me c'è una certa maturità costretta.
Però vorrei solo poter essere da solo con lui, a casa... con lui che sta bene.
Ora non sono in grado di fare nulla per lui, non posso farlo stare meglio.
Oh, merda!
- Flack! - Uno dei miei uomini mi chiama mentre dei paramedici arrivano a prendere Danny, lui mi lancia uno sguardo come a dire che starà bene... è proprio un gran bugiardo ma è più forte di lui, non ama apparire fragile e sofferente anche se in questo momento sta da cani.
- Vai, io vado con loro. - Mi sussurra a fatica aggrappandosi agli uomini che potranno fare di più per lui rispetto a me.
Sospiro e fino all'ultimo gli lascio il mio sguardo preoccupato e teso che chiaro e cristallino gli fa capire tutto ciò che provo.
È finita, o così sembra, ma qualcosa ancora non mi torna. Qualcosa. Una brutta sensazione ed anche se sento che ora lui starà bene la mia colpa si accresce.
Avrei dovuto gestire tutto diversamente.
Avrei dovuto...
E poi è con un altro tuffo dentro di me che capisco cosa avrei dovuto fare.
Non andarmene dal dipartimento che sta subito sotto il laboratorio.
Non sarei proprio dovuto muovermi.
Lo capisco guardando gli oggetti di quei criminali. Danny e gli altri erano una copertura per attirare tutta la nostra attenzione e farli agire indisturbati nel laboratorio e riprendersi la loro cavolo di droga!
Ecco perché lo ripeto con un imprecazione ad alta voce ed un gesto secco di ira: non doveva andare così!
Abbiamo sbagliato tutto!
E quel che mi sbatte ancora di più fuori di testa è che non posso fare ciò che vorrei... occuparmi di Danny e stare con lui!
Dannazione!”


E poi una sospensione del tempo mi fa trasportare in un altra dimensione, in un altro luogo dove la mia mente si rifugia cercando di ricordare la meravigliosa sensazione che ho provato stanotte quando sono stato con Don.
E poi è forse solo un sogno in cui la mia mente si rifugia per stare meglio mentre ogni parte di me stesso grida vendetta e la testa mi gira e le ossa del braccio e della mano mi immobilizzano.
Però ho la vaga sensazione di non essere dove vorrei.
Non sono con Don.
Una sospensione che può uccidere più di qualunque lotta e dolore fisico.
Una sospensione che mi fa capire che se non lo rivedo subito impazzisco, che ne ho bisogno come non pensavo fosse possibile, che fra noi è così forte e veloce, incontrollabile e acuto da non avere spiegazione logica.
Però ne abbiamo bisogno entrambi ed è come sentire anche il suo stato d'animo a tutta questa distanza, mentre lui sta gestendo ancora questa brutta situazione ed io sono qua, curato e imbottito di farmaci per non sentire dolore e lo aspetto.
Rimango sospeso in questo vuoto dove lentamente non sento molto dolore ma tutto brucia, tutto scorre in modo caotico e rimane solo la mia mente che mi rimanda ciò che vorrei veramente, che mi manca, che sopra ogni cosa desidero.
Lui.
Che lui fosse qui con me.
E aspetto ancora, come se non avessi aspettato abbastanza, rendendomi conto che quel momento in cui mi ha aiutato in quel magazzino è stato troppo breve ed io stavo troppo male.
Rendendomi conto che veramente potrei impazzire se non arriva subito...
Ma poi... poi tutto ciò svanisce quando sento una presenza nella mia camera e non oso aprire gli occhi per paura di stare sognando. Non oso proprio.
Non oso nemmeno respirare o muovere un muscolo.
Mi sento come tutto atrofizzato e il calore scorre in me aiutato da quel che mi hanno dato per stare meglio.
Mi hanno chiesto se desiderassi rimanere in ospedale o tornare a casa e se avessi qualcuno che potesse accompagnarmi, io ho detto che avrei aspettato qua il mio passaggio.
Però la cosa più dura in una relazione come questa è il non poterla vivere alla luce del sole come faccio con ogni mia storia, anche la più insignificante.
Ma non apro gli occhi e aspetto.
Forse è solo una mia impressione la sua presenza qua.
Forse non è finalmente riuscito a venire da me.
Ma forse si... forse...
Il tocco che viene sulla mia mano, quella sana, mi restituisce il respiro e le mie certezze.
Eccolo di nuovo qua.
È lui e non mi serve parli o faccia qualcos'altro.
Lo sento che è lui perché ha una tale sicurezza di fondo ed in ogni singolo dettaglio, che mi fa subito vedere lui ed il suo viso anche se ancora non mi muovo.
Il primo passo che faccio è respirare, il secondo incurvare leggermente un angolo delle mie labbra verso l'alto in una sorta di ghigno, tutto ciò che mi concedo. Non sarebbe da me fare di più.
Non lo sarebbe o forse non ci riesco, però voglio che non mi lasci la mano e che non arrivi nessun rompipalle a portarmelo via per qualche nuova urgenza!
State lontani, lui ora è qua ed è con me.
È mio.
Punto e basta.
Così finalmente mormoro cercando di mantenere il mio perenne tono sicuro e di fondo ironico.
È il mio modo di parlare, anche le battute che faccio non mostrano una grande espressione da buffone ma mi piace sparare cazzate così. Mi piace perché lui non ride ma con la mia stessa identica espressione decisa e solo di fondo ironica mi risponde a tono.
Mi piace anche come sta con me, è da poco però abbiamo un modo nostro di stare insieme che nessuno lo capirebbe, nessuno fraintenderebbe. È un modo molto personale.
Qualcosa a cui non rinuncerei.
Non rinuncerei a questa nostra sicurezza. Questa nostra ironia. Questa nostra fisicità decisa. Questo nostro fuoco violento che ci fa accendere sempre subito per un nonnulla ma che non ci fa mollare, non ci fa metterci sotto dall'altro, ci fa sempre andare avanti in ogni caso.
Non rinuncerei mai e poi mai a tutto questo anche se coi nostri caratteri potremo finire in ospedale un giorno si e l'altro anche, ma so che finché litigheremmo ci sarebbe dialogo e saremmo sempre in grado di far pace e rimetterci insiemr.
So che sarebbe così, ecco perché prima ho lottato e so che lo farò sempre, come lui.
So come andrà e non mollerei per niente al mondo.
Ma ora lui è qua con me e posso sussurrare solo:
- Ehi... - con ancora gli occhi chiusi e capire cosa pensa, che espressione ha e cosa sta per fare.
- Ehi... - mormora anche lui con un tono simile al mio solo meno affaticato. Ha sicuramente un'espressione per la maggior parte seria ma allo stesso tempo sicura, sa che da ora le cose andranno bene nonostante il mio pessimo stato.
- Sei quello che se l'è vista peggio di tutti, in questa storia. Mac se l'è cavata alla grande e tu per fare l'eroe, come tuo solito, ti sei ridotto come uno zerbino! Ed ora per cosa dovrei utilizzarti? - Lo dice marcando con più ironia sapendo che è proprio ciò in cui ho sperato. Non mi piace dimostrare debolezze e fragilità varie... ok, abbiamo passati dei momenti allucinanti e non sto al massimo ma ne siamo usciti e c'è sempre di peggio, facciamo un lavoro che ce lo fa capire. Non serve piangersi addosso, fare le vittime o lamentarsi.
Ne siamo usciti tutti bene ed io e lui possiamo stare insieme... così... a modo nostro... prendendoci per i capelli e poi facendo l'amore per tutta la notte a ripetizione su ogni angolo della casa.
E così, con lui, ovunque ed in qualunque modo andrà bene. Non c'è motivo per mostrare sofferenza o preoccupazione o dispiacere.
Siamo vivi e stiamo ancora insieme, no?
E che altro importa? “

- Hai poca fantasia mio caro... ce ne sono di cose che si possono fare anche se qualche parte del corpo è fuori uso. Basta che quella più importante sia funzionante! -
- Come faccio a sapere che lo è veramente? - Rispondo con malizia mantenendo i miei soliti modi ed il suo sorrisino è all'altezza del mio. Mi pregusto la sua risposta:
- E' questo il bello! - Non mi sarei aspettato nulla di diverso.
- Sono contento che quattro pestate non bastino per farti cambiare! - Sostengo poi ridacchiando divertito. So che vuole che sia così, fra noi, come è sempre stato.
So che gli da fastidio la pietà o certe attenzioni diverse, essere visto e trattato in un certo modo. Gli piace mostrarsi forte perché si ritiene tale ed onestamente mi pare proprio che sia così.
So che si ritiene uno che finché ne esce vivo dalle situazioni, non vale la pena cambiare o compatirsi.
Gli piace essere sempre quello che è e gli darebbe fastidio che io gli chiedessi quante ossa gli fanno male. Ho parlato col medico, prima di chiudermi a chiave nella stanza in cui l'hanno steso, so quali sono le sue condizioni e dopo essermi assicurato che Mac e gli altri non passassero per vedere come sta visto che me ne sarei occupato io, posso rilassarmi anche io.
Finalmente sono qua con lui.
Finalmente.
Però mantiene ancora un po' gli occhi chiusi e tira la sua espressione per gestirla come meglio crede. Non ha grandi mimiche facciali di natura, ne fa sempre luna strafottente, sicura e in fondo ironica, quindi per lo meno non deve sprecarsi a sorridere o fare chissà cosa che magari gli farebbe male.
Osservo le contusioni che ha e le varie fasciature nel resto del suo corpo, indossa un abito fornito dall'ospedale e fa profondi respiri, ma è abbandonato quindi non credo provi molto dolore, i farmaci devono avergli fatto effetto. Me ne sollevo capendolo così aspetto che apra gli occhi senza staccare la mano dalla sua.
Voglio vedere i suoi occhi e finalmente me li apre.
Ovviamente anch'essi presentano dei lividi e un piccolo segno di contrarietà mi invade, un moto di stizza. Se potessi tornerei indietro a ridurre loro così.
Dannati bastardi.
- Ehi! Cosa sono quegli istinti omicidi? - Mi dice quando posa il suo sguardo sul mio e nota questa luce di rabbia che mi attraversa.
Figurati se gli sfuggiva... stringo le labbra cancellandola, mi porta via la rabbia prendendo il posto con un istantaneo ed inaspettato istinto di dolcezza.
Stringo ulteriormente la sua mano sana e il calore che ci trasmettiamo a vicenda è come una piccola scarica elettrica, piego le labbra in un piccolo sorriso che rivela la grandezza di quel che mi sembra di provare e sussurro di nuovo a voce bassa che lo penetra:
- Sono contento che sei ancora qua con me. - Forse vuole solo tutta la mia attenzione, senza condividermi con altri che sono di troppo.
È un po' egocentrico oltre ad essere un tantino egoista e protagonista!
Ricambia la mia stretta e senza smentirsi accentua il sorriso ironico:
- Non ci si libera di me così facilmente. - Ed io gli sono grato di continuare ad essere così idiota... così se gli tappo la bocca con la mia non ho rimorsi o sensi di colpa!
Senza il minimo ripensamento per il luogo in cui siamo o le condizioni in cui è, consapevole che comunque mi sono chiuse dentro anche se non potevo, mi chino veloce su di lui e appoggio la bocca sulla sua.
Sono leggero, so che gli fa male per tutti i colpi che ha ricevuto. L'accarezzo appena con la mia chiudendo gli occhi e trattenendo il respiro. Pensando che appena guarisce questo non sarà altro che l'antipasto di una cena molto lunga e ingrassante!
Incurvo quindi di nuovo le labbra maliziosamente senza farlo di proposito e lui probabilmente immaginando il mio pensiero fa altrettanto mentre poi dischiude un po' le sue intrufolandole fra le mie altrettanto schiuse in una specie di puzzle.
Non andiamo oltre ma l'idea di aver fuso anche le nostre lingue ed iniziato una di quelle nostre solite lotte ci riscalda ulteriormente.
Non basta ma non abbiamo scelta.
Anche se lo detesta, un po' di riguardo è d'obbligo.
Aspetta che si riprenda, tu... vedi se non gli faccio pagare tutto questo 'riguardo'!
Quando mi separo a malincuore rimango chino su di lui sfiorandogli il viso con l'altra mano che non stringe la sua e contemplando i suoi occhi arrossati e velati, sussurro serio ma sicuro per quel che sto dicendo. Senza ombra di dubbio o incertezza alcuna.
- Non so se si possa chiamare già amore quello che ci lega, ma so che qualunque cosa sia, in qualunque modo si trasformerà, è già forte da farmi impazzire. Non sono pentito di nulla. -
Non sono in grado di dire semplici 'ti amo' o cose simili ma penso che tutto sommato possa andare bene anche così.
Penso proprio di si, in fondo.
Conoscendolo apprezza molto di più questo che un 'ti amo' di circostanza e magari tirato.
Certe cose si dicono troppo facilmente, bisogna saper capirsi meglio prima di buttarsi, a volte è necessario anche se spesso siamo proprio noi due quelli che non ci pensano un secondo ad andare a capofitto nelle cose!
- Nemmeno io. Rifarei tutto. A parte farmi pestare! -
Il sorriso che mi esce è spontaneo:
- Voglio sperare che non sei così idiota! - Commento poi riprendendo i miei soliti modi così come lui riprende i suoi.
Dopo di che più leggero gli poso un bacio sulle labbra di nuovo, sempre molto leggero, e a fior di labbra sussurro senza tornare di nuovo tragicamente serio o sentimentale:
- Scusami, avrei dovuto gestirla meglio, oggi. - Quando capisce cosa intendo io mi alzo tornando dritto ma lui molla la mia mano per afferrarmi un lembo della camicia e tirarmi giù a forza con quanta più decisione riesce nelle sue condizioni:
- Ed io avrei dovuto darti qualche calcio per quello che hai detto quando negoziavi con quei bastardi... li sommo a quelli che ti devo dare per quello che hai detto adesso e così facciamo un unico conto! - In un attimo mi ritrovo inavvertitamente riabbassato su di lui, tiene con forza la mia camicia e non mi permette di rialzarmi, quindi ci guardiamo dritti negli occhi e uno di quei tuffi di prima che mi contorcono l'interno, mi destabilizzano.
- Perché? - Chiedo cercando di riprendere possesso di me stesso, senza successo. (non che ci abbia messo tanto impegno, non mi dispiace mica stare così!).
- Perché se ti azzardi a proporre un altro scambio come quello giuro che il tuo problema maggiore non saranno i rapitori ma io! Inoltre tu non hai colpa di nulla. Stop. - E il suo tono non è solo molto convincente... ma anche molto eccitante.
Non posso farci nulla... ira e desiderio vanno di pari passo, provengono entrambi dalla stessa fonte di calore, la stessa che ci ha acceso quella volta e che non ci permette di spegnerci ancora.
Stringo le labbra contrariato.
- Dannazione, muoviti a guarire! - Mormoro a denti stretti cercando di controllare il mio istinto di violentarlo, probabilmente.
- Perché, sto male? - è così dicendo che sposta svelto la mano dietro il mio collo e attirandomi ulteriormente annulla la breve distanza rimasta facendo sì di incontrarsi di nuovo con la mia bocca... e questa volta senza riguardo per sé stesso.
Non mi lascia tempo per capire che per lui potrebbe non essere molto piacevole, prima di farmi ragionare mi infila già la lingua dentro, certo non ci impiega molto a trovare la mia visto che senza remore gli è subito andata incontro non aspettandosi altro... bè, alla fin fine... ma si, ma chi se ne frega... peggio per lui, forse è masochista e gli piace il dolore... a me piace lui e questo è tutto ciò che conta.
Ricambio il bacio approfondendolo incoscientemente e con quel famoso nostro fuoco che sa darci alla testa molto bene.
Ci va poco per non capire nulla e desiderare di poter avere di più.
Molto poco.
Però riesco a fargliela questa promessa, se non a voce almeno con la mente.
Non gli permetterò più di ridursi così.
Questo è poco ma sicuro!”





   
 
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