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Autore: _fedss    15/09/2013    9 recensioni
"Adesso, in un posto così affollato, si sente più solo che mai."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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So che leggi le mie storie. Lo hai sempre fatto. Lo fai ancora.
E sono sicura che tu lo faccia solo per vedere se c’è ancora del noi in quello che scrivo.
Ebbene si. C’è.
I nostri incontri ancora mi ispirano e le tue dichiarazioni sussurrate ancora mi fanno venire la pelle d’oca.
Ma, come diceva Anne Hathaway nel film ‘One Day’, anche io ti amo ancora, sul serio.
Solo che non mi piaci più.


 
 
 
Underground.
 
 
 
Odia la metro del venerdì sera. È così affollata, così caotica che riesce a farlo innervosire anche quando è tranquillo e rilassato.
È piena di gente che torna dal lavoro. Newyorkesi disposti a starsene tutti appiccicati in una scatola di metallo piuttosto che rimanere incastrati nel traffico della città.
Furbi.
Vorrebbe essere da solo, adesso, su questo treno. Non vorrebbe avere accanto la ragazza cinese che tiene un libro in una mano mentre con l’altra si regge ad un palo e ad ogni frenata lo colpisce con la spalla. Non vorrebbe che quel barbone lo guardasse in modo così strano.
Non vorrebbe essere circondato da tanta gente ma sentirsi allo stesso tempo solo.
È strano. Una sensazione quasi inquietante.
Adesso, in un posto così affollato, si sente più solo che mai.
 
“Next stop, Chambers Street”.

L’annuncio della prossima fermata lo riscuote dai pensieri. Sbuffa scocciato, manca ancora un po’. Un ragazzo si alza e scende. Un seggiolino è libero. Vorrebbe sedersi, ma un’anziana signora lo guarda implorante. Le lascia il posto, ne ha più bisogno di lui.
Le porte scorrevoli stanno per richiudersi ma vengono bloccate per lasciar entrare qualcuno qualche vagone più avanti.
Entra una signora di corsa, in tempo perché le porte le si chiudano alle spalle senza prenderla. Ci è mancato un pelo.
Anche se è lontana da lui, si accorge che ha il fiatone. I capelli mossi le ondeggiano sulle spalle ad ogni respiro. Si alzano e si abbassano sul giubbotto di pelle nero. Tiene la borsa con una mano, stancamente, lasciandola penzolare contro una coscia. Ha un corpo snello, i jeans attillati le fasciano il fondoschiena fantasticamente.
Un corpo difficile da dimenticare.
E infatti lui non l’ha fatto. Non l’ha dimenticato.
“Kate”. Un sussurro, una parola fatta uscire a fatica dalle labbra. Nessuno può averlo sentito, tantomeno lei.
Ma per chissà quale inspiegabile ragione, si volta.
I suoi occhi verdi lo riconoscono subito. È lì, davanti a lei. Il ciuffo di capelli gli si è appiccicato sulla fronte sudata, la leggera barba incolta e le occhiaie sono lì, forse reduci di giorni in cui è stato chiuso nel suo studio a scrivere. Qualche nuova ruga sulla fronte lo segna. Le guance sono più scavate di quanto riesce a ricordare.
Fa scendere lo sguardo sul suo corpo. Spalle sempre larghe, petto ampio e addome pronunciato. Forse meno dell’ultima volta. La camicia nera ha tre bottoni fuori dall’asola sotto il collo. Le maniche sono arrotolate sugli avambracci e in mano tiene una giacca grigia.
Chi è quell’uomo scamiciato e scompigliato?
Stanco e spossato?
 
La sta ancora guardando. Non riesce a spostare lo sguardo. Ci prova, ma non riesce. È  bellissima. Più di quanto ricordava.
Lei accenna un sorriso timido, lui ricambia dopo un po’, con uno tirato e storto. Non riesce a fare di meglio.
Kate sembra volere avvicinarsi, ma altri passeggeri le ostacolano il passaggio. Meglio così, pensa Rick. Non riuscirebbe ad essere molto amichevole.
Le loro strade si sono separate anni prima e forse così devono rimanere. Forse.
Quando la donna capisce che lui non ha nessuna intenzione di avvicinarsi, abbassa il capo, affranta. Eppure, un po’ ci aveva sperato. Rialza la testa solo per poter incontrare di nuovo quei fantastici occhi azzurri. Eccoli lì, ancora puntati su di lei.
“Scusami”, sillaba con le labbra appena aperte.
“E’ tutto okay”, risponde lui, allo stesso modo.
 
“Next stop, Park Place”.

Stavolta è lei a sbuffare. Sa che l’uomo deve scendere alla fermata successiva. Non vuole. Prova di nuovo ad avvicinarsi ma questa volta è incastrata fra due ragazzi che ascoltano musica a tutto volume. Maledetti ragazzini.
“Rick…”, un altro sussurro. Lui non sente. Ma sa leggere le sue labbra. Capisce.
“Ciao, Kate”. Accenna un timido sorriso e aspetta che le porte si aprano davanti a lui. La guarda un’ultima volta.
“Ti amo”.
Cazzo. “Anche io”.
 
Scende velocemente dal treno. Non perché va di fretta o perché ha paura di rimanere dentro. No. Lo ama, ancora. E lui ha mandato a farsi fottere tutto il suo autocontrollo prima di risponderle.
Si sente un’idiota.
C’è ricascato.
Sale le scale velocemente. La stazione è stranamente deserta. Solo qualche persona sulla banchina del treno ormai lontana da lui.
Si appoggia con le spalle al muro, l’aria fredda della città lo investe ancora prima di mettere piede fuori alla stazione.
Il silenzio viene interrotto dal ticchettio dei tacchi di una donna che sale le scale. Di corsa, come ha fatto lui.
Lo supera senza accorgersi della sua presenza, un momento prima che lui alzi lo sguardo. Lo sta cercando per la strada. Senza successo, ovviamente.
“Non è la tua fermata”, dice, in modo che possa sentirlo.
Lei rimane pietrificata sul posto. Poi si volta, lentamente. Molto lentamente.
“Lo so”. Inizia ad avvicinarsi dopo un attimo di titubanza. “Ma è la tua”.
“Kate…”
“Non ti lascerò andare di nuovo”.
“Sei stata tu ad essertene andata, l’ultima volta”. Dice questa frase guardando ancora per terra. Non può vedere la smorfia di dolore che compare sul volto di Kate. Come se un pugno l’avesse colpita alla bocca dello stomaco.
“Sei ingiusto”.
Si avvicina, ancora e ancora, fin quando solo pochi centimetri li dividono. Con due dita gli alza il viso, fin quando non sono alla stessa altezza. I loro nasi quasi si sfiorano. Sempre con l’indice e il medio della mano destra, gli sfiora la fronte, gli occhi e gli zigomi. Il naso e infine le labbra.
Lui trema.
“Kate…”
“Ti amo, Rick. Ti amo”.
“Fa male”, rabbrividisce lui, quando la sua mano scende lungo il collo.
“Ti amo”, ripete.
“Non lo sopporterò di nuovo”.
“Ti amo”, dice ancora, mentre gli accarezza leggera il petto. Quella pelle morbida e calda. Quanto le è mancata.
Sospira. “Anche io”.
“Lo so”.
“Non ho mai smesso”, scuote la testa.
“So anche questo”.
“Voglio baciarti”, ammette guardandole le labbra.
Kate sorride. “Puoi farlo. Voglio farlo anche io”.
Anche Rick, finalmente, sorride.
“Allora fallo”.

 
 
 
   
 
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