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Autore: Harlequeen    15/09/2013    0 recensioni
Un liceo, il basket, l'amore.
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"-Chi è?
Le chiese. Karin sbarrò gli occhi e poi li alzò verso il cielo.
-Ti prego perdonala, non sa quello che dice.
Poi si voltò nuovamente verso Mizuki e le spiegò con foga:
-Quello è Sendoh! Sendoh Akira! E’ al secondo anno e gioca nella squadra di basket del nostro liceo. Pronto?! Non dirmi che non l’hai mai sentito nominare, è famosissimo!
Mizuki si mise il dito indice sul mento, pensierosa. Poi disse:
-Veramente… no. Mai sentito."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BI-BI-BIP. BI-BI-BIP. BI-BI-BIP.
La sveglia ricominciò a suonare. Una mano sbucò dalle coperte, tastò il comodino più volte fino a trovare l’oggetto che emetteva quel fastidioso rumore e poi con due dita spense la suoneria.
Per la terza volta.
OH.
Mizuki si alzò di scatto, spostando le coperte che la coprivano fino alla testa, si mise seduta sul letto e si coprì gli occhi con una mano perché la luce era troppo accecante. Sua madre aveva aperto la finestra ed alzato la tapparella, ma lei aveva continuato a dormire nel buio delle coperte e quindi ora veniva letteralmente assalita dalla luce del mattino. Guardò la sveglia e un grido uscì dalla sua gola:
-Aaaaaah!!
Scese dal letto, si mise le ciabatte al contrario e corse in cucina tutta trafelata con i capelli scompigliati e la faccia ancora assonnata.
-Mamma, perché non mi hai chiamato mezz’ora fa? Sono in ritardooooo!
-Tesoro guarda che io ti ho chiamato, sei tu che non mi hai sentito. Su mangia.
E nel frattempo le porse un piatto con due frittelle e una tazza di caffèlatte. Mizuki bevve la bevanda calda in un sorso e si bruciò la lingua. Poi prese una frittella dal piatto, se la mise in bocca e corse in camera a cambiarsi.
Non poteva proprio permettersi di arrivare in ritardo proprio oggi: era il suo primo giorno di scuola. Una scuola nuova, una classe nuova, compagni nuovi e soprattutto…. professori nuovi. Doveva assolutamente fare bella figura. Perlomeno la prima settimana.
Finita la frittella corse in bagno per lavarsi i denti, prese la borsa con libri e quaderni ed uscì dalla porta. Dopo tre secondi rientrò per urlare:
-Ciao ma’! Ci vediamo stasera!
-Buona giornata tesoro!
Le rispose sua madre dalla cucina.
Quando uscì dal vialetto e chiuse il cancello iniziò a correre. Non poteva fare altro se voleva arrivare in orario.
Fortunatamente non abitava molto lontano dalla scuola, in questo modo poteva anche fare la strada a piedi senza usare altri mezzi di trasporto. Poi svoltò a destra nell’ultima traversa da percorrere e finalmente vide stagliarsi davanti a sé il grosso edificio bianco, il campo sportivo usato per educazione fisica, la palestra e il giardino. L’unica cosa che non vide, però, fu il ragazzo contro cui andò a sbattere.
-Ah!
Disse, mentre seduta a terra si massaggiava l’osso sacro.
Il ragazzo si teneva una mano dietro la testa mentre sogghignava e la osservava, poi andò a tenderle una mano per aiutarla.
-Stai più attento.
Gli disse lei mentre gli prendeva la mano e lui l’aiutava ad alzarsi.
-Potrei dirti la stessa cosa.
Le rispose lui, sempre sorridente.
Mizuki si imbarazzò e le sue guance si tinsero di rosso. Il ragazzo aveva ragione, era stata lei a sbattergli contro per prima.
-Ti sei fatta molto male?
Le chiese nuovamente lui, molto gentilmente.
Lei fece cenno di no con la testa, mentre le sue  guance erano ancora in fiamme.
-Perdonami, non volevo arrivare in ritardo alle lezioni e allora mi ero messo a correre.
Mizuki sorrise.
-Stavo facendo la stessa cosa.
E poi la ragazza guardò l’orologio. Quando lui vide l’orario sul quadrante le prese la mano senza pensarci troppo ed iniziò nuovamente a correre. Mizuki fece appena in tempo a stringere più forte la presa sulla sua borsa per poi venire trascinata via di corsa.
Quando entrarono nel cancello della scuola Mizuki fece per rallentare, ma il ragazzo invece non si fermò e proseguì a correre fino al portone d’ingresso dell’edificio, nell’atrio vuoto.
-Ehi! Adesso puoi anche fermarti!
Gli urlò Mizuki, che stava ancora venendo trascinata per mano.
Il ragazzo si fermò di colpo.
-Oh. Siamo arrivati.
Disse lui, quasi più a se stesso che a lei.
Poi sentirono la prima campanella. Incredibile, erano riusciti ad arrivare in orario.
-Ehm, ora puoi anche lasciarmi andare…
Disse lei piano.
Lui si voltò e la guardò con un’espressione strana, quasi come se non avesse capito le sue parole. Lei allora alzò le loro mani, ancora strette l’una nell’altra e il ragazzo capì e si mise a ridere. Mollò la presa e si allontanò per il corridoio senza dire nulla. Lei rimase ferma dov’era e lo guardò allontanarsi, sorpresa. Quando lui arrivò alla fine del corridoio si voltò verso di lei, prima di salire la rampa di scale, e la salutò con la mano. Stava ancora ridendo. Lei scosse la testa, sorridente e poi si avviò verso la sua nuova classe.
Il tempo di scegliere un banco dove sedersi e poi suonò la seconda campanella.
Le lezioni iniziarono.
 
Durante la ricreazione Mizuki e Karin uscirono in corridoio a chiacchierare e a prendere un po’ di aria. Erano amiche fin dalla scuola materna e si erano sempre ritrovate nella stessa classe, una grande fortuna per loro.
Parlarono un po’ di tutto, delle lezioni, dei professori, dei nuovi compagni e delle vecchie conoscenze che si erano ritrovate in classe.
All’improvviso, poi, Mizuki scoppiò a ridere e Karin la guardò sorpresa.
-Che ti succede Mizu? Sei esaurita dopo solo due ore del primo giorno di scuola?
-No Karin, è solo che… mi è venuto in mente quello che mi è successo stamattina mentre venivo qui!
-E che aspetti a raccontarmelo?!? Mizuuu!
La ragazza sorrise e poi raccontò all’amica tutta la storia, dalla sveglia al suo ritardo, fino allo scontro con il ragazzo che poi l’aveva letteralmente trascinata nell'edificio.
Karin si esaltò molto nel sentire questa storia e si prese molto bene riguardo all’incontro tra l’amica ed il ragazzo.
-Ma vi siete presentati almeno? Come si chiama? Ti ha detto di che sezione è? E’ carino?!?
-Calmati Karin! No, non lo so, boh e credo di sì.
-Eeeeh?! Che lingua stai parlando?
-Sono le risposte alle tue mille domande, tonta! No, non ci siamo presentati; non so come si chiama; boh, non so nemmeno di che sezione è! Però nell’andarsene è salito al piano di sopra. E mi è sembrato carino, sì…
-Quindi sappiamo che non è di prima… dobbiamo metterci alla sua ricerca Mizu! Secondo me è un super figo!
-No Karin, dobbiamo rientrare in classe perché la ricreazione è finita!
Disse la ragazza prendendo il braccio dell’amica e conducendola oltre la porta, facendo finta di non aver sentito la sua ultima esclamazione.
-Uffiiiiii!
Sbuffò Karin rivolta al corridoio.
 
Il resto delle lezioni passò abbastanza velocemente. I nuovi compagni di classe si erano rivelati quasi tutti simpatici ed anche i professori che avevano conosciuto in quella prima giornata non sembravano così male.
Uscite dal portone, però, Karin iniziò a lamentarsi della verifica di prova delle conoscenze di matematica già programmata per la settimana successiva. Mizuki la lasciò sfogare perché conosceva fin troppo bene l’amica: era meglio farla lamentare in un colpo solo, altrimenti sarebbe andata avanti all’infinito.
Poi, all’improvviso, davanti a loro passò di corsa il ragazzo con cui si era scontrata Mizuki quella mattina. Senza fermarsi lui si voltò verso di lei e le sorrise, poi entrò in palestra. La ragazza si fermò di scatto, accigliata, ma anche leggermente imbarazzata.
-Ma è sempre di corsa quello?
Karin si voltò verso l’amica a bocca spalancata.
-Non… non dirmi che… il ragazzo di stamattina… era LUI?!?
-Si, certo che era lui. Perché sei cosi agitata Karin?
-Che domande mi fai?! Non dirmi che non sai chi è?
Mizuki aveva uno sguardo sempre più preoccupato, la sanità mentale dell’amica verso i ragazzi la stava davvero facendo spaventare, Karin ora si agitava e sbraitava in mezzo allo spiazzo della scuola.
-Chi è?
Le chiese.
Karin sbarrò gli occhi e poi li alzò verso il cielo.
-Ti prego perdonala, non sa quello che dice.
Poi si voltò nuovamente verso Mizuki e le spiegò con foga:
-Quello è Sendoh! Sendoh Akira! E’ al secondo anno e gioca nella squadra di basket del nostro liceo. Pronto?! Non dirmi che non l’hai mai sentito nominare, è famosissimo!
Mizuki si mise il dito indice sul mento, pensierosa. Poi disse:
-Veramente… no. Mai sentito.
-Non ho parole Mizu. Non c’è altra scelta. Devo farti un corso intensivo sui fighi del liceo Ryonan!
E si picchiò un pugno nel palmo dell’altra mano.
Mizuki si mise a ridere e Karin, prendendola sottobraccio, cominciò ad elencarle i ragazzi carini della squadra di basket della loro scuola, poi passò a quella di baseball, a quella di calcio, a quella di pallanuoto, a quella di judo…
  
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