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Autore: oceanodiperle    15/09/2013    1 recensioni
["Mi chiamo Gabriella e frequento il quarto superiore. [...] quando entro in aula, dal viso dei miei compagni si capisce che non gradiscono la mia presenza. Mi hanno lasciato il primo banco centrale, quello più visibile al professore, ho evitato di ribattere su questo, sarei finita male. [...]
-"Ma dove cazzo vai?!" Mi dice Luca dandomi uno spintone.
-"Vado all'armadietto a prendere i libri per le materie che ci saranno dopo." [...]
-"Ma che cazzo devi fare, tornatene a casa, qui non ti vuole nessuno." Mi toglie i libri dalle mani e me li getta a terra. [...] Se ne vanno divertiti nel vedermi li a terra con il cuore spezzato.
Raccolgo i miei libri.
-"Ehi, stai bene?"
[...]
-"Si grazie."
Mi porge una mano per aiutarmi a rialzarmi.
-"Piacere, io sono Niall."
-"P-piacere, Gabriella."]
Questa è una storia che parla di una ragazza che soffre di bullismo, consiglio di leggerla a chi ha sofferto per questo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima che leggiate, vorrei chiarire che questa storia è dedicata a una mia amica a distanza, Gabriella che è stata vittima di bullismo. Per chi ne ha sofferto anche e pensa che io non posso sapere ciò che si prova scrivendo questa storia mi scuso, l'ho fatto solo per un'amica e per lei ho dato tutta me stessa. Detto questo, buona lettura :)

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Little things 

La sveglia è suonata, accidenti! Odio quel suono fastidioso che ti entra nelle orecchie per ricordarti che devi andare a scuola. La scuola, la detesto. Non perché non mi piace studiare, ma perché non ho un bel rapporto con i miei compagni, o almeno loro non vogliono avere un bel rapporto con me. Mi detestano, senza un motivo, mi chiedo sempre il perché, ma non trovo mai una risposta. Ci sono giorni in cui non voglio andare a scuola, a loro fa piacere la mia assenza, anche per evitare di tornare con nuove macchie sul corpo a casa, eh si, sono vittima di bullismo e soffro molto per questo. La cosa peggiore è che non ho nessuno per parlare di questo, dei miei genitori mi vergogno e vorrei un'amica disposta ad ascoltarmi e capace di capirmi. Faccio sempre finta di nulla, nascondo tutto il dolore che ho dentro con il sorriso, cercando di continuare a camminare, ma alla fine cado sempre. Nessuno mi  chiede come sto, nessuno si preoccupa per me. Mi chiamo Gabriella e frequento il quarto superiore. Ho i capelli neri, gli occhi marroni e sono magra. Quando entro in aula, dal viso dei miei compagni si capisce che non gradiscono la mia presenza. Mi hanno lasciato il primo banco centrale, quello più visibile al professore, ho evitato di ribattere su questo sarei finita male. Comunque ogni mattina è così. Durante l'intervallo cercano di farmi fare figure di merda davanti  agli altri studenti delle altre classi, le prime volte venivo imbarazzata tantissimo, tanto da scappare in bagno a piangere, adesso ci sono abituata. Sto ritornando dal mio armadietto, dove ho preso i libri delle materie che ci saranno dopo, ecco adesso si sta avvicinando a me il gruppo dei bulli pronti a farmi del male. Mi circondano, è un gruppo formato da cinque ragazzi,  come ogni gruppo hanno un leader, Luca, uno di quei ragazzi che si da arie e che si fa rispettare,  cadono ai suoi piedi tutte le ragazze della scuola, sta con tutte e non ha una fidanzata, gli  interessa solo scoparsi tante ragazze.
-"Ma dove cazzo vai?!" Mi dice Luca dandomi uno spintone. 
-"Vado all'armadietto a prendere i libri per le materie che ci saranno dopo." Rispondo intimorita.
Mi imita con una vocetta stupida.
-"Ma che cazzo devi fare, tornatene a casa, qui non ti vuole nessuno." Mi toglie i libri dalle mani e me li getta a terra. Subito dopo dandomi un secondo spintone io faccio la stessa fine dei libri. Se ne vanno divertiti nel vedermi li a terra con il cuore spezzato. 
Raccolgo  i miei libri.
-"Ehi, stai bene?"
Alzo lo sguardo per vedere chi mi ha parlato.
È un ragazzo biondo dagli occhi color oceano, è bellissimo.
-"Si grazie."
Mi porge una mano per aiutarmi a rialzarmi.
-"Piacere, io sono Niall."
-"P-piacere, Gabriella." Nessun ragazzo fin'ora era venuto ad aiutarmi, nessun ragazzo fin'ora si era preoccupato per me, così non ero  abituata a questo tipo di situazioni.
-"Che bel nome." Mi sorride.
-"Grazie..."
-"Ti sei fatta male?"
-"No sto bene. Sei gentile."
-"Grazie mille."
-"Scusa, per caso se nuovo?" Non l'avevo mai visto.
-"Si vengo da Mullingar, ma i miei genitori si sono dovuti trasferire qui a Londra."
-"Ah quindi è il tuo primo giorno."
-"Si."
-"Allora buona fortuna." Faccio per andarmene, ma mi ferma.
-"Aspetta." 
Mi volto.
-"Si?"
-"Ti va di vederci dopo la scuola?"
-"Ehm...certo." 
-"Perfetto, ci vediamo dopo al laboratorio di musica."
-"Va bene." Gli sorrido.
La campanella suona e ci avverte che l'intervallo è terminato così sto tornando in classe.
Non saprei che pensare,
Un ragazzo per la prima volta si è offerto di aiutarmi;
Un ragazzo per la prima volta si è preoccupato per me;
Un ragazzo per la prima volta mi h dato un appuntamento.
Non ho idea di come dovrei comportarmi, comincio ad essere ansiosa. Questa cosa mi sta distraendo,  non sto capendo niente della lezione perché sto pensando solo a cosa faremo e a come mi dovrò comportare per evitare figure di merda. 
L'orario di scuola è finito ed è arrivato il momento. Metto tutto nello zaino e aspetto in classe che si svuota  la scuola, per poi raggiungere l'aula di musica. 
-"Ciao stupida." Mi dice Luca passando dal mio banco per raggiungere la porta della classe.
-"Se domani resti a casa ci fai un piacere." Aggiunge un altro del suo gruppo. 
Li ignoro. cercando di far capire che non me ne fotte un cazzo di quello che dicono, ma in realtà ogni volta che si spezza il cuore.  Forse dovrei essere orgogliosa del mio cuore, è stato più volte maltrattato, gettato a terra, pestato e soprattutto spezzato però ancora ha la forza di battere e di andare avanti. La scuola è quasi vuota e io mi dirigo verso l'aula di musica dove dovrebbe attendermi Niall. 
Lo vedo che mi aspetta alla porta maneggiando con il cellulare.
Appena arrivo davanti a lui,  prendo coraggio e lo saluto.
-"Ciao."
Quando sente la mia voce, alza quell'oceano dei suoi occhi e io posso ammirare quella lucentezza che guarda me, solo me.
-"Ciao. Pensavo non venissi più."
-"Mi dispiace. Ti prego, perdonami per il ritardo, per favore."
-"Ehi, stai tranquilla, non fa niente."
Ecco la mia prima figura di merda, sono abituata ai bulli, rispetto sempre i loro ordini per paura che mi facciano del male.
-"Sai suonare?"
-"Si."
-"Che strumento suoni?"
-"La chitarra."
"Anche io!" Dice entusiasta. "Ti va di farmi sentire come suoni?"
-"Emh...va bene."
Entriamo nell'aula e prendo una chitarra appoggiata al muro, mi siedo su uno sgabello e Niall si siede accanto a me. Non sono mai stata così vicina un ragazzo, è così strano per me.
-"Non devi vergognarti. Fai finta che non ci sono. Rilassati." Mi sorride.
Sospiro per rilassarmi come ha detto lui è comincio a suonargli un brano che ho composto io, "little things."
Una volta finito mi dice:
-"Sei bravissima."
-"Grazie."
-"No, non devi ringraziarmi, devo ringraziare io te per aver suonato per me."
-"È stato un piacere." Gli sorrido.
-"Inoltre il brano è bellissimo. Di chi è?"
-"L'ho composto io..."
-"Hai composto un brano così bello?"
-"...si"
-"I miei complimenti!"
-"Grazie. Ora puoi suonare tu per me per favore?"
-"Certo."
Gli do la chitarra che avevo appena usato io.
Comincia a pizzicare le corde con il plettro. Dio, è bravissimo non me lo sarei mai aspettato da lui.
Quando smette di suonare gli dico:
-"Ma tu...sei spettacolare."
-"Non esagerare." Sorride.
-"Si invece, che brano stavi suonando?"
-"Over again."
-"È tuo?"
-"No. Di dei musicisti famosi."
-"Capisco. È davvero bello."
-"Posso...chiederti una cosa?"
-"Dimmi..."
-"Perché oggi quei ragazzi ti hanno maltrattata?"
-"Oh..io non gli ho fatto niente. Si divertono nel vedermi soffrire..."
-"Non sai quanto mi dispiace."
-"Tranquillo, ci sono abituata."
-"Ma non può andare avanti così."
Sospiro.
Scende dal suo sgabello, posa la chitarra al muro e viene davanti a me, in mezzo alle mie gambe. Non capisco che vuole fare.
-"Scusa."
-"Per co..." Non mi lascia il tempo di finire la frase, che mi prende il viso e mi bacia.
-"Lascia che curi io il tuo cuore infranto." Riprende a baciarmi.
"Non permetterò più a nessuno di farti del male." 
  
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