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Autore: Gio_Snower    15/09/2013    2 recensioni
OS sulla coppia Het RoyXRiza.
Questa piccola OS riprende i vari momenti RizaXRoy ed si conclude con un piccolo missing moment.
Roy Mustang punta a diventare Comandante Supremo e con questa grande ambizione cerca di scalare i piani alti, però scopre ben presto che gli ufficiali di altro grado sono corrotti.
Riza è una sua sottoposta, un Tenente al di sotto del suo grado di Colonello. Roy conosce Riza da anni, la conosceva ancor prima della guerra di Ishibar, la guerra dell'est.
Cosa ci sarà fra questi due?
Una piccola OS su un Colonnello ed il suo Tenente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LE NOSTRE ARMI, I NOSTRI CUORI
 
 
Roy Mustang appoggiò i documenti sulla sua scrivania con un sospiro.
Quando sarebbe diventato Comandante Supremo non avrebbe svolto nessun compito d’ufficio così noioso, di sicuro l’avrebbe delegato ad altri con buon senso. Roy unì le mani nella sua tipica posa di riflessione.
Riza entrò nel suo ufficio; probabilmente aveva bussato, ma lui, assorto com’era, non l’aveva sentita.
«Scusi, Colonnello?» disse con la sua voce musicale.
Roy chiuse gli occhi.
«Colonnello.» ripeté secca lei.
Roy sorrise dentro di sé, ed aprì gli occhi. «Sì?» chiese.
«Edward Elric.» disse la sua sottoposta.
«Cosa ha fatto Acciaio?» chiese Mustang.
«E’ arrivato incolume a Liesenburg.» rispose Riza.
Roy si alzò e la sedia emise un leggero scricchiolio. Appoggio le mani guantate sulla scrivania, un evidente contrasto tra il tessuto bianco e la scrivania marrone.
Quel bianco era derisorio, specialmente, quando le sue mani erano macchiate di sangue e di vite spezzate.
La Guerra d’Ishibar aveva lasciato il segno in tutti coloro che erano stati sul campo di battaglia, e non solo all’esterno. Le cicatrici erano sia esterne che interne.
Quel cerchio alchemico che gli permetteva di usare il suo fuoco era cucito con fili rossi, rossi come il sangue, come le vite che aveva tolto.
«Colonnello.» disse Riza.
Roy alzò lo sguardo e vide Riza, vide il solito sguardo fermo, e l’espressione determinata. Di certo, la sua sottoposta, non aveva niente da invidiare ad ragazzino d’acciaio in quanto determinazione.
«Andiamo, abbiamo una riunione, piani, ed altro ancora!» disse lui con un sorriso.
 
 
«No…Papà non potrà andare a lavoro se lo seppelliscono…» disse Elicia, la figlia di Hughes.
La moglie si portò un fazzoletto alle labbra mentre le lacrime scorrevano sul suo volto.
«Eli…» mormorò.
«Papà dice sempre che ha un sacco di lavoro!!! No! Non seppellitelo! Papà!!!» urlò la bambina. La madre la racchiuse in un abbraccio. Armstrong piangeva.
Roy non mostrava alcuna espressione, forse perché, in quel momento, si sentiva vuoto, o forse, si sentiva fin troppo pieno, troppo consumato.
Il berretto gli copriva gli occhi.
 
Due ore dopo, Roy era davanti alla tomba del suo migliore amico.
«Hai avuto una doppia promozione  per essere morto in prima linea…Brigadiere Generale Hughes, huh?
Hai detto che mi avresti aiutato a far carriera. Cos’hai intenzione di fare per me, ora che sei un mio superiore?
Stupido.» la voce gli si incrinò.
«Colonnello.» lo chiamò una voce conosciuta alle sue spalle.
Roy si girò. Riza stava avanzando verso di lui con un soprabito sul braccio. «Comincia a fare freddo. Non vuole andare via?» chiese.
«Ah, sì.» rispose.
Quando Riza fu vicino a lui, davanti alla tomba, iniziò a parlare. Non ne sapeva il motivo, ma sentiva di dover dire qualcosa.
«Gli alchimisti sono persone orribili, Tenente. Adesso…una parte di me sta cercando disperatamente di trovare una teoria sulla trasmutazione umana.
Ora capisco cosa hanno provato quei due ragazzi quando hanno cercato di riportare in vita la loro madre.» disse. Le ultime parole non erano che un sussurro.
«…Sta bene?» chiese Riza fissandolo con i suoi occhi diretti e sinceri.
«Sto bene.» disse, mettendosi il berretto che aveva in mano. Alzò il volto e calò la visiera per coprirlo. «…Oh no. Piove.» disse.
«Non piove...» disse Riza guardandosi intorno.
Roy sentì le lacrime rigargli il volto. La tristezza scivolava lasciando tracce umide sul suo viso. «No. E’ la pioggia.» affermò.
«Sì, piove.» confermò Riza.
«Andiamo…comincia a fare freddo.» aggiunse.
E Roy la seguì dopo aver pianto per la morte del suo migliore amico.
 
La cosa puzzava, e puzzava molto, ma proprio per questo Roy non avrebbe mollato. Avrebbe raggiunto l’obbiettivo che si era prefisso, l’obbiettivo per cui Hughes era probabilmente morto. Glielo doveva.
«Mi seguirai?» chiese a Riza dopo averle spiegato tutto.
«Me lo chiedi ora?» fu la beffarda risposta di lei.
Un sorriso scappò a Roy.
Che i giochi inizino.
 
 
Dopo tutti questi anni, i ricordi sommergevano Roy come un’ondata. I ricordi belli, quelli brutti…Tutti. Nessuno escluso.
Sospirò, mentre chiudeva gli occhi, appoggiato alla poltrona del suo ufficio.
La dama della notte non era tardata ad arrivare e la luna, il suo gioiello più bello, splendeva illuminando l’ufficio del Colonnello Roy Mustang.
«Colonnello.» disse Riza, entrando.
«Riza, siamo soli.» disse Roy con un sorriso sarcastico ed un sospiro.
«E’ la forza dell’abitudine.» rispose lei diretta come suo solito.
«Allora ti dovrei chiamare Tenente, Riza?» chiese lui sarcastico. Lei sospirò e gli si avvicinò.
«Tanto fai sempre quel che ti pare.» disse lei appoggiandosi a braccia conserte sulla scrivania.
«Senti chi parla.» disse Roy aprendo gli occhi ed alzandosi dalla poltrona.
«Bè, si dice che, se passi molto tempo con una persona, si finisce per assomigliarle.» rispose lei beffarda.
Roy ridacchio di quella sua risata bassa e roca e si mise davanti a Riza, le braccia appoggiate sulla scrivania, circondandola, ed i volti vicini d’un soffio.
Roy poteva sentire chiaramente il respiro di Riza.
Poi, con lentezza, le alzò il volto con una mano e disegnò con un dito il contorno della sua mandibola, infine salì fino a sfiorarle le labbra.
Riza puntò il suo sguardo in quello di lui; uno sguardo diretto, una sfida e tante parole conteneva quel suo sguardo.
Roy appoggiò le sue labbra su quelle di lei, prima con dolcezza, poi con passione.
Alla fine, Riza ridacchiò. «Non puoi fermare il tuo fuoco, Colonnello.» disse.
E Roy scosse la testa.
«Credo proprio di no.» rispose. Poi circondò la sua vita con le sue mani ed appoggiò la sua fronte su quella di lei.
«Riza…» mormorò.
«Sì?» disse lei.
«Ti amo.» Due parole. Due parole che erano tutto, due parole che significavano tutto e uscirono dalla sua bocca in un sussurro. Semplicemente, tanto semplicemente da stupirlo. L’amava da tanto tempo, ormai, che aveva dimenticato quando si era innamorato di lei.
Lo aveva sempre seguito ed appoggiato Riza. Lei era la sua compagna.
«Anch’io ti amo.» sussurrò lei dandogli un leggero bacio sulla fronte. «Ce ne hai messo di tempo, eh, Colonnello?» disse lei.
«Roy.» la rimproverò lui. Poi sorrise. «Sì, a dirlo.» disse misterioso lui.
Poi la baciò di nuovo.
Si era arreso a lei, completamente. Armi abbassate, cuore allo scoperto;
ma non importava, ora rimanevano solo loro due.

 


Questa piccola OS è dedicata a Syr.
Syr è una ragazza tanto dolce quanto rompiballe, ma le voglio bene lo stesso ♥
Buon compleanno, cucciola! :3
   
 
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