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Autore: Listen to me    16/09/2013    1 recensioni
Decise di rivolgersi a Google per scoprire quale fosse il miglior metodo per morire.
-I cinque modi peggiori per morire: la classifica!- lesse.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

 
 
        Decise di rivolgersi a Google per scoprire quale fosse il miglior metodo per morire: accese il computer, aprì il motore di ricerca e scrisse “Metodi veloci per morire”. Una sfilza di siti e indirizzi di forum e social network gli apparvero davanti agli occhi, ma mentre scrutava attentamente le numerose possibilità che gli stavano scritte davanti non poté fare a meno di pensare: -E se invece fosse più lento? 
Così sostituì la parola “veloci” della frase con “lenti” e premette il tasto Invio.

    -I cinque modi peggiori per morire: la classifica!- lesse. Fu attratto da quelle parole, non si sa bene perché, cosa la sua insana mente trovasse di attraente in quella frase: fatto sta che aprì curioso il link, cliccando nervoso sulla scritta stessa. 
Il computer andava lento, la schermata bianca che precede il caricamento di una pagina web sembrava non volersene andare, mentre la clessidra accanto al cursore non faceva altro che voltarsi e rivoltarsi e Steven iniziò ad ansimare, corroso dal nervosismo che nello stomaco sembrava voler divorare l’intero corpo, mangiando lentamente dapprima i tessuti ed i muscoli dell’addome e del resto del busto, poi braccia, gambe, mani e piedi: soffriva e la cosa non faceva che eccitarlo ogni secondo di più. 
    Finalmente il sito web si aprì, svelando i suoi raccapriccianti segreti; così vi era scritto:

    Da leggere assolutamente! Buona visione!

    Al quinto posto della nostra classifica: morire di fame.
Anche se non vi sembrerà, è uno dei modi più assurdi e brutali per morire: per molti di noi, i pasti sono la parte migliore della giornata. Di conseguenza, senza mangiare, sarebbe un modo terribile di vivere la vita. 


    Si fermò a riflettere sull’opzione che, involontariamente, il proprietario del sito gli stava offrendo, ma dopo neanche qualche secondo subito la scartò: avrebbe voluto morire soddisfatto, non felice, ma soddisfatto e non avrebbe lasciato vincere la depressione che voleva la sua triste morte. Voleva abbuffarsi, prima di morire, provare piacere. Così proseguì nella lettura:

    Al quarto posto: andare alla deriva.  
Può sembrare uno dei modi più banali, per morire, eppure non è così: se nessuna nave mai ci troverà, ci saranno diversi modi, per giungere alla morte: se ci si trova nell’Oceano, c’è il rischio che uno squalo ci trovi e ci mangi lentamente, oppure c’è il rischio di morire di fame o per ipotermia
.


    L’idea lo allettò ancor meno di quella di prima: se avesse voluto morire di ipotermia avrebbe potuto scegliere centinaia di altri posti che non fossero l’Oceano o qualche altro luogo esotico: gli bastava raggomitolarsi per bene e sedersi nel frizzer; per quanto riguarda lo squalo, beh, lo avrebbe trovato all’acquario della sua città o ancor meglio gli sarebbe bastato scegliere qualche altro animale feroce, reperibile nei dintorni.

    Al terzo posto: Chi di voi vuole fare un bel bagnetto nella lava? 
Beh, se pensate che questo sia uno dei modi più rapidi ed efficaci per morire, vi sbagliate di grosso! Prima, c’è una lunga sofferenza, e solo alla fine, se vi va bene, prenderete fuoco e brucerete fino alla morte. 


    Oh questa opzione sì che lo allettava: poteva già percepirne il calore della lava, la luce, l’odore… Vedeva già la sua pelle sfrigolare come carne alla brace. Ma il problema questa volta era un altro: dove mai avrebbe trovato un vulcano attivo in Texas? Come avrebbe fatto a raggiungere la cima? E se non fosse come nei film? Se in realtà bisognasse scavare per trovare la lava? Fu costretto, suo malgrado, a proseguire con la lettura:

    Al secondo posto: vi sareste aspettati una morte del genere? Credete che stiamo scherzando? Assolutamente no: lo sapevate che è veramente possibile morire di vergogna o di imbarazzo? 
    È molto più semplice di quanto si pensi: in quei momenti, lo stress e l’ansia aumentano a livelli vertiginosi, e una forte scarica di adrenalina entra in circolo nel nostro sangue: è così istantanea che c’è il rischio che ci uccida! Il nostro cuore, per questo, può essere compromesso sia a causa di uno spavento o per una situazione del genere. 


    La prospettiva di una morte del genere non lo allettava molto, non perché fosse “un po’ troppo”, bensì perché mai e poi mai avrebbe lasciato agli altri la soddisfazione di ucciderlo: la gente che fino a quel giorno lo aveva schernito, umiliato e maltrattato doveva soffrire della sua morte, doveva sentirsi responsabile del suo decesso, ma non doveva esserne la causa. 
    Ma è un paradosso!, penserete. Beh, abituatevi: Steven viveva di paradossi, anche se, ironia della sorte, con un paradosso, quel paradosso, avrebbe lasciato la vita stessa. 
    Non soddisfatto della proposta decise di tentare con il primo posto della classifica.

    Al primo posto: cosa c’è di peggio della tortura? Probabilmente, nulla: eppure, ancora oggi diversi Stati torturano i malviventi per punirli dei loro reati.     Tornando indietro nel tempo, però, possiamo menzionare diverse torture tra le peggiori mai sentite: per esempio, quelle dei persiani. Si lasciava la vittima all’interno di una stanza piena di cenere, per diversi giorni. Dopo che l’aria veniva totalmente consumata, i polmoni di tale individuo iniziavano a riempirsi di cenere, arrivando al soffocamento. 

    Oh aveva sentito parlare di torture ben peggiori di quella, che sicuramente avrebbe potuto prendere in considerazione, non fosse stato per il fatto che non voleva girare una qualche sorta di film horror: voleva morire, voleva farlo in modo memorabile, affinchè tutti, i giornali, le TV, i suoi amici, i suoi parenti… , potessero ricordarlo per sempre. Ma poco dopo  gli venne in mente il trailer di un celebre film truculento e sanguinoso. Come si chiama?, si domandò. Ah, “Saw l’enigmista”, esclamò. 
    -Benito, se l’idea di girare un film sulla mia morte non fosse poi così male?
    Il suo cane, al quale si stava rivolgendo, alzò qualche attimo il muso da terra per ascoltarlo. Poi pigramente lo lasciò cadere nuovamente sulle fredde piastrelle, lasciando Steven senza alcuna risposta. 
         Ma Steven era abituato a non ricevere risposte, così si sdraiò sul letto cercando un modo intelligente per rispondersi da solo. 

    Poi finalmente giunse ad una conclusione: pigramente, gemendo, si alzò dal letto, si mise la giacca, accarezzò il cane e gli disse: “Benito, mi serve del veleno”.

    


 
 
  
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