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Autore: damnhudson    16/09/2013    1 recensioni
E per un secondo, Mike sembrò rivedere in Finn, quel ragazzo che tanto gli mancava, perché anche lui aveva quelle fossette tanto carine che avevano fatto colpo su tante, tantissime persone, proprio come quelle di Tina.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finn Hudson, Santana Lopez
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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You're an asshole, but happy new year.

I ain't saying what you won't do,
but you know we probably gonna do.
What you been feeling deep inside,
don't lie now.

Dicembre era freddo, a New York. L'aria si impossessava delle ossa e le rendeva tutte un tremolio unico. Persino quelle di Finn Hudson, forti come la pietra col freddo tremavano. Il trentuno dicembre che correva, la solitudine e una festa alla quale non sarebbe andato. Avevano ragione, quando dicevano che era cambiato, abbastanza. Il cellulare però, non smetteva di squillare, quindi si allungò sul divano, per recuperare quel telefono. Una voce che lo costringeva ad andare a quella festa che si sarebbe tenuta la sera stessa, proprio per festeggiare Capodanno.
« Capitano, hai proprio perso la stoffa del vincente, con quell'infortunio! »
Danny Leroy sbraitava all'apparecchio telefonico, mentre Finn faceva zapping in maniera veloce, con poco interesse per quello che vedeva. Erano passati nemmeno due anni, da quando Finn si era rotto i legamenti e aveva deciso di abbandonare il football, dedicandosi però ancora alla squadra. Si era proposto come talent scout, così da restare a contatto con i ragazzi con i quali aveva stretto amicizia.
Aveva, però, perso quasi tutti i contatti con i vecchi amici, seppur Mike Chang giocava nella sua squadra, era l'eccezione che confermava la regola. Di tanto in tanto sentiva Puck, tramite mail, ma il loro rapporto si era fatto davvero scostante e Finn non se la sentiva di stare male per questa perdita. Mike andava alla perfezione, ed era il suo migliore amico. E poi, ovviamente, c'era Tina, la maestra d'asilo più in gamba che il gigante conosceva. Tina era già la moglie di Mike, dal terzo anno d'università.

Quando Finn si era infortunato gravemente, la squadra sostenuta dalla società aveva pensato di ritirare la maglia numero cinque, perché Finn era stato il loro miglior capitano e quarterback, ma non se l'era sentita di acconsentire, l'aveva trovata una cosa piuttosto sciocca.
« Danny, sono stanco! »
Aveva obiettato Finn, mentre si poggiava il cellulare sulla spalla e apriva quel panino che sua madre gli aveva lasciato prima di tornare a Lima. Carole era stata lì in quel periodo, giusto per controllare il suo bambino. Burt era stato una settimana da Kurt, invece che risiedeva come Finn nella capitale, aspettando di ricevere il suo primo lavoro. Era stato ingaggiato alla Parson come professore e adesso stava con Will, un ragazzo di giovani speranze, uno con la testa in ordine. Finn lo aveva conosciuto tempo prima, ad una cena che avevano fatto tutti assieme: lui, Will e lo stesso Kurt.
A Finn non mancavano le ragazze, frequentava le discoteche e spesso tornava a casa con qualcuna che lo implorava di chiamarla il giorno dopo, così avrebbero mangiato assieme e la cosa non si sarebbe fermata al sesso da una notte, eppure Finn non aveva il tempo e la voglia di prestarsi ad una relazione seria, tanto meno al solo tentativo. Ma si era arreso al fatto che tutti i suoi nuovi amici ed ex compagni di squadra volessero accasarlo e forse la cosa gli faceva piacere.
Ma Finn era anche cambiato, dal liceo, l'università ed infine la carriera sportiva. Era diventato uno di quelli che non ascoltavano mai e che si spazientivano troppo spesso e velocemente. Non aveva tempo e lasciava che facessero gli altri al suo posto. Rispondeva in malo modo, se ne fregava degli altri. Mike, parlando con Carole, aveva detto che c'erano giornate che non gli faceva nemmeno piacere passare del tempo con lui. Era diventato quello che tutti - sin da sempre - volevano che fosse. Non sembrava nemmeno interessato a cambiare, quello era il nuovo Finn Hudson, come diceva sempre lo stesso ragazzo.
Mike riconosceva che però, tornava ad essere quel bonaccione che tutti conoscevano parecchio tempo prima, quando beveva talmente tanto da non ricordarsi nemmeno come era arrivato a quella festa e diceva anche che gli faceva così piacere, che ogni tanto lo portava alle feste solo per farlo bere e stare un po' col suo migliore amico, che finalmente riconosceva.
« Hai perso la stoffa! »
Aveva ripetuto il ragazzo al telefono. La conversazione non era iniziata nemmeno da dieci secondi ed i due si davano già addosso. Agli inizi della carriera, Finn divideva la stanza col numero 12 dei Jets. Spesso gli mancava, ma era troppo cambiato per ammetterlo ed ora abitava in una casetta grande quanto un centro commerciale di Lima, tutto da solo. Aveva una piscina con idromassaggio, aveva persino una stanza per il bowling in qualche angolo remoto della casa che non frequentava per il poco tempo. Non gli mancava nulla ed era felice. Come mai era stato. Non aveva bisogno di niente che lui già non avesse. Era meraviglioso, no? La propria soddisfazione era la cosa a cui tutti miravano e Finn aveva trovato la sua.
« A che ora è questa festa e dove? »
« Lo sapevo! Alle dieci e mezza, davanti alla stazione, al resto ci penso io. A stasera, Capitano! »
"A stasera Danny" aveva pensato, eppure aveva chiuso la chiamata e si era alzato dal divano, buttandocisi successivamente di peso, facendo rumore. Si diceva che quando erano i giganti a cadere, il rumore e la polvere che si alzava era maggiore, proprio così.
Quando era caduto, rompendosi i legamenti, aveva fatto tanto di quel rumore, che avevano parlato di lui per mesi e mesi. Aveva ignorato ogni telegiornale sportivo e si era chiuso in se stesso. Per un anno, quasi. Eppure c'era qualcosa che l'aveva spinto a combattere, non trovò mai chi, solo perché non era particolarmente credente, eppure sua madre pregava ogni giorno per lui e di tanto in tanto, quando era andata a stare con lui a New York per seguirlo durante i mesi successivi all'intervento, l'aveva sentita piangere. Era ora che si rialzasse e tornasse ad essere il potente gigante che, in campo, faceva così tanta paura. Era Finn Hudson, il numero 5, quarterback dei Jets. Lui era nato per brillare e così avrebbe continuato.

(*)

« Scherzi? Capitano! »
Nemmeno Billy aveva perso il vizio di chiamarlo come facevano quando lui stava con loro negli spogliatoi. In effetti erano poche le persone che lo chiamavano col suo nome. Finn era bandito, quasi. Nella sua maglia, oltre al suo amato numero cinque, al lato sotto la manica c'era stampata in molto piccolo una C. puntata. Christopher, per suo padre. Adesso quella maglia era appesa in salotto. I suoi nomi riconosciuti erano: Capitano, Hudson, cinque. Solo Mike lo chiamava Finn o, raramente, Frankenteen. Era una cosa che partiva dal liceo, che aveva quasi dimenticato, se non del tutto.
« Chi non muore si rivede, Finn. »
« No, certo, Danny ha rotto le palle per dieci minuti per essere a questa festa! »
Danny che passava di lì per caso, fu messo in una stretta, tra le braccia del suo vecchio capitano. Poi, Finn intravide Tina parlare con qualche altra ragazza e lo lasciò andare, facendo continuare a ridere i ragazzi. Diede una pacca sulla spalla a Mike e si fece seguire, finché arrivato dall'asiatica, la prese dalla conversazione e la abbracciò. Un piccolo rigonfiamento all'altezza del ventre gli diede da pensare molto, finché lei non annuì e formò quelle belle fossette che incorniciarono un sorriso genuino che gli diedero la conferma.
« Scherzi, Tina? Mike... Congratulazioni, ad entrambi, ragazzi! »
E per un secondo, Mike sembrò rivedere in Finn, quel ragazzo che tanto gli mancava, perché anche lui aveva quelle fossette tanto carine che avevano fatto colpo su tante, tantissime persone, proprio come quelle di Tina.
Era così felice per loro. Erano così storici, che Finn si chiedeva che cosa stessero aspettando.

Volando al banco, per prendere un bicchiere di birra per lui e Mike e uno d'acqua per Tina, si posizionò al centro della stanza vagamente illuminata e richiamò l'attenzione su di esso, finché qualcuno non lo notò. Denny si servì della forchetta che stava usando per aprire le birre ad alcune ragazze, per battere su quella stessa bottiglia.
« Leroy! - Disse, a mo di ringraziamento - Okay, prima che io cada nel mondo dell'alcohol, voglio fare i miei migliori auguri a mio fratello di un diverso stato. Indovinate un po', chi cazzo sta per diventare padre?! »
Un boato si creò intorno a loro finché i due ragazzi, prossimi genitori, furono circondati da schiamazzi vari e congratulazioni che non finivano più. Finn si andò a sedere, e Mike lo vide bene bene. Forse anche all'animo cambiato di Finn Hudson, capitava di vacillare.
Quando però fu notato anche da altre persone ( Chris e Will ) iniziò il vero e proprio casino, perché iniziarono a rifornirlo di birra a non finire, finché non fu stato ubriaco e Mike li ringraziava, mentalmente, perché sennò sarebbe toccato a lui, l'arduo compito di farlo.
Nemmeno un'ora dopo, verso le undici e mezza, il ragazzo fu nuovamente affiancato da Tina che gli reggeva la testa e gli parlava. Chissà cosa gli stava dicendo, era come in una bolla.
« Finnie, tesoro... Ce la fai a reggerti in piedi? Manca nemmeno mezz'ora alla mezzanotte! »
Parlava più lentamente adesso ed era stata affiancata da Mike che lo reggeva all'altra parte. Era sempre così, quando beveva.
« Certo, l'ho comprato ieri il latte... Ma non ricordo se l'ho messo in frigo. Controlli? »
« Dopo controlliamo, Finn. »
Mike rispose, ma lui parlava con Tina.
« Sono così felice per voi! Davvero, siete i miei migliori amici e... battezzerò il bambino? »
Chiese, con una punta d'orgoglio nella voce. Si aspettava che glielo chiedessero, ma il fatto che fosse ubriaco, lo faceva straparlare, perciò ecco l'aveva chiesto.
« Capitano, devo presentarti la cugina della mia fiamma, mi fai il favore di tenerla occupata? Sai, cap, chi scopa a Capodanno, scopa tutto l'anno! »
Finn scoppiò a ridere e si mise in piedi, osservando la coppia e sistemando la camicia bianca che portava che gli metteva in evidenza i pettorali che gli erano cresciuti forti con anni di allenamento.
Sperava fosse carina, almeno. Non avrebbe sopportato di farsi una ragazza brutta anche se era ubriaco, il suo buon gusto restava!
« Presentamela, Mike! »
« Sono sempre Danny, capitano! »
« Presentamela, Danny! »
Una volta incamminati, Finn rimase a guardarsi intorno, finché una latina fasciata in un vestito verde gli comparve davanti agli occhi. Quello era uno scherzo, vero? Perché Santana Lopez in tutti i posti in cui poteva essere, proprio a quella festa doveva andare? Ghignò quasi. Avrebbe voluto essere sobrio, solo per vedere la faccia annoiata che aveva perennemente. Non gli era mancata affatto, quella ragazzina antipatica che aveva conosciuto al liceo. Le era sempre stata un po' sulle palle. Gli aveva rubato la verginità e dopo si era fatta offrire un hamburger, inoltre. Era così assurdo, rincontrarla. Soprattutto ora che lui non era più la testa a patata che conosceva lei. Chissà se Mike e Tina l'avevano incontrata e soprattutto perché non gli avevano detto nulla.
Un periodo della sua vita, Finn aveva anche avuto una cotta per Santana, la quale però stava con Brittany. Non aveva mai capito se fosse lesbica o solamente bisessuale, ma c'erano cose che nemmeno a Finn Hudson piacevano, ovvero le etichette.
« C'è anche Britt? Oddio, sono da secoli che non la vedo! »
Santana portò la testa un poco indietro, sorridendo sarcastica a quella domanda. Oh, no, Brittany non c'era proprio. S'era fumata il futuro restando a Lima con quell'inconcludente Sam Evans. Povera piccola Brittany. Certo, la vita andava avanti e per Santana era già dimenticato, ma le dispiaceva un po', perché era il suo primo amore e Finn Hudson, quel gran cretino di Finn Hudson, sulla bocca di tutto il mondo ormai, l'aveva tirata fuori dal nulla. Ubriaco per di più. Che cosa strana, eh?
« Brittany è rimasta a Lima col tuo vecchio amico, Sam Evans. Peggio per lei. »
Si andò a sistemare su una poltrona, dove mise bene le gambe, accavallandole. Sentiva che stava per vomitare, eppure nonostante tutto, voleva continuare a stare lì, con Santana che lo osservava con uno sguardo che non aveva riconosciuto. Certo, la ragazza doveva ammettere che ora Finn era diverso, era quasi un piacere vederlo e i suoi occhi non sanguinavano più alla sua vista, però era sempre un vecchio capitolo della sua vita e aveva deciso di chiudere con la precedente vita. Il ragazzo si andò a sedere al fianco della ragazza e prese ad osservarla, capendosi per quella cotta al liceo. Al momento non sentiva nulla e questo doveva essere un fronte comune, ma era qualcosa di strano, da parte di entrambi.
« Chi è tua cugina? »
« Una cogliona che la da a tutti. »
« Beh, il bue che da del cornuto all'asino. Non mi sembra che tu possa permetterti di dire queste cose. »
« Ma scherzi? Quando sei diventato così coglione? »
Finn scoppiò a ridere guardando la ragazza, perché effettivamente qualcosa di Santana gli era mancato ovvero la schiettezza nel dire le cose. Era sempre bello che qualcuno gli parlasse in quella maniera, gli piaceva. Santana non aveva mai avuto paura di dire le cose.
Poggiando la testa sulla poltrona, rimase a fissare il vuoto, finché non sentì nuovamente in lontananza la voce di Tina, così si prese la briga di avvisare Santana che era incinta.
« Ci sono Tina e Mike e lei non è grassa è solo incinta. Fa' da brava. »
Come si faceva con i bambini, insomma. Santana gonfiò le guance e sorrise alla vista di Tina a mano presa con Mike. Era contenta di vedere che certe cose, non cambiavano mai. Era bello vederla in quella maniera, mai vista così raggiante. Era bello, davvero. Ed era bello anche vedere Mike che si guardava intorno. Chissà se ballava ancora, ogni tanto.
« Asiatica uno e due, cascasse il mondo, siete qui ancora assieme! »
Santana saltò in piedi alla loro effettiva vista e corse ad abbracciarli, ricevendone uno in cambio. Finn rimase invece a guardare il soffitto, più ubriaco di prima. Ubriaco da cosa, poi?
« Hai visto? Siamo forti, assieme. - Mike le fece un sorriso, quando Tina disse questo. - Stai qui con Finn? Perché mancano circa una manciata di minuti e quando è ubriaco, adora i fuochi d'artificio. Lo porteresti? Te lo chiedo solo perché al momento sembra abbia un problema a muoversi da solo. »
Santana gli fece un cenno, come per dirgli di salire tranquilli, che a lui ci avrebbe pensato lei. Così li aveva guardati salire al piano superiore, prendendo le scale. Si era voltata verso Finn e aveva battuto le mani, attirando la sua attenzione, magari l'aveva anche svegliato da un sonno che stava arrivando.
« Finnocence, ci sono i fuochi su, andiamo a vederli. »
Finn anche, barcollando, si rimise in piedi, facendosi guidare da Santana che lo indirizzava dove meglio credeva. Lo portò al posto giusto, poco prima che il tempo scadesse e Finn si perdesse i fuochi. Il ragazzo non se lo sarebbe mai perdonato, se questo dosse successo. A meno due minuti, il ragazzo si coricò a terra e Santana al suo fianco, così da averlo sotto controllo come i ragazzi prima le avevano chiesto. Ma a cosa era andata incontro? Stava facendo da baby-sitter ad un ubriaco Finn Hudson. Il mondo stava precipitando e lei stava a guardare.
« Ben tornata nella mia vita, Santana! »
Aveva detto Finn, iniziando a vedere i primi fuochi scoppiare su, alti nel cielo. Santana sorrise e, contando insieme agli altri alla rovescia, si inchinò a baciare Finn Hudson sulle labbra.
« Buon anno, Finnocence. »

Ecco, la terza da quando ho deciso che ne valesse la pena, continuare a scivere. Voglio scrivere, non voglio andare a scuola c.c
No, btw, visto che devo per forza, mi premio scrivendo. Spero che piaccia, almeno... E' una Finntana, chiaro, la mia OTP anche prima della Jarley o della Seblaine, il che è davvero tutto. Spiega abbastanza di me.
Avevo scritto questa shot tempo fa, doveva essere inserita in un altro contesto, ma non sono costante abbastanza, lo so io e lo sapete voi, che mi leggete! ( Stile bollicina di sodio. )
Basta, ho parlato abbastanza, quindi vi mollo. Buona lettura e buonanotte ♥
   
 
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