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Autore: Laylath    17/09/2013    6 recensioni
Nel 1916, ad un anno dalla caduta del regime militare del comandante supremo King Bradley, un nuovo sistema di governo si afferma ad Amestris. Una democrazia che non può accettare figure scomode.
Una decisione presa durante una notte autunnale, in una cella, è l'inizio di dieci giorni in cui la storia viene decisa da sei singole persone.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Epilogo. Il giorno dopo il decimo.

 


La mattina successiva tutta Central City era in fermento. La notizia del cambio di governo era stata divulgata la sera precedente e ora tutti si affacciavano sulle strade, ansiosi di commentare le ultime novità. C’era una strana forma di sollievo nella gente: il ritorno di un Comandante Supremo sembrava averli rassicurati ed il fatto che moltissimi militari circolassero per le strade, in atteggiamento completamente pacifico, faceva pensare quasi ad un giorno di festa.
Ma ancor più rassicurante era vedere di nuovo le vecchie bandiere sventolare dalle finestre e dai palazzi. Sembrava che chiunque ne possedesse una, sentisse l’esigenza di mostrarla al resto della gente dopo averla tenuta nascosta per così tanto tempo.
Insomma era una città che si riconosceva dopo mesi e mesi passati in uno strano limbo.
Tra le altre cose era stata levata la censura a radio e giornali e dunque le notizie sul nuovo Comandante Supremo si sentivano uscire da ogni finestra, da ogni bar. Tutti conoscevano Roy Mustang: era qualcuno di cui si potevano fidare. Perché la gente di Central City era fatta così: aveva bisogno di determinate certezze per poter andare avanti serena, e l’ex colonnello era proprio la persona indicata. Non era stato l’eroe della guerra civile? Non aveva cercato di aiutare l’amato Bradley durante il colpo di stato? Era questa la verità a cui faceva piacere credere.
Fu quindi questo il clima che trovarono i passeggeri del treno quando finalmente arrivarono in stazione, dopo quella sosta forzata che era durata quasi un giorno intero. Problemi di sicurezza: era stata questa l’unica spiegazione che i perplessi controllori avevano potuto dare, mentre erano fermi in mezzo alla campagna… ordini che venivano direttamente dal governo.
Edward Elric non perse tempo a sentire i pettegolezzi: uscì dal vagone come un uragano e corse disperatamente verso l’uscita della stazione.
Se fosse stato attento si sarebbe accorto delle vecchie bandiere che sventolavano per le vie della città o dell’allegria della gente, ma lui era così impegnato a lanciare maledizioni che non ci fece proprio caso.
Senza più il suo cappotto rosso, sostituito da un più anonimo cappotto marrone, l’ex alchimista d’acciaio correva per le strade, cercando di arrivare il più presto possibile alla piazza principale.
Sapeva benissimo di essere quasi ventiquattro ore in ritardo, eppure non voleva arrendersi all’evidenza che non era riuscito a fare in tempo. Il colonnello ed il tenente erano morti e lui non era lì a salvarli.
Da quando Breda l’aveva trattato in malo modo con quella telefonata, lui aveva dato di matto. A nulla erano valse le proteste di Alphonse e di Winry… ed il fatto che lui non poteva più usare l’alchimia.
In ogni caso quel bastardo di Mustang aveva bisogno di lui per essere salvato… cosa potevano anche solo pensare di fare quegli idioti dei suoi uomini?
“Maledetti! – disse a denti stretti – Col vostro stupido orgoglio l’avete fatto morire!”
Finalmente, alla prossima curva, sarebbe arrivato nella piazza. Non sapeva ancora cosa avrebbe trovato, ma era da quel punto che doveva partire per…
“Ma che cavolo…” ansimò, fermandosi di colpo
Non si ricordava affatto che in quella piazza, proprio al centro, ci fosse un carro armato imprigionato in quella che era una chiara dimostrazione di alchimia. Con passo lento e occhi sgranati si diresse verso quell’impressionante monumento e lo sfiorò con la mano.
Solo allora i rumori attrassero la sua attenzione e vide che, dall’altra parte della piazza, un gruppo di soldati stava iniziando a smontare quello che sembrava essere un grosso palco. E tra le figure ne riconobbe due.
“Tu… maledetto!” sussurrò a denti stretti, facendosi avanti.
“Oh oh, ma guarda chi è arrivato… - sogghignò Breda, notando il giovane ormai a pochi metri da lui – Ehi Edward, te l’avevo detto che i treni avrebbero fatto ritardo”
“Ehilà, Ed! – salutò Havoc, levandosi la sigaretta dalle labbra – Arrivi a cose già fatte, mi sa”
“Maledetti! Come potete parlare così! L’avete fatto mori…”
“Ah, mi era sembrato di riconoscere queste grida… Acciaio, proprio non riesci a moderare i toni, vero?”
Ad Edward si fermò il cuore per alcuni interminabili secondi. Dovette fare uno sforzo per girarsi verso la voce che aveva appena parlato.
Avanzava verso di lui, con la divisa pulita, i capelli neri e fini leggermente scossi dalla brezza d’ottobre e il sorriso sarcastico sulle labbra. Appariva leggermente pallido e stanco, come se fosse da parecchio che non si concedesse qualche ora di sonno. E, a confermare il fatto che si trattasse proprio di lui, accanto c’era una soldatessa bionda, ancora più pallida e provata, coi capelli biondi stretti da quel fermaglio inconfondibile e gli occhi castani e profondi.
“Maledetto colonnello!” riuscì a dire Edward, nascondendo a malapena un sorriso
“Comandante Supremo, prego: – lo corresse Mustang, alzando la mano guantata – nelle ultime ore ho fatto un salto di gradi notevole. Avresti dovuto informarti.”
“Ma lei… lei ed il tenente dovevate essere impiccati ieri mattina!”
“Ah, quella storia. Scusa, Breda, ma non avevi detto ad Acciaio che ci avreste pensato voi?”
“Io gliel’ho anche detto, signore, – scrollò le spalle il sottotenente – ma qualcuno ha manie di protagonismo, anche peggio di lei”
“Ma insomma! – sbottò Ed – Che cavolo è successo qui?”
“Semplicemente quello che ti ho detto: - spiegò Mustang con pazienza - ci hanno pensato i miei uomini a liberare me ed il tenente… e con loro ho rovesciato il governo ed ora sono Comandante Supremo: è incredibile cosa si possa fare in nemmeno una giornata, vero?”
Ed rimase a bocca aperta, spostando lo sguardo da Havoc e Breda al colonnello, anzi Comandate Supremo, ed il tenente… che aveva un sorriso divertito sul viso.
“Edward, - spiegò con gentilezza Riza – io e il Comandante Supremo abbiamo la fortuna di avere uomini fedeli ed eccezionali accanto a noi. Ci hanno salvato in tutti i modi possibili… era una battaglia esclusivamente nostra. Non spettava a te combatterla: tu ed Alphonse avevate già fatto la vostra parte.”
“Però apprezzo l’interessamento, anche se ho ancora qualche sospetto che tu in realtà sia venuto qui per assicurarti che ero morto davvero; – sorrise ironicamente Mustang – in ogni caso, come ricompensa, ti pagherò la notte in albergo ed il biglietto di ritorno per la tua Resembool. Mi dispiace che tu sia venuto qui proprio in questo momento… sai, ci sarà così tanto da fare in questi giorni: la mia nomina ufficiale, la questione di Ishval, i confini poco sorvegliati… il tenente mi ha già imprigionato per i prossimi mesi a venire”
Fece la solita smorfia tra il rassegnato ed il rammaricato, come a supplicare il tenente di concedergli la possibilità di fuga da tutti quegli impegni. Ma Riza si limitò a guardarlo con aria severa.
“Signore, le ricordo che oggi ha un sacco di lavoro da sbrigare: tra poco dobbiamo…”
“Certo, ma lo faremo davanti a una colazione abbondante: ricorda che devi ancora riprenderti, tenente”
“Sono perfettamente in grado di gestire…”
“Mi premurerò di controllare personalmente. In ogni caso, Havoc, Breda, assicuratevi che la rimozione di questo dannato palco proceda spedita. Voglio la piazza libera entro stasera… prima di riprendere possesso del quartier generale è il caso di sistemare tutto quanto in questo posto”
“Sarà fatto, signore” assicurò Havoc
“Avete visto Fury? Avevo bisogno di lui: i telefoni in questo dannato palazzo fanno davvero schifo”
“E’ andato a trovare Falman in ospedale”
“In ospedale? – chiese Ed preoccupato, riscuotendosi – Che gli è successo?”
“E’ rimasto ferito nella battaglia di ieri sera, – disse Riza – ma per fortuna non è nulla di grave, anche se ha perso molto sangue. I medici hanno detto che in una settimana potrà essere dimesso”
“Potresti andare a trovarlo, che ne dici fagiolino?” lo prese in giro Breda
“Sì, di certo lui ti darà un ampio resoconto… ha un sacco di tempo libero, anche se credo che Fury gli avrà già procurato decine di libri”
“Fagiolino a chi? – scattò Ed, contro il sottotenente rosso – Proprio lei che…” ma si dovette fermare davanti allo sguardo sicuro di Breda che sembrava sfidarlo
Andiamo… chi è che non ce la poteva fare senza di te? Riconosci o no la forza della nostra squadra?
Questa silenziosa contesa durò per una decina di secondi e alla fine Ed si arrese.
“Credo che andrò a trovare il maresciallo” annunciò con stizza
“Perfetto, – scrollò le spalle Mustang – se vedi Fury digli che lo sto cercando… Rassegnati, Acciaio, sarai destinato ad avere me come capo del paese”
“Che fortuna… eh…” commentò imbronciato Ed
“Passa qui stasera, – gli disse il Comandante Supremo con un sorriso – in fondo un posto a tavola si aggiunge senza problemi”
L’ex alchimista fece un sorriso sarcastico prima di fare un cenno di saluto e volgere le spalle al Comandante Supremo e ai suoi uomini.
Maledetto colonnello – pensò soddisfatto – e pensare che ho fatto due giorni in treno per salvarlo… Dovevo saperlo che l’erba cattiva non muore mai. Adesso Winry si infurierà ancora di più.
Già, doveva pensare anche a chiamare lei ed Al… per dare loro le splendide notizie.
Ma probabilmente le avevano sentite alla radio prima di lui.
Era sempre colpa del colonnello…
 
Rimasti di nuovo soli, Breda ed Havoc ripresero a dirigere le operazioni di smontaggio del palco.
Mentre un soldato passava accanto a loro con una carriola carica dei detriti di legno della forca, Havoc gli fece cenno di fermarsi: con sguardo curioso frugò tra quei pezzi di legno, cercando quel bagliore grigio chiaro che l’aveva attratto all’improvviso.
“Ma tu guarda, – sorrise tirando fuori una scheggia di legno di una decina di centimetri con incastonato un proiettile – questo mi sa che lo tengo come ricordo. Del resto è stato il mio tiro perfetto”
“E così è fatta: – sospirò Breda, mentre il compagno si affiancava a lui, e tornavano a guardare quel palco che, trave dopo trave, scompariva – non mi sembra quasi vero. I nostri sogni di una vita sono finalmente realtà… e tutto in così poco tempo. E’ incredibile: lavori per anni, ma alla fine ti giochi tutto in pochissime ore”
“E’ un po’ come sparare: posso provare un tiro per tantissime ore al poligono, ma quello che conta è che mi esca bene quando è davvero necessario. Ma fa un certo effetto pensare che ora siamo qui, questo te lo concedo… credi che le cose cambieranno?”
“Tra noi sei? – sorrise Breda, avvertendo una lieve nota di preoccupazione nella voce di Havoc – Jean, anche se avrà dei gradi in più sulla spallina, come tutti noi, quello resta sempre Roy Mustang. Tra noi non cambierà assolutamente nulla, fidati. Altrimenti non sarebbe certo venuto a parlare con noi in questo momento”
“Voleva solo rimandare il lavoro” sogghignò Havoc
“Dimostrazione che non cambierà mai. Ma nonostante tutto sarà il miglior Comandante Supremo che Amestris abbia mai avuto, questa è una certezza”
“Su questo non ho mai avuto dubbi neppure io” sorrise Havoc guardando compiaciuto quel proiettile grigio che ancora teneva in mano
 
Fury correva per le vie di Central, affrettandosi a raggiungere il palazzo governativo, sede provvisoria del Comandante Supremo fino a quando il Quartier Generale non fosse stato rimesso a nuovo.
Sperava che il suo superiore non si arrabbiasse troppo per la sua assenza prolungata, ma la verità era che non se l’era sentita di andare subito via dall’ospedale: si sentiva tanto in colpa per quanto era successo a Falman… anche se sarebbe stato accanto al maresciallo in ogni caso. Fortunatamente, con una fasciatura decente e un pigiama dell’ospedale, l’uomo stava decisamente meglio rispetto alla sera prima quando, dopo i festeggiamenti nel balcone, era quasi svenuto tra le braccia di Havoc. A posteriori era stata una follia permettergli quello sforzo, ma se lo stesso Falman aveva rinunciato alla sua preziosa razionalità per almeno una volta… voleva dire che ne valeva davvero la pena.
Comunque, se si sbrigava con il lavoro, contava di tornare a trovarlo anche quella sera stessa e…
“Mi scusi, – chiamò una voce, mentre ormai era in prossimità del palazzo – dovrei chiederle un favore”
Fury si girò, perché nonostante la fretta lui era comunque un ragazzo educato, e si trovò davanti una donna con una bambina accanto che reggeva un pacco tra le mani
“Mi dica, signora” disse rispettosamente, rispondendo al sorriso della bambina
“Sto cercando il Comandante Supremo… sono Glacier Hughes”
“Oh! – si sorprese Fury – Ma certo, signora, venga con me! Il Colonn…eh, Comandante Supremo sarà felice di vederla”
“E tu chi sei?” chiese la bambina
“Mi chiamo Kain Fury – rispose lui – e sono un aiutante del Comandante Supremo”
“Ciao Kain, io sono Elicia”
“Lo so, mi hanno parlato di te”
“Senti, conosci il signor Jean? Devo dargli la torta che ho fatto assieme alla mamma”
“Più tardi Elicia, – sorrise la donna – magari ora il signor Jean è occupato”
“In ogni caso, venite con me” sorrise il sergente, porgendo la mano alla bambina
 
“Allora, signore, deve assolutamente prendere visione di…”
“Ma perché tutto non si può risolvere con un po’ d’azione! – protestò Mustang – Documenti, documenti, documenti! Dì la verità, tenente, li hai fatti apparire dal nulla per indispormi”
“Signore, - lo rimproverò la donna, appoggiandosi allo schienale della sedia, con aria seccata – deve rendersi conto che ora ha la responsabilità dell’intero paese”
“Già – mormorò lui, fissando pensieroso la grande finestra da cui si poteva vedere tutta la piazza – mattone per mattone… ce ne vorrà per ricostruirlo”
Riza lo fissò in silenzio per qualche secondo
“Signore, lei non dimentichi mai che non è da solo ad affrontare tutto questo. Tutti noi vogliamo contribuire a mettere questi mattoni” disse infine con un sorriso
“Dieci giorni…”
“Che?”
“Sono bastati dieci giorni per cambiare così tanto… è iniziato quando ho preso la decisione di salvare tutti i ragazzi dalla forca. Era esattamente dieci giorni fa che Fury veniva processato… è stato come aver lanciato una palla di neve dalla montagna: è diventata una valanga”
“Un’ottima valanga, signore: ci ha permesso di capire davvero dove sta la nostra redenzione. Avevano ragione a rimproverarci: la nostra era solo una fuga”
“Non scapperemo più”
“No, questo è sicuro”
“E so anche che non mi farai scappare da questi documenti – sospirò lui – va bene iniziamo e… avanti!” esclamò quando bussarono alla porta
“Scusi il ritardo, signore! – disse Fury entrando – ma io…”
“Sergente, era ora! – lo rimproverò con finta severità Mustang, lieto di avere un altro motivo per rimandare il lavoro burocratico – Non sparire più in questo modo”
“Mi perdoni, Comandante, ma ci sono delle persone che desiderano vederla”
“Ah sì?”
“Venga signora” sorrise Fury, facendo cenno alla donna di avvicinarsi
Mustang sgranò gli occhi e si alzò immediatamente dal tavolo
“Mi perdoni se sono venuta qui all’improvviso, signore” disse Glacier con tono di scusa, mentre una lacrima le colava sulla guancia
“Non deve nemmeno dirlo, - scosse il capo Roy, prendendole le mani tra le sue – venga, la prego”
“Mamma?” chiamò Elicia, perplessa davanti a quella persona che ricordava vagamente
“Tesoro… lui è l’amico di papà. Non lo riconosci? Eppure c’è in una foto nel tavolo del salotto: quella dove papà sorride abbracciato a lui”
“Elicia, ciao – salutò Roy, chinandosi verso di lei – senti, perché non vai a fare una passeggiata con il sergente? Così io e la tua mamma parliamo”
“E poi la vuoi assaggiare la torta che abbiamo fatto?” chiese lei speranzosa
“Ma certo” sorrise Roy, accarezzandole la guancia e facendola arrossire
“Vieni piccolina, - la chiamò Fury – ti porto a fare un giretto qui attorno”
 
A volte per i bambini è naturale provare immediata simpatia per determinate persone.
Il fatto che nemmeno dopo cinque minuti Elicia fosse comodamente seduta sopra le spalle del sergente, mentre uscivano dal palazzo, dimostrava come questa teoria fosse vera.
Alla bambina quel soldato piaceva in un modo diverso dall’amico del suo papà o dal signor Jean. Non si sentiva timida nei suoi confronti e gli sembrava quasi di avere a che fare con un suo coetaneo troppo cresciuto.
“Allora, c’è una fetta di torta anche per me?” chiese Fury
“Certamente!” sorrise la bambina affondando le sue manine nei folti e dritti capelli neri
“Sono sicuro che sarà buonissima”
“Oh… ma che stanno facendo?”
“Stanno smontando un palco” spiegò con gentilezza il sergente
“Un palco? E che spettacoli ci facevano?”
“Oh, cose brutte… non era uno spettacolo che piaceva alla gente, fidati”
Fury si fermò proprio davanti a quella struttura ormai quasi del tutto smontata: si sentiva il cuore così leggero al pensiero che non ci sarebbe stata mai più nessuna impiccagione. Gli sembrava così surreale l’idea che nemmeno dieci giorni prima lui veniva in questa stessa piazza a fissare con orrore la forca, cercando disperatamente un modo per salvare i suoi amici.
“Kain?” chiamò Elicia
“Dimmi”
“Hai visto che hanno messo la bandiera verde? Sai, era da tanto che non la vedevo”
“E’ la bandiera di Amestris: sai che animale è quello al centro?”
“Un drago! Però non è come i draghi delle favole… vedi che non ha le ali?”
“Si che le ha – sorrise Fury, mentre il vento faceva muovere la bandiera – guarda attentamente… vedi come gli spuntano quando c’è vento?”
“Vero! Allora è un drago magico!”
“Sì – ammise il giovane – e se ci credi davvero, quel drago ti farà salire nella sua groppa e volerà in alto, portandoti a vedere tutto il paese”
“Waaah! Davvero? E a te è mai successo?”
“Certo che sì! E scommetto che succederà anche a te!”
“Ma credi che anche lui sputi fuoco?”
“No, o se lo fa è solo per difendere tutti noi” spiegò Fury con una risatina tornando poi a fissare con orgoglio quella bandiera.
Perché il fuoco non è fatto solo per distruggere, ma anche per difendere le persone. Sono le nostre scelte che determinano il destino del paese.
Ed io voglio continuare a credere in questo drago… perché è in grado di farci volare davvero in alto.
 
Era la mattina del 15 ottobre 1916.
Esattamente otto anni prima, nel medesimo giorno, la guerra civile terminava, promettendo alla popolazione un periodo di pace dopo sette anni di violenza continua.
Ed in quel momento, mentre un sergente e una bambina fissavano incantati il drago argento che si agitava fiero per la brezza autunnale, Amestris risorgeva ancora una volta.
Dieci giorni e sei persone per cambiare il destino delle loro vite e di un intero paese.
Tutto perché durante una notte in cella, un uomo aveva deciso che quattro persone andavano salvate.
In fondo basta crederci davvero.






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nda
E così è finita questa ff che mi ha letteralmente preso sin da quando ho provato ad abbozzare il prologo. Ne sono successe così tante che anche a me pare passata un'infinità e non solo dieci giorni.
Sono felice di aver dato a questi personaggi una what if? che rendesse loro giustizia. Quelle dove Roy e Riza finivano impiccati, per quanto molto belle, mi lasciavano sempre il senso di rabbia addosso. Mi sono sempre detta che gli uomini della squadra non l'avrebbero mai permesso. Del resto sono d'accordo con quanto detto in questo ultimo capitolo: la redenzione non sta nella morte, quella era solo una fuga. E due persone come Mustang e il tenente non sono tipi da fuggire.
Spero tanto che sia piaciuta anche a tutti voi ^_^
Grazie per averla seguita

Un bacio

Laylath
  
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