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Autore: Martolinsss    17/09/2013    10 recensioni
-Non mi toccare!- aveva urlato Harry con tutta la voce che aveva nel suo debole corpo, un misto di paura e incomprensione, e disgusto, dipinto sul volto.
-Harry sono io, sono qui ora, va tutto bene!- Louis sussurrò, avvicinandosi per dargli un bacio. I suoi baci l’avevano sempre calmato, sempre. Ma questa volta Harry si scansò, inorridito alla prospettiva dell’imminente contatto e quasi cadde dal letto, nel disperato tentativo di mettere quanto più spazio possibile tra se stesso e le braccia protese di Louis.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I



Chi dice che se ami davvero qualcuno devi lasciarlo andare, non ha mai amato sul serio.

Louis ne era del tutto convinto, mentre la scena del giorno precedente continuava a ripetersi nella sua mente, ancora e ancora, venendo ad infestare i suoi pensieri, ad appannare i suoi occhi e a sporcare il suo sorriso.



 -Non mi toccare!- aveva urlato Harry con tutta la voce che aveva nel suo debole corpo, un misto di paura e incomprensione, e disgusto, dipinto sul volto.
 
-Harry sono io, sono qui ora, va tutto bene!- Louis sussurrò, avvicinandosi per dargli un bacio.

I suoi baci l’avevano sempre calmato, sempre. Ma questa volta Harry si scansò, inorridito alla prospettiva dell’imminente contatto e quasi cadde dal letto, nel disperato tentativo di mettere quanto più spazio possibile tra se stesso e le braccia protese di Louis.

Pochi secondi dopo la porta della stanza si spalancò e un’infermiera si precipitò al capezzale di Harry, controllandogli il battito cardiaco e aiutandolo a rimettersi disteso.

-Ma dico, è diventato matto?- disse poi infuriata a Louis. Lui continuava a cercare di parlare con Harry, incurante dei rimproveri dell’infermiera.

-Harry, sono io, Louis.. il tuo fidanzato..- e quella parola gli bruciò come non mai sulla lingua, perché si era ritrovato a dover raccontare nove anni passati insieme con una sola parola, così superficiale, così limitante.

Harry non era solo il suo fidanzato, Harry era il suo migliore amico, il suo amante e il suo confidente. Harry era il suo porto sicuro, la sua anima, la sua ancora di salvezza, la sua ombra.

Eppure in quel momento, in quella stanza dalle pareti verde acqua, in fondo al terzo piano dell’ospedale di Londra, in prognosi riservata, sul volto di Harry non c’era nessun segno di riconoscimento per lui.

-Fidanzato?- Harry ripeté sgranando gli occhi, quegli occhi, verdi, nei quali mille volte Louis aveva nuotato con agilità e in cui invece ora stava andando a fondo.

-Io.. non so chi sei- rispose con voce debole, quasi come se si vergognasse di quell’ammissione, quasi come se fosse stata colpa sua.

A quelle parole Louis perse quel minimo di autocontrollo che gli era rimasto, scagliandosi verso il letto di Harry, perché no, non poteva essersi dimenticato di lui. Un urlo di dolore gli uscì dalla gola, come quello di un animale in agonia, e altre infermiere irruppero nella stanza, attirati dal frastuono.

-Per l’amor del cielo, se ne vada!- gridò una di loro a Louis, mentre Harry lo fissava spaventato da dietro le spalle protettive dell’infermiera. -Non lo vede che ha paura di lei? Vada via!-

-Non posso lasciarlo qui, io.. io lo amo!- tentò di difendersi Louis.

-Se lo ama, allora deve lasciarlo andare- e sentendo quelle parole, così chiare, così logiche, tutte le altre proteste gli morirono in bocca. Senza osare guardare un’altra volta Harry, Louis afferrò la sua giacca, dimenticata in qualche angolo in ombra della stanza, e uscì senza fare altro rumore.

Quando richiuse la porta dietro di lui, Louis giurò di aver sentito l’uomo che amava sospirare di sollievo.


 
Mentre Louis era solo nella sua macchina, ripensando alla scenata di ieri nella stanza d’ospedale di Harry, fuori aveva cominciato a piovere. Benché fossero soltanto le tre di pomeriggio, il cielo era così tetro e coperto di nuvole che sembrava fosse già sera.

Sospirò ancora, pensando agli occhi inespressivi di Harry quando si erano posati sui suoi e si disse, per la milionesima volta, che non doveva ascoltare le parole dell’infermiera. Lei non sapeva niente. Di Harry, di loro due, del loro amore, di quell’amore per cui avrebbe combattuto fino a quando non gli fosse più rimasta neanche una briciola di energia in corpo.

Quasi rise di se stesso mentre controllava il suo riflesso nello specchietto retrovisore, vedendo come si era pettinato i capelli quella mattina. Non tanto perché la pioggia avrebbe disfatto il suo ciuffo in un instante, ma perché quel ciuffo era il preferito di Harry e quella sarebbe stata la prima volta che, vedendolo, Harry non gli avrebbe rivolto un piccolo sorrisino soddisfatto.


 
Erano passati poco più di due mesi dall’incidente.

Quella maledetta sera Harry e Louis erano usciti per recarsi ad un cinema poco distante dal loro vecchio appartamento a Londra. Nevicava. Era la prima volta che si vedevano dopo una settimana di dolorosa separazione e quasi il film non lo guardarono, perché l’unica cosa che contava era essere di nuovo insieme.

Non prestarono attenzione neanche quando uscirono dal cinema, non si curarono delle strade innevate, sulle quali le ruote della loro auto facevano fatica a scorrere. Non fecero caso all’espressione inorridita della ragazzina sul bordo della strada che urlava loro di rallentare. Non videro l’enorme camion che stava velocemente scivolando verso di loro, fuori dal controllo delle mani del suo autista.

Esso colpì in pieno il lato sinistro della loro auto, spingendola avanti di ancora qualche metro. Louis si tenne forte al volante e riuscì a resistere all’urto, ma Harry non si era nemmeno messo la cintura, per stargli più vicino. Il suo corpo schizzò fuori dal sedile e la testa sbatté contro il parabrezza, rompendolo in mille pezzi, che caddero in una pioggia argentata, andando a mischiarsi ai fiocchi di neve caduti a terra.

Louis era lì a qualche centimetro di distanza, pietrificato, mentre osservava il corpo dell’amore della sua vita disteso a pancia in giù sul cofano dell’auto, lo spettro dell’ultima risata condivisa ancora impresso sul volto.

Louis se la cavò con un paio di costole rotte, e nel giro di qualche settimana tornò come nuovo, almeno fisicamente.

Harry invece aveva continuato a dormire. Per due lunghi mesi i suoi occhi si erano ostinati a rimanere chiusi, rifiutandosi di vedere la luce. I medici avevano detto che era stato anche troppo fortunato, considerando l’urto una persona normale sarebbe sicuramente morta sul colpo.

Ma Harry non era una persona normale, era la persona più buona e gentile del mondo, per questo era sopravvissuto.

Non aveva perso neanche una goccia di sangue e Louis l’aveva considerato un fattore positivo, come prova che dentro di lui non si era rotto niente di irreparabile. Ora che però Harry si era svegliato dal coma e non si ricordava più di lui, Louis avrebbe preferito che avesse perso litri e litri di sangue, perché a quello si sarebbe potuto facilmente riparare. Louis gli avrebbe dato il suo, gli avrebbe donato fino all’ultima goccia di sangue di cui avrebbe avuto bisogno per tornare a stare bene, per tornare da lui.

Contro un trauma cranico, o una perdita di memoria, Louis non sapeva nemmeno come chiamarla, non c’era niente che lui, o nessun’altro, potesse davvero fare per salvarlo.


 
Aveva smesso di piovere. Louis si fece coraggio, uscì dalla sua auto e si incamminò verso l’ospedale. Era ancora presto, sapeva che l’orario di visita sarebbe cominciato più tardi. Ecco perché fu sorpreso di trovare una piccola folla di persone nel corridoio, fuori dalla stanza di Harry.

C’erano i genitori, e sua sorella Gemma. Li aveva visti appena due giorni fa, ma qualcosa nel loro sguardo, quando videro Louis salire le scale, era cambiato. Sembrava una specie di compassione, che Louis non riuscì a spiegarsi.

Accanto a loro c’erano Niall, Zayn e Liam, i tre ragazzi con cui due mesi prima aveva preso la decisione che gli One Direction non si sarebbero più esibiti fino a che Harry non fosse tornato tra di loro.


 
Prima dell’incidente le cose per loro avevano finalmente preso a girare per il verso giusto. Era il 2016, ed era già passato un anno dalla rottura del contratto con la Modest.Si erano presi parecchi mesi per riposarsi e in quel tempo alcuni di loro si erano anche dedicati alla scrittura. Non erano più una band per ragazzine, Louis aveva venticinque anni suonati, ed era arrivato il momento che componessero loro stessi le loro canzoni.

Rompere il contratto non aveva significato però solo riposo e maggiore indipendenza. Per Harry e Louis aveva voluto dire smettere di nascondersi e raccontare al mondo del loro amore.

Benché ormai sempre più persone lo avessero capito, quando era arrivato il momento avevano avuto paura dei giudizi, delle occhiate maligne e di tutto ciò che la gente avrebbe detto e pensato, incurante dei loro sentimenti.

Ovviamente i commenti negativi non mancarono, ma essi non furono che una minima parte, un niente in confronto ai milioni di messaggi di supporto che ricevettero dopo che ebbero dato la notizia in diretta mondiale. I loro nomi, Harry e Louis, o i loro nomi mischiati, Larry, perché ormai non c’era più differenza, non lasciarono le tendenze di Twitter per oltre due settimane di fila.

Louis non avrebbe mai dimenticato la prima volta che uscì di casa tenendo Harry per mano e come gliela strinse ancora più forte, orgoglioso, quando incrociarono i primi passanti per strada.

Erano tornati a vivere insieme nel loro vecchio appartamento a Londra. Esso era il loro nido, il posto che li aveva protetti dalla cattiveria del mondo, ma per quanto amassero starci, ora che tutti sapevano la verità, passavano molto più tempo fuori, alla luce del sole. Si ubriacavano di ogni sorriso e di ogni parola di supporto che ricevevano, si commuovevano quando altri ragazzi si avvicinavano timidamente a loro e li ringraziavano per aver dato loro il coraggio di esseri sinceri, con se stessi, i loro genitori e amici.

Stava andando tutto per il meglio e Louis aveva appena cominciato a lasciar credere a se stesso che i tempi bui fossero finiti, che ora che aveva Harry al sicuro tra le sue braccia, nessun ostacolo sarebbe stato troppo difficile da superare.

Poi erano arrivati il camion e quella strada innevata, e si erano presi tutti colori e la felicità di Louis.Non gli avevano lasciato nulla, si erano portati via tutto.

Perfino l’amore di Harry, delicato e puro, per lui.


 
-Ciao ragazzi, avete saputo anche voi? Harry si è svegliato!- disse avvicinandosi.

-Sì, l’abbiamo saputo- disse Niall e Louis ritrovò nei suoi occhi la stessa compassione che aveva visto nello sguardo di Anne, che ora se ne stava lì immobile, senza dire una parola.

-Non siete già entrati, vero? Perché ha perso la memoria, non si ricorda più niente e non vorrei che ci rimaneste male come è successo a me ieri quando non mi ha riconosciuto!-

-Louis, noi.. siamo già entrati- si intromise Zayn.

-E.. Harry si ricorda di noi- concluse Liam in tono mortificato, poggiando una mano sulla spalla di Louis, che lo fissò senza capire. Un’ondata di sollievo lo travolse subito poco e sorrise.

-Menomale! Vuol dire che è stata solo una perdita di memoria momentanea, Dio che sollievo, mi sono spaventato per nulla!- e quasi si sarebbe messo a ridere per quanto si sentiva leggero e rincuorato, se non fosse stato per lo sguardo desolato di Anne lì a fianco. Non staccava gli occhi dal muro, in preda a ricordi che nessuno di loro poteva vedere.

-No Louis.. Gli abbiamo parlato e..- tentò ancora Zayn. Zayn che sapeva sempre come prenderlo. Zayn che sapeva quanto Louis fosse fragile. Zayn a cui ora tremava la voce per il peso di ciò che stava per dire. -Gli abbiamo parlato e Harry.. non si ricorda di te, soltanto di te.-

-Per forza non mi ha ancora rivisto. Sono sicuro che appena mi avrà visto si ricorderà all’istante!- e fece per aprire la porta della stanza di Harry.

-No Louis, è meglio se non entri..- lo fermò Liam, mettendosi davanti a lui per impedirgli di passare.

-Ma che cazzo stai dicendo, Liam? È il mio ragazzo, o te ne sei forse dimenticato?- gli rispose furioso, senza quasi preoccuparsi di abbassare il tono di voce.

-Louis..- intervenne Gemma, e Louis non si ricordava di averla mai vista più scossa e sciupata di così. La sua voce era poco più che un sussurro, una supplica. -Harry non si ricorderà di te. Dopo quello che ci ha detto l’infermiera, la reazione che ha avuto ieri con te, pensavamo che non avrebbe riconosciuto nessuno. Invece stamattina siamo entrati e ha salutato me e mia madre per nome. A questo punto pensavamo riconoscesse solo la famiglia, ma poi sono arrivati i ragazzi e li ha salutati uno ad uno, chiedendo loro come stavano.- Louis la stava a sentire attonito, rifiutandosi di credere che fosse tutto vero. -A quel punto allora gli abbiamo fatto vedere una tua foto, pensando che avrebbe detto subito il tuo nome, eravamo quasi sorpresi che non avesse ancora notato la tua assenza..-

-E invece?- chiese Louis impaziente, aggrappandosi al muro dietro di lui, per trovare la forza di ascoltare, e reggere, la risposta che Gemma stava per dargli.

-E invece ha detto solo “È lo stesso ragazzo che è venuto qui ieri, finché gli infermieri non l’hanno dovuto mandare via. Non ho idea di chi sia”. Mi dispiace, Louis..- mormorò Gemma, allungando una mano per confortarlo.

Ma Louis non la vedeva più. Si era accasciato a terra, sotto il peso di quella rivelazione così assurda, quasi ridicola, senza senso.

-Gli avete detto altro? Gli avete parlato di noi?- chiese, non riuscendo quasi a riconoscere la sua stessa voce.

-No, pensavamo che avresti voluto farlo tu.. Gli abbiamo mostrato solo qualche modo della band per fargli vedere che ne fai parte anche tu- rispose Niall.

-Continuava a dire che eravamo solo in quattro e pensava che lo stessimo prendendo in giro..- finì per lui Zayn.

-Fatemelo vedere- disse poi Louis, riaprendo lentamente gli occhi e accumulando in una parte del suo cervello tutte le informazioni che gli erano appena stata date, perché sapeva che se si fosse messo a riflettere ora, non si sarebbe più rialzato da quelle fredde piastrelle a quadretti bianchi e blu.

-Non credo che sia il caso. Si è appena svegliato dopotutto, lasciamogli ancora qualche giorno..- protestò Liam.

-Come puoi dire questo, Liam? Proprio tu che dovresti capire!- e Liam arrossì sotto il peso di quelle accuse. Era Liam quello da cui Louis era sempre andato a cercare aiuto all’inizio della loro storia, quando le cose tra Louis e Harry ancora erano perennemente incerte e in bilico.

-Lascialo passare Li, ha il diritto di vederlo, più di tutti noi..- lo aiutò Zayn.

-Va bene, ma promettimi che non farai altre scenate!- rispose Liam, e dopo un cenno d’assenso di Louis, si scostò per lasciarlo passare.

-Vuoi che entri qualcuno con te, Lou?- gli chiese Niall.

-Anne, per favore- e in un attimo lei si riscosse dallo stato di trance in cui era caduta e fu al suo fianco. Gli prese la mano per fargli coraggio e aprì la porta per entrambi.

Harry era seduto a letto, con il computer portatile aperto sulle gambe. Nonostante la camicia da notte a pallini blu e i capelli disordinati, a Louis mancò il fiato per quanto era bello. Era ancora un po’ pallido e le labbra erano decisamente meno rosee del solito, ma era sempre Harry. Vivo. Sano. C’era aria nei suoi polmoni e il sangue stava scorrendo nelle sue vene. Al resto si sarebbe trovato rimedio.

Non tutto, forse, era perduto.

-Ciao mamma!- esclamò Harry quando la vide entrare -Non puoi capire il putiferio che è scoppiato su Twitter quando ho scritto che mi sono svegliato! Non avevo mai ricevuto così tanti messaggi di affetto in vita mia!-

Si che li hai ricevuti, pensò Louis. Quando hai detto a tutti che mi amavi.

-È bellissimo tesoro- gli disse Anne facendogli una carezza -te lo dicevo che non si sarebbero dimenticati di te!-

-Appena torno a casa e mi tolgo questo sacco di patate che mi hanno costretto a mettere, voglio fare una twitcam per ringraziare tutti!-

-Certo tesoro, sono sicura che lo apprezzeranno molto. Ora però, se ne hai voglia, c’è una persona che è venuta a salutarti..- e un lieve tremolio della voce rischiò di tradire il calore del suo sorriso.

-Va bene- rispose Harry curioso, e in quel momento Louis rivide in lui un flash dell’uomo gentile e disponibile di cui era innamorato. Il sorriso cordiale però si spense sulle labbra di Harry appena capì di chi si trattava.

-Oh, sei tu..- disse piano. Sembrava deluso, o forse infastidito e Louis non ebbe la forza di fermarsi a soppesare i due aggettivi per decider quali dei due sarebbe stato il peggiore.

-Sono io- rispose Louis, senza però azzardarsi a fare un solo passo verso di lui. Dopo la scenata di ieri, aveva paura che Harry temesse la sua vicinanza tanto quanto Louis temeva un suo rifiuto.

-Perché non ti siedi?- gli chiese senza guardarlo, indicando con gli occhi la sedia vuota di fianco al suo letto.

Louis ringraziò Dio per quel primo accenno di disponibilità e si sedette vicino a lui, tenendo le mani strette intorno alle sue ginocchia così che non gli venisse la tentazione di toccare quelle di Harry.

Gettò un’ultima occhiata ad Anne, che si era spostata vicino alla finestra per lasciare loro un po’ di privacy. Lei gli sorrise incoraggiante e Louis tornò a guardare Harry.

Chiuse per un istante gli occhi, per decidere cosa dire. Harry faceva parte della sua vita da così tanto tempo, che era difficile pensare alla parola inizio. Non riusciva a ricordarsi quei giorni in cui la parola Harry non suonava familiare sulle sue labbra e non era altro che il nome del ragazzino che stava giocando nel giardino della casa in fondo alla strada.

Quando Louis riaprì gli occhi, Harry stava giocherellando con il bordo del copriletto, deciso a non guardarlo in faccia. Louis allora inspirò profondamente e cominciò a parlare, per spiegargli quello che pensava non si sarebbe mai dovuto trovare a mettere in discussione.

Il loro amore.

 

Spazio autrice:

Ciao a tutti! Il trasferimento in Inghilterra è andato a buon fine, e ora che mi sono finalmente sistemata, ho tirato fuori questo primo capitolo che avevo scritto già da un po', e dopo avergli dato una bella spolverata, eccolo qui per voi, pronto da leggere.
Dopo qualche one shot, ho iniziato a sentire la mancanza di scrivere una storia più lunga. Mi mancava dipingere un profilo di Harry e Louis e portarlo avanti con continuità, facendolo crescere, e maturare, ad ogni capitolo.
L'idea per questa storia mi è venuta guardando il film "The Vow", con la splendida Rachel McAdams. La situazione all'inizio è la stessa, ma col proseguire della storia la mia prenderà un corso tutto suo, prendendo le distanze da quella che è concretamente la trama del film. Personalmente sono sempre stata attratta dalle tematiche legate alla memoria, alla perdita dei ricordi, al tornare indietro nel tempo, eccetera e questa storia è il risultato di questo interesse, un po' contorta, ma (spero) che vale la pena leggere.
Come sempre spero nei vostri commenti e la mia inbox è aperta a qualsiasi tipo di critica, giudizio o suggerimento.
Non so dire con esattezza quando metterò il secondo capitolo, perchè dipende in gran parte dal riscontro che avrà il primo, quindi se vi piacerebbe continuare a leggere questa storia, vi prego di farmelo sapere e non esiterò a pubblicare con regolarità!
Che altro dire se non grazie per essere arrivati fin qui?? A presto, un bacio!

Marta
   
 
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