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Autore: ciuiciui    22/03/2008    10 recensioni
Shikamaru ha la brillante idea di invitare Temari a casa sua per il pranzo , ma si sa, le donne...
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un sentito grazie a Lupus, per avermi betato questa modesta oneshot.

A pranzo dai tuoi

di ciuiciui


Fra uomo e donna non può esserci amicizia.
Vi può essere passione, ostilità, adorazione, amore …
ma non amicizia.

(Oscar Wilde)



Una figura alta con un certo bizzarro codino e un giubbotto verdolino camminava accigliata per le strade di Konoha sotto il caldo sole di mezzogiorno e mezzo assieme ad una kunoichi alta e bionda. Le due figure si richiusero il cancello alle loro spalle chiudendo il campo di addestramento ispezionato per l’esame dei Chuunin.
Un leggero vento spazzava la strada e rendeva l’atmosfera gradevole.
Il cielo, in prima mattinata terso e color azzurro intenso, era ora turbato da qualche nuvola bianca, portata dalla brezza.

“Shikamaru ci vediamo attorno alle quattro, dobbiamo parlare della seconda prova.”rispose Anko Mitarashi.
“Ok, a oggi pomeriggio.” salutò il Chuunin mentre si portava alla bocca una mezza sigaretta.

“Anche per oggi abbiamo finito Tem ... ” sospirò il ragazzo espirando il fumo con gesto rilassato.
“Già. Quelle due squadre di Genin che mi ritrovo sono allucinanti e certamente Ibiki Morino non scherza per niente.” constatò Temari menzionando la prima prova che aveva avuto luogo.
“Già... come sempre, davvero un vecchio lupo.”
“Al mio primo esame era stato, se possibile, ancor più inflessibile... non mi ha regalato alcunché, vero Nara?” ammiccò in direzione dello shinobi che si era meritato il titolo con un esame incompleto.
Con uno sbuffo secco e accigliato Shikamaru liquidò Temari, la quale fece una faccia infantile della serie “io- sono -già -Jonin -e -tu-no.”
“Sorvegliare due posti contemporaneamente non mi è affare congeniale ma alla prima prova dovevo assistere.”
Al discorso di Temari, Shikamaru ricambiò con uno sguardo languido e pieno di noia, prima di sbuffare e di mettersi le mani in tasca.
“Cambiando discorso... ho fame” esclamò lo shinobi infastidito.
“Dove vuoi andare a pranzare?” chiese la longilinea kunoichi bionda al suo fianco.
“Non lo so: io me ne vado a casa.” Disse Shikamaru pigro e noncurante.
“Non vorrai certo abbandonarmi qui sola per pranzare, voglio sperare.” Ironizzò la ragazza.
“Vieni a casa mia allora...” tentennò lo shinobi.
“Cos’è vuoi annunciare il tuo fidanzamento ai tuoi genitori? Perché in questo caso... la risposta è no”
“Ma chi ti vuole come fidanzata!”
“Comunque sia, dopo mangiato voglio un po’ riposarmi.” Argomentò il ragazzo non troppo convinto.
“Che poeta!” ironizzò la ragazza scoccando un’occhiata furiosa al Chuunin accanto a sé.

Pigro, svogliato.
Così era Shikamaru Nara che avrebbe preferito di gran lunga le gioie dell’ozio rispetto a quelle dell’amore e delle ragazze. Temari era una seccatura, e come amava ripetere in un ritornello un po’ monotono, mendekuse, un fastidio.

“Beh, non ti azzardare a lasciarmi sola.” minacciò Temari che evidentemente non calcolava l’importanza del riposino di Shikamaru dopo pranzo.
“Va bene.”
“Che seccatura le donne! Avete sempre bisogno della balia” mugugnò tra sé ma in modo percettibile.
“Ehi, ti ho sentito”

“Dai sul serio, se ti fa piacere...” disse posando particolare enfasi sulle ultime quattro soffiate scandendone bene ogni consonante e vocale .

“Eh cos’è questo slancio di generosità Nara?” chiese stranita la ragazza.
“Beh hai fame e io sono stanco, mi sono dimenticato il borsellino per il ramen” borbottò con frasette sconnesse.
“Ehm ehm” tossicchiò la kunoichi. “Grazie per l’invito galante!” ironizzò la ragazza.
“Sei un povero pezzente, Nara. Ma se vuoi...” disse Temari facendo gesto di infilarsi la mano in tasca, per prendere il borsellino.

“Oggi ho dovuto anche ricalcolare l’area da utilizzare la prossima volta. La Mitarashi quando ci si mette sa essere più petulante di te. E credimi…” Sospirò il Nara con fare melodrammatico.
Shikamaru lasciò interdetta e basita Temari, ricalcando con estrema teatralità la sua tortura quotidiana, al che lei ritrasse la mano dalla tasca.
“Quanto vittimismo! Sei tu che l’altra volta al posto di calcolarla hai fatto il pagliaccio, ti sei messo a fumare e a fare lo sciocco sotto l’albero.”

“C’era anche qualcun altro che mi ha distratto.” Rispose laconico Shikamaru.
“Ah sì certo, come no!”

“Certo... ”
Nara riprenditelo se ci riesci...” fece eco Shikamaru scimmiottando Temari con un foglio in mano.
Nara vediamo se hai le così denominate per togliermelo! Sono una Jonin IO!” continuò impassibile Shikamaru nella sua orrenda imitazione, simulando le parole arroganti e sgraziate della kunoichi sorella del famoso Kazekage.
Oh ti prego Temari! Restituiscimi il foglio, ti prego!” piagnucolò lei per risposta irritando ancor più lo shinobi.


Erano una coppia strana.
Si erano ritrovati a collaborare forzatamente e davano l’idea di detestarsi. L’una accusava l’altro a colpi di piagnone e “cry-baby” mentre lui preferiva, il più delle volte, soprassedere, magari con qualche borbottio sommesso sussurrando un “che seccatura”. Eppure il delegato per gli esami dei Chuunin, Shikamaru Nara, e la Jonin in ambasceria da Suna, Sabaku no Temari, erano argomento di pettegolezzo di mezza Konoha.

“Guarda che possiamo andare tranquillamente da Ichiraku” rispose maleducatamente la ragazza tirando il borsellino fuori dalla tasca e interrompendo quel teatrino.
“Non sia mai che abbia debito con te” disse Shikamaru mentre si stiracchiava la schiena.

“E poi Ichiraku non fa che chiedermi di Naruto. S’impiccia anche di noi due se lo vuoi sapere. Mi chiede... se mi sto dando da fare!”sussurrò imbarazzato con un soffio, misto a uno sbuffo di falsa noia.
“C-cosa?”chiese Temari mentre scoppiava a ridere in una fragorosa risata.
“L’altra volta quando eri con i tuoi Genin.” Sussurrò conciso lo shinobi.

“Che illuso. Si sbaglia di grosso.”
“Da parte mia di sicuro sì.”
“Beh Nara, non pensare che io perda le bave per te. Anzi mi sei solamente comodo.” Farfugliò la ragazza con un colorito indefinito visibile sulle sue gote.

Calò un silenzi, mentre continuavano a camminare, e il caldo si faceva ancora sentire . I grilli e le cicale sembravano dare sfoggio delle loro doti canore per l’elevata temperatura.
“Che caldo! Quanto manca a casa tua?”chiese la sorella del Kazekage.
“Allora ti sei autoinvitata...” sbuffò con un gesto secco il fumo caldo .
“Cosa, dove? Sei stato tu!” ruggì Temari mentre sollevava l’avambraccio e si tirava su la manica violacea, per assestargli un bel pugno.
“Dai dai... scherzavo!”
"o simle'ta meglio ' “Comunque...”pose enfasi sulle parole per sviare il discorso “… non manca molto al Clan” rispose Shikamaru prendendo l’ennesima stradina a sinistra.


“Ne avremo ancora per molto con questi esami?”chiese la kunoichi.
“Mah... Per quel che mi riguarda, posso solo dire che meno durano, meno mi stanco. Comunque le prove definitive saranno minimo fra un mese.”.
“Che seccatura!”
“Non dirlo a me che ti devo persino sopportare!” ironizzò il Nara.
“Non ho conosciuto uno shinobi più maleducato, pigro, arrogante e insolente di te. Devi portarmi rispetto Mr. cry-baby”
“Sei peggiore di mia madre, tu...”
“Oh siamo arrivati!”
In effetti, camminando avevano esaurito le chiacchiere e si erano ritrovati davanti al grande portone che portava al clan Nara.
“’Giorno figliolo” lo accolse la voce profonda di Shikaku.
“Ciao pa’ ...” salutò Shikamaru con un mezzo cenno della mano.
“Salve Temari”
“Buon giorno a lei” si atteggiò educatamente la kunoichi bionda.
“Entrate che è quasi pronto in tavola.” Li invitò suadentemente lo shinobi mentre si scostava dal muro dove era appoggiato. Buttò la sigaretta esaurita per terra e la spense con un gesto dei suoi stivaletti.

La casa era irraggiata dal sole dell’una e l’atmosfera era piacevolmente soffusa. Faceva effettivamente un po' caldo.
“Salve ragazzi!” salutò di rimando la signora Nara mentre Temari e Shikamaru si stavano togliendo gli stivaletti.
“Buon giorno signora Nara”
“Ciao mamma”
“Ciao...tu devi essere Temari!” esclamò la madre di Shikamaru al che sia il ragazzo sia la kunoichi di Suna provarono una fitta di vergogna. Il tono materno della madre era come festoso, come se Shikamaru avesse invitato Choji Akimichi dopo l’Accademia.
“Mamma non siamo all’asilo! ” le ruggì nell’orecchio Shikamaru vedendo Temari che si allontanava, fatta accomodare da Shikaku, il padre di Shikamaru.

“... qui c’è il giardino, là il recinto dei cervi...” la voce di Shikaku aveva assunto un fare da guida turistica mentre Shikamaru ancora guardava bieco Yoshino.
“Mamma per cortesia... tu non sai com’è quella là” indicò la kunoichi che in compagnia di Shikaku era in giardino a rimirare le piante.

“Oh sì, invece! Ho già visto che è un bel tipetto! Sarà che tu assomigli a tua padre...” rispose Yoshino con un sorriso velato.
“Smettila di sorridere così. Se stai macchinando qualcosa, beh, toglitelo dalla testa qualunque cosa sia!” ripose con una minaccia Shikamaru.
“Oh oh”gongolò dalla gioia la madre.
“Va bene, forza è quasi pronto. Valla a chiamare.”
Shikamaru accigliato più che mai da quella scaramuccia con la madre si diresse verso la finestra.
“Tem è pronto, vieni. E anche tu papà.”

“Sì figliolo, le stavo giusto dicendo che i nostri avi hanno inventato la tecnica dello strangolamento dell’ombra.”
“Che argomento noioso.” Commentò Shikamaru.
“No, nient’affatto.” Commentò acida Temari che sembrava essere di ben altro avviso.
I due si guardarono un po’ in cagnesco ma provvidenziale, Shikaku annunciò che aveva sete e fame e invitò i due litiganti a entrare.
“Smettila di guardarmi così.”
“Smettila di fare la lecchina con mio padre.” Gli soffiò nell’orecchio Shikamaru.
“Io non faccio con nessuno la lecchina. Smettila di essere isterico!”

“Forza sedetevi!” sorrise forzatamente Yoshino, sistemando sotto il sedere della Jonin di Suna il panchetto.
“Bene, oggi fa parecchio caldo. Vi ho preparato un piatto di sashimi.” esclamò Yoshino portando in tavola le vivande.
“Prego tesoro, prendine quante ne vuoi.” Riversò nel piatto di Temari quante più porzioni poteva, in uno slancio di generosità con un sorriso da ebete stampato sulle labbra.
“No grazie, può bastare così. Grazie signora Nara.” Rispose educatamente la kunoichi di Suna.
“No cara, chiamami Yoshino.”

In quel preciso istante, Shikamaru, con un gesto disperato, si nascose la faccia dietro le mani diafane e longilinee, per celare la sua indolenza e la sua impazienza davanti a quelle sceneggiate patetiche di sua madre.
“Tu Shikamaru... forza.” disse, facendo altrettanto con il figlio.

Quando Yoshino fu a posto, i quattro commensali si sistemarono in posizione comoda sui loro piccoli panchetti di legno, all’unisono staccarono le piccole bacchette nere le une dalle altre.

“Allora cara, come ti sembra?”chiese titubante Yoshino a Temari, interpellandola per un parere sul cibo che sapeva già aver fatto nel migliore dei modi.
“Buonissimo! A Suna il pesce non si può mangiare tutti i giorni, non ci arriva spesso.”.
“Oh, capisco. Anche qui non è molto reperibile ma ogni tanto ce lo possiamo anche concedere, giusto?”
Al fianco di Temari, Shikamaru continuava a mangiare silenzioso, poggiato sul palmo della mano sinistra.

“Allora come vanno gli esami dei Chuunin?” chiese restando sul vago con un crescendo di curiosità la signora Nara.
“Oh, bene” rispose evasivo Shikamaru.
“Direi che abbiamo cominciato bene, i miei Genin sono un po’ pestiferi, però siamo alloggiati bene. Si sta bene qui a Konoha.” Costatò Temari.

Il giovane Nara che era seduto affianco la kunoichi di Suna le mandò uno sguardo assassino. Si stava beatamente facendo vedere da sua madre, solo per farsi rinvitare. Maledetta lecchina. Oh gliel’avrebbe fatta pagare a Temari, oh sì.
“Tu Shikamaru non dici niente?”chiese Shikaku, curioso.
A forza Shikamaru parlò e, con poche parole, si scagliò in un’invettiva contro Anko che lo aveva costretto a lavorare il doppio

“Shikamaru è abituato a fare bene ciò che gli è assegnato subito. Se la cosa non gli riesce, s’innervosisce.” spifferò sottovoce a titolo informativo Yoshino a Temari.
“Mamma guarda che ti sento!”
“Sì, secondo me fa male a prendersela così.”
Shikamaru rigettò addosso a sua madre un’occhiata assassina.

“Comunque Temari cara, c’è il dolce!”
“Oh splendido.”
“E comunque mi manca solamente la voglia.” affermò Shikamaru che, oramai, era allegramente ignorato da tutti.

Sul piattino per il dessert la signora Nara aveva portato certe palline di gelato bianche e rosa, dall’aria deliziosa.

“Allora ...” con una voce più asciutta del solito fece preambolo.
“Quand’è che vi sposate?” chiese ancor più laconica Yoshino.

Shikamaru fu certo che quella pallina di gelato alla fragola avesse preso la strada sbagliata, e che, al posto della faringe, avesse preso la laringe. Cominciò a tossire convulsamente, poiché solo l’argomento lo faceva star male.
“Figliolo bevi un po’” gli offrì premurosa Yoshino non dimenticandosi della domanda in precedenza posta.

Al che Temari con una mossa saggia, diede una pacca sulla schiena del giovane shinobi che quasi non lo ammazzò del tutto.

Suo padre con un sorrisetto sulle labbra si nascose il viso tra le mani, mentre suo figlio era intrappolato dalle donne.
“Va meglio tesoro?”chiese arruffata la donna mentre spasmodicamente contraeva le mani.
“Sì ...”

“Beh signora, una cosa alla volta ...” sorrise la sorella del Kazekage.
“Che cosa stai dicendo tu?” chiese irriverente Shikamaru a Temari.

“Oh Shikaku guardali! Mi ricordano tanto noi due quando eravamo giovani!” al che si sciolse in mille moine gettandosi nelle braccia di Shikaku.
Shikaku guardò bieco Shikamaru come un ammonimento. “Non far la mia stessa fine” sembrava volergli dire.

Con un gesto istintivo Temari fece la stessa cosa e abbracciò Shikamaru.
“Che cosa stai facendo?” rispose lo shinobi tutto rosso e imbarazzato da quel gesto istintivo e inaspettato.*
“Mollami! Si può sapere che stai facendo?”

“I - io, no, niente!Stavo controllando che il gelato non ti fosse andato troppo per traverso! Comunque tra noi non c’è niente! Siamo solo amici sì, ecco solo amici!” Temari farfugliò qualche verbo sconnesso. Si staccò immediatamente, nemmeno lei capendo bene cosa le fosse preso. Assunse sulle gote una colorazione porporina, andante al verde di fronte alla vista del gelato.
“I - io non ne ho più voglia...” respinse la coppetta di fronte a lei, sentendo una sorta di nausea assalirla.

“Temari, Shikamaru...” sospirò ridacchiando Shikaku.


“Forse Tem, conviene andare. Fra circa mezz’ora abbiamo una riunione con Ibiki e Anko.”
“Così presto? Ma sono solamente le due!” esclamò Yoshino in preda ad un evidente dispiacere.
“Sì, ecco, infatti! Alle due e mezzo bisogna essere là.”

“Sì, anch’io ho da controllare i miei Genin...” rispose Temari non del tutto convinta.
“Ma nemmeno per un bicchierino di Sakè? Per un caffè? Niente?” Yoshino chiedeva in un climax disperato, dove ad ogni risposta, Temari e Shikamaru sembravano uccidere la giovane madre.
“Va bene, via per il caffè.”

Gongolante Yoshino si diresse verso la cucina e cominciò a trafficare con la moka del caffè.

“Vi conviene darvela a gambe finché siete in tempo. “sussurrò Shikaku ai due lì rimasti.
“Quella sarebbe capace di mettere del sonnifero nel caffè e farvi dormire insieme. E’ convinta che siate una coppia perfetta.”.
I due shinobi adibiti agli esami dei Chuunin si scambiarono un cenno d’assenso.
“Signor Nara, io vado in bagno, mi può indicare dov’è?”chiese ad alta voce la Jonin di Suna.
“Certo! In fondo a destra!”disse indicando il corridoio con un sorriso ottimista dipinto sulle labbra.
Shikamaru in quel mentre stava sgattaiolando verso la porta d’ingresso e, mentre sua madre di spalle non lo vedeva, uscì.
Shikaku rimase attonito a godersi lo spettacolo.

Un sommesso - toc toc - stette a indicare che qualcuno stava bussando alla porta e fece capire a Shikaku immediatamente il piano del figlio.
E in fatti andando ad aprire, si ritrovò Anko Mitarashi fuori dalla porta.
“Papà reggi il gioco!”digrignò la copia della Special-Jonin fuori dalla porta.
“Eh salve, sono qui perché Shikamaru Nara e Sabaku no Temari sono in netto ritardo.” Prese ad indicare il polso sinistro, manchevolmente sprovvisto di orologio.
“Sì certo arriviamo subito.” Ammiccò un mezzo occhiolino Temari in direzione di Anko.
“Shika, chi è?” sentirono chiamare la Nara dalla cucina.
“No, è Anko. Sta portando via i due ragazzi.”

L’Anko-Shikamaru che in quel mentre si era sdoppiata in una copia del rampollo di casa Nara, aveva raccontato a una Yoshino diffidente con ancora la moka grondante d’acqua in mano, di come stessero andando gli esami dei Chuunin.
E anche a lei era stato offerto del caffè.
Temari sorpassò Yoshino e Shikaku che erano sull’uscio di casa e uscì, unendosi a Shikamaru e alla sua copia.
Il suo piano si era svolto come previsto.

“Va beh Anko, mi ha fatto proprio piacere vederti. Ti darei una mano, ma come vedi, le ho bagnate e...”.
“No Yoshino, non ti preoccupare. L’importante è che Shikamaru e Temari ci raggiungano al più presto! E’ urgente.” Sorrise con ipocrisia la copia di Anko.
“Sì sì certo. Vai pure!”

“Salve signor... ehm Yoshino!”equivocò Temari sulla soglia della porta di casa Nara.
“Ciao Temari torna a trovarmi, mi raccomando!”

“Ciao Shika! Un bacetto non lo dai alla tua mamma?”chiese.
Shikamaru con vergogna e con paura d’essere scoperto, non osò avvicinarsi.
“Per piacere, mamma” disse la copia dello Shinobi, allontanandosi di un passo indietro.

“E’ talmente vergognoso!” Ma in quel momento, Yoshino inavvertitamente diede una pacca troppo forte alla spalla d’ombra della copia del figlio che, con un sereno tonfo, svanì all’istante.
“Oh oh... sono guai.” Esclamò ad alta voce Shikaku mentre prendeva a ridacchiare.

Temari guardò stranita Shikamaru e incontinente si lasciò scappare un “Oh oh” dal tono spaventato.

Shikamaru afferrò per la mano Temari e si misero a correre, a correre forte.
“Screanzato vieni qua! Non ti ho insegnato io a mentire a tua madre, sai?”.

“Dai Yoshino vieni dentro e non fare scenate isteriche.” Disse saggiamente il suo consorte, richiamandola indietro per i pochi metri fatti lanciata all’inseguimento.
“Infondo anche loro vorranno godersi i loro momenti d’intimità…”alluse Shikaku.

“Oh sì certo! Quando tornerà a casa dopo il lavoro, lo avrà sì, il suo momento d’intimità !” esclamò arrabbiata sbatacchiando uno strofinaccio non proprio lindo.


“Tua madre sarà furiosa!” constatò Temari.
“Pazienza. A parte la corsa, non mi è costato questo gran dispendio di energia.”


Si fermarono presso l’ombra di un ciliegio che in quel periodo stava dando sfoggio dei suoi succosi frutti color rosso vivo.
Si adagiarono dietro al fusto dell’enorme albero, lontani da sguardi indiscreti.

“C-cosa stai facendo?”chiese confusa Temari.
“Mi sembra che abbiamo qualcosa da riprendere, tu cosa dici?”

FINE

* Quando vediamo una cosa a volte capita di volerla imitare. Sono i "neuroni specchio". Potete capire il perché del nome!!XD
Ovviamente è una reazione inconscia e non controllabile dalla volontà!

Ehilà, sono tornata a pubblicare, avete visto?
Una Shika/Tema tutta per voi!

^^

Io amo questi due insieme! Ma ho scoperto di amare Yoshino. Mi immagino sempre le furiose litigate in casa Nara … mentre magari lei strilla a Shikamaru di riordinare la stanza! Oddio, che sto farneticando! XD

Un bacione a tutti quelli che l’anno letta!

*Chiara*

  
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