Un
sentito grazie a Lupus, per avermi betato questa modesta oneshot.
A pranzo dai tuoi
di
ciuiciui
Fra uomo e donna non
può
esserci amicizia.
Vi può essere passione,
ostilità, adorazione, amore …
ma non amicizia.
(Oscar Wilde)
Una figura alta con un certo bizzarro codino e un giubbotto verdolino
camminava
accigliata per le strade di Konoha sotto il caldo sole di mezzogiorno e
mezzo
assieme ad una kunoichi alta e bionda. Le due figure si richiusero il
cancello
alle loro spalle chiudendo il campo di addestramento ispezionato per
l’esame
dei Chuunin.
Un leggero vento spazzava la strada e rendeva l’atmosfera
gradevole.
Il cielo, in prima mattinata terso e color azzurro intenso, era ora
turbato da
qualche nuvola bianca, portata dalla brezza.
“Shikamaru
ci
vediamo attorno alle quattro, dobbiamo parlare della seconda
prova.”rispose
Anko Mitarashi.
“Ok, a oggi pomeriggio.” salutò il
Chuunin mentre si portava alla bocca una
mezza sigaretta.
“Anche per oggi abbiamo finito Tem ... ”
sospirò il ragazzo espirando il fumo
con gesto rilassato.
“Già. Quelle due squadre di Genin che mi ritrovo
sono allucinanti e certamente Ibiki
Morino non scherza per niente.” constatò Temari
menzionando la prima prova che
aveva avuto luogo.
“Già... come sempre, davvero un vecchio
lupo.”
“Al mio primo esame era stato, se possibile, ancor
più inflessibile... non mi ha
regalato alcunché, vero Nara?” ammiccò
in direzione dello shinobi che si era
meritato il titolo con un esame incompleto.
Con uno sbuffo secco e accigliato Shikamaru liquidò Temari,
la quale fece una
faccia infantile della serie “io- sono -già -Jonin
-e -tu-no.”
“Sorvegliare due posti contemporaneamente non mi è
affare congeniale ma alla
prima prova dovevo assistere.”
Al discorso di Temari, Shikamaru ricambiò con uno sguardo
languido e pieno di
noia, prima di sbuffare e di mettersi le mani in tasca.
“Cambiando discorso... ho fame” esclamò
lo shinobi infastidito.
“Dove vuoi andare a pranzare?” chiese la longilinea
kunoichi bionda al suo
fianco.
“Non lo so: io me ne vado a casa.” Disse Shikamaru
pigro e noncurante.
“Non vorrai certo abbandonarmi qui sola per pranzare, voglio
sperare.” Ironizzò
la ragazza.
“Vieni a casa mia allora...” tentennò lo
shinobi.
“Cos’è vuoi annunciare il tuo
fidanzamento ai tuoi genitori? Perché in questo caso...
la risposta è no”
“Ma chi ti vuole come fidanzata!”
“Comunque sia, dopo mangiato voglio un po’
riposarmi.” Argomentò il ragazzo non
troppo convinto.
“Che poeta!” ironizzò la ragazza
scoccando un’occhiata furiosa al Chuunin
accanto a sé.
Pigro, svogliato.
Così era Shikamaru Nara che avrebbe preferito di gran lunga
le gioie dell’ozio
rispetto a quelle dell’amore e delle ragazze. Temari era una
seccatura, e come
amava ripetere in un ritornello un po’ monotono, mendekuse,
un fastidio.
“Beh, non ti azzardare a lasciarmi sola.”
minacciò Temari che evidentemente non
calcolava l’importanza del riposino di Shikamaru dopo pranzo.
“Va bene.”
“Che seccatura le donne! Avete sempre bisogno della
balia” mugugnò tra sé ma in
modo percettibile.
“Ehi, ti ho sentito”
“Dai sul serio, se ti fa piacere...” disse posando
particolare enfasi sulle
ultime quattro soffiate scandendone bene ogni consonante e vocale .
“Eh
cos’è questo slancio di generosità
Nara?” chiese
stranita la ragazza.
“Beh hai fame e io sono stanco, mi sono dimenticato il
borsellino per il ramen”
borbottò con frasette sconnesse.
“Ehm ehm” tossicchiò la kunoichi.
“Grazie per l’invito galante!”
ironizzò la
ragazza.
“Sei un povero pezzente, Nara. Ma se vuoi...” disse
Temari facendo gesto di
infilarsi la mano in tasca, per prendere il borsellino.
“Oggi ho dovuto anche ricalcolare l’area da
utilizzare la prossima volta. La
Mitarashi quando ci si mette sa essere più petulante di te.
E credimi…” Sospirò
il Nara con fare melodrammatico.
Shikamaru lasciò interdetta e basita Temari, ricalcando con
estrema teatralità
la sua tortura quotidiana, al che lei ritrasse la mano dalla tasca.
“Quanto vittimismo! Sei tu che
l’altra
volta al posto di calcolarla hai fatto il pagliaccio, ti sei messo a
fumare e a
fare lo sciocco sotto l’albero.”
“C’era anche qualcun altro che mi ha
distratto.” Rispose laconico Shikamaru.
“Ah sì certo, come no!”
“Certo... ”
“Nara riprenditelo se ci riesci...”
fece eco Shikamaru scimmiottando
Temari con un foglio in mano.
“Nara vediamo se hai le così denominate
per togliermelo! Sono una Jonin
IO!” continuò impassibile Shikamaru
nella sua orrenda imitazione, simulando
le parole arroganti e sgraziate della kunoichi sorella del famoso
Kazekage.
“Oh ti prego Temari! Restituiscimi il foglio, ti
prego!” piagnucolò lei
per risposta irritando ancor più lo shinobi.
Erano una coppia strana.
Si erano ritrovati a collaborare forzatamente e davano l’idea
di detestarsi.
L’una accusava l’altro a colpi di piagnone e
“cry-baby” mentre lui preferiva,
il più delle volte, soprassedere, magari con qualche
borbottio sommesso
sussurrando un “che seccatura”. Eppure il delegato
per gli esami dei Chuunin,
Shikamaru Nara, e la Jonin in ambasceria da Suna, Sabaku no Temari,
erano
argomento di pettegolezzo di mezza Konoha.
“Guarda che possiamo andare tranquillamente da
Ichiraku” rispose
maleducatamente la ragazza tirando il borsellino fuori dalla tasca e
interrompendo quel teatrino.
“Non sia mai che abbia debito con te” disse
Shikamaru mentre si stiracchiava la
schiena.
“E poi Ichiraku non fa che chiedermi di Naruto.
S’impiccia anche di noi due se
lo vuoi sapere. Mi chiede... se mi sto dando da
fare!”sussurrò imbarazzato con
un soffio, misto a uno sbuffo di falsa noia.
“C-cosa?”chiese Temari mentre scoppiava a ridere in
una fragorosa risata.
“L’altra volta quando eri con i tuoi
Genin.” Sussurrò conciso lo shinobi.
“Che illuso. Si sbaglia di grosso.”
“Da parte mia di sicuro sì.”
“Beh Nara, non pensare che io perda le bave per te. Anzi mi
sei solamente comodo.”
Farfugliò la ragazza con un colorito indefinito visibile
sulle sue gote.
Calò un silenzi, mentre continuavano a camminare, e il caldo
si faceva ancora
sentire . I grilli e le cicale sembravano dare sfoggio delle loro doti
canore
per l’elevata temperatura.
“Che caldo! Quanto manca a casa tua?”chiese la
sorella del Kazekage.
“Allora ti sei autoinvitata...” sbuffò
con un gesto secco il fumo caldo .
“Cosa, dove? Sei stato tu!” ruggì Temari
mentre sollevava l’avambraccio e si
tirava su la manica violacea, per assestargli un bel pugno.
“Dai dai... scherzavo!”
“Comunque...”pose enfasi sulle parole per sviare il
discorso “… non manca
molto al Clan” rispose Shikamaru prendendo
l’ennesima stradina a sinistra.
“Ne avremo ancora per molto con questi
esami?”chiese la kunoichi.
“Mah... Per quel che mi riguarda, posso solo dire che meno
durano, meno mi
stanco. Comunque le prove definitive saranno minimo fra un
mese.”.
“Che seccatura!”
“Non dirlo a me che ti devo persino sopportare!”
ironizzò il Nara.
“Non ho conosciuto uno shinobi più maleducato,
pigro, arrogante e insolente di
te. Devi portarmi rispetto Mr. cry-baby”
“Sei peggiore di mia madre, tu...”
“Oh siamo arrivati!”
In effetti, camminando avevano esaurito le chiacchiere e si erano
ritrovati
davanti al grande portone che portava al clan Nara.
“’Giorno figliolo” lo accolse la voce
profonda di Shikaku.
“Ciao pa’ ...” salutò
Shikamaru con un mezzo cenno della mano.
“Salve Temari”
“Buon giorno a lei” si atteggiò
educatamente la kunoichi bionda.
“Entrate che è quasi pronto in tavola.”
Li invitò suadentemente lo shinobi
mentre si scostava dal muro dove era appoggiato. Buttò la
sigaretta esaurita
per terra e la spense con un gesto dei suoi stivaletti.
La casa era irraggiata dal sole dell’una e
l’atmosfera era piacevolmente
soffusa. Faceva effettivamente un po' caldo.
“Salve ragazzi!” salutò di rimando la
signora Nara mentre Temari e Shikamaru si
stavano togliendo gli stivaletti.
“Buon giorno signora Nara”
“Ciao mamma”
“Ciao...tu devi essere Temari!” esclamò
la madre di Shikamaru al che sia il
ragazzo sia la kunoichi di Suna provarono una fitta di vergogna. Il
tono
materno della madre era come festoso, come se Shikamaru avesse invitato
Choji
Akimichi dopo l’Accademia.
“Mamma non siamo all’asilo! ” le
ruggì nell’orecchio Shikamaru vedendo Temari
che si allontanava, fatta accomodare da Shikaku, il padre di Shikamaru.
“... qui c’è il giardino, là
il recinto dei cervi...” la voce di Shikaku aveva
assunto un fare da guida turistica mentre Shikamaru ancora guardava
bieco
Yoshino.
“Mamma per cortesia... tu non sai com’è
quella là” indicò la kunoichi che in
compagnia di Shikaku era in giardino a rimirare le piante.
“Oh sì, invece! Ho già visto che
è un bel tipetto! Sarà che tu assomigli a tua
padre...” rispose Yoshino con un sorriso velato.
“Smettila di sorridere così. Se stai macchinando
qualcosa, beh, toglitelo dalla
testa qualunque cosa sia!” ripose con una minaccia Shikamaru.
“Oh oh”gongolò dalla gioia la madre.
“Va bene, forza è quasi pronto. Valla a
chiamare.”
Shikamaru accigliato più che mai da quella scaramuccia con
la madre si diresse
verso la finestra.
“Tem è pronto, vieni. E anche tu
papà.”
“Sì figliolo, le stavo giusto dicendo che i nostri
avi hanno inventato la
tecnica dello strangolamento dell’ombra.”
“Che argomento noioso.” Commentò
Shikamaru.
“No, nient’affatto.” Commentò
acida Temari che sembrava essere di ben altro
avviso.
I due si guardarono un po’ in cagnesco ma provvidenziale,
Shikaku annunciò che
aveva sete e fame e invitò i due litiganti a entrare.
“Smettila di guardarmi così.”
“Smettila di fare la lecchina con mio padre.” Gli
soffiò nell’orecchio
Shikamaru.
“Io non faccio con nessuno la lecchina. Smettila di essere
isterico!”
“Forza sedetevi!” sorrise forzatamente Yoshino,
sistemando sotto il sedere
della Jonin di Suna il panchetto.
“Bene, oggi fa parecchio caldo. Vi ho preparato un piatto di
sashimi.” esclamò
Yoshino portando in tavola le vivande.
“Prego tesoro, prendine quante ne vuoi.”
Riversò nel piatto di Temari quante
più porzioni poteva, in uno slancio di generosità
con un sorriso da ebete
stampato sulle labbra.
“No grazie, può bastare così. Grazie
signora Nara.” Rispose educatamente la
kunoichi di Suna.
“No cara, chiamami Yoshino.”
In quel preciso istante, Shikamaru, con un gesto disperato, si nascose
la
faccia dietro le mani diafane e longilinee, per celare la sua indolenza
e la
sua impazienza davanti a quelle sceneggiate patetiche di sua madre.
“Tu Shikamaru... forza.” disse, facendo altrettanto
con il figlio.
Quando Yoshino fu a posto, i quattro commensali si sistemarono in
posizione
comoda sui loro piccoli panchetti di legno, all’unisono
staccarono le piccole
bacchette nere le une dalle altre.
“Allora cara, come ti sembra?”chiese titubante
Yoshino a Temari, interpellandola
per un parere sul cibo che sapeva già aver fatto nel
migliore dei modi.
“Buonissimo! A Suna il pesce non si può mangiare
tutti i giorni, non ci arriva
spesso.”.
“Oh, capisco. Anche qui non è molto reperibile ma
ogni tanto ce lo possiamo
anche concedere, giusto?”
Al fianco di Temari, Shikamaru continuava a mangiare silenzioso,
poggiato sul
palmo della mano sinistra.
“Allora come vanno gli esami dei Chuunin?” chiese
restando sul vago con un
crescendo di curiosità la signora Nara.
“Oh, bene” rispose evasivo Shikamaru.
“Direi che abbiamo cominciato bene, i miei Genin sono un
po’ pestiferi, però
siamo alloggiati bene. Si sta bene qui a Konoha.”
Costatò Temari.
Il giovane Nara che era seduto affianco la kunoichi di Suna le
mandò uno
sguardo assassino. Si stava beatamente facendo vedere da sua madre,
solo per
farsi rinvitare. Maledetta lecchina. Oh gliel’avrebbe fatta
pagare a Temari, oh
sì.
“Tu Shikamaru non dici niente?”chiese Shikaku,
curioso.
A forza Shikamaru parlò e, con poche parole, si
scagliò in un’invettiva contro
Anko che lo aveva costretto a
lavorare
il doppio
“Shikamaru
è
abituato a fare bene ciò che gli è assegnato
subito. Se la cosa non gli riesce,
s’innervosisce.” spifferò sottovoce a
titolo informativo Yoshino a Temari.
“Mamma guarda che ti sento!”
“Sì, secondo me fa male a prendersela
così.”
Shikamaru rigettò addosso a sua madre un’occhiata
assassina.
“Comunque Temari cara, c’è il
dolce!”
“Oh splendido.”
“E comunque mi manca solamente la voglia.”
affermò Shikamaru che, oramai, era
allegramente ignorato da tutti.
Sul piattino per il dessert la signora Nara aveva portato certe palline
di
gelato bianche e rosa, dall’aria deliziosa.
“Allora ...” con una voce più asciutta
del solito fece preambolo.
“Quand’è che vi sposate?”
chiese ancor più laconica Yoshino.
Shikamaru fu certo che quella pallina di gelato alla fragola avesse
preso la
strada sbagliata, e che, al posto della faringe, avesse preso la
laringe.
Cominciò a tossire convulsamente, poiché solo
l’argomento lo faceva star male.
“Figliolo bevi un po’” gli
offrì premurosa Yoshino non dimenticandosi della
domanda in precedenza posta.
Al che Temari con una mossa saggia, diede una pacca sulla schiena del
giovane
shinobi che quasi non lo ammazzò del tutto.
Suo padre con un sorrisetto sulle labbra si nascose il viso tra le
mani, mentre
suo figlio era intrappolato dalle donne.
“Va meglio tesoro?”chiese arruffata la donna mentre
spasmodicamente contraeva
le mani.
“Sì ...”
“Beh signora, una cosa alla volta ...” sorrise la
sorella del Kazekage.
“Che cosa stai dicendo tu?” chiese irriverente
Shikamaru a Temari.
“Oh Shikaku guardali! Mi ricordano tanto noi due quando
eravamo giovani!” al
che si sciolse in mille moine gettandosi nelle braccia di Shikaku.
Shikaku guardò bieco Shikamaru come un ammonimento.
“Non far la mia stessa
fine” sembrava volergli dire.
Con un gesto istintivo Temari fece la stessa cosa e
abbracciò Shikamaru.
“Che cosa stai facendo?” rispose lo shinobi tutto
rosso e imbarazzato da quel
gesto istintivo e inaspettato.*
“Mollami! Si può sapere che stai
facendo?”
“I - io, no, niente!Stavo controllando che il gelato non ti
fosse andato troppo
per traverso! Comunque tra noi non c’è niente!
Siamo solo amici sì, ecco solo
amici!” Temari farfugliò qualche verbo sconnesso.
Si staccò immediatamente,
nemmeno lei capendo bene cosa le fosse preso. Assunse sulle gote una
colorazione porporina, andante al verde di fronte alla vista del gelato.
“I - io non ne ho più voglia...”
respinse la coppetta di fronte a lei, sentendo
una sorta di nausea assalirla.
“Temari, Shikamaru...” sospirò
ridacchiando Shikaku.
“Forse Tem, conviene andare. Fra circa mezz’ora
abbiamo una riunione con Ibiki
e Anko.”
“Così presto? Ma sono solamente le due!”
esclamò Yoshino in preda ad un
evidente dispiacere.
“Sì, ecco, infatti! Alle due e mezzo bisogna
essere là.”
“Sì, anch’io ho da controllare i miei
Genin...” rispose Temari non del tutto
convinta.
“Ma nemmeno per un bicchierino di Sakè? Per un
caffè? Niente?” Yoshino chiedeva
in un climax disperato, dove ad ogni risposta, Temari e Shikamaru
sembravano
uccidere la giovane madre.
“Va bene, via per il caffè.”
Gongolante Yoshino si diresse verso la cucina e cominciò a
trafficare con la
moka del caffè.
“Vi conviene darvela a gambe finché siete in
tempo. “sussurrò Shikaku ai due lì
rimasti.
“Quella sarebbe capace di mettere del sonnifero nel
caffè e farvi dormire
insieme. E’ convinta che siate una coppia
perfetta.”.
I due shinobi adibiti agli esami dei Chuunin si scambiarono un cenno
d’assenso.
“Signor Nara, io vado in bagno, mi può indicare
dov’è?”chiese ad alta voce la
Jonin di Suna.
“Certo! In fondo a destra!”disse indicando il
corridoio con un sorriso
ottimista dipinto sulle labbra.
Shikamaru in quel mentre stava sgattaiolando verso la porta
d’ingresso e,
mentre sua madre di spalle non lo vedeva, uscì.
Shikaku rimase attonito a godersi lo spettacolo.
Un sommesso - toc toc - stette a indicare che qualcuno stava bussando
alla
porta e fece capire a Shikaku immediatamente il piano del figlio.
E in fatti andando ad aprire, si ritrovò Anko Mitarashi
fuori dalla porta.
“Papà reggi il
gioco!”digrignò la copia della Special-Jonin fuori
dalla porta.
“Eh salve, sono qui perché Shikamaru Nara e Sabaku
no Temari sono in netto
ritardo.” Prese ad indicare il polso sinistro, manchevolmente
sprovvisto di
orologio.
“Sì certo arriviamo subito.”
Ammiccò un mezzo occhiolino Temari in direzione di
Anko.
“Shika, chi è?” sentirono chiamare la
Nara dalla cucina.
“No, è Anko. Sta portando via i due
ragazzi.”
L’Anko-Shikamaru che in quel mentre si era sdoppiata in una
copia del rampollo
di casa Nara, aveva raccontato a una Yoshino diffidente con ancora la
moka
grondante d’acqua in mano, di come stessero andando gli esami
dei Chuunin.
E anche a lei era stato offerto del caffè.
Temari sorpassò Yoshino e Shikaku che erano
sull’uscio di casa e uscì, unendosi
a Shikamaru e alla sua copia.
Il suo piano si era svolto come previsto.
“Va beh Anko, mi ha fatto proprio piacere vederti. Ti darei
una mano, ma come
vedi, le ho bagnate e...”.
“No Yoshino, non ti preoccupare. L’importante
è che Shikamaru e Temari ci
raggiungano al più presto! E’ urgente.”
Sorrise con ipocrisia la copia di Anko.
“Sì sì certo. Vai pure!”
“Salve signor... ehm Yoshino!”equivocò
Temari sulla soglia della porta di casa
Nara.
“Ciao Temari torna a trovarmi, mi raccomando!”
“Ciao Shika! Un bacetto non lo dai alla tua
mamma?”chiese.
Shikamaru con vergogna e con paura d’essere scoperto, non
osò avvicinarsi.
“Per piacere, mamma” disse la copia dello Shinobi,
allontanandosi di un passo
indietro.
“E’ talmente vergognoso!” Ma in quel
momento, Yoshino inavvertitamente diede
una pacca troppo forte alla spalla d’ombra della copia del
figlio che, con un
sereno tonfo, svanì all’istante.
“Oh oh... sono guai.” Esclamò ad alta
voce Shikaku mentre prendeva a
ridacchiare.
Temari guardò stranita Shikamaru e incontinente si
lasciò scappare un “Oh oh”
dal tono spaventato.
Shikamaru afferrò per la mano Temari e si misero a correre,
a correre forte.
“Screanzato vieni qua! Non ti ho insegnato io a mentire a tua
madre, sai?”.
“Dai Yoshino vieni dentro e non fare scenate
isteriche.” Disse saggiamente il
suo consorte, richiamandola indietro per i pochi metri fatti lanciata
all’inseguimento.
“Infondo anche loro vorranno godersi i loro momenti
d’intimità…”alluse Shikaku.
“Oh sì certo! Quando tornerà a casa
dopo il lavoro, lo avrà sì, il suo momento
d’intimità !” esclamò
arrabbiata sbatacchiando uno strofinaccio non proprio
lindo.
“Tua madre sarà furiosa!”
constatò Temari.
“Pazienza. A parte la corsa, non mi è costato
questo gran dispendio di
energia.”
Si fermarono presso l’ombra di un ciliegio che in quel
periodo stava dando
sfoggio dei suoi succosi frutti color rosso vivo.
Si adagiarono dietro al fusto dell’enorme albero, lontani da
sguardi
indiscreti.
“C-cosa stai facendo?”chiese confusa Temari.
“Mi sembra che abbiamo qualcosa da riprendere, tu cosa
dici?”
Ovviamente è una reazione inconscia e non controllabile
dalla volontà!
Ehilà, sono tornata a
pubblicare, avete visto?
Una Shika/Tema tutta per voi!
^^
Io amo questi due insieme! Ma ho
scoperto di amare
Yoshino. Mi immagino sempre le furiose litigate in casa Nara
… mentre magari
lei strilla a Shikamaru di riordinare la stanza! Oddio, che sto
farneticando!
XD
Un bacione a tutti quelli che
l’anno letta!
*Chiara*