And
I Am Telling You I'm Not
Going
Tanto
tempo fa, in un
paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello
splendente.
Benché avesse tutto quello che poteva desiderare il principe
era viziato,
egoista e cattivo. Accadde però che una notte di inverno una
vecchia mendicante
arrivò al castello e offrì al principe una rosa
in cambio di un riparo dal
freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal
misero
aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo
avvertì di non lasciarsi
ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova
nel cuore. Il
principe la respinse di nuovo e in quel momento la bruttezza della
mendicante
si dissolse ed apparve una bellissima fata. Il principe si
scusò, ma era troppo
tardi, perché lei aveva visto che non c'era amore nel suo
cuore e per punirlo
lo tramutò in una orrenda bestia e lanciò un
incantesimo sul castello e su
tutti i suoi abitanti. Vergognandosi del suo aspetto mostruoso la
bestia si
nascose nel castello con uno specchio magico come unica finestra sul
mondo
esterno. La rosa che gli aveva offerto la fata era davvero una rosa
incantata e
sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto 21 anni.
Se
avesse imparato ad amare e fosse riuscito a farsi amare a sua volta
prima che
fosse caduto l'ultimo petalo, l'incantesimo si sarebbe spezzato; in
caso
contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre. Con il passare degli
anni il
principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza... chi
avrebbe mai
potuto amare una bestia?
Quando
il taxi
mi lasciò davanti la villa, rimasi per un attimo senza
fiato: sapevo di stare
andando a lavorare in una villa molto antica e prestigiosa, ma non
avevo capito
quanto. Un cancello enorme mi separava dall’ingresso nella
tenuta, la quale era
circondata da un bellissimo parco, e davanti a me si ergeva, in tutta
la sua
maestosità, la casa: il lungo sentiero di ciottoli arrivava
alla scalinata
d’ingresso, che comprendeva un ampio patio, in cui sarebbe
stato bellissimo poter stare seduti a leggere nelle giornate
primaverili.
Suonai il
campanello e il cancello si aprì, permettendomi di entrare
dentro; persi più
tempo del previsto a percorrere il viale d’ingresso, rapita
dalla varietà di
alberi e fiori che abbellivano il parco. Quando salii i gradini del
portico,
notai che sulla porta mi attendeva un maggiordomo, che si
premurò di venirmi
incontro e prendermi le valigie.
“ La signorina
Swan? ” Mi chiese gentile.
“ Sì, sono io. ”
“ Venga, il
padrone la sta aspettando. Ha fatto buon viaggio? ”
“ Abbastanza
grazie. ”
Ci fermammo
dietro una porta che probabilmente celava lo studio del mio capo, e
dopo aver
bussato, attendemmo che ci venisse dato il permesso per entrare.
“ Avanti. ”
Il maggiordomo
aprì la porta quel tanto che gli bastava per entrare nella
stanza, facendomi
segno di aspettarlo fuori.
“ Signore, la
signorina Swan è appena arrivata ed è qui fuori
in attesa di fare la vostra conoscenza.
Posso lasciarla entrare? ”
“ Sì, grazie
William. ”
Il maggiordomo,
che ora avevo sentito si chiamasse William, uscì dallo
studio e mi aprì maggiormente
la porta per consentirmi di entrare e poi la richiuse alle nostre
spalle.
La prima cosa
che notai entrando in quella stanza, fu la strana penombra che la
rischiarava:
fuori c’era il sole mentre in quella stanza tutte le finestre
erano coperte da
pesanti tende che lasciavano passare a malapena un raggio di sole tra
le
fessure e l’unica altra fonte di luce nella stanza era dovuta
al monitor del
computer posto sulla scrivania dietro la quale si trovava il mio nuovo
datore
di lavoro: Edward Cullen.
“ Isabella Swan,
giusto? ” Mi chiese con una voca monocorde, quasi che stesse
parlando ad un
essere inferiore a lui.
“ Sì, sono io. ”
Risposi decisa, non lasciandomi intimidire, dopo tanti anni ero
abituata ad
essere trattata così.
“ Quello che
vede davanti a lei è il foglio con le sue mansioni e gli
orari a cui voglio che
siano serviti i pasti. William le mostrerà la casa e la sua
stanza: l’unico
divieto per lei sarà l’accesso al mio studio,
perché non mi piace che le mie carte
da lavoro vengano maneggiate da altri, e al secondo piano, quella zona
è off
limits per tutti. ”
“ Perché? ”
Chiesi di getto, incuriosita da quello strano divieto.
“ Non sono
affari suoi. Ora può andare. ”
“ Tutto qui? Non
vuole le mie referenze? ”
“ Signorina, se
già di lei non sapessi vita, morte e miracoli stia pure
certa che non l’avrei
assunta. Ora può andare o ha bisogno che glielo ripeta
nuovamente?! ”
Afferrai il
foglietto, profondamente turbata dal suo comportamento, e quando mi
avvicinai
alla porta, prontamente William l’aprì, facendomi
sussultare.
“ Grazie. ”
“ Dovere. Se
vuole seguirmi, le mostrerò la sua stanza e il resto della
casa. ” Salimmo la
scalinata che portava al primo piano, dove sicuramente si trovavano le
camere
da letto, e non riuscii ad evitare di gettare uno sguardo alle scale
che
continuavano a salire fino al secondo piano, dove non riuscivo a capire
quale
mistero potesse nascondersi.
“ La prego
William, mi dia del tu, non sono così vecchia. Questo lei mi
fa sentire a
disagio. ”
“ Come vuole
signo… ehm Isabella. ”
“ E se non le
dispiace, mi chiami semplicemente Bella, il mio nome per esteso non mi
piace, è
antiquato. ”
“ Allora, Bella,
questa è camera tua. ” Aprì una delle
varie porte che si affacciavano nel
corridoio del primo piano e rimasi meravigliata dalla stanza che si
celava: mi
ero aspettata una stanza piccola, magari a pian terreno e vicino le
cucine,
come nel caso della precedente famiglia da cui ero stata a servizio, e
invece
quella era una vera e propria camera padronale.
“ Da quello che
abbiamo letto io e il signor Edward nei documenti della villa, questa
era la
stanza di una delle amanti del conte che aveva fatto costruire la
villa. Qui
puoi fare come se fosse camera tua, trattandola come meglio credi, al
padrone
non importa se farai dei cambiamenti, lui vuole che tu ti senta a tuo
agio qui.
”
“ E’ una camera
bellissima, neanche a casa ne avevo una così. ”
Entrai dentro, ruotando su me
stessa per ammirarla da ogni direzione.
“ Se mi segui un
attimo in corridoio ti mostro le altre stanze e poi ti lascio
sistemare, per
vedere il piano inferiore c’è tempo. ”
Feci come mi
disse William e scoprii così che l’ultima camera
in fondo al corridoio era
quella del padrone, mentre lui dormiva dalla parte opposta, per essere
vicino
alle scale e non disturbare nessuno se fosse dovuto scendere di corsa
nel cuore
della notte: sua madre abitava nel paese vicino e capitava che avesse
bisogno
di suo figlio fino a tardi.
Quando rimasi da
sola mi sedetti sul letto, osservando il cielo azzurro dalla finestra,
e poi
presi la lista delle cose che avrei dovuto fare e dovetti ammettere con
me
stessa che il signor Cullen sapeva fare bene il suo lavoro, visto che
ogni
giornata sarebbe stata dedicata a cose diverse, così che
tutto fosse sempre in
ordine ma io avessi anche il mio tempo libero. Mi lasciava parecchio
perplessa
il fatto che fosse specificato che le stanze di uso comune dovessero
essere
rigorosamente tenute in penombra, perché al padrone non
piaceva la luce. Era
una cosa che avevo già notato entrando nel suo studio e
salendo qui al primo
piano, dove le uniche stanze con le finestre aperte erano la mia e
quella di
William: chissà, magari il signor Cullen aveva quella strana
forma di allergia
che rende la pelle sensibile alla luce.
Lasciai perdere
la lista e decisi di disfare i bagagli, e per prima cosa appesi la mia
uniforme
di lavoro; avrei iniziato domani, e non volevo che fosse tutta
spiegazzata,
volevo dare una buona impressione al mio datore di lavoro per cui
volevo che
tutto fosse apposto.
Dopo una doccia scesi
di sotto per vedere il resto della casa e magari fare quattro
chiacchiere con
William per cercare di sapere qualcosa in più su Edward
Cullen. Solo in quel
momento notai uno strano corrimano fissato lungo la parete delle scale,
esattamente di fronte a quello originario di legno pregiato, e
continuando a
scendere, notai che finiva con una pedana e capii cosa fosse: era quel
macchinario che permetteva alle persone con la sedia a rotelle di
salire le
scale e visto che a quanto ne sapevo in quella casa c’eravamo
solo io, William
e il padrone, non fu strano ipotizzare che fosse proprio
quest’ultimo ad averne
bisogno.
Una volta sotto
non fu difficile individuare dove si trovasse il maggiordomo, visto che
sentivo
rumore di quelle che quasi sicuramente erano stoviglie, così
mi diressi verso
la zona dove si trovava la cucina; per arrivarci fui costretta a
passare dalla
sala da pranzo e rimasi piacevolmente sconvolta dalla bellezza di
quella
stanza: emanava splendore da ogni angolo la si guardasse, forse a causa
dei colori
caldi con cui era dipinta, o forse per via del lampadario in cristalli
che
rifletteva i raggi del sole ormai calante.
“ E’
meravigliosa quella stanza. ” Esordii entrando in cucina e
attirando
l’attenzione di William.
“ Bella, ti sei
sistemata? ”
“ Sì, la stanza
è davvero magnifica, non mi aspettavo di averne una
così bella. ”
“ Sono felice ti
piaccia, il padrone ci tiene molto che i suoi aiutanti godano di tutti
i
confort possibili. ”
“ E’ da molto
che lavori qui? ”
“ Prima lavoravo
per la famiglia Cullen, che abita in città: solo da quando
il signor Edward ha
deciso di venire ad abitare qui suo padre mi ha chiesto di seguirlo.
”
“ Perché ha
deciso di separarsi dalla sua famiglia? ” Chiesi curiosa: di
solito un giovane
uomo non decide di isolarsi in una villa in campagna, per quanto
maestosa possa
essere, e considerando che non era del tutto autonomo.
“ Non credo di
potertene parlare. ” La risposta di William mi
lasciò di sasso, a quanto pare
c’erano molte stranezze con cui avrei dovuto fare i conti
durante la mia
permanenza in quella casa.
“ Deduco quindi
che non mi dirai neppure per quale motivo il secondo piano mi sia
interdetto. ”
“ Esatto. ”
Concluse asciutto, mentre finiva di preparare un’insalata e
un piatto misto di
salumi e formaggi che a quanto pare avrebbero costituito la cena del
signor
Cullen.
“ Almeno posso
sapere se è lui ad avere bisogno della sedia a rotelle? Ho
visto quel coso
nelle scale e mi è venuto naturale pensare che serva al
padrone. ”
“ Sì, è lui che
la usa. Ma ti prego non farti scorgere da lui a fissarlo, è
una cosa che lo
innervosisce parecchio e credimi, non ha certo bisogno di altre scuse
per
essere di cattivo umore. Inoltre, se non è lui a chiedertelo
esplicitamente,
non lo aiutare, non vuole che la gente provi compassione o
pietà. ”
“ Oh certo,
starò attenta. ”
“ Puoi
assicurarti che nel salone tutte le luci siano soffuse e le tende ben
chiuse? ”
Mi chiese William, prendendo in mano i piatti che avrebbe servito ad
Edward.
“ Certo. Ha una
qualche forma di allergia alla luce? ” William rise e io lo
guardai stranita,
non riuscendo a capire.
“ Sei davvero
spiritosa. ” Mi guardò sorridendo, e io inarcai un
sopracciglio.
“ Guarda che non
era una battuta, altrimenti perché dovrebbe stare al buio?
” William finse un
colpo di tosse, per mascherare lo sconcerto che a quanto pare gli aveva
provocato la mia domanda.
“
Se vorrà, sarà
lui a parlartene. ” Così dicendo mi
lasciò interdetta in cucina, mentre lui si
dirigeva in sala per portare la cena al padrone.
Ok,
ho una fifa pazzesca, ma ecco qui il prologo della nuova storia. E' da
un bel po' che non posto una long, ma alla fine mi sono decisa, anche
se i tempi non sono dei migliori, infatti gli aggiornamenti saranno
ogni 10 giorni più o meno (spero più meno che
più, LOL).
Poi,
c'è un'altra cosa che devo dirvi e stavolta coinvolge voi in
prima persona: la storia non ha una copertina, quindi sarete voi a
farla. Non ci saranno nè vincitori nè vinti,
semplicemente, qualora arrivassero più copertine, si
alterneranno nei vari capitoli :) Quando avrete fatto, potete
inviarmela come mesaggio privato su fb Paola Efp,
specificando chi siete, così potrò ringraziarvi.
Spero partecipiate in tante!
Credo
di aver detto tutto, quindi, liberate la fantasia e alla prossima gente
:D
Paola