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Autore: 1rebeccam    18/09/2013    16 recensioni
-Vuoi scommettere?-
Lui solleva un sopracciglio.
-Ma davvero?! Tu… vuoi scommettere?-
Lei annuisce senza distogliere lo sguardo.
Questa storia fa parte della serie "Stella... Stellina!" - 9
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!'
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-Ehi… ciao paperottola!-
La piccola gli butta le braccia al collo e gli schiocca un bacione sulla guancia.
-Ciao pappà!-
Risponde mentre lui la mette a terra e le prende lo zainetto dalle spalle.
-Allora, com’è andata oggi? Che gioco nuovo vi siete inventati a scuola?-
Le chiede prendendola per mano e lei solleva le spalle saltellandogli accanto.
-Nessuno, oggi la maestla non ci ha fatto giocale. Ha detto che dovevamo pallale di cose impoltanti…-
‘Non è ancora presto per le cose importanti!?’ Pensa tra sé cominciando a farsi delle strane pare mentali su quali fossero le cose importanti a cui pensava la maestra.
-Pappà mi ascolti?-
Rick si riscuote, la guarda sorridendo e annuisce.
-Certo che ti ascolto Stellina… di che cosa avete parlato?-
Le chiede, sperando di non dover rispondere a qualche domanda imbarazzante, prima di arrivare a casa e lasciarla alle risposte di sua moglie.
-Ci ha fatto sedele a tella in gilotondo e poi ci ha fatto una domanda selia!-
Lui annuisce e corruccia la fronte… una domanda seria… perché fare una domanda seria a bambini così piccoli!
-Ci ha chiesto: bambini, che cos’è la felicità!?-
Rick si ferma di colpo, la guarda e sorride sospirando.
-Tutto qui?-
Le chiede riprendendo a camminare e la bambina s’imbroncia un attimo.
-Ma pappà… è una domanda difficile!-
Rick ci pensa su e capisce che Stella ha ragione, è davvero una domanda difficile, un vero e proprio problema esistenziale per un adulto, figuriamoci per una bambina che non ha ancora compiuto quattro anni. Si accuccia davanti a lei e le sorride.
-Hai ragione tesoro, è proprio una domanda difficile… tu hai trovato una risposta?-
Stella sembra non sentire la domanda e prosegue con i suoi pensieri.
-Alcuni hanno detto i video giochi…-
Guarda suo padre dritto negli occhi e corruccia la fronte.
-Non è un po’ stupido essele felici pel i video giochi?-
Castle sorride e le accarezza il visino.
-In effetti sono solo giochi!-
Stella annuisce e riprendono a camminare.
-Già, poi si lompono, oppule ti stanchi di giocalci e allola che succede? Smetti di essele felice?-
Rick sorride tra sé, la sua paperottola è troppo intelligente e anche troppo saggia, le ricorda Alexis da bambina e a volte dimentica che è anche impossibile che Stella abbia preso da lei. Intanto la piccola continua con il suo monologo.
-Una mia compagnetta ha detto che la felicità è quando c’è il sole e puoi andale al palco a giocale.-
-Questo mi piace.-
Risponde Rick e lei annuisce.
-Anche a me… un altlo ha detto che la felictà è quando puoi volale sull’altalena, fino in alto quasi a toccale il cielo. Oppule quando piove e poi esce l’alcobaeno. La felicità è quando è domenica pecchè mamma e pappà non vanno a lavolale e si può dolmile  nel lettone. La mia compagna Beth ha detto che è felice quando ha la febble e la sua mamma le plepala la cioccolata calda…-
Rick si ferma di nuovo e si accuccia ancora sulle ginocchia per guardarla negli occhi.
-E tu cos’hai risposto Stella? Cos’è per te la felicita?-
La piccola sorride mettendosi la lingua tra i denti.
-Pel me? Pel me la felicità è…-
 
-Paaa-pà… non è difficile Gabriel, ripeti insieme a me, paaa-pà.-
Il bambino batte la manina sul seggiolone e sorride, i suoi quattro dentini splendono mentre arriccia il nasino e Rick sorride di rimando.
-Provaci cucciolo, paaaa-pà! E’ la parola più facile del mondo.-
-‘Nghè…-
Risponde Gabriel continuando a ridere. Non capisce perché quello strano gioco sia così importante per il suo papà, ma la sua faccia è troppo buffa e lui si diverte comunque.
Chi si diverte meno è Kate, che alza gli occhi al cielo e sospira abbastanza forte da farsi sentire, sperando che il suo bambino più grande la pianti di fare lo stupido, ma non ottenendo nulla, schiocca le dita per attirare la sua attenzione.
-Castle!-
Il primo a girarsi è Gabriel, che la guarda dapprima serio, ma sorride subito dopo puntandole il ditino contro.
-Ebbà… mmmhhh…-
Kate gli manda un bacino con la mano e lui si copre gli occhi ridendo, come se sapesse che quello che le ha lanciato la mamma, può colpirlo ovunque.
-Vuoi smetterla di perdere tempo? Sono in ritardo e Stella non è ancora pronta, tua madre ha un appuntamento in teatro tra un’ora ed Amy sta correggendo la tesi, perciò niente baby sitter. Piantala di stare lì a tormentare Gabriel e renditi utile!-
-Ebbà… ebbà!-
Ripete Gabriel serio puntando il ditino stavolta contro il padre.
-Che ne sai tu che la mamma parlava con me?-
-‘Nghè!-
Risponde lui sorridendo e Rick sbuffa, facendolo ridere ancora di più.
-Certo, quando non sai che rispondere ti nascondi dietro le lingue straniere, piccolo birbante.-
-Santo cielo Richard! Non tormentare quel povero bambino e va a vestirti.-
Gli dice Martha, mentre Stella scende le scale piano piano con due elastici colorati tra le mani.
-Mammina mi aiuti?-
Kate la solleva tra le braccia, la mette a sedere sul bancone della cucina e comincia ad armeggiare con i suoi capelli per intrecciarle il primo codino, continuando però a guardare Rick in cagnesco.
-Io non lo sto tormentando. Voglio aiutarlo ad esprimersi. Non fa altro che gorgheggiare tutto il giorno, ormai ha l’età per dire papà!-
Martha alza gli occhi al cielo, mentre si versa del caffè e Kate sbuffa.
-Ahia mamma! Mi stai tilando i capelli!-
Kate si china a darle un bacio e le fa gli occhi dolci.
-Scusami tesoro, mi dispiace, ma tuo padre mi sta irritando!-
Le sussurra piano all’orecchio dando un’altra occhiataccia a Rick.
-Lo avevo capito…-
Le risponde la bambina sempre sussurrando, Kate le sorride e si mette a lavoro sul secondo codino.
-Gabriel non ha bisogno di incoraggiamenti per parlare, ha soltanto nove mesi, lascialo crescere in santa pace, non è un pappagallo. Quando avrà qualcosa da dire, lo farà da solo.-
Dice Martha accarezzando la testolina del nipote, che la guarda con i suoi grandi occhioni e la fa sciogliere.
-Ma ha già l’età per parlare. Ed io voglio solo che la sua prima parola sia quella giusta!-
Ribatte Rick, sfidando Kate con lo sguardo.
-Quella giusta? E sentiamo di grazia, la parola giusta sarebbe papà?!-
Chiede Kate tra i denti stringendo le labbra e tirando ancora inconsciamente i capelli a Stella.
-Mamma!-
-Scusami tesoro, davvero, mi dispiace, scusa…-
Guarda Rick in cagnesco per l’ennesima volta e aiuta Stella a scendere dal bancone.
-Certo che la parola giusta è papà… è mio figlio, l’ho visto nascere, letteralmente parlando! Cos’altro dovrebbe dire?-
-Tettettettè…-
Esclama Gabriel serio. La discussione comincia a stancarlo, anche perché il suo biberon è rimasto sul tavolo e nessuno si decide a darglielo.
-Cledo che Gabiel stia celcando di dile che ha fame.-
Dice Stella, con le dita in mezzo ai capelli; la mamma non ha fatto un buon lavoro con quei codini, troppo nervosa forse, ma sembra che nessuno abbia intenzione di ascoltare né lei, ne le proteste di Gabriel, perché la mamma si mette le mani ai fianchi e trafigge papà con lo sguardo.
-Che significa che è tuo figlio?-
Stella scuote la testa e guarda Gabriel che è sul punto di piangere.
-…e poi lui ha già detto la su plima palola impltante… Lele, ve lo siete dimenticati!?-
Dice alzando improvvisamente la voce per farsi ascoltare. Martha scoppia a ridere e i due litiganti per un attimo si quietano, ma la cosa dura poco.
-Lele non fa testo, è il suo pupazzo, gli sta sempre appiccicato addosso, perciò ha chiamato lui per primo. Io intendo la sua prima vera parola importante.-
-Anche tu gli stai sempre appiccicato addosso pappà, ma non è te che ha chiamato come plima palola impoltante!-
Anche Stella comincia ad irritarsi per questa discussione, che per lei ed il fratello è del tutto inutile e Kate scoppia a ridere, mentre la bambina prende il suo zainetto e guarda i genitori imbronciata.
-Chi mi accompagna a scuola?-
-Vorrei ricordarti, mio caro scrittore, che in quel negozio di giocattoli c’ero anch’io. Quando tu l’hai fatto nascere, sono stata io a mandarlo fuori… letteralmente!-
Nemmeno stavolta Stella riceve risposta, anzi, la mamma si sta proprio scaldando, il fatto che non alza la voce, ma parla con i denti stretti, significa che papà è proprio in pericolo.
A questo punto salebbe meglio andale a scuola da sola!
-Ebbà… teeettttteee… ‘ngheee!-
Esclama per l’ennesima volta Gabriel puntando il suo biberon troppo lontano da lui.
Castle si alza e si mette davanti a Kate, occhi negli occhi. Stella scuote la testa, prende il biberon e lo porge sorridendo al fratellino, che se lo mette immediatamente in bocca, si appoggia allo schienale del seggiolone e comincia a ciucciare infischiandosene dell’imminente battaglia tra titani, mentre lei posa lo zainetto a terra e si siede sconsolata sul divano.
-Il fatto che tu lo abbia partorito non significa che debba dire mamma per forza!-
Le dice Rick fissandola e lei sorride ironica.
-Vuoi scommettere?-
Lui solleva un sopracciglio.
-Ma davvero?! Tu… vuoi scommettere?-
Lei annuisce senza distogliere lo sguardo.
-Proprio così… è anche mio figlio e nessuno gli vieta di dire la parola mamma per prima!-
Stella guarda la nonna che nel frattempo si è seduta accanto a lei.
-Nonna, ma stanno litigando?-
-No tesoro, stanno solo facendo quello che gli riesce meglio, i bambini!-
Le risponde Martha prendendole la manina, mentre Gabriel continua a mangiare indisturbato.
-E cosa vorresti scommettere?-
Le chiede Rick, avvicinandosi ad un paio di centimetri dalla sua faccia. Kate storce le labbra arricciando il naso, la rabbia le ha reso gli occhi ancora più lucidi e splendenti e lui stringe i pugni per trattenersi dal prenderla tra le braccia e divorarla lì davanti a tutti. Lei se ne accorge e, consapevole del turbamento che è capace di creare nell’uomo che ha davanti, inclina la testa di lato e si morde le labbra, cosa che fa sospirare Rick e gridare vittoria a lei.
-Se Gabriel dice per primo la parola mamma, tu ti tieni paperottolo, elefantino e bambini per una settimana ed io me ne vado in una SPA, massaggi e relax per sette giorni e porto con me anche Alexis, Martha e Lanie e, naturalmente, paghi tu!-
Martha annuisce sorridendo, non riuscendo a capire il perchè Stella la guardi male.
-Non eri tu quella che non vuole usare i miei soldi per degli stupidi sprechi?-
Le chiede Rick serio e lei solleva le spalle.
-Questa è una scommessa, o ci metti la faccia o ci metti soldi… io direi che ti conviene metterci i soldi!-
-D’accordo!-
Sbotta Rick.
-Se vinco io, tu ti tieni paperottolo, elefantino e bambini per una settimana ed io me ne vado a Las Vegas con Ryan ed Esposito e,  naturalmente, paghi tu!-
Martha stavolta non è molto contenta, visto che lei non è contemplata nel pacchetto e Stella continua guardarla male.
Senza battere ciglia, Kate solleva la mano.
-Affare fatto!-
Rick gliela stringe e guardano entrambi il loro figlio che, ignaro del significato di quella strana discussione mattutina, ha finito il suo biberon ed è finalmente soddisfatto.
-E se dovesse dire per primo la parola nonna?-
Si voltano in contemporanea a guardare Martha che, con la sua solita aria da diva, svolazza vicino al nipote.
-Perché mi guardate così? Può benissimo chiamare me per prima, vero tesoro di nonna?-
-Ebbà…-
Risponde lui ridendo e arricciando il nasino.
-Visto? E’ d’accordo anche lui.-
Si dirige verso le scale e si ferma a metà.
-Sappiate che se dovesse dire nonna, voi due vi tenete papero, elefantino e bambini ed io me ne vado una settimana in una SPA a Las Vegas… naturalmente paghi tu Richard!-
Sale un altro paio di scalini e si ferma di nuovo.
-Qualcuno accompagni Stella a scuola, santo cielo!-
Dopo di che sparisce al piano di sopra e Kate non può fare a meno di ridere.
-Si è fatto davvero tardi, andiamo Stella.-
Prende per mano la bambina e apre la porta.
-E non giocare sporco Castle! Nessuno deve spronarlo a dire nulla, deve essere lui a dire quello che gli viene in mente.-
Rick solleva le mani e sgrana gli occhi.
-Io? Ma non lo farei mai!-
L’espressione di Kate e Stella la dice lunga sulla sua ultima frase, ed è proprio a questo punto che la bambina si ferma e guarda Gabriel.
-Pecchè chiunque vince la scommessa, gli unici che lestano a casa pel una settimana siamo io, Gabiel, PufPuf e Lele?-
Rick e Kate si guardano sorridendo e non ricevendo risposta, la piccola esce nel pianerottolo e sospira.
-Lo sapevo che essele bambini è una flegatula!-
 
La giornata è stata davvero lunga.
Dopo essere rientrata dal distretto nel tardo pomeriggio, Kate ha dato il cambio a Rick, che non si è potuto esimere da una riunione alla Black Pown.
Sono le dieci di sera e lui non è ancora rientrato, Stella è già a letto e cerca di restare sveglia per aspettare la storia della buonanotte, mentre Kate è in camera a preparare Gabriel per la nanna.
Mentre gli cambia il pannolino, il bambino gioca con il suo elefantino e chiacchiera spedito insieme a lui, gli fa le smorfiette e ride contento, facendo sorridere la mamma, che gli mette la tutina per la notte e lo prende tra le braccia, avvicinandosi alla culla.
Il bambino gli si accuccia addosso e lei lo stringe forte, respirando il suo profumo.
Lo corica e si abbassa su di lui, strofinando il naso contro il suo. Gabriel ride felice, batte le gambine sul lettino e le stringe i capelli.
-Birbantello che non sei altro. Lasciami i capelli, mi fai male!-
Lui non molla e Kate è costretta a prendergli la manina e a staccarla con dolcezza dalla presa.
Resta a guardarlo e lo accarezza sul viso.
-Dì la verità. Papà ti ha fatto scuola oggi quando siete rimasti soli?-
-Ebbà!-
Lei sorride e lo bacia sulla fronte.
-Lo sapevo! Papà sa essere davvero irritante a volte, stamattina mi ha fatto proprio arrabbiare...-
-‘Nghè…-
Gli accarezza il nasino e annuisce.
-Hai ragione… si meritava proprio che gli tenessi testa… se vincesse la scommessa si pavoneggerebbe in giro per il mondo per settimane, sarebbe insopportabile…
-Mmmhh… mmmhhh…-
-Appunto, tu sei l’unico che può smontarlo, perciò memorizza bene la parola giusta: maaam-ma.-
-Daddà…-
Kate sorride e gli bacia la manina.
-Si, hai ragione, sa essere anche tanto dolce…-
-Mmmhh… ‘ngheeee…-
Il piccolo chicchera e ride, quel nasino e quei dentini la fanno capitolare, affonda la faccia sul suo pancino e gli fa il solletico, facendolo gridare per le risate.
Quando riemerge e lo guarda, lui fa una pernacchietta e lei scuote la testa.
-Gli somigli troppo e non so se è una cosa buona essere affascinante e irritante insieme.-
Il piccolo diventa serio e lei lo accarezza ancora.
-Vi adora, lo sai?-
Smette di accarezzarlo un momento e diventa seria anche lei.
-Proviamoci Gabriel, ascolta bene. Paaa-pà! Prova a ripetere quello che dico. Paaaa-pà!-
Il bambino si mette l’elefantino sulla faccia e sorride, strofinandosi gli occhi.
-Hai ragione cucciolo, ti stiamo confondendo. E’ tardi e bisogna fare la nanna, magari proviamo domani… mi raccomando, questa piccola lezione deve restare un segreto tra noi.-
Gli da il bacio della buonanotte e continua ad accarezzarlo lentamente sul viso, fino a quando non si addormenta.
Stella sente tutta la discussione dalla sua cameretta, rimanendo sorpresa da quello che ha appena fatto la sua mamma.
-PufPuf, io non ci ho capito niente. Ma se Gabiel dice pel plima la palola pappà, la mamma non pelde la scommessa?-
Il papero annuisce e Stella corruccia la fronte.
-Allola pecchè alla fine, gli ha detto di lipetele la palola sbagliata!?-
PufPuf non sa cosa rispondere e la bambina sbadiglia, mentre Kate entra nella sua stanza.
-Stellina, sei ancora sveglia?-
-Volevo aspettale pappà, ma gli occhi non mi ascoltano, si chiudono!-
Kate si siede sul lettino e la copre per bene.
-Papà tornerà tardi stasera, glielo do io il bacio della buonanotte da parte tua, promesso.-
La piccola annuisce strofinandosi gli occhi.
-Ok… allola te ne do due, uno pel te e uno pel pappà.-
-Perfetto, sono pronta.-
Le risponde Kate abbassandosi e godendosi i suoi baci.
-Dormi bene tesoro!-
 
Per i due giorni seguenti nessuna nuova dal lato scommessa. Gabriel continua a gorgheggiare, ma non dice nulla di concreto, le ore si susseguono frenetiche tra scuola, lavoro, bambini e pupazzi. Stella tiene d’occhio i genitori, non ha ancora capito bene come funziona il gioco della scommessa, ma vuole essere sicura che nessuno imbrogli le carte in tavola, soprattutto per prendere in giro suo fratello. Alla fine è lui che deve decidere cosa dire e quando dirlo.
I grandi sono davvelo stlani!
Domenica mattina Rick è a casa solo con i bambini, Kate è dovuta correre al distretto per un’urgenza e, mentre Stella dorme ancora, lui dà la pappa a Gabriel.
-Sono giorni che ti ripeto cosa devi dire e tu niente. Di coccio. Zitto.-
Gabriel si lecca le labbra aspettando il prossimo cucchiaino di crema di riso, senza dare importanza al padre e Rick lo guarda storto.
-Traditore!-
Gabriel prende un’altra cucchiaiata e lo guarda curioso. E’ difficile seguire i pensieri di papà, però riesce a capire le sue espressioni e adesso è davvero serio.
-Insomma Gabriel. Non è una parola difficile. E’ il suono più semplice, più dolce e più pronunciato in tutto il mondo.-
Gabriel guarda la sua pappa, ma papà non ha nessuna intenzione di dargliela, continua a guardarlo torvo.
-Ti costa tanto? Devi solo dire maaaam-ma…-
Il piccolo a sentire la parola sorride e guarda verso le scale, cosa che fa anche Rick.
-La mamma è dovuta andare a lavoro anche oggi, è inutile che guardi da quella parte, perché non scenderà tra poco, però abbiamo tutto il tempo d’imparare a chiamarla.-
Gli dà un altro cucchiaio di pappa e contemporaneamente ripete maaaam-ma
Nel frattempo Stella si sveglia, sente la voce di suo padre e i gorgheggi di suo fratello in cucina e si avvicina scalza al pianerottolo, senza farsi sentire, con PufPuf tra le braccia e le orecchie tese.
Resta stupita anche stavolta, quando sente Rick cercare di convincere Gabriel a ripetere la parola mamma.
-Io davvelo non capisco. La mamma vuole insegnale a Gabiel a dile la palola pappà e pappà vuole insegnagli a dile la palola mamma. Ma che sta succedendo? Come funziona questo gioco? Così non si capisce chi vince!-
Sussurra all’orecchio del papero per non farsi sentire dal papà.
Rick finisce di sistemare la cucina e prende Gabriel in braccio, si siede a terra con lui tra le gambe e continua la lezione.
-Guardami le labbra cucciolo. Guarda come le metto in posizione. Attento eh… maaam-ma…-
Il bambino gli guarda le labbra, serio e attento, muove il musetto come se volesse ripetere quello che gli dice il suo papà, ma dalla sua boccuccia non esce nemmeno una sillaba.
Rick lo bacia stringendolo a sé e il bambino gli si accuccia al collo.
-Lo so che sei un po’ confuso, prima insistevo su una parola e adesso voglio insegnartene un’altra e poi, se dici per prima la parola mamma, io perdo la scommessa… non è normale vero?-
Gabriel lo guarda serio e lui gli sorride.
-Non me ne importa niente di vincere la scommessa. E’ vero, sarei orgoglioso se tu chiamassi me per primo, però la tua mamma…-
Sospira e si mette Gabriel a cavalluccio sulle ginocchia.
-…la tua mamma si merita tutto. La mamma è quella che ama sempre senza riserve. Io ti adoro mio piccolo cucciolo, amo te e le tue sorelle come nient’altro al mondo oltre la mamma, ma lei… lei ti ha portato dentro di sé per tanti mesi, ti ha protetto, è stata felice e anche impaurita, ha sofferto quando sei nato.-
Sorride ricordando il giorno della sua nascita. Il piccolo lo ascolta con attenzione e anche Stella sta origliando con la stessa attenzione e decide di sedersi sulle scale stringendo PufPuf a sé.
-Fa la dura, ma si scioglierebbe a sentire la tua vocina che la chiama, come quando Stella l’ha chiamata per la prima volta mamma… avessi visto quanto era bella in quel momento, con gli occhi lucidi e il sorriso splendido…-
Stella abbraccia il suo paperottolo sorridendo.
-…vale la pena perdere una scommessa per rivedere quello sguardo, lo stesso che aveva quando ha visto te per la prima volta!-
Stella si alza e torna nella sua cameretta, si siede sul letto e abbraccia il suo papero felice.
-Sai PufPuf,  i glandi non li capisco ploplio, invece di fale una scommessa che non selve a niente, visto che vogliono peddella tutti e due, non è più facile lasciale in pace Gabiel e dilselo in faccia quanto si vogliono bene?-
Il papero sembra confuso e lei annuisce.
-Comunque questo gioco comincia a piacelmi.-
 
Kate riesce a liberarsi per il pranzo, grazie al cielo l’urgenza è rientrata presto e lei può godersi il resto della giornata  con la sua famiglia.
-Che ne dici di una passeggiata al parco? Gabriel comincia ad essere insofferente!-
Kate guarda sorridendo suo marito che cerca di tenere tranquillo il bambino, che non vuole saperne di stare fermo.
-Va avanti tu con i bambini, io finisco di caricare la lavatrice, mtto a posto in camera e poi vi raggiungo.-
-Ma ci vorrà una vita!-
Brontola lui mettendo su un broncio degno di Stella.
-Faccio presto, tu va… sul serio, prima che Gabriel scoppi, è troppo irrequieto oggi.-
-Va bene. Vado avanti. Stellina vieni?-
La piccola, sdraiata sul divano a colorare, scuote la testa.
-Posso venile con la mamma? Le faccio compagnia!-
-Come vuoi. Andiamo cucciolo, passeggiata tra uomini.-
Dice quasi offeso, mentre sistema Gabriel nel passeggino, a quel punto Stella scende dal divano, lo costringe ad abbassarsi alla sua altezza e gli stringe le braccia al collo.
-Ti voglio tanto bene pappà!-
Kate la guarda sorpresa e anche Rick resta a bocca aperta. Le prende il faccino tra le mani e le bacia il nasino.
-Ti voglio bene anch’io paperottola. Non fate tardi.-
La bambina annuisce e lui e Gabriel si avviano al parco. Kate prende la cesta del bucato e sale un paio di scalini.
-Mi fai compagnia?-
Stella sorride e le va dietro. Guarda in silenzio la mamma caricare la lavatrice e piegare il bucato asciutto, si trasferiscono poi in camera da letto, dove la bambina continua a stare in silenzio sulla porta, osservando ogni minimo movimento della mamma.
Kate dal canto suo la guarda sott’occhio, non riesce a capire quei silenzi e quegli sguardi su uno strano sorrisetto sul muso. Ad un tratto si volta e la guarda.
-Stellina va tutto bene?-
La bambina annuisce mordendosi le labbra.
-Come mai non sei voluta andare con papà?-
-Volevo falti compagnia.-
-Mh… sei gentile…-
Kate smette di trafficare con le lenzuola e si volta completamente verso di lei.
-Stella, sei sicura che non devi dirmi niente?-
La piccola annuisce e nello stesso tempo si fionda letteralmente su di lei, tanto da finire entrambe sul letto, una sull’altra. Le scappa una risata mentre abbraccia la mamma e Kate non può fare a meno di seguirla.
Smettono di ridere e restano strette una all’altra, mentre Stella si gode le carezze della mamma, che le sistema i riccioli.
-A cosa devo tutta questa espansione di affetto?-
-A niente. Solo che ti voglio un mondo di bene mammina!-
Kate sorride baciandole i capelli.
-Anch’io ti voglio un mondo di bene bambina mia.-
-Lo so, la mamma è quella che vuole bene più di tutte… semple…-
Lascia la frase in sospeso e si stringe più forte a lei. Kate corruccia la fronte, non riesce a capire l’atteggiamento improvviso di Stella. E’ sempre stata una bimba affettuosa, ma in quel preciso istante sente che c’è qualcosa di più, qualcosa che forse la piccola non riesce a spiegare. La conosce, sa che ha ancora da dire, così aspetta in silenzio che continui.
-Quando aspettavamo che allivasse Gabiel sei stata tu a cambiale. Ti è venuto il pancione, qualche volta eli stanca e  ti faceva male la schiena. Lui ela pesante e ti dava i calci, me lo licoldo…-
Kate l’ascolta con attenzione senza riuscire a capire e Stella solleva la testa per guardarla negli occhi.
-Non ci avevo mai pensato, sono piccola e ancola celte cose non le capisco bene, pelò ho capito che hai fatto le stesse cose anche con me, pel questo so che mi vuoi un mondo di bene…-
Le brillano gli occhi e le sorride emozionata, Kate sente un nodo in gola e l’abbraccia stretta.
-…ed è pel questo che anche io ti voglio un mondo di bene…-
La stringe forte e sospira.
-…e anche di più!-
Kate non riesce a risponderle, sa che se dicesse qualcosa scoppierebbe in lacrime. Chiude gli occhi e le accarezza i capelli, baciandola di continuo godendosi il momento.
Dopo qualche secondo Stella solleva di nuovo la testa per guardarla.
-Sai mamma? Anche pappà ti vuole un mondo di bene!-
Esclama sempre sorridendo e lei corruccia la fronte.
-Come mai sei giunta a questa importante conclusione.-
-Ti dico un segleto, ma tu non devi dillo a pappà.-
-Se è un segreto non devo dirlo a nessuno!-
Le risponde Kate e Stella annuisce seria.
-Le mamme e le figlie si dicono semple i segleti giusto?-
-Giusto!-
Afferma Kate altrettanto seria.
-Stamattina pappà ha fatto lezione di palole a Gabiel!-
Kate alza gli occhi al cielo e sbuffa, fingendosi seccata.
-Lo sapevo che avrebbe barato!-
Ma Stella scuote la testa convinta.
-No mamma, lui gli ha fatto lezione, ma invece di faggli impalale a dile la palola pappà, gli diceva di lipetele la palola mamma.-
Kate la prende tra le braccia e si mette a sedere di colpo sul letto, mettendosi Stella a cavalluccio sulle gambe.
-Aspetta, avrai sentito male.-
La piccola scuote di nuovo la testa.
-No no. Ho capito benissimo. E ho anche pensato che pappà ela un pochino stupido o che non avesse capito bene il gioco della scommessa!-
Kate sposta gli occhi verso la porta, come se si aspettasse di vedere Rick lì davanti, sorride e Stella le mette la mano sulla guancia.
-Mammina…-
-Si tesoro, ti ascolto, dimmi.-
-Ti dico un altlo segleto, ho sentito pule te che dicevi a Gabiel di lipetele la palola pappà!-
Kate scoppia a ridere e bacia Stella sulla fronte.
-Sei una spiona.-
-Non sono una spiona! Elo solo confusa e volevo capile… pel un attimo ho pensato che foste stupidini tutti e due, ma poi ho capito. Pappà ha detto a Gabiel che non gl’impolta della scommessa se tu sei felice.-
Sulle labbra di Kate si apre un sorriso enorme e Stella sorride allo stesso modo.
-E nemmeno a te impolta della scommessa velo? Pecchè gli vuoi tloppo bene anche tu!-
Kate annuisce e la piccola le butta le braccia al collo.
-Lo sapevo, ma allola pecchè l’avete fatta questa scommessa?-
-Perché siamo due stupidini tesoro mio.-
Scoppiano a ridere e Stella la guarda di nuovo negli occhi.
-Ho capito anche un’altla cosa mamma…-
-Cosa piccola mia?-
-Ho capito che ci piacciono tante cose e vogliamo avele tante cose, pelò se vuoi bene a qualcuno non ti intelessa di niente…-
Inclina la testa e si morde le labbra.
-…non è questo volele bene a qualcuno?-
Kate annuisce, le accarezza i capelli e se la stringe al petto.
-E’ proprio questo volere bene a qualcuno, non avrei saputo spiegarlo meglio.-
Le prende il visino tra le mani e sorride.
-Stella, ricordati sempre che tu, Gabriel e Alexis siete tutta la nostra vita e che papà ed io vi vogliamo bene sopra ogni altra cosa la mondo. Non dimenticarlo mai, nemmeno quando diventerai grande.-
-Non potlei dimenticcallo mai mammina!-
-Bene. Ora sarà meglio che ti aiuti a vestirti, sennò papà si offende se ritardiamo. Andiamo nella tua camera.-
-Mamma, mi posso vestile da sola? Se sbaglio qualche cosa, poi mi aiuti, così tu finisci di sistemale la camela.-
Lo dice saltellando tutta emozionata e Kate annuisce sorridendo.
-Va bene, ormai sei diventata grande…-
La piccola saltella verso il lettino, dove Kate le ha preparato i vestiti. Lei sta per uscire, quando posa lo sguardo sulle diverse foto attaccate alla parete, che ritraggono la sua famiglia. Si sofferma a guardare il viso sorridente di una giovane donna, osserva quegli occhi azzurri e limpidi e nota quanto Stella le somigli ogni giorno di più. Gli occhi le si riempiono di lacrime e annuisce guardando ancora quell’azzurro intenso.
-E’ cresciuta…-
Sussurra quasi a se stessa e per un attimo ha l’impressione che anche Hellen annuisca. Guarda Stella che cerca di abbottonarsi al meglio la camicetta e sorride, lasciandola sola a vestirsi.
 
Rick si è sistemato sull’erba, con Gabriel seduto sulle gambe e approfitta per continuare la lezione delle parole, anche se il bambino non è molto contento della cosa, comincia davvero ad essere stanco di questo gioco.
Punta il ditino verso il suo elefante, rimasto sul passeggino.
-Le-le…-
Sussurra guardando serio suo padre, che non accenna ad accontentarlo.
-Niente da fare Gabriel, prima la lezione e poi l’elefante. Sono giorni che ti ripeto sempre la stessa cosa, dovresti sognartela anche la notte… ripeti con me. Mam-mma…-
Il piccolo corruccia la fronte, insistendo col dito verso il pupazzo.
-Ripeti la parola mamma ed io ti do Lele.-
Si ferma di colpo rendendosi conto di quello che ha detto.
-Ma che sto facendo? Sto ricattando un bambino di nove mesi…-
Sospira e guarda con la faccia sconsolata l’elefante dietro a lui.
-Pap-pà… Le-le…-
-Ecco vedi? Lo fai apposta, io ti insegno una parola e tu ne dic…-
Resta bloccato un attimo e si gira guardare Gabriel, che ha sempre il dito puntato sul pupazzo.
-Pa-ppà… Lele…-
Ripete, per fargli capire che vuole che lui gli dia il suo migliore amico. Rick continua a guardarlo stupito, prende Lele e glielo mette tra le mani, deglutendo visibilmente emozionato.
Alla fine Gabriel lo ha chiamato davvero e lui ha praticamente vinto la scommessa.
Prende il bambino tra le braccia e lo bacia sul viso.
-Lo hai detto davvero. Ti sei rivolto a me e mi hai chiamato!-
Gabriel ride e gli mostra l’elefante.
-Le-le…pap-pà…-
-Ho capito. Non ripetevi niente perché per te non aveva senso, non vuoi fare il pappagallo, ha ragione la nonna allora!-
Il piccolo continua a sorridere, giocando con il suo elefantino.
-E se facessimo un patto? Tanto siamo da soli, non ci ha sentito nessuno, fingiamo che non lo hai detto, così magari dopo chiamerai la mamma…-
Il bambino si sporge sopra le sue spalle e allunga le braccia ridendo.
-Mam-ma…-
Esclama improvvisamente e Rick lo guarda sorridendo.
-Bravo cucciolo, hai detto anche…-
Vede sott’occhio un’ombra e si gira, Kate e Stella sono dietro di loro e Gabriel si allunga ancora di più ripetendo la sua nuova parola.
-Mam-ma…-
Kate lo prende tra le braccia e lo bacia. I suoi occhi sono lucidi e il suo sorriso splendido, proprio come aveva immaginato Rick, che si alza e sorride.
-Beh… alla fine ha chiamato te… hai vinto la scommessa…-
Kate scuote la testa, senza smettere di guardare Gabriel.
-Non ho vinto nessuna scommessa, ha detto prima papà…-
-Ma non è vero…-
-Si che è vero, eravamo già qui quando lo ha detto.-
Rick sorride chinando la testa, Kate mette Gabriel a sedere sull’erba e gli prende il viso tra le mani.
-Sei proprio uno stupido Rick…-
Gli accarezza il viso e lo bacia.
-…un dolcissimo, tenero stupido!-
Lui appoggia la fronte sulla sua e sorride.
-Te la regalo comunque una settimana di relax in una SPA e potrai portarci chiunque.-
Lei scuote la testa, strofinando il naso contro il suo.
-Non intendo andare da nessuna parte senza di te.-
Lui si allontana, guarda i bambini e poi di nuovo lei.
-Sai che ti dico? Spedisco mia madre a Las Vegas con la mia carta di credito, mentre tu, io, i bambini, il papero e l’elefante ci serriamo in casa per una settimana, lontano da tutti e da tutto.-
Kate scoppia a ridere.
-Direi che è un’idea perfetta!-
Si abbracciano e Stella si siede vicino a suo fratello.
-Glielo diciamo che la scommessa l’avevo vinta io? Che quando dici Tettè chiami me?-
-Tettè… ppprrr…-
Gabriel le fa una pernacchietta e Stella si mette a ridere.
-No, meglio che non glielo diciamo, tanto non vinciamo niente!-
Guarda mamma e papà che si baciano e si stringe nella spalle…
 
-…e tu cos’hai risposto Stella, che cos’è per te la felicita?-
-Pel me? Pel me la felicità è… peldele una scommessa!-
Rick scoppia ridere e la prende in braccio.
-Pelò quando l’ho detto alla maestla lei ha fatto una faccia stlana, non ha capito!-
Rick la fa roteare in alto, facendola ridere.
-Non importa se lei non ha capito. Hai ragione tu paperottola. La felicità è anche perdere una scommessa…-



Angolo di Rebecca:

Ciao zie!
Ma ditemi voi se quei due tontoloni devono pensare che un bimbo tanto intelligente come Gabriel
e soprattutto sempre a contatto con la sua sorellina maggiore,
possa fare il pappagallino???
Ma il cucciolo parla quando ha da dire qualcosa!

Stellina ha fatto una grande scoperta: ci vuole poco per essere felici! *-*

Meno cinqueeeeeee....................






 
  
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