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Autore: __Mais__    18/09/2013    20 recensioni
Greta è una sedicenne come tante altre, un po' bassa rispetto alle sue coetanee, ma dai lunghi e morbidi capelli castani che incorniciano un viso dolce e due occhi azzurri tanto belli quanto espressivi. Nonostante sia una ragazza dalle curve giuste al posto giusto, non ha mai avuto molti ragazzi che la corteggiassero; sarà per il suo carattere un po' timido o perché non è mai stata prima d'ora realmente interessata a trovare un fidanzato, ma sta di fatto che di ragazzi non ne capisce proprio niente.
Innamorarsi era l'ultimo dei suoi pensieri, finché non si accorge di essere completamente cotta del nemico, lo stronzo che la stuzzica continuamente, il ragazzo più volgare, esibizionista e sbruffone che lei conosca: Alex Rossi, ovvero il migliore amico di suo fratello Mirko, nonché fratello della sua migliore amica Marika. Un ragazzo che l'ha vista crescere, ma che non l'ha mai ritenuta degna di sue attenzioni, fino a quando una sera...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 18



 
 
Il genere maschile si è sempre chiesto il perché le ragazze ci mettessero un’eternità per prepararsi ogni qual volta devono uscire di casa. Le ragazze passano ore davanti allo specchio provando decine di vestiti, scarpe, cercano di trovare l’acconciatura adatta, sperimentano nuovi trucchi. La motivazione è quasi sempre la stessa, a meno che non si tratti di una ragazza particolarmente egocentrica e piuttosto vanitosa, il cui intento è prevalentemente mettersi in mostra e attirare sguardi.
Nel mio caso, invece, essendo una persona che odia stare al centro dell’attenzione, l’unica motivazione plausibile è lui.
Non mi era mai importato un granché di apparire carina agli occhi di qualcuno prima d’ora, ma ovviamente questo prima di trovare quel qualcuno che sa scombussolare il mio intero mondo con un semplice sguardo.
Mi guardo allo specchio, ammirando la mia immagine riflessa, e stranamente mi considero quasi bella.
I capelli lisci lasciati sciolti sulle spalle, un leggero trucco che rende il mio viso delicato, quasi fosse di porcellana, mentre il mio colore degli occhi è messo in evidenza dal nero dell’eyeliner e della matita dello stesso colore.
Non sono mai stata una di quelle ragazza che indossa sempre vestitini e gonne per lasciare scoperte le gambe affinché gli occhi dei ragazzi fossero sempre incollati alla mia pelle nuda, anche perché sono una nana paffutella abbastanza pudica. Ho sempre preferito un paio di comodi jeans a tutto il resto, ma questa sera ho optato per un vestito blu a maniche lunghe, aderente fino alla vita e poi morbido sui fianchi.
Si tratta di uno dei tanti regali della mia migliore amica, un vestito che ho sempre trovato bellissimo, ma che non ho mai avuto l’occasione di indossare.
Sembra esagerato vestirmi in modo così elegante per una stupida serata al cinema, ma se proprio devo averlo vicino voglio che abbia occhi solo per me, voglio che non riesca a staccarmi gli occhi di dosso perché è esattamente quello che io non riesco a fare con lui.
Ogni ragazza innamorata vorrebbe che il ragazzo per il quale ha perso la testa la guardi e pensi ‘Cavolo, oggi è davvero bellissima’, perché io penso che Alex sia sempre bellissimo e almeno per una volta voglio sentirmi alla sua altezza, voglio poter stare al suo fianco e non sfigurare.
Ci si impegna molto per conquistare chi ha conquistato te, ma è sempre un azzardo, perché potrai sentirti bellissima, ma sarai sempre e comunque piena di dubbi e insicurezze.
E se non gli piacessi affatto? Tutto tempo sprecato.
E’ dura perdere la testa per chi non la perde per te, è dura guardare con occhi trasognanti chi neanche ti vede.
Devo ammettere però di essere fiera di me stessa quando, scendendo le scale per raggiungere gli altri che mi aspettano pazientemente vicino all’ingresso di casa, incontro immediatamente gli occhi di Alex che brillano di una luce strana. La sua espressione resta neutrale, ma gli occhi e le labbra lievemente divaricate mi fanno rabbrividire deliziosamente.
Daniel, notandomi mentre scendo gradino per gradino con una certa lentezza, emette un forte fischio di approvazione che mi fa arrossire lievemente e abbassare il capo con imbarazzo.
-Sei bellissima- dice sorridendomi con sincerità, per poi farmi l’occhiolino e indicarmi con il capo il ragazzo biondo al suo fianco.
-Sei una gnocca!- Esclama Marika, euforica soprattutto del fatto che io abbia addosso un suo regalo.
Mi ritrovo a sorridere ad entrambi per ringraziarli dei loro complimenti, felice che apprezzino il mio sforzo di apparire bella in modo lievemente più appariscente, anche se il mio impegno è dedicato a qualcun altro. E quel qualcuno in questo momento non spiaccica parola, ma continua a guardarmi in silenzio, così come mio fratello.
Ogni tanto, mentre mi appresto a prendere il mio cappotto, gli lancio delle occhiate fugaci e lo ritrovo ancora lì con lo sguardo incollato su di me. Persino quando mi volto per infilare il cappotto, sento il suo sguardo incendiarmi la schiena.
-Dico davvero, stasera sei particolarmente bella- mi sussurra Daniel, passandomi un braccio intorno alle spalle.
-Mi raccomando, andate piano e non fate tardi!- Urla mia madre dalla cucina mentre lava i piatti.
Dopo averla rassicurata, ci avviamo verso la macchina di Daniel con passo veloce.
-Morirai di freddo- borbotta mio fratello, lanciando un’occhiata di disapprovazione alle mie gambe fasciate dai collant neri.
-Sopravvivrò- ribatto, alzando gli occhi al cielo.
-Io sto avanti - cambia discorso mio fratello.
-Te lo scordi- grugnisce Alex, facendo un mezzo sorriso all’amico.
-Stronzo, lo sai che soffro d’auto.-
E in effetti mio fratello non ama particolarmente fare lunghi viaggi in macchina e, essendo che il cinema non sia poi così vicino a casa nostra, non credo gli convenga stare seduto sui sedili posteriori, a meno che non voglia ritrovarsi a vomitare anche l’anima.
Apro lo sportello dell’auto e mi siedo rapidamente, facendo posto alla mia migliore amica e sto quasi per arrivare al lato opposto quando anche l’altro sportello dell’auto si apre e Alex si siede al mio fianco.
Ero convinta che si sarebbe seduto accanto alla sorella, facendo stare lei al centro, e invece ha girato tranquillamente intorno alla macchina e si è accomodato con indifferenza accanto alla sottoscritta.
Non sono l’unica però che ha notato il suo gesto imprevisto, infatti Daniel si è affacciato subito dopo oltre il suo sedile per lanciargli uno sguardo ammiccante.
-Che c’è? Sia a me che a Marika piace stare vicino al finestrino- sbuffa con esasperazione, ma persino alle mie orecchie quelle parole suonano tanto come una scusa.
Il mio amico non gli dà alcuna risposta, ma sorride ad entrambi dallo specchietto retrovisore, facendomi arrossire ancora.
Stargli lontano? Non lasciarmi ammagliare da lui? Impossibile.
Scordati la pacifica convivenza, perché non hai rispettato le mie condizioni.
Non vedo l’ora di vederti, tettona.
Durante tutto il tempo, mentre mi preparavo per usciere, non facevo altro che pensare a quel messaggio; il semplice fatto che abbia preso di nascosto il mio numero alla sorella o al suo migliore amico, perché data la circostanza dei fatti non credo che i due avrebbero mai acconsentito di dargli il mio numero di loro spontanea volontà, mi mette in agitazione, figurarsi poi se soppeso ogni suo parola.
Non vedo l’ora di vederti, non vedo l’ora di vederti, non vedo l’ora di vederti.
Parole che mi hanno scombussolata, come se già non lo fossi abbastanza.
Il problema è che non dovrei esserlo, non dovrei essere con loro e non dovrei dargli corda.
Eppure mi ritrovo seduta in macchina, al suo fianco, vestita di tutto punto e con l’eccitazione che mi scorre nelle vene.
Mi riprometto sempre le stesse cose, ma ricado sempre negli stessi errori, penso mordicchiandomi nervosamente il labbro inferiore.
La strada che porta al cinema mi sembra decisamente più lunga di quanto ricordassi.
Mi è difficile concentrarmi con Alex a pochi centimetri di distanza e credo di aver smesso di respirare quando, accavallando le gambe indolenzite, sfioro accidentalmente il biondino. Alzo lo sguardo su di lui e noto un fastidioso ghigno mal celato sulle sue labbra, che non fa altro che innervosirmi maggiormente.
-Cosa andiamo a vedere?- Chiedo schiarendomi la gola.
Mio fratello si volta di poco per incrociare il mio sguardo e poi quello del ragazzo al mio fianco.
Questo non promette nulla di buono, penso alternando lo sguardo tra i due.
-Che cosa c’è?- Insisto, sospettosa.
Marika fa una smorfia contrariata e Daniel ha un’espressione compassionevole stampata sul viso. L’unico estremamente divertito sembra Alex.
-Andiamo a vedere La Casa- risponde quest’ultimo.
Ci metto qualche secondo a registrare il nome del film e a collegarlo a qualche pubblicità vista alla tv.
-E’ un film horror?!- Il mio è quasi un urlo, mentre sento la rabbia farsi strada dentro di me per essere stata ingannata da tutti i presenti. Neanche uno di loro mi ha messa in guardia sul film scelto, nessuno si è preoccupato che forse  l’ultima cosa che avrei voluto vedere al cinema è proprio un horror.
-Così sembra- ridacchia Alex, seguito da mio fratello. Persino sul viso di Daniel si forma un sorriso dolce, probabilmente causato dalla mia reazione esagerata e istintiva.
La mia è una vera avversione ai film horror, ne sono allergica.
-Okay, allora potete anche riportarmi subito a casa, perché non ho nessuna intenzione di vedere quello stupido film- sbotto alterata, incrociando le braccia al petto.
-Non fare la bambina, è soltanto un film- inizia a dire mio fratello, cercando di calmarmi, ma con le sue parole non fa altro che aumentare il mio sdegno e la mia rabbia.
-Brutti stronzi infami!-
-Dai, che vuoi che sia. Ha ragione Mirko, è soltanto…- Cerca di rabbonirmi Daniel guardandomi dallo specchietto retrovisore, ma gli lancio subito un’occhiata di ghiaccio che lo azzittisce.
-Tu- gli punto l’indice contro. -Riportami a casa, ora.-
Il mio amico sembra indeciso se accontentarmi o trovare il parcheggio, perché ormai giunti a destinazione.
-Andiamo fifona, che il film sta per iniziare- ghigna Alex allargando con nonchalance il braccio sul mio sedile. Sembra quasi un abbraccio e infatti il mio cervello ha dimenticato per un nanosecondo di essere in collera, mentre il mio cuore ha cambiato marcia, passando dalla prima alla quinta con un rombo assordante.
-Mi rifiuto categoricamente di mettere piede in quella sala- cerco di assumere lo stesso tono ostile di poco fa, ma sono distratta dal suo braccio che adesso è magicamente più vicino, quasi totalmente poggiato sulle mie spalle.
-Ti abbiamo già comprato il biglietto- dice tranquillamente, come se non sentisse le mie parole.
-Vorrà dire che ve lo rimborserò- ribatto, cercando di sottrarmi a quel suo braccio tentatore.
Vorrei potermi stringere al suo fianco ed immergere il viso nel suo collo.
-Muoviti codarda o ti lasciamo qui- sbuffa mio fratello, scendendo dall’auto dopo che Daniel ha trovato il parcheggio perfetto per la sua auto, non troppo lontano dal cinema.
-Andate pure, me la caverò.-
-Dai Greta, è solo un film stupido realizzato da professionisti del computer e cose così- dice la mia migliore amica con voce dolce.
Ruffiana.
-Stronza, non mi parlare. Non te lo perdono questo tradimento- sussurro, imbronciata.
Scendono tutti dall’auto tranne la sottoscritta, che tiene il suo regale didietro perfettamente attaccato al suo sedile. Non ho nessuna intenzione di guardare quello stupido film, così come non ho intenzione di perdonare nessuno di loro così facilmente.
-Per favore, muoviti. Il film sarà già iniziato- borbotta mio fratello, infastidito dalla mia testardaggine.
Quando non gli rispondo e resto immobile con le braccia al petto, lo vedo chiaramente alzare gli occhi al cielo, esasperato.
-Iniziate ad andare voi, la convinco io e poi vi raggiungiamo- dice con sicurezza Alex, mentre Marika è già pronta a ribattere.
-Non ho intenzione di lasciarla qui con…-
-Che stai cercando di dire, sorellina?- Domanda lui, lanciando uno sguardo a Mirko, come per sfidarla a continuare in presenza del suo migliore amico.
Questo la zittisce e non la biasimo, perché nessuna delle due vuole che i nostri fratelli litighino dato il loro sincero rapporto di amicizia.
Intercetto lo sguardo di Daniel, improvvisamente serio. Con un cenno del capo mi indica mio fratello, che sembra lievemente confuso.
-Tranquilli, potete anche andare, tanto non tarderà a raggiungervi- cerco di dire per calmare le acque. -Ma non ha speranze di convincermi a vedere quel film con voi, piuttosto mi guardo il film di Barbie.-
La tensione improvvisa sembra scemare, mio fratello torna ad alzare gli occhi al cielo, mentre Daniel sorride scuotendo il capo.
-Ok, allora ci vediamo dentro- si affretta ad allontanarsi Mirko.
Il mio amico lancia le chiavi dell’auto ad Alex, per poi seguire mio fratello.
L’unica davvero riluttante ad andarsene è Marika, che guarda truce il fratello.
-Ti uccido- il suo è un sussurro appena udibile, quasi avesse sillabato le due parole, ma a giudicare dal sorriso sornione Alex deve aver sentito la sua minaccia.
Una volta soli, l’idiota fa il giro dell’auto e si risiede al mio fianco, mentre io mi rendo conto solo in questo momento del guaio in cui mi sono cacciata. Di nuovo.
-Le alternative sono due: o vieni nella sala cinque con noi, possibilmente senza fare storie, o ti ci porto di peso- il suo sorriso, se possibile, si allarga maggiormente. Qualcosa mi dice che preferisce la seconda opzione.
-Non mi minacciare, stronzo- sibilo, allontanandomi il più possibile da lui e dal suo corpo da favola.
-Stai tremando?- Cambia rapidamente discorso, mentre i suoi occhi diventano due fessure chiare che mi scrutano attentamente.
In effetti tremo come una foglia, ma non so se a causa del freddo o della sua vicinanza. Ogni secondo che passa mi sembra di averlo più vicino.
-Ho freddo- mi stringo nelle spalle.
-Sicura che sia per il freddo?- Un sorriso strafottente si forma sulle sue labbra. Le sue parole mi fanno venir voglia di tirargli un ceffone così forte da spedirlo a vedere il suo stupido film volando.
-No, sicuramente sei tu che mi fai questo effetto- ribatto sarcastica, nonostante io non sia del tutto certa che si tratti di una bugia.
-Ovviamente- la piega delle sue labbra sembra addirittura più provocante di quanto ricordassi.
-Puoi anche andare a goderti il film perché non riuscirai a convincermi a venire con te- guardo fuori dal finestrino, per non essere sorpresa da lui mentre fisso la sua bocca come un’affamata.
Dio, cos’è questo groviglio di sensazioni che sento all’altezza dello stomaco?
Sarà per l’abitacolo stretto e buio, per la vicinanza forzata, per la sua persona, ma tutto questo mi sta seriamente dando alla testa.
Sarei dovuta rimanere a casa, in pigiama, a guardare qualche commedia in tv.
Promemoria: mai assecondare il proprio fratello, mai.
-Ne sei sicura?- le sue parole vengono soffiate direttamente nel mio orecchio, facendomi sussultare per il contatto delle sue labbra sulla mia pelle.
-Che diamine fai?!- Sbotto non tanto perché io sia arrabbiata, quanto sorpresa, emozionata, imbarazzata: insomma, un mix di altre sensazione indescrivibili.
-A te cosa sembra che io stia facendo?- Ridacchia, lasciandomi un tenero bacio sulla guancia.
-Alex, non sei divertente- ringhio, voltandomi nella sua direzione per dargli una spinta. Dopodiché cerco inutilmente di aprire la portiera dell’auto, ma la sua mano mi blocca l’uscita.
-Questo non deve essere divertente, non ti deve far ridere. Ti deve far sciogliere- bisbiglia.
Sento la stessa mano con cui mi ha impedito la fuga posarsi sul mio mento e costringermi a voltare il viso verso di lui. Poi non sento altro, solo le sue labbra calde sulle mie.
Chiudo gli occhi, incapace di respingerlo e mi ritrovo a ricambiare il suo bacio con trasporto e sentimento. Dal mugolio di approvazione, il mio totale abbandono all’inevitabile deve piacergli.
Le sue mani sono ovunque, scivolano deliziosamente sul mio corpo e senza rendermene conto, ben presto, mi ritrovo seduta a cavalcioni su di lui.
Le sue labbra mi bloccano il respiro, ma non ho nessuna lamentela al riguardo. Sembra insaziabile, come se gli fosse mancato tutto questo. Come se per tutto questo tempo fosse stato assetato e solo adesso potesse dissetare la sua stramaledetta sete.
Un po’ come un drogato e la sua dipendenza. L’estasi di poter riassaggiare quello che sembra tenerti in vita e che ti era stato proibito.
Che Alex si stia prendendo o no gioco di me, non ne ho la più pallida idea. Ma tra baci profondi, schiocchi di lingue che si cercano con desiderio, corpi in fermento e gemiti involontari ed incontrollati, rischiamo persino di farci sentire da qualcuno.
La mia mente ha come un flash, un briciolo di ragione che cerca di farsi strada nel mio cervello.
Macchina.
Merda, sto pomiciando allegramente con Alex nella macchina di Daniel, nel bel mezzo del parcheggio di un cinema!
-Alex… aspetta…- cerco di dire, per quanto il respiro accelerato mi permetta, staccando le labbra dalle sue.
Il suo brontolio di disapprovazione manda al mio corpo un’altra vampata di calore che non riesco a controllare.
Ho ancora le mani immerse nei suoi capelli morbidi, il suo petto schiacciato al mio. Riesco quasi a sentire il suo cuore pompare rapido quanto il mio, come se facessero a gara per chi va più veloce.
-Che c’è?- soffia sul mio collo, facendomi rabbrividire.
Accorgendosene, appoggia le sue labbra sul mio collo, baciando e leccando la pelle lasciata scoperta dal vestito.
Il vestito.
Non mi sono neanche accorta che il playboy sul quale sono comodamente seduta è riuscito a sfilarmi il cappotto, lanciandolo sui sedili davanti.
Quando sento i suoi denti tirare un lembo della mia pelle per poi succhiarla con avidità, mi rendo conto di quello che sta facendo.
Le mie mani dalla sua nuca, che inconsciamente spingevo con forza verso il mio collo, si poggiano con forza sulle sue spalle, staccandolo da me.
-Mi stavi facendo un succhiotto?- Esclamo, mentre il mio petto si solleva e riabbassa troppo velocemente. Mi manca l’aria.
-Adesso non credo sia più il caso di usare l’imperfetto come tempo verbale. Non te n’eri accorta… Eri forse distratta?- Ridacchia, muovendo pigramente le mani sulle mie gambe. Sento le sue dita accarezzare il bordo del vestito, prima di infilarvisi sotto.
Afferro i suoi polsi con prontezza, guardandolo in cagnesco.
-Questo bacio non significa niente. Sono fidanzata, non avresti dovuto fare una cosa del genere!- Come avrei fatto a spiegare a Claudio un segno violaceo sul collo, un segno di passione?
La sua espressione passa rapidamente da euforica a infastidita.
-Bacio? Tu questo lo chiami bacio?- Libera fulmineo i suoi polsi per portare le sue mani sui miei fianchi. Con una presa ferrea e un movimento lascivo, fa scontrare i nostri bacini, facendomi deglutire mentre una nuova ondata di calore mi fa ribollire il sangue nelle vene.
Provo a scendere dalle sue ginocchia, ma le sue braccia mi circondano, bloccandomi contro il suo petto.
-Rispondimi.-
-Io…- cerco di dire, ma mi interrompe immediatamente.
-Te lo dico io cos’è. Negli ultimi quindici minuti non hai fatto altro che gemere e muoverti su di me, provocandomi una fastidiosa erezione. Se non fossimo in macchina e ancora vestiti, staremmo già facendo sesso- le sue parole sembrano veleno, come se la mia precedente frase lo avesse seriamente ferito. –Quindi non mi venire a dire che era solo un bacio o giuro che ti stendo qui, su questi sedili, e ti faccio provare quello che quella mezzasega del tuo ragazzo non è riuscito a darti.-
Provo a colpirgli la guancia, ma riesce a bloccarmi il polso a mezz’aria, così come accade per l’altra mia mano. Mi ritrovo con le mani fuori uso e l’unica cosa che posso fare è guardarlo trucemente.
-A giudicare da come ansimavi poco fa, non dev’essere molto dotato il tuo Dalena se con me ti ecciti tanto facilmente- ghigna sadicamente.
Mi sento ferita nell’orgoglio e umiliata. Un piccolo groppo in gola, che a mala pena mi lascia respira, non fa altro che allargarsi piano piano, finché probabilmente non mi soffocherà del tutto.
-Su questo non devi preoccuparti, perché mi soddisfa benissimo. E a lui non dispiace affatto il modo in cui ansimo- ringhio, cercando di liberarmi dalla sua presa.
Certo, come se tutto quello che sto dicendo fosse vero.
La sua espressione diventa seria, quasi rabbiosa, mentre le sue dita si stringono con forza intorno ai miei polsi, talmente forte da rischiare di lasciarmi il segno.
-Beh, non credo che il tuo ragazzo sarà felice quando saprà che ti sei fatta slinguazzare e palpare da un altro- ribatte, allentando la presa sulle mie mani dopo un mio gemito di dolore.
-Perdonerà questo mio errore madornale perché mi ama- è incredibile la quantità di bugie e stronzate che si riesce a dire quando si è arrabbiati.
-Ma non mi dire, si è già dichiarato? Che cosa romantica- mi deride, avvicinando nuovamente il suo viso al mio.
-Mollami o giuro che mi metto ad urlare- minaccio, mostrando una decisione e una sicurezza che in realtà non mi sono mai appartenute.
-Potrei farti urlare in diversi modi- ridacchia al mio orecchio, dopo aver schivato le sue labbra per la seconda volta.
-Sei disgusto- provo a parlare, ma molto presto le mie labbra vengono catturate dalle sue.
La sua bocca è diversa, è rabbiosa, ma allo stesso tempo vorace, passionale, violenta. La sua lingua forza con facilità le mie labbra serrate, mentre un suono rauco e profondo si solleva dal suo petto e le sue mani si spostano pericolosamente in alto sulla mia vita.
Cerco di respingerlo con tutta me stessa, perché mi ha trattata come un oggetto, sempre, ma quando la sua mano destra si poggia mollemente su un mio seno, in una carezza di fuoco, non riesco a reprimere un gemito che esce con vergogna dalle mie labbra.
Lo sento sorridere, mentre con un colpo di reni capovolge la situazione. In un battito di ciglia mi ritrovo con al schiena sui sedili dell’auto, con Alex piacevolmente steso su di me.
Peccato che le sue parole pungenti si aggirino ancora nella mia testa e mi impediscano, fortunatamente, di abbandonarmi alle sue carezze.
-Alex, smettila- singhiozzo, liberando la bocca dalla sua e aprendo gli occhi di colpo più umidi.
Sentendo il mio tono afflitto, si solleva dal mio corpo e fissa i suoi occhi nei miei.
Sembra rabbuiarsi quando guarda le lacrime che cercano di uscire, ma che il mio orgoglio vuole trattenere a tutti i costi.
Si scosta da me con rapidità, prendendosi la testa tra le mani e sfregandosi il viso più e più volte.
Tremante, faccio lo stesso, ma con più lentezza. Cerco di sistemarmi il vestito rapidamente, afferro il cappotto cercando di non sfiorare Alex ed esco rapidamente da questa maledetta macchina, chiudendomi con forza la portiera alle spalle.
Non voglio che mi veda piangere. Non voglio che veda la vergogna che provo, la pietà per me stessa, l’amore per lui. La tristezza di sapere di non essere altro che uno stupido giocattolo tra le sue abili mani.
Sono quasi arrivata all’entrata del cinema, quando mi sento afferrare per il polso.
Non mi volto nemmeno perché so a chi appartengono le dita che bloccano la mia mano, ma strattono semplicemente il mio braccio per liberarmi.
-Mi dispiace- sussurra e sembra persino sincero.
-Non me ne faccio un cazzo delle tue scuse!- Esclamo con rabbia e vergogna guardandolo finalmente in faccia e, almeno stavolta, ho le luci esterne del cinema che gli illuminano i lineamenti del viso e mi mostrano la sua espressione seria. -Cosa volevi fare, violentarmi?!-
-Non farei mai una cosa del genere, volevo solo farti ammettere che anche tu mi desideri quanto ti desidero io- ribatte prontamente, alzando di poco il tono di voce per sovrastare il mio e lasciandomi libera di allontanarmi da lui.
Volevo solo farti ammettere che anche tu mi desideri quanto ti desidero io.
Quanto ti desidero io.
-Tutto questo è assurdo- sbotto, passandomi una mano tra i capelli.
-Potrai anche stare con quella piattola, ma non puoi negare di essere attratta da me.-
Sta parlando di sesso, Greta. Semplice sesso, urla la parte razionale del mio cervello.
-Ti sbagli- provo a negare, ma la mia voce è troppo fievole per risultare convincente.
-Niente affatto.-
-Sei un’incosciente. Come ti viene in mente di baciarmi in quel modo? E se fossero arrivati Mirko e gli altri? Come avresti spiegato loro la situazione?-
-Avrei detto che mi sei saltata addosso.-
-Vaffanculo- sputo tra i denti.
-Greta, sto scherzando.-
-Beh, non mi sembra il momento adatto per scherzare, non credi?- Vorrei picchiarlo, fargli male affinché provi lo stesso dolore che sento io ogni volta a causa sua e delle sue parole pungenti.
-Senti, sono venuto per passare una serata tra amici, non per fare sesso sfrenato in macchina con te. Credo tu ti sia già accorta che mi fai un certo effetto, probabilmente a causa delle tue tette che sfidano la forza di gravità, ma sta di fatto che una bella ripassata te la darei. Ma non stanotte, quindi puoi anche smetterla di fissarmi come se fossi un maniaco sessuale. In quella macchina eravamo in due, non ero l’unico a ricambiare.-
Resto ammutolita dal suo discorso piuttosto lungo, specialmente dopo la parte in cui dice che non gli dispiacerebbe portarmi a letto. Mi sentivo già un oggetto, ma adesso è come se avessi le sembianze di un vaso in cui lui può svuotarsi le palle. La cosa è davvero squallida, soprattutto la superficialità e tranquillità con cui usa le ragazze.
Non lo degno neanche di una risposta, semplicemente gli volto le spalle ed entro nel cinema con passo svelto, quasi di corsa.
Mi sistemo rapidamente e con mani tremanti i capelli in modo che il segno sul mio collo non si veda, nella speranza che nessuno se ne accorga.
Alex non fiata ulteriormente per non dare spettacolo, data anche la distanza che sono riuscita a mettere tra noi, ma sento che mi segue, sento la sua presenza alle mie spalle.
-Ti va di prendere un pacco di popcorn prima di entrare in sala?- Rompe il silenzio una volta che mi ha raggiunta.
Non gli rispondo, ancora scioccata dall’errore che ho commesso per l’ennesima volta e dalla sua stupidità. Alcune volte sento un dolore al petto diverso rispetto agli altri, un dolore che sa di delusione, verso me stessa ma soprattutto verso di lui.
-Una lattina di coca cola?- Insiste, parandomisi di fronte e frenando così la mia marcia.
E dire che non volevo mettere piede nella sala cinque, mentre adesso sembra la mia unica ancora di salvezza.
Gli altri, devo raggiungere gli altri.
-Solo se ho il permesso di svuotartela in testa- sibilo, aggirando il suo corpo e procedendo verso la sala dove stanno proiettando il film horror.
-Simpatica come una spina nel culo- sbuffa, riprendendo a seguirmi.
-Maniaco- ringhio verso di lui.
-Non ho fatto niente che non volessi anche tu- schiocca la lingua, avvicinandosi parecchio quando la ragazza all’entrata della sala ci chiede i biglietti.
-Stammi lontano- lo incenerisco con gli occhi per poi mettere nuovamente distanza tra di noi.
Non sono arrabbiata per il bacio, perché non posso negare di averlo voluto anche io. Ho sempre voglia dei suoi baci. Sono arrabbiata per il modo in cui sminuisce il tutto, per la sua stupidità, per la sua forza e la mia debolezza.
Alex è fidanzato e la sua perfetta ragazza aspetta un figlio da lui, io sono fidanzata con un ragazzo dolcissimo che non merito. Tutto questo non ha senso e non ha fine, non ha un lieto fine.
-Cos’è, adesso ti faccio schifo?-
-Mi hai sempre fatto schifo- sputo tra i denti, più acida di una vecchia zitella.
-Disse quella che fino a poco fa era in posizione orizzontale, pronta per me.-
-La delicatezza e il tatto con cui dici le cose è sorprendente- se la cosa non compromettesse maggiormente la mia sanità mentale, adesso mi volterei e lo strozzerei volentieri con le mie stesse mani.
Con i biglietti in mano, Alex riesce a trovare finalmente i nostri posti.
-Ma dove eravate finiti?- Domanda con voce preoccupata la mia migliore amica.
-Stavamo litigando- e amoreggiando spudoratamente, aggiungo fra me e me.
-Forza, sedetevi e fate silenzio- borbotta mio fratello con gli occhi incollati allo schermo.
-Non sono pronta a vedere un film horror- dico a bassa voce, guardando ovunque tranne che il film.
Alex mi spintona verso il mio posto senza alcuna delicatezza e altrettanto bruscamente gli schiaffeggio la mano con cui ha osato sfiorarmi ancora.
-Okay, allora mi siedo io per primo- fa per superarmi, ma lo blocco immediatamente afferrandolo per la giacca in pelle nera.
-Non ci pensare nemmeno. Non mi siedo all’ultimo posto della fila, perché morirei di paura - sono certa di avere gli occhi sgranati quando sento la musica di sottofondo farsi più intensa e ansiosa, segnale che qualcosa di spaventoso sta per accadere ai protagonisti del film.
-Una bambina di cinque anni è più coraggiosa di te- ridacchia Alex, sedendosi però all’ultimo posto della fila J e lasciando a me quello tra lui e Daniel.
-Già, scommetto però che un bambino di tre anni ha più cervello di te, psicopatico coglione- sussurro con fastidio, mentre mi tolgo la giacca e afferro il telefono come distrazione.
Se nella prossima settimana voglio fare sonni tranquilli, non devo guardare lo schermo. Tutto tranne lo schermo.
-Vedo che siamo in vena di complimenti anche stasera- di sfuggita, guardo il suo viso angelico sul quale è accennato un lieve sorriso divertito.
-State zitti e guardate il film- ci rimbecca nuovamente Mirko.
-Vaffanculo- è la mia semplice e femminile risposta.
 
Neanche dopo mezz’ora di film ho la nausea, causata da alcune scene parecchio suggestionanti, e credo di tremare, ma stavolta non a causa del freddo né della presenza di Alex, anche perché fa piuttosto caldo in sala.
Cerco di mantenere lo sguardo fisso sulle mie mani, ma a volte la curiosità mi spinge a sollevare lo sguardo anche se so che rimarrò traumatizzata a vita da quello che vedrò.
Quando mi arriva un messaggio sul telefono, ringrazio il cielo e stacco definitivamente gli occhi dallo schermo.
Claudio: tesoro, puoi uscire? Ho voglia di vederti :)
Io: Mi dispiace, ma sono al cinema con gli altri in questo momento
La sua risposta non tarda ad arrivare.
Claudio: Gli altri??
Io: Daniel, Marika, Mirko
Premo invio e aspetto la sua risposta. Sentendomi osservata però, alzo lo sguardo e trovo quello di Alex fisso sul mio telefono, stretto tra le mie mani.
-Perché non gli hai detto che ci sono anche io?- Chiede a voce appena udibile, indicando il mio telefono con un cenno del capo.
-Hai sbirciato i miei messaggi?- Ribatto, indignata.
Alex è proprio un coglione.
-Sei ancora arrabbiata per prima a tal punto che non ti va neanche di sentire il mio nome?- Sembra serio, tremendamente serio, come se la cosa gli importasse davvero.
Non gli do alcuna risposta, lasciandolo così logorare nel dubbio, e sposto l’attenzione sullo schermo del mio cellulare che si è appena illuminato.
Claudio: A che ora finisce il film? :) Magari posso venirti a prendere io e riaccompagnarti a casa più tardi :**
Mi mordo il labbro inferiore, indecisa su cosa rispondergli. Probabilmente mio fratello non apprezzerebbe molto la sua presenza.
-Digli di no.-
Incredula di sentirlo ancora parlare, incenerisco Alex con lo sguardo.
-La smetti di leggere i miei messaggi, razza di impiccione?!- Digrigno i denti, attirando a me il mio telefono in modo che lui non possa più leggere nulla di personale.
-Digli di no, ti prego.-
-Non vedo perché dovrei- rispondo incolore, inarcando un sopracciglio e sfidandolo a fiatare ancora sull’argomento.
-Dopo il film, vieni a mangiare qualcosa con me. Conosco un posto carino non molto lontano da qui- bisbiglia avvicinandosi al mio orecchio e soffiandomi il suo alito caldo tra i capelli.
Mi sembra di sentire ancora le sue labbra sul collo…
E’ come quando trascorri un’intera giornata in spiaggia e passi molto tempo in acqua e poi, quando la stessa sera sei stesa sul tuo letto, ti sembra di sentire ancora il mare intorno a te. In questo momento, mi sembra di sentire ancora la sua bocca baciare la mia pelle, come se la venerasse, come se volesse divorarla.
-Portaci la tua ragazza, non me- rispondo con acidità, scacciando rapidamente i miei pensieri inopportuni.
Che diamine gli salta in mente?!
-Voglio portarci te, non Idaria- poggia con noncuranza la sua mano sul mio ginocchio, facendomi deglutire.
-Beh, la cosa non è possibile- accavallo le gambe, scostando le sue dita e allontanandomi quanto posso da lui.
-Voi due la smettete di bisbigliare, mi distraete e così non riesco a concentrarmi sul film- sbotta mio fratello, infastidito dal nostro chiacchiericcio continuo.
Tutta colpa di Alex.
-Digli di no- sussurra direttamente al mio orecchio, facendomi rabbrividire per l’ennesima volta.
-Fatti i fatti tuoi- gli tiro una gomitata, neanche tanto piano.
-Lo fai apposta- digrigna i denti per poi sbuffare con esasperazione.
-Cosa?- domando confusa e stufa di sentirlo ancora parlare.
-Farmi impazzire- risponde fissando i suoi meravigliosi occhi verdi nei miei.
Non so come interpretare le sue parole, ma non posso permettere di farmi stordire ancora da lui. Non con mio fratello a pochi passi da noi, non con Marika che ci guarda di sott’occhi e non con Daniel che probabilmente ha ascoltato la nostra intera conversazione, se così la si può chiamare, e adesso sorride come un’idiota.
-Sei tu che fai impazzire me con i tuoi fottutissimi sbalzi d’umore. Ma ti senti quando parli?-
-Digli di no- Alex resta impassibile alle mie parole.
-Perché dovrei dirgli di no? Illuminami.-
-Perché… Perché…- Inizia a dire prima di posare gli occhi sulle sue mani e sorridere furbamente.
Succede tutto così velocemente che non reagisco con prontezza, resto semplicemente allibita, con gli occhi sgranati. Alex afferra rapidamente il mio cellulare, strappandolo dalle mie mani con facilità e alzandosi altrettanto velocemente per uscire dalla sala.
Lo seguo come un razzo e una volta fuori mi ritrovo ad urlare a gran voce.
-Alex! Ridammi immediatamente il mio telefono!-
Lui continua ad allontanarsi armeggiando con ciò che mi ha rubato, fregandosene dei miei schiamazzi infuriati.
-Alex!- Probabilmente domani mi ritroverò senza voce e mi vergognerò da matti per aver urlato in un cinema, attirando su di noi gli sguardi di tutti i presenti.
Una volta raggiunto, lo strattono per la giacca per fermarlo.
-Tu sei da arrestare, anzi da ricoverare direttamente- ringhio con ferocia, cercando di riprendere ciò che è mio. -Ridammi subito il mio telefono, idiota che non sei altro!-
-Tieni, tieni. Basta che non ti scaldi- una volta ridato indietro il telefono, solleva le mani con finta innocenza.
Troppo facile, penso immediatamente.
-Che hai fatto?- Lo accuso.
-Non capisco cosa intendi- fa il finto tonto, mostrando disinvoltura. Quello che non riesce a fare però è nascondere il sorriso strafottente di sempre che gli si dipinge sul viso e che certa inutilmente di mascherare con dei fintissimi colpi di tosse.
Controllo il mio telefono e subito mi accorgo di ciò che ha fatto.
-Come ti sei permesso di prendere il mio telefono, leggere i miei messaggi e, come se non bastasse, anche fingerti me e rispondere al mio posto a Claudio?- Sbraito, gesticolando e finendo persino per tirargli un sonoro schiaffo in piano viso.
Non sembra scioccato o offeso per il mio gesto, si limita semplicemente a massaggiarsi la pelle arrossata della guancia.
-Ho solo anticipato i tempi, gli avresti risposto allo stesso modo.-
-Questo lascialo decidere a me, ok?- ribatto con i nervi a fior di pelle.
Inizia persino a farmi male la testa. E’ tutto così confusionario, doloroso, ingiusto e sbagliato allo stesso tempo. Creo queste situazioni con le mie stesse mani, quindi tecnicamente mi faccio male da sola.
E non so più cosa fare con questo ragazzo perché mi provoca uno stress allucinante, i soliti senti di colpa, uno stramaledetto dolore al petto come se d’improvviso le mie costole si fossero richiuse danneggiando tutto dentro di me.
-Non ne fare una tragedia, dai…- fa un passo avanti verso di me, ma prontamente indietreggio.
Prima ancora di riuscire a pensare, mi ritrovo a parlare a cuore aperto di quello che provo.
-Sono stufa di questo. Tu, mio fratello. Voi tutti non fate che darmi ordini e prendere le decisioni al mio posto, come se quello che voglio io contasse meno di zero- la mia voce trema e sono certa che a momenti diventerò una fontana, non riuscendo più a trattenere le lacrime che reclamano di uscire.
-Gli ho scritto solo una piccola ed innocua bugia, così siamo tutti più felici- dice sorridendo con innocenza, ma torna subito serio quando guarda l’odiosa lacrima che mi riga il volto.
Ho provato a trattenerla con tutta me stessa, ma non ce la faccio più.
-Tutti chi? Tu e Mirko? Peccato che non lo sia io- mi sfrego con il dorso della mano le guance per eliminare quell’ennesima prova di debolezza.
Dio, che vergogna! Non c’è niente di più imbarazzante di me che piagnucolo con lui che mi guarda come se fossi un alieno.
-Greta- sussurra avvicinandomi cautamente, come se avesse paura che io possa rompermi in mille pezzi da un momento all’altro.
-No! Sono stufa di mentire, sono stufa delle bugie- ormai ho iniziato a singhiozzare senza sosta e le lacrime sgorgano inevitabilmente dai miei occhi, lasciando dietro di sé una scia nera di distruzione causata dal trucco. -La mia intera vita sta diventando una grandissima bugia e la cosa non mi piace, proprio per niente. Mi fa paura. Tutte queste bugie verranno a galla, portando con loro la cruda verità e quella che soffre sono sempre io- mi prendo la testa tra le mani per nascondere il mio viso ai suoi occhi.
-Ehi, non fare così- me lo ritrovo a due centimetri di distanza in un battito di ciglia, ma con prontezza indietreggio ancora. Adesso mi ritrovo con le spalle al muro e le mie ginocchia tremanti implorano pietà, così mi ritrovo a scivolare lentamente sulla superficie fredda fino a sedermi completamente sul pavimento.
-Non fare quello sguardo con me- brontolo, cercando disperatamente di asciugarmi gli occhi e guardando inorridita le mie dita diventare nere.
-Quale sguardo?- domanda continuando ad avvicinarsi alla pazza in lacrime, finché non si siede al mio fianco.
Dopo il crollo di nervi di poco fa, non ho neanche più la forza di urlargli in faccia di starmi lontano.
-Quello che urla ‘merda, sta piangendo e adesso che cazzo mi invento per farla smettere?’-
Ho lo sguardo fisso sulla parete di fronte a noi e non me ne frega un accidenti delle persone che ci passano davanti guardandoci con curiosità. Sento la sua risata divertita, seguita a ruota dalle sue parole-
-E’ proprio quello a cui stavo pensando.-
-Non fingere che ti importi qualcosa di me- mi ritrovo a sospirare, sussurrando a lui parole che non avevo mai avuto il coraggio di dire a voce alta perché troppo veritiere.
La mia risposta lo ammutolisce e sono quasi sul punto di un’altra crisi di pianto, perché il fatto che non mi abbia contraddetta vorrà pur dire qualcosa, quando rompe il silenzio con un sonoro sospiro.
-Mi dispiace. Alcune volte sono impulsivo e totalmente coglione- devono costargli molto queste scuse e questa confessione a giudicare dal modo in cui sbuffa subito dopo.
-Alcune volte?- ribatto acidamente.
-Mi sto scusando, abbi pietà- ridacchia sollevato dal mio tono scorbutico e non più singhiozzante, triste.
Quando sento il suo braccio poggiarsi senza preavviso sulle mie spalle, circondandomi e confortandomi di conseguenza, sono tentata di prenderlo a calci. Poi però, mi rendo conto che ho davvero bisogno di un abbraccio in questo momento, ma soprattutto ho bisogno di un abbraccio caldo e innocente da parte sua.
-Alex, giuro che se provi a baciarmi adesso non rispondo più delle mie azioni. Ti stacco le orecchie e te le attacco al collo con la spillatrice- grugnisco rilassandomi contro la sua spalla.
-Sbaglio o è una frase che dice Mila Kunis in quel film degli amici che si danno alla pazza gioia?-  Mi sorprende con le sue parole.
-Hai visto Amici di letto?- domando sentendomi già più rilassata e tranquilla.
-Due ore di sesso sul grande schermo non me le sarei perse per nulla al mondo- sghignazza. E anche se non posso guardare il suo viso, sono certa che abbia il suo solito sorriso sornione sulle labbra.
-Sei un’idiota, hai appena rovinato un bel momento.-
-Era un bel momento per te?- inconsapevolmente aumenta la stretta del suo abbraccio, avvicinandomi maggiormente a sé.
-Non ti facevo tipo da abbracci consolatori- cambio subito discorso. Sento le palpebre farsi pesanti, forse a causa del recente pianto o forse perché sa abbracciare dannatamente bene, ma sta di fatto che mi ritrovo ad ascoltare ammagliata il battito del suo cuore.
-Non lo sono- rivela tranquillamente.
-E allora perché mi stai abbracciando? E’ sbagliato- dico e apro di scatto gli occhi per guardare il suo viso, sperando di scorgere qualcosa nei suoi occhi, qualunque cosa. Il suo sguardo è così intenso che mi pento immediatamente della scelta fatta e abbasso lo sguardo sulle mie mani, diventate improvvisamente interessanti.
-Non sto facendo niente di male, è solo un abbraccio- bisbiglia e prende ad accarezzarmi il braccio con lentezza calcolata, trasmettendomi calore. -Non ti sto palpando come prima nella macchina di Daniel.-
Mi irrigidisco all’istante, ripensando a quello che fino a poco fa avevo chiuso fuori dalla mia mente.
-Grazie per avermi rinfrescato la memoria- gli pianto una bella gomitata nelle costole.
-Non c’è di che- ridacchia con sfacciataggine.
Passano interi secondi, forse minuti, ma nessuno dei due accenna ad alzarsi per tornare nella sala, perché entrambi troppo rilassati e piacevolmente abbandonati a questo momento di dolcezza inaspettato.
-Lo sai? Sei bravo negli abbracci- le parole mi sfuggono prima che il mio cervello le esamini come si deve, così mi ritrovo ad arrossire per l’imbarazzo di aver seriamente confessato una cosa del genere proprio ad Alex. Probabilmente riderà di me a momenti.
-Davvero? Sei la prima ragazza che abbraccio senza un premio finale.-
-Premio?- chiedo con curiosità, alzando lo sguardo per incontrare il suo.
-Di solito punto alla palpata- un ghigno sfacciato gli illumina il viso, mentre il mio si incupisce all’istante.
-Ripeto: sei un’idiota- biascico a denti stretti.
Non voglio pensare alle altre ragazze con cui è stato o rischio di impazzire definitivamente.
-O semplicemente furbo.-
Sento il respiro fermarmisi a metà strada quando le sue labbra si poggiano sul mio capo, in quello che dovrebbe essere un tenero e casto bacio.
-Le orecchie sono le tue…- dico, ma la mia voce è fievole, perché ancora vittima della sua dolcezza.
Non avrei mai pensato che potesse comportarsi in questo modo. In lui avevo sempre e solo visto sfrontatezza, una sicurezza invidiabile, bellezza a dir poco accecante, ma mai dolcezza. 
-Quindi è il tuo primo abbraccio sincero ad una ragazza, senza doppi fini?- Voglio disperatamente essere la prima per lui almeno in qualcosa.
-No, non il primo.-
-Ma non avevi detto- inizio a dire prima che lui mi interrompa.
-Ricordi quel giorno a scuola, quando avevo la febbre e ti sei preoccupata di me? Lì volevo un tuo abbraccio, volevo sentirti vicina. In un certo senso mi faceva stare bene- confessa, lasciandomi a bocca aperta.
Sento il mio cuore galoppare in risposta alle sue parole, e probabilmente me lo starò immaginando, ma anche il suo cuore sta correndo più velocemente.
Segue un altro momento di silenzio, ma non è imbarazzante o fastidioso. E’ piacevole, mi sembra ancora di sentire le sue parole rimbombare nelle mie orecchie.
-Mi sono fatto perdonare?-
-No, ti farò pagare cara la bravata di stasera e il tuo essere uno stronzo, ma credo che mi godrò qualche altro secondo del tuo abbraccio- dico, ma non con cattiveria o con l’acidità che di solito uso per difendermi da lui. La mia voce è dolce, ancora schiava del nuovo Alex.
-Facciamo qualche minuto.-










Buonasera :)
Innanzitutto vorrei scusarmi per essere scomparsa per tutto questo tempo,
ma a causa di forze maggiore non ho potuto scrivere né aggiornare fino ad ora.
Inoltre, una ragazza mi ha fatto notare un errore nella intro di Gorgeous,
cosa che mi ha fatto piacere e mi ha così permesso di correggerlo e rimediare all'horror che avevo scritto.
Sto dicendo questo perché mi voglio scusare se trovate qualche errore durante la lettura dei capitoli,
ma sono cose che scrivo d'istinto e nella maggior parte dei casi neanche rileggo.
Potrebbero persino essere contraddittorie o banali, perciò mi dispiace se la cosa reca fastidio o delusione o qualsiasi altra cosa.
Non sono una scrittrice e non sono per niente brava, tuttavia mi piace scrivere e spero di poter migliorare con il tempo.
Grazie per l'attenzione,
Maky

 

  
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