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Autore: Gosa    18/09/2013    0 recensioni
Il castello era addormentato, nessun suono si udiva dall’interno ne dall’esterno. La donna entrò, il vestito nero svolazzante dietro di lei. Varcò il portone e si trovò all’interno della sala d’entrata: i mobili erano nascosti da grandi teli ingrigiti dalla polvere, le ragnatele coprivano i lampadari e i candelabri.
Genere: Angst, Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Il castello era addormentato, nessun suono si udiva dall’interno ne dall’esterno. La donna entrò, il vestito nero svolazzante dietro di lei. Varcò il portone e si trovò all’interno della sala d’entrata: i mobili erano nascosti da grandi teli ingrigiti dalla polvere, le ragnatele coprivano i lampadari e i candelabri.

Chiuse gli occhi e cominciò ad udire una melodia provenire dalla stanza accanto, aprì gli occhi e il salone sembra tornato al suo vecchio splendore. Delle persone erano radunate in alcuni angoli a parlare tra di loro, i flute colmi di champagne. Un cameriere le si fece incontro: “Contessa”, si inchinò e le prese il mantello. La donna chinò il capo in segno di ringraziamento e si diresse nella sala. Molti degli invitati ballavano sulle note dei violini, altri erano intorno al tavolo del buffet. Si guardò intorno finchè non lo vide accanto ad una vetrata, gli si avvicinò: ” Davvero una bella festa.”
L’uomo si girò a guardarla: “Ora che siete arrivata, contessa, lo è molto di più. Spero che la musica sia di vostro gradimento.”
La donna sorrise calorosa: “Lo è, eccome, barone.” Si girò a guardare i ballerini: “E’ da ballare.”
“Allora mi conceda l’onore…Cathrin.” La donna prese la mano che l’uomo le porgeva e si fece trascinare al centro della sala; nessun altro esisteva, solo loro. La musica si propagò nell’aria e lei chiuse gli occhi godendosi l’inizio, per poi specchiarsi negli occhi azzurri dell’altro: “La proposta è stata fatta, accetterete?”
Cathrin sorrise: “Non aspettavo altro da una vita.”

La donna aprì gli occhi in quella sala desolata, le sembrava di avere ancora i suoi occhi su di se, occhi che la contemplavano, la studiavano, l’adoravano, l’amavano. Si ritrovò a sorridere nel vuoto mentre entrava nella sala da ballo: tutto era rimasto immutato come quella notte, quella bellissima e maledetta notte.
Si udì il tintinnare di un calice, il barone prese Cathrin per mano e la condusse vicino l’orchestra: “Signori vorrei ringraziarvi per essere intervenuti a questa piccola festa. E’ per me una gioia ed un onore annunciarvi il mio fidanzamento ufficiale con la contessa Cathrin Von Truth.”
Gli invitati cominciarono ad applaudire e le congratulazioni si sprecarono: erano anni che il barone e la contessa si contendevano la mano, ma solo dopo molte vicissitudini; l’incidente che l’aveva vista coinvolta e che aveva portato alla morte del fratello maggiore, la caduta in disgrazia del barone dovuta ad investimenti sbagliati, la morte prematura dei genitori di lui e la faticosa risalita dal baratro della depressione. Ma finalmente erano lì, insieme e presto si sarebbero sposati. Cathrin non poteva essere più felice. Strinse la mano a tutti gli invitati e brindò innumerevoli volte. Era tutto perfetto.

La donna si avvicinò al posto che era stato occupato dall’orchestra: i violini, i violoncelli, gli archetti, tutto era stato abbandonato lì, dove tutto era cominciato e finito. Schegge di cristallo coprivano il pavimento, la macchie di champagne sui tappeti, ormai indelebili. Sentì la voce del barone e si girò. Si vide nella folla, raggiante di felicità mentre teneva la mano al suo amato e poi lo sparo, in aria. Tutti si voltarono verso quella giovane ragazza, non avrà avuto più di quindici, sedici anni. Punta la pistola verso il barone, è un attimo. Si ritrova a terra con l’uomo che ama tra le braccia, mentre il sangue comincia a scorrere sulla camicia di lui e sull’abito di lei. I commensali, spaventati, fuggono gettando tutto per aria: Cathrine non ci crede, non può finire tutto così, non ora, ora che la sua felicità è ad un passo dal compiersi definitivamente. Gli occhi del barone fissano il nulla, vitrei. Le sue labbra sono ancora rosse e caldo è il corpo che stringe tra le braccia. Caldo e immobile. Cathrin solleva lo sguardo per poggiarlo sulla ragazza: questa sorride; un sorriso ferino che le deturpa il viso, gli occhi verdi spalancati e folli. La giovane guarda Cathrin: “Doveva morire, lui si è ucciso per colpa sua, doveva morire…”
La disperazione è palpabile: Cathrin vorrebbe urlare e piangere, ma sembra che neanche questo le sia più concesso.
Apre gli occhi, sul tappeto c’è ancora la macchia di sangue, quello del suo amato e, poco più in là, il sangue della ragazza. Come si può sopravvivere sapendo che hai spezzato una vita e con essa tutto ciò che gli ruotava intorno? Il peso deve essere insopportabile, per una ragazzina, doveva essere inimmaginabile.

Un altro attimo e si ode un terzo colpo di pistola, la ragazza si accascia al suolo, la pistola ancora stretta nel pugno. Lacrime cominciano a bagnare il volto di Cathrin, non capisce: cosa, come, perché… Tutto e niente si affolla nella sua mente. Per quanto è rimasta con il suo amato barone tra le braccia? Non lo sa, ha rimosso tutto, tutto quello che è successo dopo: i sorrisi e le parole di circostanza della gente, la falsità della disponibilità e del cordoglio, le parole vane dei pochi amici che le erano rimasti accanto. Tutto. L’unica cosa che ricorda sono gli occhi della ragazza e le labbra rosse del barone.

Sbatte le palpebre e si guarda intorno. Sono passati più di quarant’anni ormai, ma lei non ha mai smesso di portare il lutto. Si è isolata da tutto e tutti: un simile orrore non si può che portare e sopportare da soli.

Ogni anno, sempre lo stesso giorno, torna in quel castello addormentato e si lascia andare ai ricordi, perché non si deve mai dimenticare, non si deve dimenticare l’amore, un amore finito a causa di un gesto folle di un disperato. Finito? Cathrin scuote la testa: no, l’amore non è mai finito, è sempre rimasto chiuso in lei, pronto ad uscire fuori appena si rincontrerà con il suo barone.

Si guarda intorno e la sala è gremita di gente, il suo barone al centro che le tende la mano. Lei torna ad essere una ragazza ebbra di felicità tra quelle braccia tanto desiderate e agognate. Le labbra rosse del suo amato che pronunciano il suo nome con quella cadenza solo sua. Ballano di nuovo, insieme per un tempo indefinito.
Il sole comincia a calare e Cathrin sorride l’ultima volta al suo barone, attraversa la sala, l’entrata e apre la porta: non si guarda indietro, sa che non vedrebbe altro che ragnatele e grigiore. Chiude la porta e attraversa il viale, diretta a casa.

Il castello si addormenta di nuovo.
 
  
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