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Autore: Starships    19/09/2013    3 recensioni
Accanto a me c’era un ragazzo alto, bruno e con gli zigomi alti. Dal maglioncino che indossava si vedevano i lineamenti dei suoi muscoli.
Mi morsi il labbro inferiore fissandolo, senza dire nulla.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 1 

Stanca.
Era come mi sentivo dopo cinque ore di scuola. E ne mancavano ancora due prima del meraviglioso suono della campanella che preannunciava il week-end.
In classe mi sorpresi a disegnare strani volti sul foglio. Gente deformata. Non so perché ogni volta che dovevo disegnare un volto veniva fuori qualcosa alla Picasso.
Sapevo solo che disegnare così era più divertente delle solite facce che incontravo ogni giorno tra i corridoi della scuola. 
Nonostante l’anno scolastico fosse appena iniziato ero già annoiata dalle lezioni. Bastava poco per distrarmi.
Quando l’ultima campanella suonò mi precipitai fuori dall’aula come se dopo scuola avessi un impegno improrogabile. La mia compagna di banco, Lucy, era convinta che nel week-end mi vedessi con qualcuno, ma l’unica persona che frequentavo era il mio computer.
Lo utilizzavo per qualunque cosa. Per vedere dei film, per giocare a carte, per studiare, per tenere le foto che facevo da sola e per custodire un documento word di 1000 e passa pagine di pensieri che non avevo mai rivelato a nessuno. Commenti su persone che detestavo. Cose che avrei voluto fare o avere.
Non mi fidavo di Lucy tanto da dirle tutto. E  non mi fidavo neanche delle sue amiche che di conseguenza erano diventate anche mie amiche.
 
Quando arrivai a casa due auto erano parcheggiate nel vialetto.
Entrai in casa incerta di chi avrei trovato al suo interno. Guardai nel soggiorno. Una donna dai capelli lunghi e neri era seduta accanto a mia madre. Mio padre invece era intento a scherzare con un uomo molto più alto di lui e ben piazzato.
«Julia, sei tornata!» Esclamò mia madre contenta.
Sentivo che qualcosa non andava. Il suo sorriso era troppo marcato. E mio padre era venuto ad abbracciarmi.
Strano.
Ero abituata a tornare a casa e trovarla vuota. E se c’era uno dei miei genitori di certo non mi salutava con tanta enfasi.
«Ti presento Isabel e Alex.» Disse sciogliendo l’abbraccio e avvicinandosi al suo amico. Rimasi in silenzio tutto il tempo non capendo perché tante smancerie.
 «E lui è Michael.»
Lui chi? Pensai voltandomi a guardare chi stava indicando.
Accanto a me c’era un ragazzo alto, bruno e con gli zigomi alti. Dal maglioncino che indossava si vedevano i lineamenti dei suoi muscoli.
Mi morsi il labbro inferiore fissandolo, senza dire nulla.
«Ciao.» Si era limitato a rispondere il ragazzo. Giusto per educazione, non perché volesse salutarmi davvero.
«Julia loro sono i Vergas, ti ricordi? Qualche settimana fa ti avevo detto che un mio carissimo amico sarebbe venuto a vivere con noi. Per via della società che stiamo formando.» Puntualizzò mio padre con un bicchiere di vino rosso in mano.
Annuii. La cosa non mi importava più di tanto. La casa era abbastanza grande per due famiglie.
Quello che mi importava in quel momento era il ragazzo accanto a me. Con le mani nelle tasche dei jeans.
Si accorse che lo stavo fissando con troppa intensità. Presi fiato.
«Vado in camera mia a studiare.» Dissi e mi dileguai.
 
Era quasi ora di cena. Avevo collegato il pc alle casse e avevo acceso la musica a tutto volume. Iniziai a ballare lasciandomi trasportare dalla musica. Volteggiavo come se fossi una ballerina di danza classica sulle punte. Non avevo mai fatto danza, ma ballare da sola in camera mi piaceva molto.
Con gli occhi chiusi immaginai di essere su un palco con la gente che mi guardava ammaliata dal mio corpo e dal modo in cui volavo da un lato all’altro.
La musica rallentò, segno che stava per finire la canzone e come ogni ballerina di danza classica che si rispetti rallentai anch’io.
Qualcuno iniziò a battere le mani, ma non era nella mia immaginazione, quel battito di mani continuo era reale.
Mi voltai e vidi Michael sorridente appoggiato allo stipite della porta.
«Non ho mai visto nessuno ballare così male!» Esclamò prendendosi gioco di me.
«Dalle tue parti non si usa bussare?» Chiesi acida a mia volta.
Non mi rispose. Rimase fermo a guardarmi.
«Sei qui per…?» Chiesi.
Partì un’altra canzone.
«Sono venuto solo a vedere con chi condividerò la casa per il prossimo anno!» Esclamò.
«Da quanto mi stavi osservando?» Chiesi preoccupata per la mia figuraccia.
«Abbastanza.» Disse guardandosi intorno.  
Guardai l’orologio. Era tardi. Avevo detto a Lucy che avrei cenato con lei.
«Io devo prepararmi per uscire. Potresti andartene?» Chiesi spegnendo il pc.
Senza dire niente uscì chiudendo la porta alle sue spalle.
Mi vestii di corsa e scesi le scale inciampando sui miei stesi piedi con il risultato di ritrovarmi di fronte alla cucina con i capelli tutti scompigliati e il volto spaventato. Spaventato come una che aveva visto i propri incisivi sul pavimento.
«Io  esco!» Gridai con il piede sinistro rivolto verso l’uscita.
«Julia!» Gridò mia madre. «Non puoi uscire abbiamo ospiti!»
«Sì e li avremo per chissà quanto…» Non riuscii a finire la frase.
«Non essere maleducata. Questa è la prima sera che sono qui. Hai almeno invitato Michael a venire con te?» Mi rimproverò mia madre.
«Ho invitato chi?» Dissi li per lì. «Sì che l’ho invitato, ma lui ha detto di no!» Mentii convinta che Michael avrebbe retto la menzogna.
Ero convintissima che lui non volesse uscire con me, almeno io non volevo. Non dopo la figuraccia di prima.
Mi piaceva ballare, ma questo non significava che ne ero capace.
«Non me lo ha chiesto!» Esclamò lui quasi gridando.
Lo fulminai con lo sguardo e lui mi sorrise beffardo.
«Sarei onorato di poter uscire con lei.» Disse il ragazzo guardando mia madre con aria rattristata.
«Se vuoi uscire lui verrà con te. Altrimenti non esci neanche tu!» Sentenziò.
Michael prese la giacca «allora andiamo?»
Sbuffai e mi trascinai fuori.
In auto accesi la radio, ma abbassai il volume. Ero talmente innervosita dalla presenza di quel ragazzo che la musica troppo alta mi faceva venire il mal di testa.
Forse mi dava fastidio che lui fosse così bello.
Io non ero il tipo da sbavare dietro i ragazzi come una cagna in calore, ma questo ragazzo mi lasciava senza parole. Sembrava così forte, così virile.
Insomma un vero maschio e la cosa mi intimoriva parecchio.
«Conosciamoci!» Disse come se mi stesse prendendo in giro. «Da quant’è che balli come una gallina che sta per essere spennata?»
«Come scusa?»
«Sì dai, hai capito!»
«Chi ti credi di essere?» Chiesi alterandomi.
Non mi ero mani lasciata trattare male da nessun ragazzo. E nessuno mi aveva mai insultato come aveva appena fatto lui.
«Io sono una persona normale, tu… non lo so!» Disse guardandomi divertito.
Inchiodai di colpo ed accostai. Spensi il motore girando la chiave bruscamente, slacciai la cintura di sicurezza e mi voltai a guardarlo.
Mi sorrideva con aria soddisfatta. Come se farmi arrabbiare era sempre stato il suo obbiettivo.
Gli tirai uno schiaffo in pieno viso. Sentii la sua pelle calda sotto la mia mano infreddolita.
Quando il palmo lasciò la sua guancia iniziò a bruciarmi e il suo sguardo da contento ero diventato furioso. Mi guardò con gli occhi di fuori. Per un momento mi sembrò che del fumo gli uscisse dal naso.
Mi resi conto di aver fatto una cazzata. Avrei potuto semplicemente rispondergli a tono.
Ora invece non ero pronta alla sua reazione.
Aveva slacciato la cintura di sicurezza e mi sembrava pronto a sbattermi la testa contro il cruscotto. 
 

- "This is impossible"      

- "Only if you believe it is.
 

Questa è una nuova storia, spero che vi piaccia.

xx Cla' 

 

  
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